7 Feb 2019

Bilanci di giustizia: “Le famiglie sostenibili sono più felici” – Io faccio così #238

Scritto da: Daniela Bartolini

Ridurre i consumi aumenta il benessere. È quanto dimostra Bilanci di giustizia, una rete che raccoglie centinaia di famiglie italiane che hanno modificato il proprio stile di vita rendendolo più etico e sostenibile. L'obiettivo è quello di cambiare l'economia mondiale partendo proprio dai consumi familiari.

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L’ingiustizia, a livello globale, è un tema quanto mai attuale. Un tema sul quale una rete di famiglie in Italia, ha iniziato ad interrogarsi oltre vent’anni fa, cercando di comprendere come realizzare un cambiamento personale e politico.

“Quando l’economia uccide bisogna cambiare”. Partendo da questa considerazione nel 1994 nasce Bilanci di Giustizia, coinvolgendo ai suoi esordi qualche centinaio di famiglie, per poi arrivare alla fine degli anni ’90 a interessare oltre mille famiglie.

Famiglie in rete che hanno iniziato a prendere consapevolezza dei propri consumi con l’obiettivo di orientarli a dei criteri di giustizia, intesa nei suoi molteplici aspetti, dalla sostenibilità ambientale, considerando come il consumo di risorse implichi anche che queste non siano più a disposizione di noi tutti e del pianeta, al rispetto dei diritti dei lavoratori e alle questioni sociali e relazionali.

La riflessione centrale – che si è arricchita negli anni attraverso incontri, esperienze, strumenti, davvero difficili da poter raccontare con esaustività – è su come i propri stili di consumo e di vita potessero essere utili al cambiamento. Per toccare tutte le modalità attraverso le quali si può cambiare il proprio stile di vita, si sono creati momenti di approfondimento su temi come il consumo energetico e dell’acqua, sui prodotti alimentari e tessili.

Il primo strumento di cui Bilanci di Giustizia si è dotato è quello individuale del bilancio mensile che ogni famiglia compila con lo scopo di controllare e modificare la capacità di cambiamento della propria famiglia. Accanto a questo, strumenti collettivi, come l’incontro con le altre famiglie del gruppo locale e, una volta all’anno, l’incontro di riflessione collettiva su un tema emerso nel processo di ricerca di tutti gli aderenti. Un momento anche di ricarica per le famiglie che poi continuano a progettare il cambiamento personale e sociale all’interno dei loro nuclei e nei gruppi locali.

I tanti dati raccolti in questi anni hanno permesso di dare una risposta positiva all’intuizione di queste famiglie: spostare i consumi, modificare il bilancio familiare, e quindi il sistema economico, orientandolo verso criteri di giustizia, non solo non riduce la qualità della vita, ma aumenta il benessere delle famiglie. Le famiglie bilanciste sono più felici della media. Un dato importante anche sul piano politico, che dimostra che un altro modello è possibile.

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Dalla ricerca è emerso un altro importante dato: se da una parte c’è stato negli ultimi anni un calo di partecipazione ed adesso le famiglie coinvolte in Bilanci di Giustizia sono meno numerose, molti dei bilancisti della prima ora sono stati promotori del cambiamento intorno a loro. Hanno creato gruppi di acquisto solidale, reti di economia solidale e promosso azioni politiche nei propri territori di appartenenza. L’esperienza bilancista è diventata molla per fare altro, c’è stata un’evoluzione e contaminazione al di là di essa.

Quella di Bilanci di Giustizia è una storia di persone che hanno deciso di prendersi la responsabilità della propria vita e di fare scelte consapevoli, persone che si mettono in gioco continuamente, come abbiamo avuto modo di vedere all’ultimo incontro annuale a Stresa, al quale ha partecipato anche Italia che Cambia.

Un incontro aperto a tutti e a tutte, non solo a chi è già un bilancista, in cui quest’anno i partecipanti si sono confrontati per quattro giorni intorno al tema “come sarebbe il mondo senza denaro?”, riflettendo e ragionando sulle criticità del sistema economico attuale dal punto di vista monetario e interrogandosi sul rapporto che abbiamo con il denaro. Un processo di apprendimento collettivo attraverso il metodo della comunità di ricerca, in cui la conoscenza non è “già data” ma viene ricercata insieme. Dove la conclusione non è mai statica e dove l’importante è di nuovo il processo e la relazione.

Intervista e immagini video: Daniela Bartolini

Montaggio: Paolo Cignini

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