18 Gen 2024

Surgentes, la rete di professionisti impegnati in una cooperazione internazionale comunitaria

Scritto da: Alessandra Ghiani

Oggi vi raccontiamo di Surgentes, un'associazione nata dall’idea di alcuni geologi e ingegneri esperti nella gestione delle risorse idriche. Si tratta di una realtà attiva nella realizzazione di progetti di cooperazione in regioni del mondo dove è più difficile reperire le professionalità necessarie a costi accessibili. Ogni progetto di Surgentes cerca di coinvolgere appieno le comunità beneficiarie negli interventi proposti, rendendole parte attiva di ogni fase e partendo sempre dalle necessità del territorio.

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Cagliari - Gestione delle risorse idriche, sanità, energia, inclusione: sono questi i settori in cui opera Surgentes, onlus fondata a Cagliari nel 2012 da un gruppo di ingegneri e geologi con l’intento di mettere a disposizione tempo e competenze al servizio di regioni del mondo in cui è difficile trovare professionalità in tali ambiti a costi ragionevoli.

Ecuador, Etiopia e Senegal sono i Paesi in cui finora ha operato in partnership con altre realtà, per garantire o migliorare l’accesso delle comunità a servizi essenziali e per renderle autonome e autosufficienti. Il tutto sempre nel rispetto delle dinamiche sociali e dell’ambiente. A raccontarci Surgentes è Andrea Pilia, socio fondatore della onlus.

Perché avete deciso di dare vita a Surgentes?

Il tutto è partito da un percorso personale. Io seguivo progetti di questo tipo collaborando da freelance con altre organizzazioni. Durante una rimpatriata con vecchi colleghi a Barcellona abbiamo scoperto che in tre stavamo facendo percorsi simili in progetti di cooperazione. Esperienze significative che ci hanno portato a unire le forze. Surgentes nasce così, con l’obiettivo di operare nei settori idrico, igienico-sanitario, energetico, educativo e di sostegno alle disabilità in Paesi in cui è difficile reperire le professionalità necessarie. Inizialmente avevamo una base a Barcellona e una a Cagliari, ora operiamo solo da Cagliari.

surgentes
Come vi siete mossi per il reperimento dei fondi?

Fin da subito è stato più semplice di quanto si pensi. Con nostra sorpresa la fondazione di Surgentes è stata accolta con molto entusiasmo. Con pochi eventi di raccolta fondi abbiamo recuperato il necessario per il primo progetto e siamo partiti dall’Ecuador, dove già avevamo operato singolarmente.

C’è da considerare che i nostri progetti non sono molto onerosi. Noi siamo volontari e paghiamo di tasca le nostre spese, come quelle di viaggio. La manodopera viene fornita gratuitamente dalle persone del posto in cui interveniamo. I soldi servono essenzialmente per acquistare i materiali, ma trattandosi di Paesi molto poveri i costi sono bassissimi. Con poche migliaia di euro si riesce a costruire una struttura che può servire un intero villaggio, per fare un esempio.

Quali valutazioni fate prima di far partire un progetto?

Il punto di inizio di ogni nostra azione come Surgentes è la condivisione con la comunità in cui decidiamo di intervenire. Non arriviamo sul posto con le nostre proposte, partiamo sempre dalle loro esigenze: la prima cosa che chiediamo è un elenco dei bisogni. Sono posti molto fragili anche dal punto di vista sociale. Se non ci si muove in sintonia con la comunità si rischia di rovinarne gli equilibri e di fare danni, anziché essere d’aiuto.

Non arriviamo sul posto con le nostre proposte, partiamo sempre dalle esigenze della comunità

In base a quali criteri scegliete i luoghi in cui operare?

Collaboriamo con altre organizzazioni e innanzitutto cerchiamo di essere complementari a vicenda nella realizzazione dei progetti. Insieme individuiamo un percorso multisettoriale di miglioramento della qualità della vita dell’intera comunità. I luoghi vengono scelti anche in base a questa possibilità, per far sì che l’intervento sia utile nel breve e nel lungo periodo.

Le esigenze primarie sono acqua potabile e sanità. Se in un dato luogo operano solo medici, il problema dell’acqua non verrà risolto. Allo stesso modo, ingegneri e geologi non possono occuparsi di sanità. Per esempio, se in un villaggio i medici riscontrano patologie legate alla mancanza di acqua potabile, unire le forze può migliorare di molto le condizioni di vita di chi vi abita.

Per i vostri progetti usate le energie rinnovabili?

Sì. Partiamo dal presupposto che nei villaggi in cui interveniamo non c’è l’energia elettrica. I nostri sistemi devono quindi essere alimentati dal sole. Per tutelare al massimo l’ambiente abbiamo realizzato dei sistemi che funzionano di giorno per evitare di avere le batterie da smaltire. Per l’acqua abbiamo poi dei serbatoi abbastanza grandi che riempiamo affinché sia disponibile anche la notte. Sono posti in cui non esiste la coscienza del rifiuto come lo intendiamo noi. Con Surgentes cerchiamo quindi di realizzare sistemi semplici, facilmente utilizzabili e il più possibile sostenibili.

surgentes
Nei luoghi in cui operate trovate terreno fertile? Siete ben accolti?

Siamo sempre stati ben accolti, anche se con un po’ di scetticismo iniziale. La fiducia l’abbiamo costruita con il tempo dimostrando che non eravamo lì di passaggio e dando continuità negli anni ai progetti. Per noi è fondamentale la gestione duratura quindi investiamo molto nella formazione delle persone del posto.

Facciamo in modo che si crei un comitato di gestione che accompagniamo finché è in grado di lavorare in autonomia. Il coinvolgimento diretto è molto importante per la buona riuscita dei progetti e per far sì che si possano portare avanti nel tempo. Inoltre, anche quando non siamo sul posto ci sentiamo regolarmente, manteniamo una relazione costante.

Nei vari luoghi tornate periodicamente. Ci sono interventi successivi a quelli iniziali?

Sì, anche per valutare se ci sono migliorie da fare. Ad esempio, se dobbiamo realizzare un pozzo il primo anno facciamo sì che ci sia almeno un rubinetto vicino alle abitazioni. Successivamente lavoriamo per rendere la distribuzione dell’acqua capillare in tutto il villaggio.

Oltre al fornire acqua potabile, con Surgentes quali altri tipi di progetti seguite?

Dallo scorso anno in Senegal abbiamo implementato un corso di alfabetizzazione informatica frequentata da bambini sordi. Finanziamo anche il pulmino che va prenderli tutte le mattine per portarli a scuola. Nella zona ci sono poi anche diversi casi di albinismo e, grazie a una donazione, abbiamo fornito le creme solari per tutto l’anno. Adesso stiamo iniziando a organizzare degli screening dermatologici e oculistici per tutti questi bimbi, che sono particolarmente fragili ed esposti a diverse patologie.

surgentes 3
Qual è stata la più grande difficoltà incontrata finora e quale la più grande soddisfazione?

La fase più complessa è capire le dinamiche sociali del villaggio. Per questo, il primo viaggio è sempre finalizzato all’ascolto e alla raccolta delle idee in base alle esigenze delle persone. Poi è fondamentale capire come muoversi tra tutti i referenti. Di norma c’è un capo villaggio, ma anche un’autorità religiosa. Talvolta le autorità religiose possono essere due, pertanto è importante conoscere la comunità e i ruoli delle persone.

Per quanto riguarda la più grande soddisfazione è impossibile fare una graduatoria. Il momento più emozionante è quando vedi le persone aprire un rubinetto vicino alla loro abitazione, non più costrette a fare chilometri. Oppure quando torni dopo un anno e vedi che quella struttura funziona bene e che tutti la usano. Significa che si è fatto qualcosa di importante.

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