1 Mar 2023

Mirna, la guida escursionistica che invita a camminare con lentezza nei territori di confine

Scritto da: Lorena Di Maria

Apicoltrice di professione, ma sempre in cammino nella valle che più ama: Mirna è una guida escursionistica e grande conoscitrice del territorio delle Quattro Province e delle sue valli, come la Val Trebbia, la Val Curone, la Val Tidone e la Valle Staffora. Qui organizza cammini e trekking durante i quali racconta le storie affascinanti e i segreti di queste terre incontaminate e piene di magia.

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Pavia, Lombardia - Se dovessimo descriverla a partire da tre sue passioni possiamo dire che è un’amante della vita agreste, una grande camminatrice e un’apicoltrice di professione. E nell’area delle Quattro province, territorio di confine che unisce i territori di Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova, sono in molti a conoscerla. Parliamo di Mirna: da tredici anni ha scelto l’appennino come luogo in cui vivere e qui ha costruito il suo progetto di vita, immerso nella natura più profonda.

Mirna è infatti una guida associata ad Aigae – Associazione italiana guide ambientali ed escursionistiche ed è un’esperta del territorio delle Quattro Province, di cui conosce un’infinità di dettagli e storie che fanno venire voglia di ascoltarla per ore. Per fortuna quelle storie in molti possono ascoltarle, poiché da diversi anni ha dato vita al suo progetto personale: I Sentieri di Mirna. Ho voluto intervistarla per farmi raccontare il suo progetto e cosa significa vivere e lavorare in un territorio di confine, scegliendo di fare dell’appennino la propria casa.

«Fare la guida escursionistica è la mia grande passione e io ne ho fatto il mio mondo. Se fai un lavoro come il mio devi per forza amare questi luoghi, ci vivi quasi in simbiosi. Hai il senso della stagionalità, del tempo che passa e li apprezzi anche nei loro momenti più difficili e ostili come quando nevica e viene il gelo». Così Mirna racconta la sua valle. Possiamo considerare la sua una “narrazione in movimento”: ha ideato trekking e cammini che percorrono sentieri storici, boschi e pianure che si intrecciano dalla Val Tidone alla Valle Staffora, dalla Val Trebbia alla Val Curone.

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Eppure Mirna, inizialmente “forestiera”, questi luoghi ha imparato a conoscerli con il tempo. Nata a Sassuolo, si è poi trasferita in Lombardia dove ha svolto tutt’altre professioni. La predisposizione alla vita rurale però ce l’aveva nel sangue: «I miei nonni erano maremmani e mio nonno come lavoro faceva il buttero, ovvero il mandriano. È lui che mi ha trasmesso l’amore per gli animali e le piante». Si sa, quando il richiamo delle origini chiama, non si può non rispondere alla sua chiamata.

Così, spinta dalla voglia di vivere sulle montagne, Mirna si è trasferita sull’appennino e oggi vive a 700 metri di altitudine, in compagnia delle sue amate api e dei suoi asinelli che un po’ ricordano quegli instancabili muli che un tempo attraversavano questi territori per trasportare le merci.

«La mia formazione umanistica mi ha portato a occuparmi di percorsi che attraversano luoghi particolarmente legati alle tradizioni locali e che narrano temi e vicende storiche». Così Mirna porta gruppi alla scoperta degli antichi mulini dove avveniva la molitura dei cereali; costeggia i corsi d’acqua per ammirarne le numerose cascate; fa il “giro del postino”, ripercorrendo le tracce del postino che sessant’anni fa percorreva chilometri a piedi per consegnare le lettere. Il suo è un viaggio autentico, un modo creato a sua misura per conoscere come si scandiva la vita quotidiana in questo territorio e portarlo alla memoria delle persone.

Se fai un lavoro come il mio devi per forza amare questi luoghi, ci vivi quasi in simbiosi

ALLA SCOPERTA DEI SENTIERI RICCHI DI STORIA NELLE QUATTRO PROVINCE

«Faccio la guida per escursioni giornaliere e cammini più lunghi. Oggi il territorio delle Quattro Province sta richiamando sempre più l’attenzione degli operatori del turismo oltre che degli studiosi di tradizioni». Un elemento di ricchezza del territorio sono infatti i suoi cammini storici, di cui Mirna ha appreso curiosità e particolari sconosciuti ai più. Il primo sentiero di cui mi parla è la Via degli Abati, che metteva in connessione il Monastero di Bobbio con Roma, il centro della cristianità. «Fin dall’antichità questo percorso storico e di pellegrinaggi è stato il fulcro di transiti che hanno portato fino a noi la fama dell’area delle Quattro Province».

Poi ci sono le Vie del Sale, come quella che da Varzi, in provincia di Pavia, giunge in Liguria, fino a Genova. «Ha una storia antichissima perché i commerci del sale erano presenti in appennino fin dall’epoca romana. Il sale era conosciuto come “oro bianco” e veniva stoccato nelle saline del porto di Marsiglia. Una parte era inviata al porto di Genova dove, a dorso di mulo, veniva trasportato fin qui».

C’è poi un’estrema varietà di altri percorsi che si intersecano su questi territori: qui si incrociano anche il cammino San Colombano o il cammino di San Michele che dal Piemonte giunge fino in Puglia. Sentieri che si ramificano e attraversano valli e pianure collegano i monti al mare. Da tempi immemori sorpassano qualsiasi confine amministrativo, facendo di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia un unico grande territorio ricco di storia.  

Mirna
OLTREPASSARE I CONFINI

Sulla storia e sull’evoluzione della fisionomia amministrativa dei territori Mirna ha improntato la narrazione dei suoi percorsi. Le chiedo cosa significa per lei vivere in un territorio di confine. Voglio capire se questi “invisibili” confini amministrativi rappresentano sul territorio un motivo di frattura e separazione oppure un ponte che unisce queste quattro province e regioni.

Lei mi risponde con un esempio. «Passeggiando in Val Tidone si ritrovano tracce dei confini di un tempo. Prima dell’unità d’Italia in questa valle passava l’antico confine tra lo Stato Piemontese e lo Stato di Milano e nei boschi appenninici ritrovi ancora gli antichi cipi che ne definivano il confine». Poi mi fa l’esempio dei castelli: «Sul crinale che sorge in corrispondenza del confine tra Piacenza e Pavia ci sono degli incastellamenti. Osservandoli, capisci subito che in passato questi castelli rappresentavano un punto strategico che nel medioevo mettevano in luce le rivalità tra le famiglie piacentine e pavesi».

Dai suoi esempi presto capisco cosa mi vuole dire. «La presenza di questi beni materiali ti fa rendere conto che qui c’è stato un confine storico molto importante. Al tempo stesso percepisci che il confine è diventato qualcosa che ha saputo rendere unico questo territorio». Per Mirna qui si trova un’unicità di storia, conoscenze, tradizioni e i cammini sono un vettore che sia in antichità che nel presente identificano il territorio come un territorio unico, attraversato da un unico filo conduttore. Non una frattura, bensì un’eterogeneità.

COSA MIGLIORARE

Un territorio ricco e variegato come quello delle Quattro Province non può che essere al tempo stesso portatore di una complessità che ricade anche nella sua gestione amministrativa. Per questo sento l’esigenza di domandare a Mirna se percepisce delle criticità dovute alla presenza di diverse gestioni nei rispettivi confini.

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Mi risponde che «dal punto di vista del territorio e della sua gestione, amministrativamente parlando, ci sono differenze, percepisci che c’è un confine. Un aspetto di cui mi lamento spesso è la manutenzione delle strade. Più ci spostiamo dalle pianure alla montagna e più troviamo paesini collegati da strade provinciali che soffrono di una cattiva manutenzione. Anche la gestione delle strade cambia da una provincia all’altra: in provincia di Piacenza le strade sono ben tenute, anche laddove ci si trova in una quota maggiore. La provincia di Pavia invece è molto più estesa e per questo non è facile arrivare dappertutto».

E dal punto di vista dei sentieri? «A livello di crinale si intersecano molti cammini storici importanti e la tabellazione, i segnavia e le indicazioni su alberi e sassi sono stati realizzati da associazioni diverse che si sono occupate di identificare, strutturare e rendere agibili i cammini. Per poter migliorare la propria visibilità e rendere efficienti i tracciati per i camminatori, molte associazioni hanno usufruito di bandi della Comunità Europea, finalizzati a supportare il turismo lento. Questa di fatto è una buona cosa, ma la mancanza di eterogeneità fa sì che diventa difficile per un camminatore orientarsi».

Il problema delle differenti tabellazioni è una questione che Mirna, insieme a un comitato di cittadini delle Quattro Province cui fa parte, ha deciso di affrontare: nei mesi passati il comitato ha organizzato dei convegni coinvolgendo le amministrazioni e proponendo soluzioni per una lettura più omogenea dal punto di vista della sentieristica. «L’estrema eterogeneità dei sentieri è un valore, ma può anche costituire un confine troppo netto, anche per la fruibilità. Se si trovasse il modo di raccordare tutti i sentieri e identificarli in un certo modo univoco sarebbe più facile identificare il territorio come entità naturalistica che, seppur complessa, vede nell’unità il suo valore». 

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