24 Gen 2023

Aliva, l’impresa fondata da quattro giovani calabresi che trasforma in design gli elementi naturali

È possibile fare impresa al sud, anche in Calabria, unendo tradizione e innovazione. Lo sanno bene Antonio, Gabriel, Marco e Vincenzo, che in meno di un anno hanno dato vita alla loro impresa, Aliva, che produce oggetti di arredo con legno di potatura di ulivi secolari senza alcun finanziamento. Secondo loro la cooperazione è la vera rivoluzione, il grimaldello per aprire la gabbia che troppo spesso imprigiona ancora cambiamento e innovazione in questa regione.

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Reggio Calabria - Una Calabria che cambia esiste già. Forse rispetto ad altre regioni si ha meno contezza delle trasformazioni in atto perché, a torto o a ragione, resta ancora uno dei luoghi più impervi, chiusi e meno accessibili, anche dagli stessi abitanti. Eppure storie come quella di Aliva, dimostrano il contrario. Quattro ragazzi – Antonio, Gabriel, Marco e Vincenzo – quattro vite molto distanti accomunati da stessi valori e un desiderio: mettere in piedi un progetto basato sulla sostenibilità, capace di coinvolgere, contaminare e dare un impatto concreto e reale. Come? 

I magnifici quattro si sono conosciuti da appena un anno – Marco e Vincenzo da dieci anni – e nonostante la distanza geografica che li separa nel giro di sei mesi hanno dato vita ad Aliva, un’impresa che realizza prodotti artigianali creati con legno di potatura di ulivi secolari. Non dei semplici elementi di arredo, ma pezzi di storia. 

In Calabria i paesaggi agricoli sono spesso disseminati da alberi di ulivi, molti di questi sono pure secolari. I fondatori di Aliva hanno pensato di preservarli e raccontarli senza abbatterli, ma con le potature effettuate solo se necessarie alla pianta, operazione che viene affidata a potatori riconosciuti da enti ufficiali. «Trovarli non è stato semplice. In Calabria su un milione e mezzo di abitanti, seicentomila potano, ma solo cinque sono certificati dall’unico ente italiano che li registra, Scuola Potatura Olivo. Ci siamo rivolti a uno di loro che ci ha indicato un albero secolare che necessitava di potatura e abbiamo cominciato con la nostra produzione», racconta Antonio, uno dei fondatori.

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La loro prima collezione si chiama Kalavria, il nome più antico della regione. Sono in programma anche Apulia e Trinacria, – Puglia e Sicilia. Le tre regioni sono quelle più  profondamente legate a questi alberi. Collezioni che diventano un viaggio alla scoperta di leggende, luoghi e persone che hanno contribuito a rendere inimitabili questi luoghi. Racconti che ispirano le forme di prodotti unici – vengono creati solo mille pezzi per articolo, che sono certificati con foto, localizzazione e dettagli dell’ulivo potato, con giorno di produzione e foto del prodotto. Sì, perché ogni oggetto realizzato porta con sé una storia. 

«Siamo assuefatti dalla presenza degli ulivi, sono sempre lì, visibili e silenti, ma hanno tanto da raccontare. Non vogliamo parlare delle storie che ormai sono diventate dei cliché come i Bronzi di Riace, la cipolla di Calabria o la ‘nduja. Siamo molto altro. Ad esempio, il portachiavi che realizziamo è costruito con un piccolo pezzo di legno. Che storia vuoi che abbia un pezzo di legno così piccolo? Un po’ come l’attuale Monasterace che possiede i più grandi mosaici della Magna Grecia realizzati con piccoli tasselli. Che storia hanno questi tasselli così piccoli? Il riferimento può sembrare una forzatura, ma se anche una sola persona scoprisse l’esistenza di questo luogo sarebbe già un valore incredibile», continua Antonio.

Una collezione di oggetti di arredo e polloni, questi ultimi più accessibili in termini di costo e uso, è stata realizzata da Aliva. L’obiettivo è raggiungere un pubblico vasto che può partecipare comunque al progetto acquistando prodotti più economici, ad esempio il portachiavi. Parte dei profitti generati dalla vendita dei prodotti Aliva infatti è destinata a un progetto ambientale che prevede la sensibilizzazione dei territori interessati rispetto a tutte le minacce per la salute degli ulivi. Tra queste la Xylella che in Italia ha colpito soprattutto la Puglia con oltre 20 milioni di alberi abbattuti dal 2013.

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Gli incendi sono un altro nemico feroce che ogni anno consuma centinaia di ettari di uliveti. A insidiare gli ulivi ci sono anche minacce più comuni come malattie e parassiti vari che vanno saputi riconoscere per essere combattuti tempestivamente. Aliva ha deciso infatti di attivare anche una serie di corsi di formazione gratuiti, rivolti a proprietari di uliveti (privati e aziende agricole), per aiutarli ad attuare in maniera corretta e consapevole la prevenzione, unica “cura” possibile contro i più letali nemici degli ulivi. Inoltre per ogni prodotto Aliva venduto sarà piantato un albero di ulivo nel Salento, sostenendo l’associazione OlivaMi

«Vorremmo avvicinare i giovani alla nostra attività per vari motivi. Il calabrese per antonomasia non coopera, preferisce fare le cose da solo. Vorremmo che emergessero le skills che i giovani calabresi possiedono e che possono sviluppare cooperando, a qualsiasi età e senza aver bisogno di capitali. Noi ne siamo la dimostrazione. Non abbiamo, ad esempio, un magazzino che di base costituisce una grossa spesa. Quando riceviamo l’ordine e abbiamo in cassa il capitale possiamo affrontare le spese per produrre l’oggetto richiesto. Anche se non siamo ancora partiti con la comunicazione commerciale abbiamo ricevuto già diversi ordini».

Parte dei profitti generati dalla vendita dei prodotti Aliva è destinata a un progetto ambientale che prevede la sensibilizzazione dei territori interessati rispetto a tutte le minacce per la salute degli ulivi

Il legno utilizzato non viene acquistato: «Paghiamo solo il lavoro del potatore e già diverse aziende si sono proposte mettendo a disposizione le loro materie prime. Se lo vogliamo, possiamo scrivere una pagina di storia migliore rispetto al nostro presente. Una nuova storia ispirata da storie passate da preservare», conclude Antonio. 

La speranza e il desiderio di Vincenzo, Marco, Gabriel e Antonio è che Aliva, una piccola azienda con zero fondi iniziali, possa essere una molla per i giovani che si avvicinano all’artigianato che è tecnologia, strategia e comunicazione. Si può fare impresa facendo cose nuove e appassionandosi tanto, basta accantonare la paura del fallimento per trasformarla in cultura del fallimento. Solo provando, prima o poi si arriva!

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