7 Feb 2024

Musica sciamanica in lingua sarda: i canti di “Abba ‘e Amore” dialogano tra spiritualità e materia

Scritto da: Lisa Ferreli

Ivano Becciu Naiely è un artigiano e musicista del collettivo musicale Armonie Evolutive. Da oltre dieci anni si interessa di ricerca spirituale, pratica lo sciamanesimo e opera attraverso il suono per il benessere. In questa intervista ci racconta la sua filosofia nonché l'esito dello studio: un album di musica sciamanica dedicato all'acqua.

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Un album che nasce dalla volontà di consegnare al mondo i canti che dall’ambiente stesso provengono, dove il suono si lega agli elementi naturali e l’ambiente fa da catalizzatore di un’energia che si trasforma in melodia. “Abba ‘e Amore”, titolo del primo album di Ivano Becciu Naiely, è dedicato all’acqua e al suo essere tramite «tra il regno dello spirito e quello della materia, tra quello della musica e quello umano». Ancora prima, è l’esito di un lavoro di ricerca lungo dieci anni attorno alla pratica spirituale, agli strumenti sonori e al benessere dell’anima. Il prodotto è un viaggio nella musica sciamanica che parte dalla Sardegna guardando al mondo.

Per comprendere il suo progetto è necessario allontanarsi dalle categorie di pensiero convenzionali e avvicinarsi invece verso quelle più legate all’ambiente, alla natura e al suo funzionamento, al sentire in connessione col mondo circostante. Abbiamo deciso di intervistare Ivano Becciu Nailey perché ci raccontasse il suo viaggio nella musica sciamanica, a partire dal suo significato.

musica sciamanica
Possiamo parlare di una categoria, di un genere musicale attorno al quale si concentra la tua ricerca?

Siamo nell’ambito della spiritualità, il tema è quello dello sciamanesimo. Quest’ultimo è una pratica e una via, una filosofia molto antica che in tempi e situazioni a noi più vicine è stata spesso chiamata paganesimo. Chi la pratica non è altro che una persona che prende in considerazione se stessa all’interno del tutto, in una totalità che contempla il mondo materiale e il mondo spirituale. Due realtà strettamente connesse, che operano in sinergia e che sono le due facce della stessa medaglia. Noi possiamo fare da ponte. Così come non bisogna essere preti per praticare il cristianesimo allo stesso modo non dobbiamo essere medium per praticare sciamanesimo.

E in questa totalità si inserisce la musica sciamanica.

Sì. I canti cosiddetti sciamanici non sono altro che canti che nel mio caso arrivano dal piano dello spirito per poi essere portati nella materia, cantata e incisa. La musica sciamanica è un genere che si inserisce in questa visione della vita. I temi sono molto semplici: la relazione con gli elementi, con i propri antenati o figli. Si canta del pane, un po’ quello che si fa anche ad esempio nei canti a Tenore: spesso raccontano di episodi della comunità, di innamoramenti o assassini, e il concetto è medesimo. Parlano di temi che hanno a che fare con la comunità.

Gli argomenti sono variabili e la struttura musicale è diversa: io uso strumenti sciamanici come tamburi sonagli, launeddas, didgeridoo. Quello che lega gli strumenti è il servizio che danno alla musica. Nella mia visione gli strumenti antichi – e in Sardegna ne siamo carichi – sono sono stati creati per imitare un suono o molteplici suoni percepiti su altri piani, che volevamo riportare alle orecchie di tutti.

musica sciamanica
Alcuni degli strumenti utilizzabili nella musica sciamanica
Ad esempio?

Ad esempio il tamburo è uno strumento che ripropone il battito del cuore. Fa da testimone a un battere primordiale che abbiamo anche dentro di noi. Il didgeridoo ci ricorda il suono della terra, un suono cupo, basso, che richiama i movimenti terrestri. Le campane tibetane invece sono strumento della mente, dell’aria, servono per aprire un canale verso l’alto, mentre gli strumenti a corda sono considerati strumenti dell’anima, melodici e con infinite possibilità di suoni. Un po’ come l’anima e le sue infinite possibilità di dimostrarsi. Gli strumenti sciamani sono una prosa tra il mondo della materia e dello spirito, sono i protagonisti della musica sciamanica perché ci riportano all’origine dell’umanità. Tutto è così semplice che è difficile capirlo.

Sì, può risultare complesso e immagino che in virtù di questa complessità possa aleggiare dello scetticismo attorno alla materia. È così?

Assolutamente sì, talvolta pure tanto. Io credo però che lo scetticismo possa essere non un’arma bensì uno strumento per abbattere lo scetticismo stesso. Utilizziamolo per metterci alla prova e per mettere alla prova quello su cui stiamo indagando. Le persone con me vivono delle esperienze pratiche soprattutto col tamburo sciamanico, strumento che apre spazi emotivi importanti dove le persone spesso ricevono risposte alle loro domande. Nella pratica accade qualcosa che noi non possiamo neanche considerare mistico o magico: semplicemente accade. Quando siamo nati ai nostri genitori non sono stati consegnati i libretti di istruzione, noi siamo cresciuti cercando di capire come funziona il mondo. Ecco, di vie ce ne sono molteplici e solamente sperimentando penso si possa abbattere lo scetticismo.

In questo progetto voglio dare valore alla lingua sarda facendo in modo che persone di altre culture possano cantare in limba

Come mai “canti” e non “canzoni”?

Per fare una piccola ma sostanziale distinzione. Nel mondo dello sciamanesimo si parla di canto medicina, che può essere più melodico oppure più semplice e ad uso principalmente cerimoniale. Nel mio caso si tratta proprio della seconda. Tutto ciò avviene anche grazie al preziosissimo sostegno di Eleonora Satta, prima voce corista, con la quale arrangiamo i canti e la sua voce sarà presente in quasi tutti.

Qual è l’obiettivo del tuo album di musica sciamanica?

Consegnare al mondo questi canti. Di fatto non è roba mia, da un punto di vista energetico io non faccio altro che accoglierla per come arriva, dargli una produzione e poi consegnarla al mondo. un proposito molto importante riguarda la lingua sarda: molti canti di musica sciamanica in me nascono e arrivano in lingua sarda, e come arrivano io li lascio, sento che è giusto così. Nel mondo della musica sciamanica siamo soliti ascoltare canti in tantissime lingue, spagnolo portoghese francese. In sardo ce ne sono veramente pochi un po’ perché la Sardegna ha un bacino di parlanti minore. L’obiettivo qua è quello di far cantare in sardo il resto del mondo.

In questo progetto voglio dare valore alla lingua sarda facendo in modo che persone di altre culture possano cantare in limba. Un progetto quindi anche culturale che prevede inoltre un libretto digitale gratuitamente scaricabile con testi e storia del brano, in sardo, italiano, spagnolo e inglese. C’è una raccolta fondi in corso per supportare la pubblicazione dell’album insieme al libretto, che servirà da chiave d’accesso al canto in sardo nel mondo della musica sciamanica.

musica sciamanica
Il progetto è quindi un dialogo: interiore, con l’ambiente, con la Sardegna e il mondo. Oltre la divulgazione culturale c’è un obiettivo altro, una riflessione che l’album vuole trasmettere?

Ritorno a una frase detta poco fa: tutto è così semplice che è difficile capirlo. Custodisce il senso di come noi viviamo la vita. Siamo ricchi di sovrastrutture perché la società in cui viviamo oggi ci ha insegnato e ci ha caricato di sovrastrutture. Oggi riconoscerle è un grandissimo lavoro di crescita personale. Poi, lasciarne andare qualcuna sarebbe anche meglio. Ripensando ai nostri nonni, ai centenari che ci sono in Sardegna, raccontano una vita di pochi fronzoli. Ecco non dico che dobbiamo tornare come loro, ma che non avere sovrastrutture ci connette di più con noi stessi e rende la vita semplice.

La spiritualità è semplice, siamo noi che complichiamo le cose. Quindi l’invito è questo osservarci, prendere il tempo di guardare noi stessi, impegnarci nel crescere interiormente per dirigerci verso un qualcosa di più semplice. Le vie che si possono trovare sono tante, io ho trovato quella spirituale. 

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