5 Apr 2024

Olbia: la zona 30 migliora la vita – INMR Sardegna #25

Salva nei preferiti

Seguici su:

Oggi col nostro Alessandro Spedicati parliamo di Olbia, la città a zona 30 chilometri all’ora per ridurre le emissioni, ma anche di quanto accade al carcere di Bancali, dove i medici sono prossimi alle dimissioni. Parleremo poi della richiesta da parte di imprenditori e associazioni di categoria di uno stop al piano di privatizzazione dell’aeroporto di Cagliari, e infine, ci soffermeremo su tre tragiche notizie di cronaca che hanno scosso l’Isola questa settimana: la morte tragica di quattro ragazzi giovanissimi; ne parleremo con la psicologa Giulia Curridori. Come sempre parleremo anche gli articoli della settimana su Sardegna che cambia e in chiusura, festival e eventi in arrivo per il weekend.

Alla “città a 30 chilometri all’ora” corrisponde una migliore qualità dell’aria. Parliamo di Olbia e del fatto che la decisione dell’amministrazione di imporre un limite di velocità nel territorio comunale, se all’inizio ha fatto discutere, adesso è diventata prassi condivisa di una comunità impegnata nella riduzione del proprio impatto. Il Comune di Olbia è stato il precursore di un modello di mobilità sostenibile: dal primo giugno 2021, infatti, su tutto il territorio comunale vige questo limite. Dopo un primo anno di rodaggio, in cui sono state messe da parte le sanzioni e i cittadini si sono abituati al cambiamento, la situazione si è normalizzata e oggi, i risultati sono positivi sotto numerosi punti di vista: i dati dell’Arpas, pubblicati sul sito di Sardegna Ambiente, mostrano come siano calati i valori che riguardano le emissioni di biossido di azoto, e anche come ci sia stata una diminuzione di circa tre decibel nell’inquinamento acustico in città. Ma non solo: come spiega sulle pagine de La Nuova Sardegna l’assessora comunale all’ambiente Antonella Sciola, “non è solo la qualità dell’aria ad essere migliorata, ma proprio la qualità della vita dei residenti e delle persone che visitano la città. Pensiamo alla qualità del sonno ma anche alla sensazione positiva passeggiando in città ma anche stando negli spazi aperti delle proprie abitazioni, dove l’intensità del traffico è particolarmente elevata. Davanti anche alle recenti polemiche sollevate dal ministro Salvini contro i provvedimenti sul limite dei 30 chilometri all’ora in città, la scelta di Olbia, prima in Italia ad adottare il provvedimento, appare quindi felice”.

Di carcere abbiamo parlato qualche settimana fa anche su Sardegna che cambia, con un’inchiesta che riguarda proprio una situazione sanitaria che anche noi abbiamo definito come disastrosa e molto lontana dalla garanzia del diritto alla salute. Questa settimana è arrivato quello che sembra l’ultimo grido d’allarme dei medici operativi al carcere di Bancali, prima della ritirata: si dimetteranno il prossimo 15 aprile in seguito alle più volte esplicitate esasperanti ore e turni ai quali sono sottoposti. Lo ha annunciato la garante regionale delle persone private della libertà della Sardegna, Irene Testa, spiegando come anche lei abbia più volte segnalato la carenza del personale medico che dovrebbe garantire il servizio ai detenuti, ad ogni ora e compresi i festivi. Invece – ha dichiarato la garante – “i medici impiegati in carcere sono esattamente la metà del necessario, fatto che non solo provoca grande disagio al personale ma soprattutto mette i detenuti in pericolo”. La situazione per ora è questa, e purtroppo – come vi dicevamo in apertura – va avanti da tempo. La questione del diritto alla salute nell’isola è un tema ma è ancora prima un problema che al momento ostacola l’accesso alle cure alla maggioranza dei sardi. In settimana sono arrivati anche i dati che confermano il fatto che in sardegna mancano 544 medici di base, ma come scrive Luigi Bussu nell’inchiesta Indip che trovate qua tra le fonti, se all’atto pratico in Sardegna la garanzia del diritto alla salute è un problema anche per chi non è in carcere, le persone private della libertà personale ne sono proprio tagliate fuori.

Passiamo ora alle questioni relative l’aeroporto di Cagliari, su cui ancora non avevamo avuto occasione di soffermarci. Partiamo da cosa è accaduto in settimana: imprenditori e associazioni di categoria hanno chiesto lo stop al piano di privatizzazione dell’aeroporto di Cagliari, che rischia di finire nelle mani del fondo F2i come gli scali di Olbia e Alghero. Sotto accusa c’è infatti la cessione della società Sogaer, che per ora controlla lo scalo “Mario Mameli” di Elmas. Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio Sud Sardegna, ha dichiarato che “La Camera di Commercio di Cagliari-Oristano (azionista al 94,3% di Sogaer) sta procedendo verso la scellerata operazione di privatizzazione dell’aeroporto di Cagliari, nonostante i pareri contrari delle autorità preposte, compresa la Corte dei conti. Con la chiusura di questo affare puramente speculativo – dichiara sempre Bertolotti – l’aeroporto di Cagliari confluirà in uno stesso soggetto privato che ha già in mano gli altri scali sardi, Alghero ed Olbia, creando così un soggetto privato monopolista che avrà il controllo di tutto il traffico aereo da e per la Sardegna, e quindi anche del turismo”. In settimana è però arrivato anche il parere dell’ANTITRUST, secondo cui l’operazione di fusione degli aeroporti sardi “non appare idonea a ostacolare in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e a determinare la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante”. Il progetto di fusione continua però a suscitare polemiche: in particolare, mentre i sindacati dei trasporti hanno chiesto chiarezza sull’operazione, la Regione, che è socio di minoranza della Sogaer, ha presentato opposizione al tribunale civile, mentre Confcommercio si è rivolta al Tar. Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi, come sempre vi terremo aggiornati.

Lo abbiamo detto in apertura: questa settimana le pagine dei giornali sardi sono state dedicate soprattutto a tre tragedie che hanno colpito quattro giovanissimi. A Nuoro due amici di 13 e 15 anni, Ythan Romano e Patrick Zola, sono morti nel crollo di un solaio, a Orgosolo un 17enne, Giovanni Antonio Congiargiu, è deceduto improvvisamente a causa di un aneurisma, mentre anche Stefano Cherchi, fantino prodigio 23enne di Mores in coma dopo una brutta caduta in pista, è purtroppo deceduto. Sono notizie che hanno addolorato tutta l’Isola e di cui si è parlato e si continua a parlare tanto, e sono anche notizie difficili da elaborare. La morte improvvisa di persone così giovani sconvolge perché stravolge l’idea stessa di giovinezza e infanzia, due temi ai quali pensiamo ricollegandoli anche a un senso di pienezza, di vita e vitalità. Abbiamo deciso di parlare del tema alla dottoressa Giulia Curridori, psicologa alla quale abbiamo chiesto quali siano gli aspetti più o meno funzionali, anche da un punto di vista giornalistico, nel riportare e poi elaborare collettivamente, delle notizie così tragiche. “Parliamo del tema della morte e questo tema sicuramente nella società occidentale è un vero e proprio tabù, proprio non se ne parla: la morte spesso viene nascosta. Dal punto di vista razionale se ci ragioniamo fa parte della vita, è una delle poche certezze che abbiamo. Quando ci troviamo in difficoltà e non abbiamo strumenti ci muoviamo in modo confuso, a volte evitiamo l’argomento e in altri casi ce ne occupiamo fin troppo: studi scientifici ci dimostrano che l’educazione alla morte ha effetti benefici sulla persona”.

Questa settimana abbiamo saltato la pubblicazione del lunedì per concederci una pausa per pasquetta, ma martedì siamo ritornati alla carica con una piccola inchiesta di una nuova penna del nostro portale, Sara Brughitta. Il tema è il lavoro nei call center, affrontato a partire da due testimonianze anonime, commentato poi con Andrea Angius, segretario regionale UILCom Sardegna. A spingerci ad affrontare il tema, i quasi vent’anni dalla pubblicazione del libro “Il mondo deve sapere, romanzo tragicomico di una telefonista precaria” di Michela Murgia sulla sua esperienza nel telemarketing. Come ha scritto Sara Brughitta, “continuiamo a pensare che il mondo debba ancora sapere”, anche perché scorrendo nei motori di ricerca lavoro si può notare che è un settore in cui c’è tanta richiesta. Eppure, anche dalle testimonianze che abbiamo raccolto, la situazione che emerge è in generale caratterizzata da precarietà, alienazione, sfruttamento e ricatto occupazionale, motivo per cui le persone intervistate hanno scelto di raccontare il proprio vissuto in anonimato. Vi consigliamo di leggerla, la trovate nella nostra home

Mercoledì abbiamo invece parlato di turismo e promozione turistica dell’Isola con la guida turistica e divulgatrice Federica Marrocu. Si avvicina infatti la stagione turistica e con essa si fanno sempre più presenti anche le campagne di promozione della Sardegna come meta. Le narrazione mainstream in chiave turistica però, spesso nasconde la realtà quotidiana dell’Isola, dando più spazio a stereotipi e racconti che col nostro territorio hanno molto poco a che fare. Federica Marrocu è da tempo impegnata sui social in un racconto della sua professione e del settore in cui opera, fra ricostruzioni storiche, contro-narrazioni e decostruzione dei luoghi comuni. Una sua riflessione in particolare ci ha colpito, ve la leggiamo ma anche in questo caso vi consigliamo la lettura integrale: “Riflettiamo sull’uso delle parole, anche quando si parla della famosa boccata di ossigeno. Ad esempio: “Autunno in Barbagia per noi è boccata d’ossigeno”. Ma davvero possiamo andare avanti a boccate d’ossigeno? Non è sostenibile, sei sul pelo dell’acqua, sul punto di annegare se cerchi la boccata.”

Ieri abbiamo chiuso la settimana di Sardegna che cambia con un interessante contributo dal blog di Helis, a firma Franciscu Pala. Franciscu ha intervistato Alberto Di Felice, imprenditore agricolo e consulente aziendale che sostiene la cooperazione tra piccoli imprenditori nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento su modelli internazionali. In che modo lo fa? Adottando sistemi di produzione foraggera sostenibili e sintonizzati con il nostro contesto ambientale, come ad esempio il lavoro che sta portando avanti con la Sulla. Si tratta di una tra le più importanti piante per la foraggicoltura grazie ad alta produttività e persistenza. In alcune aree dell’Isola cresce spontanea e rappresenta la base del sistema foraggero delle aziende ovine da latte. Queste sono anche le stesse aree rinomate per l’allevamento di arieti riconosciuti come miglioratori della razza sarda da latte, un latte di qualità e quantitativamente degno di nota. Con il progetto Sem4Sar, Di Felice cerca di creare la filiera della Sulla da seme per il miglioramento dei pascoli delle zone interne dell’Isola, mirando alla qualità con l’utilizzo della fasciatura dei foraggi per una conservazione ottimale, con essenze che si adattano a tagli frequenti e a poter entrare in campo grazie a tecniche di agricoltura conservativa. La rivoluzione che parte dal basso e dai territori, ci piace.

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola.
-Stasera a Cagliari a Su Tzirculu alle 18:30 ci sarà la proiezione di “I miei sette padri” docufilm di Liviana Davì che racconta i fratelli Cervi attraverso lo sguardo dell’erede Adelmo, ospite al circolo per l’occasione. Per chi non conoscesse la storia, nel 1943 al Poligono di tiro di Reggio Emilia i fratelli vennero fucilati e frettolosamente sepolti da uno squadrone fascista, evento che rappresenta uno dei primi veri faccia a faccia tra partigiani e fascisti a Reggio Emilia. Un’occasione di confronto e conoscenza che vi consigliamo di non perdere.
-Interessante anche la nuova mostra al Museo MAN di Nuoro, dell’artista Valentina Medda, a cura di Maria Paola Zedda. La mostra The last Lamentation è un rituale funebre per il Mediterraneo. Valentina Medda lo attraversa nell’evocazione di un rito diffuso in tutta l’area che si affaccia sulle sue coste: il pianto rituale, studiato alla fine degli anni ‘50 dall’antropologo Ernesto De Martino, ora pressoché estinto nel Sud Italia, ma vivo nelle coste meridionali e orientali dal Libano al Marocco. Sarà visitabile fino al 16 giugno.
-Domenica 7 aprile invece nel Parco Archeologico di Villanovaforru sarà organizzata una passeggiata nel verde guidata da un esperto che mostrerà erbe e piante tipiche, dando tutte le informazioni sugli usi medicinali, alimentari e cosmetici che se ne possono trarre. Racconterà aneddoti, storie e leggende sul loro utilizzo nei riti magici e terapeutici: anche questo un evento molto bello, utile a conoscere meglio il nostro territorio.
-Stando sul tema della natura, vi segnaliamo anche che da questa domenica fino al 28 aprile Torpè, Lodè, Posada e Bitti tornano a essere le tappe di Foreste Aperte nel Parco di Tepilora. L’evento, giunto alla terza edizione, si propone di promuovere la bellezza dei territori, di far ammirare una natura dalla ricchissima biodiversità, e di accompagnare alla scoperta di quella parte di Sardegna che l’Unesco ha riconosciuto come Riserva della Biosfera MaB Tepilora, Rio Posada e Montalbo. L’esordio questa domenica a Torpè, trovate tutte le info sul sito www.parcoditepilora.it

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


I negoziati per un trattato globale sulla plastica hanno fallito, ma non se ne parla – #1031

|

Still I Rise e il modello educativo che offre agli “ultimi” le possibilità migliori

|

Il regista Vincenzo Caricari racconta il cinema calabrese, fra ‘ndrangheta e restanza

|

GivingTuesday, la risposta al Black Friday arriva in tutta Italia

|

Patrizia Nadal: ” Ecco perché ho scritto un libro per raccontare la mia vita di persona con disabilità”

|

Rewild, il collettivo di giovani siciliani che contrasta gli incendi e sostiene la biodiversità

|

Pellicce vere, ecco come riconoscerle (ed evitarle)

|

Gruppi d’acquisto solidali, da 30 anni l’alternativa etica e sostenibile alla grande distribuzione

string(8) "sardegna"