25 Gen 2023

Veronica Saetti racconta Buy Nothing, il modello economico fondato sul dono e sulle relazioni

Scritto da: Angela Giannandrea

Veronica Saetti è una giovane modenese che qualche tempo fa è rimasta affascinata dalla filosofia della rete Buy Nothing, traducibile dall'inglese con "non comprare nulla". Siccome nel suo territorio non c'erano progetti ispirati a questo modello di economia del dono, ha deciso di crearne uno, che oggi conta più di mille partecipanti.

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Modena, Emilia-Romagna - Nell’era dei social network anche l’economia del dono trova ampio spazio all’interno di una comunità online come risposta a un sistema economico proiettato esclusivamente al profitto. Attualmente esistono diverse piattaforme digitali che promuovono forme di scambio “primitive” dove circola una valuta di tipo sociale. Buy Nothing è tra questi progetti. Potremmo definirlo un network mondiale dell’economia del dono, retto da numerosi gruppi facebook attraverso cui è possibile richiedere e donare tempo e oggetti. L’idea è che la vera ricchezza non sia il denaro, ma la rete di relazioni.

Buy Nothing è nato nel 2013. Diffusosi in poco tempo a livello internazionale, già durante il suo primo anno di vita contava 350 gruppi facebook, soprattutto in America e Canada. Successivamente ha preso piede anche in Europa. In Italia, ad oggi, si contano solo due gruppi Buy Nothing: Torino e Modena. Abbiamo intervistato, la giovane Veronica Saetti, fondatrice di Buy Nothing Modena.

Come è nata l’idea di creare un gruppo Buy Nothing?

Merito di un articolo che avevo letto sulla rivista inglese The Guardian. Raccontava di come i progetti Buy Nothing dessero un’opportunità per conoscersi portando avanti un modello economico differente da quello a cui siamo abituati, in un’epoca in cui le persone raramente conoscono i loro vicini. Ero rimasta molto affascinata e incuriosita. Ho cercato se e dove ne esistessero in Italia. Con un po’ di delusione, ho notato che su Facebook era presente solo uno di circa cento persone a Torino. Ho così deciso di provare a crearne uno per la mia città, Modena. Dopo due anni sono contenta e orgogliosa di dire che, ad oggi, siamo più di mille persone.

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Veronica Saetti
Quando è nato il gruppo Buy Nothing Modena?

È nato nel febbraio 2021 con la creazione del gruppo Facebook Buy Nothing Modena. L’ apertura è stata preceduta da un periodo di formazione gratuito in lingua inglese da parte degli ideatori di Buy Nothing. Si tratta di un corso che racconta come è nato il progetto. I primi gruppi sono stati creati negli Stati Uniti nel 2013 da Liesl Clark and Rebecca Rockefeller. Viene illustrata la filosofia che c’è alla base.

A tutto ciò segue un’assistenza pratica per la creazione del gruppo, attraverso l’indicazione delle regole in varie lingue, la realizzazione di una mappa su Google Maps e l’inserimento dei nuovi gruppi nella rete dedicata e visionabile sul loro sito web. L’idea del progetto Buy Nothing è fornire delle linee guida. Una rete di supporto che rimane a disposizione una volta finita la formazione lasciando la libertà, a chi crea il gruppo, di vedere cosa può funzionare meglio nella realtà in cui si va a inserire.

Cosa differenzia il progetto Buy Nothing da altre forme di economia del dono?

Quando ho deciso di crearlo mi sono domandata se avesse senso farlo, visto che sul territorio esistevano già gruppi simili. Quello che ho però notato è che spesso il dono viene legato a una condizione, per esempio te lo regalo ma lo devi venire a prendere tu. Oppure in altri gruppi l’attenzione è esclusivamente sul dono.

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Manca in questi casi, a mio parere, la dimensione comunitaria, il desiderio di donare, ma anche di creare una rete di relazione su cui poter fare affidamento, tentando di portare avanti davvero un modello economico e comunitario differente rispetto a quello a cui siamo abituati. Credo che una differenza sostanziale rispetto ad altri gruppi la facciano la richiesta e il dono di tempo e talento, ma anche la dimostrazione della propria gratitudine.

Lo consideri un esperimento sociale?

Non credo tanto un esperimento quanto un ritorno indietro nel tempo, quando si faceva più affidamento sulla comunità e ci si conosceva meglio.

Qual’ è lo scopo del Buy Nothing?

Credo che il Buy Nothing dia la possibilità di fermarsi a riflettere. Se ho bisogno di un oggetto invece di andare a comprarlo posso provare a chiederlo in dono; se non ho più bisogno di qualcosa, posso donarlo a mia volta e dargli una seconda, terza vita. Già questo credo che faccia uscire dai paradigmi attuali, che ci invitano a comprare o buttare senza chiederci perché i prezzi dei vestiti che compriamo siano così bassi o dove finiranno una volta che li buttiamo. In più si cambia l’ordine di priorità: la cosa più importante non è più il profitto che io posso ottenere da qualcosa, ma la cura per la propria comunità e la relazione. Il dono non prevede niente in cambio.

Sento di non essere sola nell’immaginarmi e nel voler contribuire in concreto a una società basata su valori come la cura e il rispetto per le persone e per l’ambiente

Credi che il Buy Nothing possa coesistere con le attuali logiche economiche o sostituirsi a esse?

Al momento credo che possa solo coesistere. Penso che le attuali logiche economiche siano estremamente radicate e che vengano viste quasi come intoccabili. A mio parere bisognerebbe ripensare tutto il discorso economico, dando la priorità non più alla crescita, ma al benessere e alla cura per le persone e l’ambiente.

Il sistema delle relazioni fa davvero la differenza nella logica del Buy Nothing?

In questi due anni si sono create molte relazioni. Io stessa ho avuto modo di conoscere bellissime persone, con cui mi sento di condividere valori e una visione del futuro simile, che mette al centro la persona e l’ambiente e non il profitto. Grazie al gruppo ho avuto modo di conoscere meglio anche i miei vicini di casa, a cui avevo raccontato del progetto, invitandoli a partecipare. A luglio del 2022 ho organizzato con il prezioso aiuto della mia amica Stefania Cogliani il primo Buy Nothing Modena Party, un momento di dono di talenti e doni fisici in cui ci siamo potuti conoscere di persona ed è stato bellissimo.

Come sta andando il Buy Nothing Modena?

Il progetto sta crescendo molto dal punto di vista numerico. Al momento siamo più di mille e noto che c’è più fermento sulla pagina, con più richieste e offerte di doni. Non solo, stiamo iniziando a relazionarci con altre realtà del territorio con spirito affine. Trovo che tutto ciò sia molto bello e che porti molta energia positiva. Sicuramente i doni materiali sono più frequenti rispetto a quelli di tempo o talento, sebbene in questi due anni ci siano stati anche questi, contribuendo a creare uno spirito di comunità.

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Cosa consigli a chi volesse aprire un Buy Nothing in un’ altra regione?

La prima cosa che consiglio è di seguire la formazione messa a disposizione dal Buy Nothing Project per capire meglio di cosa si tratti. È utile avere molta pazienza e credere fortemente in quello che si sta facendo. Non è sempre facile gestire il gruppo. A volte si creano delle tensioni che io cerco sempre di gestire mantenendo un clima sereno e positivo, ma non è sempre facile.

Buoni propositi per il futuro?

In futuro mi piacerebbe riuscire a dialogare sempre di più con il territorio di Modena, far conoscere a più persone possibili questa realtà e questo modello economico alternativo e uscire, per quanto possibile, dal digitale. Il 21 gennaio abbiamo partecipato con un tavolo dei doni a un evento di presentazione di una nuova rete di associazioni modenesi, ARIA: Associazioni in Rete per l’Inclusione e l’Ambiente.

Una riflessione finale

Sono molto felice e orgogliosa di aver creato questa realtà, qui a Modena. Mi da speranza e fiducia per un futuro migliore e positivo da tanti punti di vista. Sento di non essere sola nell’immaginarmi e nel voler contribuire in concreto a una società basata su valori come la cura e il rispetto per le persone e per l’ambiente.

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