17 Feb 2023

Scampia, il Gridas è salvo, almeno per ora! – #671

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Tante notizie da commentare oggi. A partire da una bella novità che ci arriva dal Gridas, l’organizzazione culturale che organizza il carnevale di Scampia, per arrivare alle novità del governo su Superbonus e Stabilimenti balneari, fino al possibile disastro ambientale del treno deragliato in Ohio, alle manifestazioni in Israele e in Cina. E ancora le dimissioni del Presidente della Banca mondiale, l’avvio di una commissione d’inchiesta sui cambiamenti climatici e l’apertura delle consultazioni sul piano italiano di adattamento climatico.

Iniziamo questa puntata con una notizia che di certo non troverete sui giornali, perlomeno non su quelli nazionali. Ma è una notizia bella, che riguarda un luogo e progetto a cui siamo particolarmente legati come Italia che Cambia e che arriva proprio in un momento altamente simbolico, il giovedì grasso.

Parliamo di Scampia, e del Gridas, il Gruppo risveglio dal sonno, un’organizzazione fondata ormai più di quarant’anni fa da Felice Pignataro e Mirella la Magna che fa delle attività culturali bellissime a Scampia, e che fra le altre cose organizza il fantastico Carnevale di Scampia, di cui proprio questa domenica di terrà la sfilata principale.

Forse ve lo ricorderete, ma il Gridas è sotto sfratto perché una sentenza civile ha ritenuto il Gridas “colpevole di occupare senza titolo” lo stabile in cui ha la sua sede e lo ha condannato a pagare circa 15.000 euro di spese processuali.

Un’accusa piuttosto paradossale per un progetto che nel 2018 è stato persino riconosciuto come bene comune della città di Napoli. Da subito è partito un ricorso, oltre a vari tentativi di mediazione, si è attivata una mobilitazione e sulla piattaforma Produzioni dal basso è stata avviata una campagna di sottoscrizione popolare per sostenere le spese processuali. 

Comunque, per arrivare alle novità, ieri è arrivata la notizia che è stata accettata la sospensiva dell’efficacia esecutiva della sentenza contro il Gridas. In altre parole lo sgombero è perlomeno congelato. Ho chiamato Martina Pignataro, figlia di Mirella e Felice e una delle attuali anime di Gridas per un commento a caldo sulla notizia.

Torniamo a parlare di questioni nazionali, perché ieri il governo sembra aver assestato una spallata molto decisa al Superbonus varando quella che Repubblica definisce “una massiccia restrizione ai bonus edilizi”. Il decreto legge approvato dal consiglio dei ministri prevede infatti uno stop totale alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i nuovi interventi. 

Dall’entrata in vigore del decreto, per i vari interventi edilizi (dalle ristrutturazioni all’efficienza energetica, dalle facciate alle colonnine) “non è consentito l’utilizzo” delle due opzioni previste al posto delle detrazioni fiscali, ovvero cessione e sconto, con l’eccezione gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila. Allo stesso tempo, per i crediti già esistenti non sarà più consentito l’acquisto da parte delle pubbliche amministrazioni, per evitare la formazione di nuovo debito pubblico.

È una decisione che in parte era già stata ventilata in passato, ma che sembra ancora più drastica di come era stata inizialmente prospettata dal governo Meloni e che potrebbe mettere in difficoltà chi su quei crediti faceva affidamento, dalle imprese alle famiglie. Al tempo stesso è molto fresca, e ancora non sono noti moltissimi dettagli, quindi mi riservo di parlarvene meglio nei prossimi giorni. 

Sempre di questi giorni è l’approvazione del decreto Milleproroghe, ovvero quel provvedimento che il parlamento usa quasi ogni anno per prorogare norme in scadenza e di cui il parlamento non è riuscito a occuparsi. Quello del 2022 era stato approvato a fine dicembre dal Consiglio dei ministri ed essendo un decreto-legge aveva 60 giorni di tempo per essere approvato in parlamento. Il decreto è stato approvato alla Camera e ora passa al Senato, comunque ve ne parlo perché c’è una norma in particolare che ha fatto e sta facendo discutere, quella sugli stabilimenti balneari.

In pratica – scrive il Post – nel decreto è prevista proroga di un altro anno, fino al 31 dicembre del 2024, delle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari, concessioni che in Italia vengono prorogate quasi automaticamente da decenni agli stessi proprietari con affitti piuttosto bassi, mentre essendo beni di proprietà statale dovrebbero essere assegnate attraverso gare pubbliche periodiche. 

Quello delle concessioni balneari è un tema che ciclicamente torna, ma questa proroga è particolarmente problematica perché va contro gli impegni presi dal governo con l’Unione Europea per liberalizzare le concessioni e rimetterle a gara, e perché a novembre del 2021 una sentenza del Consiglio di Stato aveva stabilito che le concessioni non potevano essere prorogate oltre il 31 dicembre del 2023.

Diversi giornali hanno scritto che per queste ragioni durante la discussione al Senato il governo avrebbe provato una mediazione con la maggioranza parlamentare per togliere l’emendamento dal testo, ricevendo la ferma opposizione dei senatori di Lega e Forza Italia. La cosa strana è che il governo era inizialmente d’accordo con questa proroga, poi con una specie di piroetta avrebbe fatto marcia indietro e secondo Repubblica potrebbe provare di nuovo a far togliere l’emendamento durante la discussione alla Camera. 

Magari ne riparliamo durante la discussione alla Camera, comunque se il tema vi interessa vi lascio sotto FONTI E ARTICOLI una puntata di INMR in cui lo abbiamo trattato piuttosto approfonditamente.

a bene, spostiamoci negli States, dove sta iniziando a destare molta preoccupazione la notizia di un treno merci deragliato in Ohio che rischia di causare un disastro ambientale. Vi leggo come descrive la vicenda Valentina Neri su Lifegate: “Era la notte tra il 3 e il 4 febbraio 2023 quando un treno merci, partito da Madison (Illinois) e diretto a Conway (Pennsylvania), è deragliato in Ohio. Per la precisione a East Palestine, un villaggio da poco meno di 5mila abitanti a un’ottantina di chilometri da Pittsburgh. L’incidente non ha provocato morti né feriti. Ma la nube nera che si è alzata nel cielo quando il treno ha preso fuoco, fin da subito, non ha fatto presagire nulla di buono. Tanto più perché il convoglio trasportava sostanze tossiche. Ora i lavori di bonifica procedono spediti, ma la preoccupazione degli abitanti del luogo è tangibile.

Quando il convoglio è uscito dai binari, il 3 febbraio, una cinquantina di vagoni sono rimasti ammassati prendendo fuoco. Quando ormai bruciavano ininterrottamente da tutto il weekend, le autorità locali hanno acconsentito alla richiesta della compagnia ferroviaria – Norfolk Southern – di appiccare un incendio controllato ad alcune sostanze chimiche, per scongiurare il rischio di un’esplosione con il rilascio di schegge e fumi tossici. Solo a quel punto gli abitanti di East Palestine sono stati evacuati immediatamente dalle proprie case, per poi essere autorizzati a rientrare mercoledì 7 febbraio.

Apparentemente, la vita quotidiana a East Palestine è tornata alla normalità. Le scuole sono aperte, i treni sono tornati ad attraversare i binari. Il governatore dell’Ohio Mike DeWine fa sapere che i lavori di bonifica procedono spediti. Ma gli abitanti del luogo non riescono più a fidarsi. Dopo i mal di testa e l’odore pungente nelle narici per giorni, ora ciò che li spaventa di più è l’acqua.

Il plume di contaminazione si sta spostando verso il fiume Mississippi: secondo l’Agenzia di protezione ambientale (Epa) dell’Ohio, ciò significa che gli abitanti delle città lungo il tragitto possono semplicemente chiudere le loro prese dell’acqua potabile durante il suo passaggio. I test finora non avrebbero dato adito a preoccupazioni, assicurano le autorità; e, in ogni caso, i normali sistemi di trattamento delle acque sarebbero in grado di filtrare eventuali contaminazioni. Nonostante ciò, sono stati trovati migliaia di pesci morti nei fiumi della zona. E coloro che vivono nei pressi del luogo dell’incidente e usano un pozzo privato sono stati invitati a bere solo acqua in bottiglia.

In generale, tra gli abitanti serpeggia una certa confusione. Le comunicazioni delle autorità appaiono parziali e talvolta contraddittorie. Nei social network circolano dubbi e sospetti su quanto sia realmente accaduto. E gli esperti hanno già chiarito che ci vorrà ancora tempo per ricostruire con esattezza le cause e le conseguenze dell’incidente”.

Per denunciare l’avvenuto si è mossa anche la storica attivista ambientale Erin Brokovic che ai microfoni della CNN ha attaccato il presidente Biden per non essersi fatto vedere sul luogo: “«Fatti vedere, ascolta la comunità, visitala, fai i test, sii trasparente».

Ancora non si sa bene quale sia esattamente la situazione e la sensazione è che le autorità non siano esattamente trasparenti sulla questione. Su questo, continuiamo magari a tenerci aggiornati.

Da Israele invece arrivano due notizie per certi versi opposte. La prima è che Mercoledì il parlamento israeliano ha approvato una legge che permetterà di revocare la cittadinanza a tutte le persone condannate per terrorismo e che ricevono finanziamenti dall’Autorità Nazionale Palestinese, l’organismo politico che governa nei territori palestinesi.

Spiega il Post che “La legge riguarderà anche chi non ha la cittadinanza ma un permesso di residenza permanente, come la maggior parte dei palestinesi che abitano a Gerusalemme est, la parte della città che appartiene ai territori palestinesi occupati da Israele dal 1967. Anche se la legge non lo dice esplicitamente, è palese quindi che riguarderà principalmente i palestinesi con permessi di residenza e la comunità araba con cittadinanza israeliana. Sono infatti per la maggior parte gli arabi israeliani e i palestinesi le persone in carcere in Israele per reati di terrorismo, solitamente per attentati e altre azioni legate alla causa palestinese.

Oltre che una condanna per terrorismo, l’altro requisito affinché possa venire revocata la cittadinanza è che si ricevano direttamente o indirettamente finanziamenti dall’Autorità Nazionale Palestinese. Quest’ultima riconosce da molti anni una sorta di indennizzo ai palestinesi in carcere per terrorismo, e aiuta economicamente le loro famiglie sovvenzionandole attraverso un apposito fondo. Secondo il governo israeliano questi aiuti economici sarebbero di fatto un finanziamento delle attività terroristiche palestinesi”.

La misura è considerata un atto politico molto forte ed ostile, perché sappiamo che la definizione di terrorismo in Israele verso i Palestinesi è a maglie molto larghe. 

Chissà se questa legge alimenterà le grandi proteste che da diverse settimane stanno scuotendo il paese. Che sono anche la seconda notizia su Israele. Vi leggo un pezzetto dell’articolo di Silvia Cegalin su la Svolta: “una giovane donna si è spogliata rimanendo coperta solo da un costume a 2 pezzi: è successo domenica al il muro del Pianto di Gerusalemme, simbolo sacro per la comunità ebraica. L’ennesimo atto di dissenso non solo verso l’establishment rabbinico, ma anche verso le politiche di Benyamin Netanyahu, che in questo periodo sta raccogliendo moltissime critiche.”

“La causa di questo gesto di protesta sarebbe infatti un disegno di legge “moralista” proposto dal partito sefardita ultraortodosso Shas, di cui fa parte il ministro dell’interno Aryeh Deri, braccio destro di Netanyahu. Un disegno di legge che è stato messo da parte, ma che avrebbe reso punibile con 6 mesi di carcere e con multe fino a 10.000 shekel (circa 2.700 euro) chi, al cospetto del Muro del Pianto, si fosse presentato con “abiti immodesti” o fosse andato lì per organizzare riti religiosi non conformi con l’ortodossia ebraica.

Questa azione è da contestualizzare all’interno di una cornice ben più complicata. Da gennaio, ogni sabato, le strade e i mercati delle principali città israeliane sono palco di proteste, scoppiate per dire “No” alla riforma della giustizia voluta da Netanyahu. Una riforma che molti israeliani, e il partito di opposizione di centrosinistra, definiscono ad personam perché, con l’attuazione di questo procedimento, la Knesset (il Parlamento israeliano) acquisterebbe un controllo maggiore, per non dire totale, sul sistema giudiziario.

E Netanyahu, che negli anni è stato oggetto di accuse di corruzione, frode e violazione della fiducia, potrebbe beneficiare di questa riforma, bloccando i giudici e, di conseguenza, le inchieste e i processi che lo vedono coinvolto.

Grandi proteste stanno agitando anche la Cina. Sempre il Post racconta che “Mercoledì nelle città cinesi di Wuhan e Dalian centinaia di persone, soprattutto anziane, si sono riunite per protestare contro le recenti riforme della sanità locale che prevedono tagli alle spese mediche di cui i pensionati possono beneficiare attraverso il servizio sanitario pubblico. Foto e video diffusi sui social network mostrano gruppi di persone anziane manifestare sia lì che a Dalian, nel nord-est del paese, in alcuni casi intonando “L’Internazionale”.

Al momento la polizia e le autorità locali non hanno commentato la situazione, e non è chiaro se qualcuno sia stato arrestato in relazione a queste proteste. Le dimostrazioni seguono di pochi mesi le grandi e inusuali proteste contro le rigidissime misure imposte dalle autorità cinesi fino alla fine dell’anno scorso per contenere la diffusione dei contagi”.

È interessante notare come una società che siamo abituati a considerare molto ligia alle regole e ben poco democratica come quella cinese sia negli ultimi mesi caratterizzata da una serie di agitazioni sociali molto forti. Che non sono una novità in Cina ma che stanno assumendo un ruolo, mi pare, via via più centrale. 

In questa sorta di ping pong globale, torniamo negli Stati uniti, a Washington per la precisione, dove il presidente della Banca Mondiale, David Malpass, ha annunciato le sue dimissioni. 

Come spiega Kalyeena Makortoff sul Guardian “Malpass, nominato alla carica da Donald Trump nel 2019, ha dichiarato che si dimetterà dalla banca multilaterale di sviluppo, che fornisce miliardi di dollari all’anno di finanziamenti alle economie in via di sviluppo, entro la fine di giugno.

Malpass non ha fornito alcuna ragione specifica per la decisione e non ha spiegato perché lascia la banca a meno di un anno dal suo mandato quinquennale. In una dichiarazione ha affermato che: “Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di perseguire nuove sfide”. Tuttavia, la partenza di Malpass arriva solo pochi mesi dopo lo scandalo dovuto ad alcune sue affermazioni che negavano il cambiamento climatico.

La controversia era nata dopo la sua partecipazione a un panel di finanziamento del clima in occasione di una conferenza a New York a settembre. Alla ripetuta domanda se ritenesse che “la combustione di combustibili fossili da parte dell’uomo… [stia] riscaldando rapidamente e pericolosamente il pianeta”, Malpass ha cercato di eludere la domanda prima di dire: “Non lo so nemmeno io. Non sono uno scienziato”.

Capite bene che avere a capo di uno dei principali organismi finanziatori dei paesi più poveri, fra i cui problemi principali c’è anche la crisi climatica, un negazionista climatico non è il massimo. 

Fra l’altro di recente, la segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha lanciato un’importante spinta per cambiare il modo in cui la Banca Mondiale opera per garantire prestiti più ampi per combattere la crisi climatica e altre sfide globali. Yellen ha dichiarato anche che gli Stati Uniti nomineranno presto un sostituto di Malpass perché una lunga tradizione vuole che il governo statunitense sceglie il capo della Banca Mondiale, mentre i leader europei scelgono il leader del suo partner più grande, il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

In chiusura, per dare almeno un senso di logica e circolarità a questa puntata un po’ schizofrenica, torniamo in Italia, per due notizie volanti. La prima è che si è ufficialmente insediato l’intergruppo parlamentare sui cambiamenti climatici.

Gli intergruppi parlamentari sono una roba strana. Sono dei gruppi informali, non sono organi istituzionali, che banalmente raggruppano liberamente parlamentari che hanno interesse su un dato argomento. Ce ne sono a decine nel nostro parlamento. 

Quest’ultimo nato ha come obiettivo dichiarato quello di creare una commissione d’inchiesta bicamerale (quindi in Camera e Senato) sui cambiamenti climatici che possa “delineare una fotografia dello stato dell’arte, a partire dai dati sugli effetti e dal complesso di norme che riguarda svariati settori, per proporre misure e interventi che affrontino la questione dell’adattamento, della transizione ecologica e della mitigazione, dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale». Così ha spiegato il promotore dell’intergruppo, il senatore Michele Fina, le cui parole sono riportate da Greenreport.

I partecipanti hanno inoltre deciso di lavorare da subito sulle urgenze, convocando in audizione istituzioni e soggetti in grado di fornire dati e informazioni in particolare su politiche industriali e sussidi ambientalmente dannosi e sul riordino dei piani e delle misure che riguardano i cambiamenti climatici.

Mi sembra una cosa interessante, anche se non capisco fino in fondo il senso. Una commissione d’inchiesta si fa in genere quando ci sono delle cose poco chiare su cui indagare. Forse la commissione vuole indagare sulle responsabilità della politica nel non aver fatto azioni climatiche abbastanza convinte? Non è dichiarato, ma se fosse così potrebbe essere una roba da tenere d’occhio.

La seconda notizia è che da ieri e per 45 giorni è aperta la fase di consultazione pubblica sul Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Pubblicato il 28 dicembre scorso dopo molti ritardi, il piano aggiorna la prima versione che risale al 2018. Con il Pnacc, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) intende fornire delle linee guida per indirizzare le azioni di cittadini, amministrazioni e aziende nella riduzione dei rischi connessi con i cambiamenti climatici.

La consultazione pubblica è aperta al contributo di tutti i portatori d’interesse: cittadini, comunità e qualsiasi altro soggetto pubblico e privato. Se siete interessati a partecipare, o conoscete qualche organizzazione che lo è, vi lascio il link sotto FONTI E ARTICOLI per inviare i vostri commenti. Non vi assicuro che qualcuno li leggerà, per cui valutate voi se è uno sforzo che vale la pena compiere. 

Le istruzioni per inviare le osservazioni sono a questo link

#Gridas
Italia che Cambia – Il Gridas non si tocca: sotto sfratto l’associazione di Scampia, la mobilitazione continua
Napoli da vivere – Il Carnevale di Scampia 2023: la più grande e bella festa di Carnevale a Napoli

#superbonus
Ansa – Superbonus, stop totale a sconto in fattura e cessione

#migranti
L’Essenziale – La camera ha approvato la legge contro le ong

#milleproroghe
il Post – Cosa c’è nel decreto “Milleproroghe”
Italia che Cambia – Concessioni balneari, cosa prevede il nuovo testo? – #465

#Acea
la Svolta – Michaela Castelli lascia la guida di Acea

#carceri
la Svolta – Com’è vivere nelle carceri minorili?

#Ohio
Lifegate – In Ohio si teme un disastro ambientale, dopo il deragliamento di un treno carico di sostanze tossiche
La Svolta – Deragliamento treno tossico Ohio: Erin Brockovich contro Biden

#World Bank
The Guardian – World Bank chief resigns after climate stance misstep

#clima
Greenreport – L’intergruppo parlamentare sui cambiamenti climatici propone una nuova Commissione d’inchiesta
Rinnovabili.it – Via alla consultazione pubblica per il PNACC, il piano nazionale di adattamento al climate change
Rinnovabili.it – Risultati non all’altezza delle ambizioni per l’Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico dell’Ue
Mite – Consultazione pubblica (art. 13 comma 5 del d.lgs 152/2006) per la Valutazione Ambientale Strategica del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC)

#aziende
Valori – H&M, Google, Apple e le altre. La neutralità climatica solo a parole

#covid
L’Indipendente – Nessuna verità: l’OMS abbandona le indagini sull’origine del Covid

#privacy
Internazionale – Un’inchiesta giornalistica rivela le minacce digitali alla democrazia

#Cina
il Post – Nelle città cinesi di Wuhan e Dalian centinaia di persone anziane stanno protestando contro i tagli alla sanità

#rifiuti spaziali
Economia Circolare – La ricerca dell’università USA sui rifiuti spaziali per applicare l’economia circolare nell’atmosfera

#complotti
AGI – “Biden vuole farci credere negli alieni”. Ora i complottisti cambiano musica

#burnout
The Vision – LAVORIAMO TROPPO E SIAMO SEMPRE ESAUSTI. IL BURNOUT È LA SINDROME DELLA NOSTRA GENERAZIONE

#Israele
la Svolta – Israele: continuano proteste e scioperi contro il Governo
Il Post – Il parlamento israeliano ha approvato una legge che permetterà di togliere la cittadinanza a chi è condannato per terrorismo e riceve fondi dall’Autorità Nazionale Palestinese

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