2 Dic 2022

L’Europa accelera sui sistemi di riuso – #630

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La Commissione europea ha reso noto il nuovo regolamento che riguarda gli imballaggi nella sua probabile versione definitiva. Vediamo cosa prevede. Parliamo anche del nuovo discusso inceneritore a Roma e di un’indagine sulla condizione dei polli negli allevamenti Lidl.

RICICLO E RIUSO, L’EUROPA CHIARISCE

Due giorni fa, il 30 novembre la Commissione europea ha reso nota la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio dopo diverse bozze trapelate. Sarebbero quella serie di misure di cui avevamo parlato giorni fa, che avevano fatto alzare una levata di scudi qui in Italia da parte di Confindustria, dei vari consorzi di riciclatori e del governo, che fra l’altro avevano fatto una gran confusione mostrando una scarsa comprensione del regolamento stesso. 

La Commissione europea sembra aver parzialmente accolto le rimostranze degli industriali presentando una versione un po’ più annacquata, ma che comunque mantiene fermi alcuni punti centrali. In pratica le proposte sono rimaste le stesse ma sono diminuite le percentuali, dopo vediamo di quanto. Tali riduzioni, ha affermato Piotr Barczak, senior policy officer per i rifiuti e la regolamentazione presso l’European Environmental Bureau “sono dovute alle forti pressioni esercitate nelle ultime settimane dall’industria degli imballaggi, che vuole mantenere lo status quo e continuare a immettere sul mercato i propri imballaggi monouso e mal progettati”.

Leggo da un articolo stranamente neutrale del Sole 24 Ore che le nuove norme europee sugli imballaggi hanno tre obiettivi principali. In primo luogo: prevenire. Quindi fare in modo che ci siano meno imballaggi, sia limitare gli imballaggi non necessari che promuovendo soluzioni di imballaggi riutilizzabili e ricaricabili. Vi ricordo che per imballaggi si intende non solo il packaging dei prodotti ma anche ad esempio, i contenitori con cui viene recapitato il cibo da asporto, i bicchieri in cui vengono servite le bevande da asporto e così via. In secondo luogo, il pacchetto promuove il riciclo di alta qualità (il cosiddetto “circuito chiuso”): ovvero quello che ottiene in uscita un materiale quasi uguale a quello in entrata. Infine, si vuole ridurre l’utilizzo di materie prime, attraverso la creazione di un mercato ben funzionante per le cosiddette materie prime seconde, quelle risultato del riciclo. Come? Aumentando l’uso di plastica riciclata negli imballaggi attraverso obiettivi obbligatori. 

«L’obiettivo principale e complessivo di questo pacchetto è ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% entro il 2040 pro capite per Stato membro, rispetto al 2018», è scritto nei documenti pubblicati oggi. Ciò porterebbe a una riduzione complessiva dei rifiuti di circa il 37% rispetto a uno scenario senza modifiche della legislazione. Questo avverrà «sia attraverso il riutilizzo che il riciclaggio». L’obiettivo sarà raggiunto progressivamente, 5% di riduzione entro il 2030 e 10% entro il 2035.

Altri obiettivi più specifici li spiega Sabien Waldeck su Packaging Insights: “entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande da asporto dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori portati dai clienti, per arrivare all’80% nel 2040 (nella bozza precedente le percentuali erano del 30 e del 95%). Il 10% degli imballaggi dei cibi pronti da asporto dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 40% entro il 2040 (in precedenza erano il 20% entro il 2030 e il 75% entro il 2040). Infine, il 10% delle bevande alcoliche e non alcoliche (esclusi vino e liquori) dovrà essere riutilizzabile entro il 2030 e il 25% entro il 2040 (in precedenza erano il 20% entro il 2030 e il 75%, invariato, entro il 2040).

Inoltre vengono vietate le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel, e viene prevista una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica. I prodotti in plastica biodegradabile commercializzati in Ue dovranno avere un’etichetta per mostrare quanto tempo impiegheranno a biodegradarsi, in quali circostanze e in quale ambiente. Gli imballaggi destinati al compostaggio industriale saranno consentiti solo per bustine di tè, cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e sacchetti di plastica molto leggeri.

Insomma una serie di disposizioni direi di buon senso, pur un po’ annacquate rispetto alla versione originale. Che fra l’altro hanno il vantaggio di entrare a far parte del regolamento europeo, e quindi di diventare operative automaticamente, senza bisogno di leggi nazionali da parte dei singoli stati membri.  

Come ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue, nonché  commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo, Frans Timmermans, “Nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti sottostanti. So che in Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più, non di meno, non c’è competizione tra i due approcci”. Lo ha detto fra l’altro parlando in italiano, mandando un messaggio chiaro al nostro governo e al nostro comparto industriale e del riciclo. Ha aggiunto anche che: “Non tutte le pratiche di riciclo funzionano veramente bene, ma il riutilizzo non è in competizione con il riciclo, abbiamo bisogno di entrambi gli strumenti, come di più impianti per il trattamento dei rifiuti”. 

Come avvenuto qualche settimana fa, anche in questo caso, nonostante le concessioni, sono già arrivate le proteste che vedono in prima linea Italia e Francia. L’ex numero uno di Confindustria, Antonio D’Amato , ha tacciato la Commissione europea di populismo e demagogia, senza spiegare ulteriormente. Anche l’industria dell’imballaggio europea, Europen, ha attaccato il piano di Bruxelles. E tocca mantenere alta l’attenzione perché anche se il pacchetto è stato presentato ufficialmente la commissione stessa ha detto che sono ancora possibili aggiustamenti e modifiche. 

Ad ogni modo, su questo tema così tecnico e anche un po’ difficile vorrei farvi ascoltare un commento di Silvia Ricci, responsabile Campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi, espertissima di rifiuti ed economia circolare.

AUDIO SILVIA RICCI

Sempre a Silvia rubo anche un interessante collage di titoli dei giornali italiani sul tema, che mostrano una stampa piuttosto poco imparziale, e come ti sbagli:

Il Messaggero: Imballaggi la stretta UE mette l’Italia in ginocchio, Il Foglio: Imballaggi aggrediti: numeri e guai, Sole24ore 1: Una norma UE per tutti adatta solo a qualcuno”

Sole24ore 2: Imballaggi, l’Europa vara la stretta ma per le aziende la proposta è insostenibile.

IL NUOVO INCENERITORE A ROMA SI FARA’ (FORSE)

Ci sono novità sul discusso inceneritore romano. Il sindaco Roberto Gualtieri, nel presentare il nuovo Piano di gestione dei rifiuti, ha annunciato che si farà, che si farà a Santa Palomba, quindi alle porte di Roma e che il primo agosto 2023 è prevista l’emissione del bando di gara, la posa della prima pietra per la primavera del 2024 e il completamento nel 2026.

Oltre all’inceneritore, il piano prevede altri impianti. Due impianti di selezione delle frazioni secche da raccolta differenziata, 2 impianti per la digestione anaerobica della frazione organica, i centri di raccolta, in più alcuni impianti “ancillari” rispetto all’inceneritore, deputati alla gestione delle ceneri residue, e alla cattura e stoccaggio della CO2 emessa dalla combustione.

E devo dire che a mio modesto parere il problema principale è proprio il piano in sé, più che l’inceneritore. Non ne ho fatto uno studio approfondito per cui c’è un margine di errore, ma la sensazione a una prima lettura è che il piano si riduca a una serie di impianti, senza il briciolo di un’idea su come gestire in maniera più sistematica i rifiuti della cpaitale, e magari fare un piano serio di riduzione.

Comunque su questo vi faccio sentire un audio di Francesco Ferrante, grandissimo esperto in materia, ex direttore generale di Legambiente, vicepresidente del Kyoto club, blogger, giornalista, ex senatore e tanto altro (ha un curriculum troppo lungo per elencarlo per intero). 

Ringrazio per questo contrinuto Manuela Leone, che ha fatto da intermediaria, e a proposito vi ricordo che se vi interessa approfondire la questione inceneritori, c’è una puntata dedicata all’argomento di Rifiuti: Rievoluzione in corso, con ospite Enzo Favoino, ve la lascio come al solito sotto fonti e articoli.

LE CONDIZIONI DEI PULCINI

Prima di chiudere vi segnalo un articolo pubblicato su L’Indipendente che mostra con lucida cridezza la condizione atroce in cui vivono i polli in alcuni allevamenti, nello specifico venduti poi all’interno delle catene Lidl. L’articolo è di Raffaele De Luca, ve ne leggo un pezzetto, anche qui se poi vi interessa trovate sotto Fonti e articoli la versione completa: “Polli con deformazioni ossee, bruciature sul petto e disturbi neurologici: sono solo alcune delle problematiche emerse da un’indagine condotta dall’associazione Essere Animali in due allevamenti intensivi situati nel nord Italia ed appartenenti ad un fornitore della catena di supermercati Lidl Italia. È nei confronti di quest’ultima, dunque, che l’associazione pone la lente di ingrandimento, ricordando tra le altre cose che quelli oggetto del lavoro investigativo sono allevamenti di grandi dimensioni, capaci di contenere 1 milione di polli da carne per ogni ciclo produttivo. Un dettaglio, quest’ultimo, che non può non conferire ulteriore rilevanza alle drammatiche condizioni documentate, che testimoniano la sofferenza a cui sono destinati i polli d’allevamento.

In tal senso, da premettere è il fatto che ad essere utilizzati negli allevamenti sono razze selezionate geneticamente per raggiungere il peso di macellazione in sole sei settimane: un tasso di crescita che – come precisato dall’associazione – se fosse applicato agli esseri umani porterebbe un neonato a raggiungere un peso di 300 kg all’età di due mesi. Non saranno un caso, dunque, le deformazioni ossee documentate attraverso le immagini e che evidentemente generano diverse difficoltà. Dalle riprese, che sono state effettuate negli scorsi mesi, sono infatti emersi problemi ad alzarsi e camminare per gli animali, la cui attività locomotoria può inoltre facilmente essere limitata in maniera ulteriore, visto che come sottolineato dall’associazione la densità di allevamento può arrivare anche a 20 animali per metro quadrato.

Più avanti si spiega l’ìobiettivo di questa indagine: “L’obiettivo dell’associazione, però, è quello di far sì che Lidl aderisca all’European Chicken Commitment (ECC), impegno che propone alle aziende di adottare una serie di criteri minimi di benessere animale atti a ridurre la sofferenza dei polli. A voler portare la catena di supermercati a prendere tale decisione, nello specifico, è la campagna #LidlChickenScandal, lanciata dalle principali organizzazioni europee per la protezione degli animali. “In qualità di leader della grande distribuzione in Italia con 700 supermercati, e presente in 31 Paesi nel mondo con una rete di oltre 11.550 punti vendita, Lidl ha il potere di contribuire a ridurre drasticamente le sofferenze di milioni di polli allevati anche nelle filiere dei suoi fornitori”, ricorda in tal senso Essere Animali, precisando che “sottoscrivendo l’impegno dello European Chicken Commitment, potrebbe migliorare il benessere dei polli che crescono negli allevamenti della sua catena di fornitura”. D’altronde, oltre 300 aziende in tutta Europa hanno già aderito all’ECC, tra cui anche Lidl Francia, ma nel resto d’Europa Lidl non ha ancora preso alcuna decisione. La società sembra però essere spinta fortemente a farlo visto che, come sottolineato da Essere Animali, l’indagine è apparsa anche in un servizio andato in onda su Rai News 24, mentre la petizione è stata sottoscritta da circa 20mila persone. I consumatori, dunque, sono sempre più consapevoli di ciò che si cela dietro la produzione di carne, e sono decine di migliaia coloro che si schierano a favore di una maggiore tutela degli animali”.

FONTI E ARTICOLI

#imballaggi
Il Sole 24 Ore – Imballaggi: Bruxelles lancia proposta regolamento su riciclo e riuso. Industria Ue contraria
Italia Circolare – Riuso e riciclo: la nuova proposta Ue che non piace a tutti
il manifesto – Stop dell’Ue alle confezioni di plastica: solo riciclo e riuso
Packaging Insights – Watered-down PPWD revisions anger environmentalists and industry groups

#inceneritore
Il Tempo – Roma, il termovalorizzatore a Santa Palomba entro l’estate 2026

#polli
L’Indipendente – Le terribili condizioni dei polli negli allevamenti che forniscono Lidl

#rave
il Post – Il governo cambierà il discusso decreto sui “raduni pericolosi”

#Maduro
il Post – Maduro è sempre meno isolato

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