19 Gen 2021

Unione Europea: “La crescita economica distrugge la salute dell’uomo e dell’ambiente”

L'Agenzia Europea per l'Ambiente ha pubblicato un documento in cui sostiene che lo sviluppo economico non è possibile se non pagando un caro prezzo in termini di sostenibilità ambientale. Vediamo i dettagli di questo documento davvero fondamentale, poiché per la prima volta un organo istituzionale si è ufficialmente schierato contro il dogma della crescita.

Salva nei preferiti

“La crescita economica è strettamente legata all’aumento della produzione, dei consumi e dello sfruttamento delle risorse e ha effetti deleteri sull’ambiente e sulla salute umana”. Comincia così, senza mezze misure, il documento recentemente pubblicato dalla EEA – Agenzia Europea per l’Ambiente, dal titolo “Crescita senza crescita economica”.

Questo ente è un’agenzia creata dell’Unione Europea allo scopo di fornire informazioni indipendenti e qualificate sull’ambiente. Si tratta dunque di un organo ufficiale ed è estremamente significativo che, per la prima volta nella storia recente, un’istituzione di questo tipo si sia apertamente schierata contro il paradigma della crescita economica a tutti i costi, dettagliando la propria posizione rispetto a un ampio spettro di tematiche e prospettive che riguardano il mito delle sviluppo sostenibile.

crescita economica 3

“È improbabile che un duraturo e deciso disaccoppiamento della crescita economica dalle pressioni e dagli impatti ambientali possa essere raggiunto su scala globale; pertanto le società devono ridefinire cosa si intende per crescita e progresso e aggiornare la loro idea di sostenibilità globale”, prosegue l’EEA nell’introduzione del documento.

Oggi l’antropizzazione è del tutto insostenibile e questo non è possibile. Urge un cambiamento. A questo scopo, l’Agenzia chiama in causa per prime le organizzazioni non governative – termine utilizzato in senso lato e inclusivo, che comprende dunque anche movimenti più informali –, alle quali attribuisce il merito di aver già delineato policies e progetti capaci di trasformare la società rendendola più sostenibile. Queste idee sono raccolte nella pubblicazione “Narrativa per il cambiamento”, sempre a cura dell’EEA.

Questo documento è solo uno dei tasselli impiegati negli anni per costruire “Crescita senza crescita economica”, risultato di un lavoro di raccolta di dati e di contributi iniziato nel 2017 che ha tempestivamente visto la luce in questi giorni, al culmine di un’epoca in cui, giunta a un incrocio, l’umanità si appresta a fare scelte che con tutta probabilità determineranno il suo futuro.

Analizziamo dunque uno per uno quelli che sono stati definiti i cinque “messaggi chiave” che costituiscono la struttura portante della pubblicazione.

crescita economica 2 1
La sede dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, a Copenaghen

La Grande Accelerazione

Con questo termine si intende il periodo che, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, ha registrato una crescita senza precedenti accelerando su scala globale il cambiamento ambientale – ma anche socio-economico – generato dall’uomo. Questa crescita esponenziale non si è affatto esaurita ma è in atto ancora adesso.

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, la Grande Accelerazione si è verificata, si sta verificando e continuerà a verificarsi anche in termini di perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, inquinamento e consumo del capitale naturale ed è strettamente legata alle attività e alla crescita economiche.

Disaccoppiamento

Come già rilevato da diversi studi, non è mai successo in passato che la crescita economica sia stata disaccoppiata dallo sfruttamento delle risorse naturali e dall’aumento della pressione sugli ecosistemi ed è improbabile che ciò avvenga in futuro. Infatti è stato rilevato che, nonostante le principali politiche europee si siano sempre basate sul disaccoppiamento come soluzione per continuare a crescere economicamente limitando l’impatto ambientale, mancano totalmente le evidenze che tale disaccoppiamento sia stato efficacemente attuato.

Le statistiche mostrano in modo inequivocabile che le curve di crescita di emissioni globali, impronta ecologica e prodotto interno lordo hanno un andamento quasi identico, eccetto forse le emissioni che dagli anni novanta, pur continuando a crescere, hanno leggermente rallentato il ritmo. A questo proposito, è interessante osservare che, se fino agli duemila il consumo delle risorse naturali era dovuto principalmente al boom demografico, con il nuovo millennio la responsabilità si è spostata sull’innalzamento del livello dello stile di vita della classe media.

crescita economica 4
La crescita di gas serra, impronta ecologica e PIL globale nel periodo 1970-2018

Decrescita, post-crescita, crescita verde ed economia della ciambella

Come detto in apertura, “Crescita senza Crescita economica” attinge a piene mani da teorie e movimenti che già da anni propongono modelli alternativi a quello attuale. Nello specifico nel ne vengono individuati quattro che, a parere dell’EEA, meglio assolvono il compito di indicare nuove strade per ripensare la crescita e il progresso. Vediamole brevemente grazie alle definizioni proposte da alcuni autori.

  • Decrescita: un termine generico per movimenti più radicali di natura accademica, politica e sociale che enfatizzano la necessità di ridurre la produzione e il consumo e individuare obiettivi differenti dalla crescita economica (Demaria et al., 2013).
  • Post-crescita: agnostica rispetto alla crescita, questa scuola di pensiero di concentra sul bisogno di disaccoppiare il benessere dalla crescita economica (Wiedmann et al., 2020).
  • Crescita verde: è basata sul pensiero ecomodernista che ripone le proprie speranze nel progresso scientifico e tecnologico diretto verso la sostenibilità. In altre parole, “crescita verde vuol dire favorire la crescita e lo sviluppo economici assicurandosi al tempo stesso che il capitale naturale continui a fornire le risorse e i servizi ambientali su cui si fonda il nostro benessere” (OECD, 2011).
  • Economia della ciambella: combina l’attenzione dei legittimi bisogni dell’attuale popolazione umana con la necessità di una trasformazione per un futuro sostenibile (Raworth, 2017).

Il Green Deal europeo

Dimostrando coraggio politico e determinazione, l’ Agenzia Europea per l’Ambiente si schiera apertamente contro la sua cugina Commissione Europea e il suo Green Deal, accusandolo – come abbiamo visto – di puntare tutto su un disaccoppiamento mai effettivamente realizzato e, probabilmente, irrealizzabile.

“Cosa potremmo mai ottenere in termini di progresso umano – si domandano gli autori di “Crescita senza crescita economica” – se il Green Deal europeo è stato implementato con l’obiettivo specifico di spingere cittadini, comunità e imprese a creare pratiche sociali innovative con un impatto ambientale modesto o nullo e finalizzate invece alla crescita sociale e personale?”.

crescita economica 1

Un cambiamento culturale

La crescita è culturalmente, politicamente e istituzionalmente radicata. Per questo è necessario che un cambiamento reale e duraturo abbatta – in maniera democratica – tutta una serie di barriere innalzate dalla cultura della crescita. Questa dichiarazione, pur assolutamente condivisibile, è abbastanza generica, ma rafforzata da suggestioni assai significative.

L’EEA chiama infatti in causa le comunità di diversa natura che popolano l’Europa e il mondo, che vivono secondo principi di sostenibilità e responsabilità ambientale e che possono rappresentare fonti d’ispirazione cruciali. Comunità meno materialiste, meno consumiste, in cerca di uno stile di vita sobrio e differente rispetto a quello imposto dalla cultura di massa. Vengono citati movimenti di ispirazione religiosa – gli Amish e i Quaccheri –, ma anche il mondo degli ecovillaggi, tutte esperienze che hanno messo realmente in pratica ciò che la decrescita e le altre correnti di pensiero teorizzano.

“Crescita senza crescita economica” è dunque un lavoro molto prezioso. Non solo perché è un collage di soluzioni di grande valore intrinseco, suggerimenti utili e linee guida su cui costruire un nuovo modello su scala globale, ma anche perché ci dice che anche ai piani alti qualcuno si sta realmente chiedendo, senza secondi fini e obiettivi non dichiarati, “cosa possiamo fare per ridurre il nostro impatto e salvare il pianete su cui viviamo e che stiamo distruggendo?”.

AGGIORNAMENTO: ascolta anche la nostra rassegna speciale sulla presentazione del documento da parte di una rete di associazioni europee.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
A Tempo di Vivere la comunità mette nuove radici
A Tempo di Vivere la comunità mette nuove radici

A Tempo di Vivere nasce un villaggio diffuso per ripopolare i borghi – Dove eravamo rimasti #15
A Tempo di Vivere nasce un villaggio diffuso per ripopolare i borghi – Dove eravamo rimasti #15

Abitare insieme: dal buon vicinato alla comunità solidale, impariamo a vivere con altre persone
Abitare insieme: dal buon vicinato alla comunità solidale, impariamo a vivere con altre persone

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Inquinamento: in Sardegna mille siti contaminati – INMR #27

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

|

Basta favori ai mercanti d’armi: la finanza etica si mobilita contro l’industria bellica

|

Treat It Queer Foundation: l’arte per combattere l’invisibilità sanitaria

|

La Liguria paga i cacciatori per uccidere i cinghiali, le associazioni si mobilitano

|

Salviamo il Grande Albergo delle Fate, simbolo di sostenibilità in Calabria 

string(9) "nazionale"