5 Mar 2024

Di digiuno si “resuscita”: dal diario di 5 giorni di una digiunante

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Cosa succede al corpo se non mangiamo per 5 giorni? E cosa accade alla nostra mente? Ce lo racconta l'autrice di questo articolo che, dopo averci introdotto al digiuno con la sua preparazione, oggi ripercorre giorno dopo giorno sensazioni, preoccupazioni e raggiungimenti ottenuti.

Salva nei preferiti

Cesena, Emilia-Romagna - “Ciò che dal digiuno anzitutto ci si aspettava è un effetto salvifico sia per il corpo che per l’anima”1. E se posso essere sincera con voi, le aspettative dei nostri avi e ave sono state anche le mie. E allora che digiuno sia: dopo essermi confrontata con le mie resistenze – come vi ho raccontato in questo articolo – ed essermi preparata per tre settimane con diete e pratiche apposite, eccomi a raccontarvi cosa è avvenuto nei cinque giorni di ritiro di digiuno cosciente a cui ho partecipato.

DOMENICA: PRIMO GIORNO E TANTO ENTUSIASMO

Vista la distanza e la difficoltà di collegamento delle tratte ferroviarie liguri con il resto d’Italia, ho deciso di partire un giorno prima l’inizio del ritiro, arrivando in Fattoria di sabato pomeriggio come prima partecipante. Il tempo era nuvoloso portando con sè il primo freddo della stagione e un forte vento. Ho passato la prima notte nella yurta mongola da sola: a farmi compagnia le raffiche d’aria che si sollevavano a cadenza costante e la speranza che la struttura di legno reggesse ai continui solleciti (spoiler: ha retto!).

"Di digiuno si resuscita": diario di 5 giorni di una digiunante

L’indomani mattina hanno iniziato ad arrivare i primi partecipanti. In tutto una quarantina. Quello che si potrebbe definire con tutta serenità un gruppo eterogeneo: donne e uomini di diverse età, dai venti agli ottant’anni. Alcuni con molti digiuni alle spalle, altri alla prima esperienza. In molti ad aver seguito alla lettera le indicazioni di preparazione, altri che fino al giorno prima si erano goduti del cibo succulento. I più venuti seguendo la scia di una spinta interiore, altri portati da figli, amici e compagni di vita.

Ma nonostante le differenze, fin da subito una cosa è stata lampante: ognuno di noi era lì per migliorare la propria vita. Eravamo accomunati da una ricerca profonda che andava oltre al benessere del corpo e ci spingeva oltre i nostri limiti per trovare risposte: dal lavoro allo stile di vita, dalle scelte per i propri figli alle relazioni. Eravamo alla ricerca di noi stessi, eravamo lì per contattare la parte più vera di noi, conoscerla e invitarla a emergere.

Ce l’avremmo fatta? Tra risate per abbattere i muri delle nostre insicurezze, ci stavamo preparando al cambiamento che avremmo vissuto. Ed è così che ho salutato il cibo con la colazione della domenica, per ritrovarlo solo dopo diversi giorni. In serata la fame e la sensazione di vuoto hanno iniziato a bussare alle porte dello stomaco, ma l’entusiasmo e la voglia di vivere a pieno l’esperienza sono riuscite a zittirle senza particolare sforzo.

"Di digiuno si resuscita": diario di 5 giorni di una digiunante
LUNEDÌ: OSCILLO MA NON MOLLO

Ci siamo svegliati prima dell’alba per recarci al corner salute nell’edificio centrale della Fattoria: la veranda brulicava già di persone al mio arrivo. Nonostante lo spazio ridotto rispetto al numero dei partecipanti, l’organizzazione è stata incredibile. Diverse postazioni, ognuna designata a controlli diversi2: lettura del pH delle urine, controllo pressione sanguigna, peso, glicemia, saturazione. Il tutto da annotare prima in una scheda cartacea e poi da riportare in un questionario anonimo online, per monitorare i dati statistici dell’intero gruppo durante la settimana.

Man mano che il mio corpo si svegliava iniziavo a percepire i primi segnali di indebolimento: giramenti di testa mi hanno fatto visita nel corso dell’intera mattinata, accompagnati da uno stato di confusione mentale. Nel pomeriggio, durante la prima lezione di nutrizione e digiuno cosciente con Stefano Berlini – di cui vi parlerò nel prossimo articolo –, ho appreso che il mio corpo viveva la fase di gluconeogenesi, che va dalle prime 24 alle 48 ore di digiuno

Ma non solo: nei quattro giorni che ho passato lì ho potuto sperimentare diverse attività, come forest bathing, meditazione, yoga, movimento biologico e qi gong. Tanti strumenti con un unico fine: sostenere il corpo e la mente e facilitare il contatto con la parte più consapevole di noi. Sono arrivata a sera con più energie di quante ne avessi appena sveglia e la mente più sgombra. Anche il piano emotivo sembrava aver trovato pace, forse proprio grazie al supporto di docenti, compagni e compagne di viaggio e alle nuove consapevolezze raggiunte.

Andavamo alla ricerca di noi stessi, eravamo lì per contattare la parte più vera di noi, conoscerla e invitarla a emergere

MARTEDÌ: IL CORPO SI RIPULISCE

La mattina del martedì è stato il momento più complicato della settimana: nausea, senso di svenimento, tachicardia, dolori all’addome. Ho avuto la netta sensazione di compressione dei miei organi interni, come se qualcuno stesse spremendo il mio interno per farne uscire il superfluo. Conferma ne è stato il colore delle urine, che hanno assunto un tono arancione spiccato. Mi sono preparata così ad entrare nel terzo giorno, “il giorno del sepolcro”, ovvero quello in cui il corpo una volta liberato di tutto il superfluo si può dedicare a ricostruire, rigenerandosi dall’interno. 

Il cambiamento da metà giornata è stato sconvolgente: da bradipo dalle energie centellinate, la mia energia vitale è andata via via ad aumentare in maniera considerevole permettendomi di muovermi senza più i capogiri continui della mattina. Ho passato il pomeriggio con il taccuino in mano per prendere più appunti possibili sulla lezione di nutrizione: la mia mente era lucida e registrava informazioni su informazioni, iniziando a comprendere come poter modificare il mio stile alimentare al mio rientro a casa. La fame era scomparsa e al suo posto una sensazione di tranquillità e silenzio ora abitavano dentro di me.

MERCOLEDÌ: LA “RESURREZIONE”

Ho passato la notte in bianco: la mente era attiva ma non iper attiva: un flusso di pensieri, idee, ricordi lucidi e lenti hanno viaggiato nella mia testa fino a quando la sveglia ha suonato. Le prime ore della giornata sono state a rilento, la pressione sanguigna sempre bassa e con lei le energie a disposizione. Ma a metà mattina il corpo si è finalmente svegliato e ha compreso dove reperire le energie necessarie.

"Di digiuno si resuscita": diario di 5 giorni di una digiunante
Visuale delle strutture della Fattoria dell’Autosufficienza a Bango di Romagna (CE)

Gli scambi con gli altri e le altre partecipanti sono state via via sempre più profondi: con il passare dei giorni anche l’intimità nel vivere un’esperienza così trasformativa ci ha unito, permettendoci di affrontare anche le complessità vissute da ognuno di noi in maniera più dolce di quanto avrebbe potuto essere. Mi sono accorta a metà pomeriggio di quanto mi sentissi bene. Sono rimasta incredula: il mio corpo sembrava – e lo era a tutti gli effetti – più leggero, la mente più pulita e ordinata, ma nonostante questo ho percepito una netta sensazione di pienezza.

Possibile? Forse il digiuno, oltre a ripulire il mio corpo, mi ha aiutata a ricomporre pezzi di me, fino a quel momento sparsi? Erano sensazioni solo mie? La risposta non tardava ad arrivare. Le ultime attività vissute dall’intero gruppo nel pomeriggio hanno assunto una dimensione più vasta di quanto previsto: nell’ultimo cerchio di condivisione, nelle passeggiate, nelle lezioni condivise, un nuovo senso di pace ha abbracciato tutti.

Ci stavamo preparando a congedarci da questa esperienza, da questo luogo e dai compagni di viaggio che ci avevano affiancato condividendo con noi la bellezza e le difficoltà di questi giorni, ma non solo. Ci stavamo preparando a salutare anche familiari, amici, il mondo lì fuori, uscendo dopo giorni così intensi per rituffarci nel mondo esterno, sperimentandoci ancora una volta con una nuova veste, più consapevole e preparata. 

GIOVEDÌ: TEMPO DI SOMME E SALUTI

Ultima mattina, ultimi controlli dei valori, ultimi saluti. Ognuno pronto a rientrare a nuova vita era intento a comprendere come non dimenticare la versione di sé vissuta in quei giorni, con le tante aspettative, idee e speranze per il futuro. E mentre Stefano ci presentava i dati statistici raccolti dagli esami del gruppo – da cui emergeva sotto forma di numeri il nostro stato di benessere, con un abbassamento del 35% del colesterolo collettivo dal primo giorno rispetto all’ultimo, il 16% della glicemia e il 28% di trigliceridi – gli abbracci e gli auguri di rivedersi sono stati presenti a ogni angolo della Fattoria.

"Di digiuno si resuscita": diario di 5 giorni di una digiunante

Ho preso il pullman e poi quattro treni per poter rientrare a casa – ma quanto sono collegate male alcune regioni? – e nel lungo viaggio che mi attendeva, ho ripensato molto a quanto vissuto in quei giorni di grandi scoperte. Sulla scia matematica dei numeri che aveva letto Stefano, ho così tirato anche io le mie somme dell’esperienza che si era appena conclusa:

  • 5 i chili persi – che ho ritrovato nei giorni successivi;
  • 40 le persone nuove conosciute e con cui ho scambiato momenti, pensieri, esperienze;
  • 12 le ore dormite in 4 notti;
  • 0 le paure che avevo prima del digiuno che si erano concretizzate;
  • tanta la voglia cresciuta in me di star meglio, di migliorare la mia alimentazione quotidiana e di vivere in maniera più equilibrata possibile.

E così nel guardare le immagini di paesaggi invernali fuori dal finestrino è arrivata una nuova consapevolezza: prendersi cura della propria salute non è egoistico. Ho compreso infatti che se ognuno di noi si assumesse la responsabilità di essere davvero in salute, ne avrebbero grande beneficio i nostri corpi, ma anche le nostre menti e coscienze. I nostri pensieri potrebbero essere meno inquinati e pensieri sani produrrebbero un mondo più sano: relazioni più consapevoli, meno violenza, più sicurezza nelle nostre idee e capacità, decisioni più consapevoli e soprattutto maggior gioia di vivere.

Mi è stato chiaro solo allora l’atto rivoluzionario che avevamo compiuto nell’essere lì. Stavamo gettando piccoli ma significativi semi dentro di noi per un nuovo modo di vivere e viverci. Parola di una digiunante mai pentita.

Note: 

1 Dal libro “Digiunare” di Anselm Grun, San Paolo Edizioni
2 Gli strumenti utilizzati sono apparecchiature acquistabili in farmacia

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere
Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria
Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria

Con Prodor alla scoperta del mondo dei fermenti vegani
Con Prodor alla scoperta del mondo dei fermenti vegani

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

La Grecia vieterà la pesca a strascico, primo paese in Europa – #920

|

L’assalto eolico è ingiustizia climatica: le conseguenze sul patrimonio culturale sardo

|

Franco D’Eusanio e i vini di Chiusa Grande: “È un equilibrio naturale, noi non interveniamo”

|

L’arte collettiva del sognare: il social dreaming arriva in Liguria

|

Quanto inquinano gli aerei? Ecco cosa dicono i dati e le leggi

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

string(9) "nazionale"