26 Ago 2019

L’Amazzonia è in fiamme anche per colpa nostra

Scritto da: Redazione

“L’aumento degli incendi non è attribuibile ad eventi naturali, ma ad un intento deliberato volto a creare spazi alla coltivazione e all’allevamento. Un fatto questo che interpella direttamente il nostro stile di vita in Occidente”. È quanto riporta in una nota il biologo e ricercatore Giuseppe Barbiero che commenta il disastro ambientale in corso nel polmone verde della Terra.

Continua a bruciare la foresta in Brasile e in altri paesi sudamericani, mentre i paesi del G7 cercano un accordo per intervenire. In seguito alla massiccia mobilitazione internazionale per chiedere lo stop dei roghi, il presidente brasiliano ha deciso di inviare l’esercito nella regione amazzonica.

 

Bolsonaro ha ammesso che i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali nel paese ma è tornato a dire che “i sospetti principali” muovono verso le ong ambientaliste, anche se non esistono prove che dimostrino la loro colpevolezza. Insinuazioni definite “irresponsabili” e “assurde” dagli ambientalisti.

forest-fire-2268729_960_720 (1)

“Gli incendi in Amazzonia sono aumentati in modo significativo rispetto allo scorso anno, ma sono ancora nella norma rispetto agli ultimi 20 anni. Ciò non diminuisce le responsabilità dell’esecutivo Bolsonaro, che ha deliberatamente indebolito la legislazione ambientale brasiliana. Legislazione finora piuttosto efficace nel preservare la Foresta Amazzonica”, afferma Giuseppe Barbiero – biologo, ricercatore e docente di Ecologia e Biologia Generale all’Università della Valle d’Aosta – rilanciando un post di “DNa – Forum Diritti Natura” apparso su Facebook il 23 agosto alle ore 08:13.

 

“Una nota tecnica dell’Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia (IPAM)  dimostra che l’aumento degli incendi non è attribuibile ad eventi naturali, ma a un intento deliberato volto a creare spazi alla coltivazione e all’allevamento – continua Barbiero – Fatto questo che interpella direttamente il nostro stile di vita in Occidente. A cosa servono ulteriori spazi per l’agricoltura e l’allevamento? Servono a produrre mangimi per animali.

 

La produzione zootecnica sta crescendo rapidamente perché la domanda di prodotti animali è in aumento, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Se questa tendenza continuerà nel tempo, la FAO stima necessario un aumento del 50% della produzione agricola entro il 2050, che diventerà facilmente il 70% in più se la produzione agricola si sposta sempre più verso la produzione di mangimi per animali. Attualmente per nutrire gli animali domestici abbiamo bisogno di 2,5 miliardi di ettari. L’Amazzonia brucia per creare spazio per questo 70% in più”.

 

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
TrashTeam, l’associazione che dedica alberi di antiche varietà ai nuovi nati del 2023
TrashTeam, l’associazione che dedica alberi di antiche varietà ai nuovi nati del 2023

Asfaltatura delle strade bianche: non si salvano neanche i siti patrimonio UNESCO
Asfaltatura delle strade bianche: non si salvano neanche i siti patrimonio UNESCO

Emergenza neve: quanto è insostenibile puntare sull’innevamento artificiale?
Emergenza neve: quanto è insostenibile puntare sull’innevamento artificiale?

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Dobbiamo fermare l’Intelligenza artificiale? – #700

|

A passo lento in Lunigiana, terra di borghi, cammini e natura selvaggia – Io Faccio Così #379

|

Microcredito e inclusione finanziaria: ecco alcune proposte per un’economia davvero etica

|

Una mappa di comunità per raccontare il territorio coinvolgendo chi lo abita

|

Come stanno piante e animali della Val Pennavaire? Voce alla natura selvatica

|

La forma nel legno: la bellezza di creare con le proprie mani

|

L’Oipa: salviamo i mufloni del Giglio dallo “sterminio legalizzato”

|

Il terremoto di Nawrūz, gli aquiloni e le prime lezioni afgane