12 Apr 2022

Un taglio alla gola da cui scaturisce la vita: Camilla Santus e la forza dello sport

Scritto da: Brunella Bonetti

Una cicatrice testimonia la battaglia vinta da Camilla, protagonista di questo episodio di Moderne Persefone. Grazie alla sua forza di volontà e a una grande passione – quella per la palestra – ha saputo rialzarsi dopo alcuni colpi che l'hanno mandata emotivamente e fisicamente al tappeto. Oggi è un esempio per chi si trova nelle sue condizioni, la testimonianza che coraggio e duro lavoro pagano.

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Roma, Lazio - Quella di Camilla Santus è una storia di forza e benessere, iniziata dopo la diagnosi di un tumore alla tiroide a soli ventiquattro anni. Oggi lei è una personal trainer e una ragazza resiliente, grazie alla forza del fitness. Per molte persone le palestre sono uno spazio organizzato per pompare i muscoli, bruciare calorie e divertirsi con balli e corsi di gruppo. Ma per Camilla, giovanissima moderna Persefone, sono molto di più: sono il luogo simbolico della sua rinascita. Un trampolino di lancio per una nuova, fortissima, vita. «Sono sempre stata una ragazza solare. Ricordo che quando lavoravo come cameriera, ogni giorno, al mio arrivo, il cuoco mi diceva: è arrivato il sole!».

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Camilla ha sempre sprigionato una luce interiore contagiosa e splendente, almeno fino al il 29 dicembre del 2019, quando comincia per lei un periodo nero che la sovrasta come un domino di negatività: «Mi lascio con il mio ragazzo di sempre e il mondo mi crolla addosso. Ho trascorso i giorni successivi in un baratro; mi sono aggrappata al mio nuovo lavoro di personal trainer in un centro dimagrante, ma è durato poco a causa della pandemia».

Sofferenze d’amore, licenziamento, pandemia: ingredienti per un crollo psicologico che oscura la solarità di Camilla. Lei però continua a darsi da fare con lavoretti saltuari come ragazza consegne e s’iscrive all’università telematica di scienze motorie per coltivare la sua passione per lo sport. Ma questo non basta per riaccendere il sole: «Dopo due anni avevo dato a malapena un esame e iniziato una nuova relazione su cui però incombeva sempre il fantasma del mio primo ragazzo. Sono rimasta delusa dalle amicizie di sempre, ho preso a fumare cannabis, prendevo psicofarmaci, insomma facevo di tutto pur di non essere presente a me stessa. Il mio corpo cominciava da darmi segnali di profondo malessere: sudorazione eccessiva, insonnia di notte e ipersonnia di giorno, ingrassamento improvviso, palpitazioni, dolore pazzesco alla cervicale».

Camilla non è ipocondriaca: da una risonanza magnetica si evince un ingrossamento eccessivo della tiroide. Due noduli e un ago aspirato, per capire di cosa si tratta. Chiacchieriamo sui divanetti della palestra, dove lei lavora come personal trainer e io mi alleno. Addolcite da un caffè lungo della macchinetta ci raccontiamo di noi, di come la vita ci abbia tirato un brutto scherzo, ma noi, con le nostre forze, abbiamo entrambe saputo renderlo una rinascita, una seconda possibilità migliore della precedente. «Mi dicevano tutti di stare tranquilla, che mi stavo spaventando inutilmente, che ero paranoica. Io sono piombata nell’ansia più nera».

Gli occhi di Camilla sono fari abbaglianti e sulla gola la cicatrice della sua operazione rimane velata, ombreggiata dai riflessi dei suoi lunghi capelli biondo-cenere e dal movimento ritmico della glottide: «Che vita di merda è la mia», ha pensato il giorno che l’ospedale le ha comunicato la natura maligna della sua tiroide. «I dottori mi hanno detto che l’ipertiroidismo era dovuto, oltre che alla genetica, a un periodo nero».

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Camilla vive i dieci giorni prima dell’intervento come fossero gli ultimi giorni della sua vita: va nei suoi luoghi del cuore, mangia i suoi cibi preferiti, incontra le persone amate e vede la sue serie TV favorite. Vive, forse, come dovremmo vivere ogni nostro giorno, che invece spesso riempiamo di doveri e forzature. Camilla ha vissuto con pazienza e speranza: «Non avevo mai avuto la percezione fisica della mia tiroide, ma dalla diagnosi ho cominciato a sentire di avere dentro di me un corpo estraneo ingrossato e dolorante. Sentivo che pulsava e mi faceva male, come se qualcuno mi avesse tagliato la gola, come se la tiroide fosse viva».

Il mondo di Camilla crolla, la fortuna non è di certo dalla sua parte, ormai da più di due anni. Eppure, lei non molla mai. Dopo l’operazione, per ricominciare a vivere si aggrappa alle passioni della sua vita, prima tra tutte la palestra: amore vivo prima dell’operazione e miccia della sua rinascita: «Ho deciso di smettere di soffrire. Mi sono concentrata sul mio corpo. Ho chiuso definitivamente con chi mi aveva fatto stare male e ho scelto di intraprendere la strada della rinascita».

In sottofondo ai nostri segreti e virtù suona musica di vario genere da un canale radiofonico, finché non arriva Emozioni di Battisti, una delle sue canzoni preferite, simbolo della sua storia. Lo scenario in cui si perdono le nostre parole sono attrezzi per i muscoli, tapis roulant, cyclette, pesi, bilancieri, tappetini, atleti e grida di una fatica ben riuscita. Ma intorno a noi c’è ben altro: c’è un’atmosfera familiare di forza, di caparbietà, di rinascita e determinazione, che Camilla rappresenta alla perfezione.

Ragazza simbolo di come da un taglio alla gola possa sgorgare una nuova vita grazie alla forza delle proprie braccia e alla sensibilità delle proprie emozioni. «Ho capito che per cambiare la mia sorte dovevo cominciare da me e contare solo sulle mie forze. Ho deciso io che sarei cambiata, che sarei guarita, che sarei rinata, nonostante un forte scompenso ormonale. Non potevo mollare. E la mia passione per la palestra è stata la mia ancora di salvezza e il mio trampolino di lancio».

La vedo muoversi tra i macchinari e gli atleti. Disinvolta e sempre sorridente, bella ragazza, fisico allenato, capelli lunghi e lisci, occhi sorridenti e sorriso accogliente. Ma lei, dietro un’icona che incarna e interpreta con professionalità e competenza, è ben altro: è una ragazza che di fronte a un ostacolo come la malattia del secolo e a tutte le conseguenze che questa porta, ha saputo tirare fuori la grinta necessaria per andare avanti e ricominciare, perfino meglio di prima.

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«La palestra è stata l’anima del mio processo di riabilitazione sia fisica che mentale. È stata la metafora della mia vita. Mi ha fatto capire quanto sono testarda e tenace. Mi ha insegnato che il duro lavoro, la costanza e la disciplina ripagano sempre. Mi ha fatto trovare dentro di me quell’ultima briciola di forza necessaria a non arrendermi. Mi dà ogni volta il coraggio di passare attraverso la sofferenza con la consapevolezza di raggiungere qualcosa di migliore. Mi ha afferrato la mano quando ho pensato di buttarmi via e mi ha insegnato ad amarmi».

Tra chi fatica, chi pedala, chi suda, chi canta, c’è sempre qualcuno che porta il suo cuore altrove e deposita il proprio pensiero sulle questioni davvero importanti della vita. E tra questi c’è Camilla, che nel lavoro e nella vita privata sprona tutti a non mollare mai: «La palestra è una metafora della vita: quando sei all’ultima ripetizione di un esercizio faticoso e pensi di non farcela più e invece richiami tutte le tue forze e alla fine ce la fai. È la dimostrazione che i propri limiti possono essere superati».

Ho capito che per cambiare la mia sorte dovevo cominciare da me e contare solo sulle mie forze

Ad oggi Camilla si sente scissa tra due parti, quella illuminata e quella in ombra: ma a chi non succede? La differenza sta nel modo di affrontarle. La cicatrice che porta sul collo è una ruga, frutto della sua maturità acquisita dopo una simile esperienza, superata grazie alla forza dei suoi muscoli, ma soprattutto alla perseveranza e fiducia del suo cuore: «Oggi mi sento un’altra persona e la palestra continua a essere il motore del mio cambiamento e la mia più grande soddisfazione è trasmettere la mia passione agli altri con il mio lavoro di personal trainer».

«Smetterai di pensare che la vita vuole infliggerti dolore», dice Camilla. Con questa preziosa testimonianza, una fortissima eroina moderna torna ad allenarsi e ad allenare gli altri a non mollare mai: e allora, tu chiamale se puoi emozioni!

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