16 Nov 2022

Missili sulla Polonia, cosa sta succedendo? – #621

Salva nei preferiti

Seguici su:

Due missili, di fattura russa, sono caduti su una cittadina polacca scatenando il panico e facendo vivere ore di altissima tensione in tutta Europa e nel mondo. Come sono andate le cose? Intanto l’Onu annunciano che abbiamo raggiunto la quota di 8 miliardi di persone sul pianeta. Parliamo anche di Trump che annuncia la sua ricandidatura alla Casa Bianca, dell’attentato a Istanbul e della questione curda e infine di un accordo per salvaguardare le foreste.

Ci sono tante notizie oggi, però credo sia il caso di aprire con quella che è di più stretta attualità, ovvero dei missili russi esplosi in Polonia al confine con l’Ucraina, che avrebbero causato due morti. Premetto che la situazione è ancora abbastanza incerta nel momento in cui registro questa puntata, ma qualcosa lo sappiamo e un po’ di ragionamenti li possiamo fare. Partiamo come al solito con i fatti. 

Ieri nel tardo pomeriggio ci sono state delle esplosioni nella cittadina polacca di Przewodów, poco al di là del confine con l’Ucraina. Secondo una fonte d’intelligence americana le esplosioni sarebbero state causate da due missili russi e avrebbero ucciso due persone. 

Ora, appena la notizia è stata diffusa dalla stampa si è scatenato il panico. La Polonia a differenza dell’Ucraina è un paese Nato, e quindi un attacco deliberato della Russia a un paese della Nato avrebbe come probabile conseguenza una escalation, perché l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico afferma che un attacco a un membro della Nato sarà considerato come un attacco a tutti i membri della Nato. Subito molti giornali e diversi politici italiani ed europei hanno gridato all’attacco russo alla Polonia, mentre dagli Usa arrivavano richiami alla cautela. 

Le esplosioni sono avvenute durante quello che probabilmente è stato il più intenso bombardamento russo verso le città ucraine dall’inizio del conflitto, con il lancio di oltre cento missili super tecnologici che secondo gli analisti sono un segnale di forza per scongiurare le voci appunto di una risi dell’esercito russo dopo l’annuncio della ritirata da Kherson. 

Da principio c’è stato il solito scaricabarile fra governo russo e governo ucraino. Il ministero della Difesa russo ha negato che ci siano stati attacchi russi «contro obiettivi vicini al confine tra Ucraina e Polonia» e ha detto che gli annunci che sostengono che i missili russi abbiano colpito la Polonia sono «una deliberata provocazione che ha l’obiettivo di far degenerare la situazione». 

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pubblicato un video in cui al contrario dà per certo che si tratti di missili russi che hanno colpito la Polonia e «il territorio della NATO», parlando di «significativa escalation». 

Mentre da Varsavia hanno fatto sapere che i missili sono sì di fattura russa, ma è impossibile stabilire chi li abbia lanciati. Poi, verso le otto di sera, è iniziata a girare una ricostruzione dei fatti che vuole che non si sia trattato di un attacco volontario della Russia alla Polonia ma di missili sì russi, ma colpiti dalla contraerei ucraina che quindi esplodendo in aria sarebbero finiti (o perlomeno dei rottami di essi) per oltrepassare il confine con la Polonia e causare i danni riportati. 

Sembrerebbe al momento la versione piuttosto plausibile, per quanto ogni ricostruzione sia fin qui prematura e incerta. La plausibilità di questa ricostruzione è dovuta anche al fatto che negli ultimi giorni abbiamo assistito a dei tentativi di trattative fra Russia e Usa, in cui Biden a un certo punto ha persino redarguito Zelenski dicendo che in qualche modo deve fare una proposta di pace credibile. Ieri sera in diretta su La7 Luca Caracciolo, direttore di Limes ha detto “Se io fossi russo non capirei perché sabotare le trattative in corso con gli USA e che non piacciono all’Ucraina. Se fossero confermati i missili russi propendo per il fatto che si sia trattato di un errore. Potrebbero anche essere pezzi di missili russi intercettati dalla contraerea ucraina”

Nelle prime ore del mattino la versione è ulteriormente cambiata e si dice semplicemente che è “improbabile che si sia trattato di un attacco russo”, senza specificare ulteriormente.

Tutto ciò fra l’altro avviene proprio durante il primo giorno di incontri ufficiali del G20 a Bali, in Indonesia, dove è presente anche il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Proprio a Bali Biden ha convocato una sorta di riunione straordinaria degli alleati Nato (stravolgendo il programma del vertice) in cui pare abbia da un lato cercato di abbassare la tensione dicendo che è improbabile che questo sia un attacco russo alla Polonia, dall’altro abbia promesso ulteriori indagini. Intanto nella notte il governo polacco ha annunciato la sua intenzione di fare appello all’articolo 4 del trattato nordatlantico, che è un invito alla consultazione e recita: “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. 

Quello che è chiaro, al di là della ricostruzione di questo fatto, è che la tensione è molto alta e sia i giornali che i vari attori politici ci mettono poco a farsi prendere da una sorta di isteria bellica. Quando in realtà, spesso, sarebbe meglio fare un gran respiro.

SIAMO 8 MILIARDI

Da martedì 15 novembre, siamo ufficialmente 8 miliardi di persone sul Pianeta. Ne parlano quasi tutti i giornali, con toni devo dire abbastanza neutri. Anzi, se cercate 8 miliardi su Google una delle prime notizie che vi esce è la dichiarazione della cantante Emma Marrone che si lamenta che su 8 miliardi di persone lei non è riuscita a trovarsi un fidanzato: “ce ne fosse uno che si fidanza con me”. 

Vediamo un po’ di dati, prima di commentare. Innanzitutto, come si può intuire sono stime, fatte nello specifico dall’Onu che ha una sorta di contatore della popolazione mondiale sul proprio sito che avanza sulla base di modelli statistici. Non c’è un funzionario dell’Onu a monitorare ogni singola nascita. Insomma, non è detto che la soglia degli 8 miliardi nella realtà sia stata toccata esattamente ieri, magari era il giorno prima o magari è oggi, ma poco importa. Alla fine sono momenti simbolici. 

8 miliardi significa esattamente un miliardo in più rispetto al 2011, 11 anni fa, e il doppio rispetto al 1974. Scrive il Post: “In undici anni la popolazione mondiale è aumentata quanto aveva fatto nei suoi primi 300mila anni di storia, cioè dalla comparsa di Homo sapiens sul pianeta fino al primo miliardo di persone, che si stima siano state raggiunte nei primi anni dell’Ottocento. Si prevede invece che nel 2037 verranno superati i 9 miliardi”.

Ora, se guardate la curva della crescita della popolazione umana nel corso della sua storia, è impressionante. È la classica curva esponenziale. Come spiegava in un Ted Talk di qualche anno fa Cristiano Bottone del movimento della transizione, citando il fisico Albert Allen Bartlett, il più grande problema del genere umano è che non capisce la curva esponenziale. Tutto ciò mentre il genere umano stesso diventava una curva esponenziale. 

Guardiamo qualche dato in più: La crescita recente della popolazione mondiale è dovuta soprattutto all’aumento delle persone che vivono in Asia e Africa, che hanno compensato il calo demografico europeo e nordamericano. Più della metà della crescita prevista per i prossimi anni invece sarà dovuta all’aumento della popolazione in soli 8 paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. Già il prossimo anno è previsto il sorpasso dell’India alla Cina come paese più popoloso del mondo.

Di contro negli stati più ricchi la popolazione ha iniziato a diminuire già diversi anni fa e in molti stati del Nord America e d’Europa il numero medio di nuovi nati per ogni donna è sceso sotto i 2.

La campagna di comunicazione fatta dall’Onu per comunicare questo dato ha toni ottimistici e gira attorno al fatto che il numero 8, se girato in orizzontale, diventa il simbolo di infinito, quindi di «infinite possibilità». Ma questo aumento enorme di popolazione in pochi decenni ci pone di fronte a delle enormi sfide ecologiche e sociali. 

Leggo ancora dall’articolo del Post: “La crescita demografica degli ultimi anni è strettamente legata ad alcune delle più grandi crisi di questo secolo e di fatto della storia dell’umanità, dallo sfruttamento delle risorse al riscaldamento globale. La necessità di produrre abbastanza cibo per 8 miliardi di persone e di dare a una buona parte di loro l’energia e le infrastrutture per vivere dignitosamente ha portato a deforestazione, sfruttamento del suolo, emissioni di anidride carbonica, rifiuti e molte altre conseguenze che già ora sono poco sostenibili e lo diventeranno ancora di più negli anni a venire, con l’ulteriore previsto aumento della popolazione, che di fatto mette a rischio la sopravvivenza della specie umana”.

Ora, come abbiamo visto tempo fa, la buona notizia è che negli ultimi anni le stime sul picco della popolazione sono state via via riviste al ribasso: se fino a qualche anno fa si calcolava che saremmo arrivati a 11 miliardi nel 2100, stima che è stata ridotta a 10,4 miliardi più di recente. Uno dei fattori considerato centrale per contenere entro certi limiti la crescita demografica, di cui ci parlava anche Giuseppe Barbieri in una puntata di MAtrix è dentro di noi, è quello dell’istruzione femminile, con livelli più alti di istruzione che sono correlati con minor numero di figli.

Resta il problema, non banale, che nella nostra società tutto è stato costruito basato sulla crescita. E occorre un cambiamento profondo per destrutturare questo modello e costruirne un altro. 

TRUMP ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA

Qualche altra notizia più rapida. Questa notte Donald Trump ha annunciato la sua ricandidatura per le elezioni del 2024. Scrive Michael Bender sul NYT:  “Donald J. Trump, la cui presidenza storicamente divisiva ha scosso i pilastri delle istituzioni democratiche del Paese, martedì sera ha dichiarato la sua intenzione di ricandidarsi alla Casa Bianca nel 2024, ignorando gli appelli dei repubblicani che avvertono che la sua continua influenza sul partito è in gran parte responsabile del risultato più debole del previsto alle elezioni di midterm.

Il suo annuncio insolitamente anticipato è stato motivato in parte dal calcolo che una candidatura formale potrebbe aiutarlo a proteggersi dalle molteplici indagini sui suoi tentativi di aggrapparsi al potere dopo la sconfitta del 2020, che ha portato all’attacco mortale dei suoi sostenitori al Campidoglio il 6 gennaio 2021”.

Ora bisogna capire se il partito repubblicano metterà in campo anche altri sfidanti, tipo il governatore della Florida di cui parlavamo qualche giorno fa.

I CURDI NEGANO OGNI COINVOLGIMENTO NELL’ATTENTATO DI ISTANBUL

Ci sono aggiornamenti anche dalla vicenda dell’attentato a Istanbul. In pratica è arrivata la risposta curda alle accuse da parte di Erdogan di essere dietro all’attacco terroristico. Vi leggo un estratto dell’articolo di Repubblica che ne parla:

“Questa storia e questi scenari illogici che il governo turco sta diffondendo sono un tentativo di diffamare l’Amministrazione autonoma e giustificare i suoi attacchi alla nostra regione”, dice Muhammad Hassan, dando voce alle preoccupazioni dei curdi siriani che dopo l’attentato di Istanbul e le accuse di Ankara temono una nuova operazione militare turca nel nord della Siria. Il governo Erdogan infatti sostiene che i curdi siriani e i curdi iracheni siano responsabili dell’attacco, che sarebbe stato compiuto da una siriana addestrata “dal Pkk”, il partito dei lavoratori del Kurdistan.

Nel frattempo “Le forze democratiche siriane e l’Amministrazione autonoma hanno rilasciato dichiarazioni che negano qualsiasi collegamento a questo attacco terroristico”. Insomma, c’è il rischio che questa vicenda venga strumentalizzata da Erdogan che non ha mai fatto mistero delle sue mire di a estendere l’egemonia turca lungo tutta la fascia di territorio siriano a ridosso con il confine turco e portare sotto il controllo la “ribelle Kobane”, conosciuta in Occidente per la sua resistenza eroica contro l’Isis.

Sul tema, con un tweet, si è espresso anche Zerocalcare, il famoso fumettista che ha dedicato due fumetti proprio alla questione curda. Vi leggo la sua analisi perché mi è sembrata interessante.

“Quanto dichiarato dalla Turchia, un Paese le cui galere sono piene di giornalisti e i giornali chiusi non si contano più, per me non ha più affidabilità di quanto afferma la guerriglia curda, che si è sempre presa la responsabilità delle sue azioni rivendicandole”.

“Senza voler giocare agli investigatori, perché nessuno di noi ne ha gli strumenti, ci sono una serie di punti che paiono inverosimili. La presunta bombarola sarebbe dell’intelligence del Pkk, ma agisce a viso scoperto e poi torna tranquillamente a casa sua dove viene arrestata. Erdogan sostiene che l’ordine dell’attacco proviene da Kobane. Tolta l’insensatezza del luogo (a Kobane stanno le Ypg, che non operano fuori dal Rojava), guarda caso è la città che Erdogan dice di voler espugnare da mesi. Solo che invadere Kobane e riportare lì i jihadisti… è difficile di fronte all’opinione pubblica di mezzo mondo. Adesso diventa “il luogo da cui è partito l’attentato”, che legittima l’invasione su larga scala che la Turchia ha annunciato da mesi”.

Il presidente turco è quello che ci “guadagna da questo attentato”, perché “compatta un pezzo di Paese, distrae dalla crisi economica e legittima l’invasione del nord est Siria che prepara da mesi. E chi ci rimette: i curdi”. 

ACCORDO BRASILE, INDONESIA E CONGO SU FORESTE

Va bene, al volo un’ultima notizia molto interessante. Leggo sempre dal Post che Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia, che insieme hanno il 52 per cento delle foreste pluviali tropicali del pianeta, lunedì hanno firmato un accordo di cooperazione per la tutela delle proprie foreste. 

Con questo accordo i governi dei tre paesi si impegnano, tra le altre cose, a limitare la deforestazione, tutelare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi in pericolo. Dal momento che non è sostenuto da alcun piano economico, l’accordo prevede anche che i tre paesi si impegnino a trovare nuovi «meccanismi di finanziamento», sia da parte di investitori privati che da programmi delle organizzazioni internazionali, come quelli avviati in passato dell’ONU.

È un passo importante, e mi sembra interessante anche che i paesi che ospitano le più grandi foreste del mondo abbiano deciso di fare questa cosa assieme, e non ognuno per conto suo, mandando un importante segnale di collaborazione.

FONTI E ARTICOLI

#Ucraina
Aljazeera – Russia-Ukraine live: Deadly explosion in Poland sparks concern
il Post – Missili su una città polacca al confine con l’Ucraina

#popolazione
il Post – Siamo 8 miliardi

#Trump
Aljazeera – Donald Trump 2024: Ex-president to announce presidential run

#curdi
la Repubblica – Attentato a Istanbul, i curdi negano responsabilità. Zerocalcare: “Erdogan vuole conquistare Kobane”

#foreste
il Post – Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia hanno avviato una collaborazione per tutelare le proprie foreste

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Case green, ecco come funziona la nuova direttiva, nel dettaglio – #915

|

“Con l’assalto eolico una transizione energetica dannosa per la Isola”: il no di Luras alla speculazione

|

Cristofero Costanzo: “Tra mandorle e ulivi ho scommesso sull’agricampeggio in Sicilia”

|

Green Culture: cambiamento e innovazione per progettare la transizione ecologica

|

Sport paralimpici: a che punto siamo in Italia? Ne parliamo con Efrem Morelli

|

Jorge Eielson, l’artista peruviano che ha scelto Bari Sardo come dimora per l’eternità

|

Al via il primo Action Bootcamp Transistor, il futuro della Sicilia dipende da noi

|

La Repubblica Democratica del Congo fra colonizzazione, risorse e la prima donna al potere in Africa

string(9) "nazionale"