25 Mar 2024

Attentato a Mosca, tutto quello che sappiamo e possibili conseguenze – #901

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Venerdì pomeriggio un attentato in un teatro ha scosso la Russia e il mondo intero. E con il Nord del mondo sull’orlo del panico e nel mezzo di una folle corsa agli armamenti, questa tragedia rischia di essere una ennesima, possibile scintilla che alimenta l’escalation bellica. Cerchiamo di vederci più chiaro.

Va bene, iniziamo da lì, dalla notizia che sta tenendo banco da venerdì pomeriggio, quella di un terribile attentato terroristico che ha scosso la Russia e un po’ il mondo intero, in un momento già di tensione altissima, in cui sono morte, a quanto ne sappiamo al momento 137 persone.

Partiamo dai fatti, o perlomeno da quello che sappiamo sui fatti. Prendo spunto per la ricostruzione da alcuni articoli dei giornali, in particolare da un pezzo del Post e da diversi articoli del Corriere.

Tutto succede venerdì sera, intorno alle 20. Siamo nella periferia occidentale di Mosca, nel Crocus City Hall, un enorme teatro da oltre 9000 posti dove sta per tenersi un concerto dei Picnic, un gruppo rock. Un gruppo di uomini armati, almeno 4, arrivati sul luogo con una Renault bianca con targa russa, entra all’improvviso nel teatro e inizia a sparare alle persone presenti, poi si sentono delle esplosioni, almeno due, forse causate dal lancio di granate o ordigni esplosivi, e il tetto dell’edificio collassa su se stesso, causando morti, feriti, panico generale fra le migliaia di persone presenti. Appunto: si parla al momento (lunedì mattina) di 137 morti e 180 feriti, di cui almeno 60 in condizioni gravi. Ma sono dati in continuo aggiornamento. Il tutto dura 18 minuti. Poi gli uomini risalgono sulla stessa auto con cui sono arrivati e si mettono in fuga.

Nel frattempo nel teatro si genera anche un incendio e sul luogo accorrono moltissimi mezzi tra polizia, ambulanze, camion dei pompieri, elicotteri e forze speciali. Almeno 100 persone vengono tratte in salvo dal seminterrato dell’edificio, dove si erano rifugiate per scappare dagli spari. Viene allestito un centro di raccolta sangue per le operazioni di cura dei feriti e in breve ci si accorge della drammaticità della situazione.

Intanto la notizia fa il giro del mondo, non solo per la gravità del fatto in sé, ma anche per il momento storico in cui arriva con l’esercito russo che è impegnato in una guerra sul suolo ucraino da oltre due anni e la tensione che continua a crescere anche con il resto dei paesi Nato. E quindi in molti si chiedono se ci sia il governo o i servizi segreti ucraini dietro a questo attentato. Putin afferma che se scopre che c’è l’Ucraina di mezzo, farà fuori i leader ucraini. Le società di mezzo mondo restano col fiato sospeso per un po’. Poi iniziano ad arrivare notizie di stampo diverso fra loro e contraddittorio.

Un paio dopo d’ore dopo l’attacco, l’ISIS lo rivendica attraverso la sua agenzia di stampa “non ufficiale” al Amaq. Il messaggio di rivendicazione parla di un generico Califfato russo. Alcuni funzionari statunitensi informati dall’intelligence riferiscono che l’attacco sarebbe stato compiuto dall’ISIS-K, un gruppo terroristico affiliato all’ISIS e attivo principalmente in Afghanistan. Il New York Times ricorda che nelle scorse settimane l’intelligence statunitense era venuta a sapere che l’ISIS-K aveva pianificato un attacco terroristico a Mosca. E in effetti l’ambasciata americana a Mosca aveva lanciato un allarme per i cittadini statunitensi residenti nella città, allarme bollato dal Cremlino come “propaganda per indebolire la nostra società”.

La mattina successiva, quella di sabato, viene fermata un’auto vicino al confine con Bielorussia e Ucraina, a oltre 500 chilometri da Mosca: l’auto è la solita Renault bianca all’interno della quale la polizia arresta alcuni di coloro che avrebbero partecipato all’attentato. Nel giro di qualche ora vengono arrestati in tutto 11 persone sospettate di aver partecipato o di aver contribuito all’organizzazione dell’attacco. Tra queste 11 persone ci sarebbero anche i 4 attentatori. Poi qui ci sono versioni inizialmente discordanti, alcune sostengono che gli attentatori fossero di più (6?) e che due di loro siano scappati nel bosco, ma la versione ufficiale del governo russo, che arriva qualche ora dopo, è che tutti e 4 gli attentatori siano stati arrestati.

Poco dopo l’Agenzia stampa Ria Novosti, dichiara in un comunicato che “i criminali arrestati intendevano attraversare il confine tra la Federazione Russa e l’Ucraina” e “avevano contatti rilevanti” con la parte ucraina. La fonte sarebbe l’Intelligence russa. Emergono anche gli identikit degli arrestati, due di loro “avevano armi e passaporti del Tajikistan”.

Pian piano vengono fuori ulteriori dettagli, diffusi dalle agenzie russe assieme ai video degli interrogatori, alcuni dei quali fatti utilizzando torture atroci. Almeno due dei sospettati di aver compiuto la strage affermano di essere stati assoldati via Telegram per una cifra di circa 5mila euro da un predicatore chiamato Mohammed. 

Restano diverse zone d’ombra. Tipo: come ha fatto l’auto a viaggiare per 500 km senza essere fermata, sebbene si conoscesse da subito persino la targa? Forse le forze di sicurezza russa volevano vedere dove si dirigeva? E come mai si è parlato di 11 arrestati quando poi tutte le notizie sono riferite ai 4 presunti attentatori? Chi sono gli altri 7?

Ecco: qui siamo, all’incirca. 

Ma quindi chi è stato? L’attribuzione dell’attentato all’Isis è attendibile? E che sarebbe questo Isis-K o Khorasan? C’entra qualcosa il governo ucraino oppure no? Cerchiamo di capirci qualcosa. 

I media occidentali sembrano abbastanza compatti nell’indicare come attendibile l’ipotesi dell’Isis. La fonte principale che accredita questa versione è l’intelligence Usa, che appunto aveva già lanciato allarmi su questa evenienza. Ovviamente le fonti di intelligence sono sempre da prendere con le pinze, però diciamo che ci sono alcuni aspetti che avvalorano questa ipotesi.

Ad esempio un articolo del Guardian racconta la “fissazione dell’Isis-k” con la Russia e il fatto di avere più volte attaccato Putin e la sua propaganda in questi anni. Ma che cos’è esattamente l’ISIS-K? Si tratta di una branca dell’Isis scissionista, la “K” sta per Khorasan, cioè il nome di una regione antica, che include parti dell’attuale Pakistan, Iran, Afghanistan e Asia Centrale. Fu fondato nel 2014-15 da alcune centinaia di talebani pakistani che trovarono rifugio poco al di là del confine, in Afghanistan, dopo essere fuggiti da alcune offensive militari compiute dalle forze di sicurezza pakistane.

Dal 2021, soprattutto dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan e la presa del potere dei talebani, l’ISIS-K ha acquisito vigore e nei mesi passati ha cominciato a progettare attentati anche fuori dall’Afghanistan. L’articolo non lo dice ma qui c’è da fare una importante precisazione: l’Isis-K non è alleata dei talebani che governano l’Afghanistan, anzi l’aumento degli attentati è contro i Talebani, che sono decisamente più moderati, e con i quali c’è una grossa spaccatura ideologica.

Insomma si tratta di una organizzazione terroristica dal potere crescente e che, come ha raccontato l’analista Colin P. Clarke al New York Times, negli ultimi due anni ha criticato di frequente il presidente russo Vladimir Putin e la sua propaganda, sostenendo che fosse un omicida di musulmani. Quindi, ecco, i presupposti ci sono e la rivendicazione sembrerebbe credibile.

Veniamo ora alle dichiarazioni dell’intelligence russa sui rapporti degli attentatori con Kiev. Oltre alle dichiarazioni dell’Intelligence, sabato Putin in un breve discorso ha detto che gli attentatori sono stati catturati mentre stavano cercando di fuggire in Ucraina grazie a una finestra aperta sul confine dal lato ucraino. Non si sa esattamente a cosa si riferisca, né quali siano le prove o le ipotesi dietro a queste dichiarazioni. I funzionari ucraini hanno da subito negato ogni coinvolgimento. Ma ovviamente è impossibile sapere come sono andate le cose.

Comunque stiano le cose, c’è il forte rischio che un legame vero o presunto dei terroristi col governo di Kiev sia usato dal governo russo per inasprire ulteriormente la portata del conflitto. Dmitry Medvedev, ex presidente della Russia che ora è vice capo del consiglio di sicurezza, ha detto che se il coinvolgimento di Kiev nell’attacco alla sala concerti viene provato, tutti i coinvolti “devono essere rintracciati e uccisi senza pietà, inclusi gli ufficiali dello stato che ha commesso tale oltraggio”. 

E in generale il governo russo sembra utilizzare una comunicazione volta a minimizzare l’ipotesi dell’Isis e a gettare ombre sul governo ucraino. E ha già aumentato l’intensità dell’attacco all’Ucraina, con una pioggia di missili e droni che ha colpito le due principali città del paese, Kiev e Kharkiv, che nella giornata di ieri sono state colpite da continui blackout.

Ad un certo punto, durante la giornata di domenica, un missile russo ha violato per qualche secondo lo spazio aereo polacco, scatenando un certo panico, poi rientrato. Alcune fonti di intelligence occidentali riportate da Franco Tito su Repubblica sostengono che il governo russo userà la strage del Crocus per colpire Kiev e forse per saggiare la capacità di risposta della Nato. Nato che si starebbe preparando a presidiare ancora di più militarmente i propri confini.

Questo è quello che sappiamo. Che non è molto, e non è rassicurante. Vi do un’altra notizia e poi ne riparliamo meglio.

Un’altra notizia che ha tenuto banco, apparentemente slegata da questa di cui abbiamo parlato ma in realtà molto interconnessa, è quella delle “facce” di Meloni in Parlamento. Le avrete viste sicuramente le foto della nostra premier che si nasconde sotto la giacca e fa tutta una serie di espressioni buffe, da commedia dell’arte. 

Che credo sia stato un vero e proprio capolavoro politico. Non so dire se e quanto volontario, ma forse un po’ sì. Intendo dire che tutti i giornali italiani, e anche diversi giornali esteri, incluso il Financial Times, hanno parlato delle facce di Meloni, e praticamente nessuno, se non in maniera molto marginale, ha parlato di ciò di cui si stava parlando.

Ecco, ciò di cui si stava parlando non è una robetta da niente. Non è una questione secondaria. Quindi parliamone. 

Le facce di Meloni alla Camera erano infatti durante un incontro in cui la premier riferiva al parlamento sull’imminente incontro del Consiglio Europeo, la riunione dei capi di Stato e di governo dei paesi dell’Unione Europea, che si è poi tenuta giovedì e venerdì. È una cosa abbastanza usuale infatti in vista di incontri del genere presentare in Parlamento la linea che il governo vuole tenere in ambito europeo e aprirsi a obiezioni e commenti da parte dei parlamentari.

In questo caso, poi, si trattava di un Consiglio Europeo particolarmente significativo. Perché si doveva discutere, e si è discusso, fra le altre cose, di come prepararsi all’ipotesi di una guerra in Europa. Un’ipotesi che viene discussa in maniera sempre più concreta. 

Nella lettera d’invito ai leader Ue, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel parlava esplicitamente della «più grande minaccia alla sicurezza dalla seconda guerra mondiale» e affermava che «è giunto il momento di adottare misure radicali e concrete per essere pronti a difenderci e mettere l’economia dell’Ue sul “piede di guerra”». 

Una linea che ha ribadito al termine del Consiglio aggiungendo che «abbiamo tre obiettivi: sostenere l’Ucraina adesso; spendere meglio e più velocemente insieme; un accesso più semplice ai finanziamenti pubblici e privati per il settore della difesa». Sempre nell’ottica di aumentare i finanziamenti per il settore della difesa, si è tornati a discutere anche dell’annosa questione degli eurobond, ovvero della possibilità di emettere titoli di stato europei per finanziare direttamente le spese comunitarie, invece di chiedere a ogni stato di contribuire. Eurobond che potrebbero andare a finanziare, fra le altre cose, anche la creazione di un esercito europeo. 

Ma com’è che d’improvviso l’Europa si prepara a fare la guerra alla Russia, o perlomeno a difendersi dalla Russia? E poi, siamo sicuri che sia una cosa improvvisa? Vi faccio ascoltare un contributo audio di Dario Tamburrano tratto dall’ultima puntata di INMR+ che si chiama “Il green deal va a fare la guerra”, in cui Tamburrano, che è stato europarlamentare nella scorsa legislatura e fra le altre cose è il padre delle comunità energetiche, ci svela che un piano di conversione bellica dell’economia europea sia forse già in atto. 

Audio disponibile nel video / podcast

Ora, il punto è che siamo nel pieno della classica dinamica della spirale bellica. La scorsa settimana ben due fonti diverse, ovvero l’esercito polacco e un think tank americano Institute for the study of war, hanno lanciato l’allarme sul fatto che Putin si stia preparando ad attaccare direttamente un paese Nato, forse non subito, ma nel prossimo futuro. 

Quindi da un lato è normale che l’Europa pensi alla sua difesa. Al tempo stesso un’europa sempre più armata e in assetto bellico fa sì che Putin alzi il livello della sua propaganda e aumenti anch’esso gli investimenti bellici, perché non solo deve conquistare l’Ucraina o parte di essa ma deve difendersi dai paesi nato. Il risultato è che aumentano le armi, aumentano gli investimenti, aumentano le provocazioni e aumentano le possibilità che alla fine la guerra, quella grande, scoppi davvero. 

Ora, visto che si tratta di un film già visto, sappiamo anche come va a finire. E non è una bella fine. Come racconta Donella Meadows nel suo libro Pensare per sistemi, l’unico modo per interrompere la dinamica della spirale bellica, è che uno degli attori faccia un passo indietro. Esca da questa dinamica e inizi a giocare a un altro gioco. Al di là di chi ha ragione e chi ha torto. E niente, insomma, questo è quello che c’è da sapere sulle facce di Meloni.

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