3 Dic 2015

Cambiamenti climatici e salute: ecco cosa succederà

Scritto da: Redazione

Quali sono i rischi sanitari dei cambiamenti climatici? Quali i costi ambientali ed economici? E soprattutto, cosa possiamo fare per invertire la rotta? La risposta a queste e altre domande ce la fornisce questo documento, curato da Agostino Di Ciaula, Antonio Faggioli e Gianni Tamino, dell'Associazione Medici per l'Ambiente, che fa parte della Rete Sostenibilità e Salute.

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Si prevede che, in assenza di una drastica riduzione delle emissioni di gas serra entro la fine del  XXI  secolo,  il  riscaldamento  globale  del  pianeta  aumenterà  tra  1.8  e  4°C.  Le concentrazioni  di  gas  serra  hanno  raggiunto  i  livelli  più  alti  nell’era  moderna  ed  è necessario ogni sforzo utile ad ottenere una riduzione delle  emissioni fino al 70% entro il 2050.

 

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È stato stimato  che  il  tempo  utile a  prevenire  la  catastrofe  ambientale,  la  devastazione degli  ecosistemi  biologici  e  la  morte  degli  organismi  viventi  ammonti  a pochi  anni.  In questo breve intervallo temporale diventa essenziale operare profondi cambiamenti. In  caso  di  inattività  noi,  Homo  sapiens,  la  specie  dominante  su  tutti  gli  ecosistemi terrestri,  non  saremo  più  in  grado  di  salvarci  dal  disastro  ambientale  che  stiamo causando.

 

In  quanto  cittadini  del  pianeta  possiamo  agire  individualmente  cambiando  i  nostri comportamenti ma la nostra responsabilità principale è esercitare una convinta e ferma pressione   nei   confronti dei nostri rappresentanti governativi perché si assumano immediatamente accordi specifici e ambiziosi per salvare il clima della Terra e il nostro comune futuro. Le  cause  principali  dell’incremento  dei  gas  serra  e  del  riscaldamento  globale  sono  le deforestazioni,  i  combustibili  fossili  e  un  insostenibile modello  lineare  di  consumo  e crescita  incontrollati,  che  inizia  con  lo  sfruttamento  estremo  delle  risorse  naturali  che  il pianeta  mette  a  disposizione  (non  illimitate)  e  termina  con  crescenti  quantità   di emissioni,  scorie  e  rifiuti  dotati  di  effetti  tossici  sull’ambiente  nel  suo  insieme,  sugli esseri umani, sugli animali e sulle piante.

 

Si prevede che la terra raggiungerà i 9 miliardi   di   abitanti   entro   il   2050,   ma   la disponibilità  di  cibo  si  ridurrà  a  causa  della  crisi  agricola  indotta  dai  cambiamenti climatici. Stesso destino è previsto per l’industria ittica. La produttività di alcune aree marine  si  ridurrà  tra  il  40  e  il  60%,  con  serie  conseguenze  sull’economia  e  sulle abitudini alimentari e di vita di decine di isole. Sono ormai   ben   definite  le  relazioni   causali   tra   incremento della   temperatura atmosferica, morbilità e mortalità (soprattutto per cause respiratorie e cardiovascolari).

 

bimbi africa

 

I  cambiamenti  climatici  e  le  conseguenze  ambientali  e  sociali  che  ne  derivano  causano una  complessa  serie  di  rischi  sanitari  legati  alle  conseguenze  dirette  delle  ondate  di calore,  degli  eventi  meteorologici  estremi  e  delle  elevate  concentrazioni  atmosferiche  di inquinanti  temperatura dipendenti  (ad  es.  ozono,  particolato  secondario),  ma  anche  a modificazioni dei processi biofisici e ambientali che alterano la salubrità di acqua e cibo e favoriscono  la  diffusione  di  vettori  e  infezioni  originariamente  confinate  in  aree tropicali.  Aumento  del  rischio  deriva  anche  dalla  ridotta  disponibilità  di  cibo,  acqua, biomasse  vegetali  ed  aree  coltivabili,  con  conseguenti  migrazioni,  tensioni  e  conflitti generati dalla scarsità di queste vitali risorse naturali generata dai cambiamenti climatici.

 

Nessuno,    in    questo    mondo,    può    considerarsi    esente    dal    rischio    generato    dai cambiamenti climatici, che hanno semplicemente conseguenze differenti in popolazioni con  diverse  caratteristiche  economiche,  sociali  e  fisiche  o  che  vivono  i  differenti  aree geografiche. I  costi  diretti  e  indiretti  generati  dalle  modificazioni  climatiche  sono  particolarmente rilevanti   e   sono   stati   recentemente   stimati   in   circa   $220/ton   di   CO2   emessa.   La Commissione  Europea  ha  calcolato  che,  solo  nella  UE,  ridurre  l’inquinamento atmosferico   mediante   decisioni   politiche   e   mitigazione   dei   cambiamenti   climatici genererebbe  (considerando  solo  la  riduzione  della  mortalità)  benefici  pari  a  circa  38 miliardi di euro/anno entro il 2050. In una  prospettiva  più  ampia, la  CE prevede  che  la riduzione  del  consumo  di  carbone  ridurrà  i  costi  di  circa  50  miliardi  di  euro  entro  il 2050. 

 

I  benefici  economici  maggiori  sarebbero  evidenti  nei  Paesi  orientali.  In  Asia, evitando   220,000-470,000   morti   premature/anno   entro   il   2030,   ci   sarebbe   un risparmio   compreso   tra   70   e   840   dollari/ton   di   CO2.   Negli   Stati   Uniti   i   benefici economici  (principalmente  in  termini  di  costi  sanitari  evitati)  derivanti  da  politiche  di riduzione  delle  emissioni  di  CO2  sarebbero  oltre  10  volte  maggiori  rispetto  ai  costi necessari all’implementazione di queste scelte politiche.

 

Per le  ragioni  esposte  è  da  considerare  obiettivo  primario  per  l’intera  popolazione mondiale  una  rapida  inversione  di  rotta.  Vi  è  un urgente  bisogno  di  un  innovativo modello   di   sviluppo   basato   sulla   sostenibilità   economica   e   sociale,   che   promuova l’informazione e i servizi, che riduca drasticamente l’utilizzo di risorse primarie clima-alteranti   (in   particolare   combustibili   fossili)   e   che   introduca   tecnologie   basate sull’efficienza energetica e su forme di energia “pulita”, che promuova politiche per la riduzione della produzione di rifiuti e per il recupero e il riciclo di materia.

 

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L’insieme di queste  misure renderebbe possibile un rapido  ed  efficace  contenimento delle  emissioni  di  gas  serra  e  della  temperatura  globale  ed  una  riduzione  dei  rischi ambientali e sanitari. Questi  obiettivi  dovrebbero  essere  perseguiti  nel  breve  termine  (5  anni)  mediante specifiche azioni:

 

1.   i   Paesi   economicamente   più   avanzati   dovrebbero   investire   risorse   per   ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e sul benessere non solo tra le proprie popolazioni ma anche tra quelle di Paesi a medio-basso reddito.

 

2.  La  morbilità,  la  mortalità  e  l’inquinamento  ambientale  dovrebbero  essere  ridotti assicurando  un  rapido  e  progressivo  abbandono  del  pet-coke  e  del  carbone,  anche favorendo accordi e  cooperazioni  internazionali. Questa  strategia  dovrebbe  coinvolgere non  solo  i  nuovi  impianti  industriali  ma  anche  quelli  già  operativi,  con  la  rapida pianificazione di una “exit strategy” dai combustibili fossili altamente inquinanti.

 

3.  Dovrebbero  essere  messi  in  atto  tutti  gli  sforzi  possibili  per  promuovere  una  rapida transizione verso forme di maggiore efficienza energetica, per ridurre la  produzione di rifiuti,   per   favorire   il   riciclo   e   il   recupero   di   materia,   per   promuovere   forme   di agricoltura  biologica  e,  soprattutto,  per  promuovere  l’utilizzo  di  fonti  energetiche rinnovabili, anche rinforzando e promuovendo la ricerca in questi settori.

 

  1. È necessario incoraggiare la transizione delle aree urbane verso stili di vita e modelli di  consumo  più  salubri  e  sostenibili  sia  a  livello  individuale  che  comunitario. Esempi possono  essere  considerati  la  costruzione  di  immobili  ad  elevata  efficienza  energetica, piani  di  mobilità  a  basso  costo  ed  elevata  sostenibilità  ambientale,  l’incremento  della disponibilità di aree verdi, la promozione di forme di agricoltura sostenibile. L’insieme di  queste  misure  migliora  la  capacità  di  adattamento  delle  comunità  ai  cambiamenti climatici e promuove una efficace riduzione dell’inquinamento urbano, delle emissioni di  gas  serra  e  della  frequenza  di  patologie  cardiovascolari  e  respiratorie,  ma  anche  di tumori, obesità, diabete, patologie psichiatriche e del neuro-sviluppo.

 

  1. È necessario promuovere  adeguate analisi economiche sui risparmi (soprattutto in termini di costi sanitari diretti e indiretti) ottenibili mediante la realizzazione di misure finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra e divulgarne ampiamente i risultati. Questo   contribuirebbe   ad   una   più   rapida   realizzazione   della   rivoluzione   culturale necessaria, in termini di governance, per ottenere una stabilizzazione dei cambiamenti climatici ed una regressione dei danni già attuati.

 

6.  Va  ricercato  e  incoraggiato  il  coinvolgimento  dei  Ministeri  della  Salute  e  di  tutti  i portatori di interessi operativi in ambito sanitario (sia a livello locale che nazionale) nei processi  decisionali  potenzialmente  in  grado  di  alimentare  modificazioni  climatiche  e danni sanitari.

 

campesina

 

Infine,  in  riferimento  alle  politiche  agricole,  è  utile  condividere  le  richieste  di  “Via Campesina”: «Noi  di  Via  Campesina  dichiariamo  ancora  una  volta  che  la  Sovranità  Alimentare – basata sull’agroecologia contadina, le conoscenze tradizionali, la selezione, il salvataggio e  la  condivisione  di  semi  adottivi  locali,  e  il  controllo  sulle  nostre  terre,  la  biodiversità,  le acque,  e  territori – è  la  vera,  valida  ,  e  giusta  soluzione  a  una  crisi  climatica  globale causato in gran parte dalle  multinazionali. Per implementare la Sovranità Alimentare, però, abbiamo bisogno di un cambiamento di vasta  portata. 

 

Tra  le  altre  cose,  abbiamo  bisogno  di  riforme  agrarie  globali,  di  appalti pubblici  per    la  produzione  contadina,  e della  fine  dei  distruttivi  Trattati  di  libero Commercio promossi dalle multinazionali. In breve, abbiamo bisogno di giustizia, sociale, economica, politica, e di giustizia climatica. Da   COP21   promettono   che   si   uscirà   finalmente   con   un   “accordo universale e giuridicamente vincolante”. Noi di  Via Campesina, che rappresentiamo circa 200 milioni di  agricoltori  in  più  di  150  organizzazioni  contadine,  chiediamo  ai  governi  a  dare priorità  ai  bisogni   delle  persone  sugli  interessi  corporativi   e   di  accettare   soluzioni climatiche  reali, inclusi  i  sistemi  contadini  di  produzione    alimentari,  che  raffreddano  il pianeta . Le soluzioni delle multinazionali sono false soluzioni, e non risolveranno la crisi climatica. Le nostre sono soluzioni reali, e dovrebbero avere la priorità da parte delle Nazioni Unite».

 

Associazione Medici per l’Ambiente

 

 

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