14 Feb 2023

L’aneurisma, il miracolo, la rinascita: la storia dell’artista e insegnante Alessia La Salandra

Scritto da: Brunella Bonetti

Tanti sogni, progetti, una vita intera in stand by. Perché, come dice lei, "l'aneurisma è arrivato prima". Ma adesso, dopo aver attraversato il dolore e la malattia, Alessia La Salandra è pronta per ripartire da dove la sua esistenza si era interrotta. In questa nuova puntata di Moderne Persefone, Alessia condivide con noi ciò che ha imparato da questo cammino e quello che si aspetta dal futuro.

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Foggia, Puglia - Può la scoperta di una malattia renderci persone migliori? Può una triste notizia farci comprendere l’importanza delle piccole cose? Possono delle problematiche fisiche insegnarci a celebrare la vita, ogni giorno, nonostante tutto? Sì, è possibile e la storia di Alessia La Salandra lo testimonia. Lei che ha combattuto contro una grave patologia e ne ha ricavato riflessioni profonde sulla vita di cui ogni Moderna Persefone, per essere tale, dovrebbe fare tesoro. Cura, accoglienza, pazienza, procedere passo dopo passo, celebrare, amare: sono alcune delle parole chiave di questa storia tristemente meravigliosa.

Raccontaci di te, chi sei, cosa fai e se c’è stato un momento critico nel tuo percorso.

Sono un’insegnante, artista terapista e dottoressa in psicologia. Ma la mia vita era solo un’illusione. Ho avuto un aneurisma all’aorta ascendente, con conseguente ischemia cerebrale che mi ha causato una paralisi degli arti destri sia inferiori che superiori; oltre a una afasia con leggera compromissione della parte cognitiva. Avevo il 30% di possibilità di sopravvivenza! Il professor Cassese e la sua equipe mi hanno salvato la vita. E più di tutto il linguaggio era il mio problema maggiore. Ad oggi non sono ancora guarita del tutto. Mi manca ancora la mano destra, ho difficoltà a scrivere bene, a parlare e a fare calcoli.

alessia la salandra 1
Chi ti è stato maggiormente vicino in quei momenti duri?

Innanzitutto ringrazio tutti per avermi accudita, ma soprattutto infermieri, oss, volontari e tutto il reparto del dottor Del Gaudio. Rigrazio anche la dottoressa Moysyuk, il dottor Pedone, il dottor Sacco, la dottoressa De Bonis. Ci sarebbero tante persone da ricordare – amici, parenti, in particolar modo mia zia Raffaella – ma più di tutti ringrazio i miei genitori di essermi stati accanto.

Dopo la scoperta della malattia come sei cambiata?

Ho imparato a gioire con poco. Appena apro una bottiglia di acqua o faccio qualcosa che non so fare, scrivo bene una parola ne sono contenta. Ad oggi il mio problema si è rivelato un miracolo per il mio percorso. Non mi ero mai accorta che è un dono prezioso la vita e che a volte lo diamo per scontato. Oggi invece, ho voglia di ri-vivere.

Parlaci di uno dei tuoi tanti progetti: che significato e che valore ha, sia per te che lo porti avanti che per i destinatari diretti, e perfino per la collettività?

Non c’è un progetto particolare oppure lo sono tutti. L’unico momento che io ho imparato a vivere è qui e ora. Ma tra i tanti sogni che ho, il più grande è che vorrei scrivere un libro.

Come hai vissuto la malattia?

Ho sempre pensato che fosse una sfortuna per me, ma in verità non è così. A volte guardo le persone e nel contemplarle mi rendo conto che non sanno vivere. La speranza è una piccola pagliuzza d’oro che si fomenta nella tempesta.

alessia la salandra 2
Come si fa a reinventarsi dopo un evento così traumatico, da cosa si riparte?

Da sé stessi, viene naturale. Certo ci sono dei momenti di sconforto. Ma non pensare a quello che si ha perso, aiuta a raggiungere il proprio obiettivo. Poi si fanno dei piccoli passi e alla fine si festeggia. Perché la vita deve essere sempre festeggiata.

Cosa è cambiato in te in questi anni dopo la malattia ?

Vivo più lentamente. Il mio motto è: oggi non ci riesco, domani sì. Per quanto riguarda la scuola, voglio tornare a insegnare. Il mio desiderio non è cambiato, anzi, sono sicura di avere una marcia in più. Ai miei alunni insegnerò la resilienza. Poi non ho ancora preso l’abilitazione per fare la psicologa. Non ho fatto in tempo. È arrivato il mio aneurisma prima di me, ma ci riuscirò prima o poi.

Cosa pensi oggi di tutto quanto è successo?

È un miracolo e se sono sopravvissuta ci sarà un motivo. Lo scoprirò solo vivendo.

Non pensare a quello che si ha perso, aiuta a raggiungere il proprio obiettivo. Poi si fanno dei piccoli passi e alla fine si festeggia. Perché la vita deve essere sempre festeggiata

Cosa consiglieresti alle Moderne Persefone che come te devono reinventarsi dopo un evento traumatico?

Ho scritto questo il giorno del mio compleanno, spero vivamente che sia utile anche ad altre:

Anno 0. Per me è un anno 0.

Si. Devo ricominciare tutto da capo.

La vita mi ha messo a dura prova.

Non ho 32 anni.

Ma 0.

A volte mi chiedo: “Perché proprio a me?”

A questa domanda, non ho una risposta…

E poi mi chiedo: “Perché NON a me!?”

Cosa devo dimostrare al mondo?

Di cosa sono capace io…?

Io… Non mi sono mai pronunciata prima.

Venivano altre persone (prima di me).

A volte non ho scelto battaglie giuste.

Ho deluso persone, amici e parenti…

E a loro volta hanno deluso me.

Ma l’errore è stato MIO…

Non mi sono mai messa al primo posto.

Volevo dimostrare che VALGO! Ma lo facevo nella maniera sbagliata.

Nel silenzio si vede chi è davvero meritevole.

E io lo sono sempre stata, ma… non me ne accorgevo.

Da quando sono diventata “muta” si percepisce solo la mia aura.

E ciò basta.

Chi mi vuole capire, mi capisce.

Chi mi vuole bene, chi mi ama… lo sa.

Non devo fare nulla, solo essere me stessa.

Nel bene e nel male.

Ho imparato, nell’anno “0”, una grande lezione di vita.”

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