9 Mag 2024

Vaccini e reazioni avverse, il caso AstraZeneca e lo studio mondiale. Cosa sappiamo? – #927

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Sui giornali si torna a parlare di vaccini covid, sia per via del ritiro del vaccino di AstraZeneca dal mercato dopo le ammissioni in tribunale del legame con un raro effetto collaterale molto grave, sia perché è uscito uno studio proprio sui danni da vaccino su un campione di quasi 100 milioni di persone. Inoltre il New York Times pubblica un lungo reportage su come negli Usa (ma possiamo facilmente estendere la questione anche da noi) le persone che hanno subito danni da vaccini non vengano ascoltate dalle istituzioni. Sul finire parliamo anche di come è andato l’Open forum sul clima di Milano.

Allora, negli ultimi giorni diversi giornali sono tornati a parlare di vaccini Covid, per due motivi. Il primo è che AtraZeneca, una delle aziende produttrici di vaccini contro il Covid ha dapprima ammesso un grave benché raro effetto collaterale del suo vaccino in tribunale e poco dopo – ieri – ha ritirato il farmaco dal commercio. la seconda è l’uscita del più grande studio realizzato fin qui, con quasi 100 milioni di partecipanti, sugli effetti collaterali dei vaccini Covid, studio che in realtà è uscito a febbraio ma i giornali italiani, non so perché, ne stanno parlando adesso.

Comunque partiamo dalla prima notizia. Circa una decina di giorni fa, per la prima volta in tribunale britannico, un rappresentante dell’azienda AstraZeneca ha ammesso che uno degli effetti collaterali, per quanto rari, del suo vaccino anti-Covid può essere una forma di trombosi che può causare danni gravi e anche letali. 

Che ci faceva AstraZeneca in tribunale? Ci faceva che in Inghilterra è stata presentata un’azione legale collettiva contro il colosso della biofarmaceutica perché il farmaco – sviluppato insieme all’Università di Oxford – avrebbe appunto causato danni gravi o fatali a diversi pazienti. 

L’accusa arriva da una class action di cittadini che riportano 51 casi di sindrome da trombosi con trombocitopenia, Una reazione avversa che porta alla formazione di coaguli nel sangue e a un basso numero di piastrine, collegati alla somministrazione del vaccino. L’accusa cita 51 casi e chiede un risarcimento danni complessivo che può arrivare a 100 milioni di sterline (quasi 117 milioni di euro).

In pratica, come racconta il Telegraph, il primo caso segnalato alla magistratura britannica di questo tipo di reazione avversa è stato quello di Jamie Scott, che ha riportato danni cerebrali irreversibili in seguito alla formazione di un coagulo di sangue e a un’emorragia cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino di AstraZeneca nell’aprile 2021. Inizialmente, in una lettera inviata agli avvocati di Scott nel maggio dello scorso anno l’azienda aveva rifiutato ogni responsabilità, scrivendo: “Non riconosciamo che la Tts sia causata dal vaccino a livello generico”.

Ma in un documento ufficiale inviato all’Alta Corte nel febbraio di quest’anno la casa farmaceutica ha modificato la propria posizione. “Ammettiamo che il vaccino di AstraZeneca può causare la Tts in casi molto rari. Il meccanismo causale è sconosciuto”, ha dichiarato l’azienda. È la prima volta che AstraZeneca riconosce di fronte a un’autorità giudiziaria che il suo vaccino può essere collegato alla patologia.

Qualche giorno fa l’azienda aveva annunciato il ritiro del vaccino dal mercato europeo, sostenendo che non fosse più aggiornato contro le varianti di covid. ieri però è arrivato un ulteriore annuncio del ritiro a livello mondiale. 

Anche qui ufficialmente l’azienda giustifica la sua decisione parlando di un “eccedenza di vaccini aggiornati disponibili”. Ma, ecco, il legame con la vicenda giuridica e l’ammissione dell’azienda sembra abbastanza evidente. Anche perché quell’ammissione, a detta di molti giornali britannici, potrebbe aprire la strada a risarcimenti multimilionari. 

La seconda notizia di cui improvvisamente parecchi giornali italiani hanno iniziato a parlare è quella di un mega studio condotto a livello mondiale condotta dalla Global Vaccine Data Network sugli effetti avversi dei vaccini, e questa cosa è un po’ strana. Cioè: non è strano che i giornali ne parlino, visto che è uno studio obiettivamente molto importante e il primo a essere fatto su un campione di persone vastissimo in molti paesi del mondo, parliamo di quasi 100 milioni di persone. La cosa strana è che ne parlino adesso, visto che lo studio è uscito a febbraio, ed è stato inizialmente ignorato.

Ora, non sono riuscito a ricostruire come mai questo studio sia stato rilanciato dai giornali solo adesso, ma visto che non ne abbiamo parlato ancora, parliamone. 

Mi sposto sul Guardian, però, perché l’impostazione che dà la maggior parte dei giornali italiani alla notizia è poco chiara, ad esempio su Repubblica c’è un articolo a firma di Antonio Cassone, infettivologo e professore universitario che però fa tutta una premessa interminabile in cui sembra voler mettere le mani avanti su tutto quello che emerge dallo studio, dicendo che i vaccini sono sicuri ed efficaci ma che come ogni farmaco hanno degli effetti collaterali, anche se rari, e che è importante parlare degli effetti collaterali perché minimizzarli fa il gioco di chi non crede nell’efficacia dei vaccini e così via. 

Che per carità, posso anche capire il senso del suo ragionamento, ma mi sembra che ottenga esattamente l’effetto opposto di quello che si prefiggeva. 

Il Guardian invece, che della notizia parlava giustamente a febbraio, mette semplicemente in fila quello che emerge dallo studio. Ovvero, che se da un lato i vaccini, secondo le stime dell’Oms, hanno salvato almeno 7 milioni di vite, dall’altro hanno causato una serie di effetti collaterali, alcuni già noti, altri scoperti proprio grazie a questo studio.

Studio che, appunto, è la pubblicazione più grande fin qui realizzata e che ha coinvolto più di 99 milioni di persone in Australia, Argentina, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Nuova Zelanda e Scozia.

Quindi, vediamo i risultati: in generale lo studio afferma che le reazioni avverse gravi sono rare e complessivamente i benefici dei vaccini Covid-19 superano di gran lunga i rischi. Per quanto riguarda le reazioni avverse, la ricerca ne prende in esame 13, in realtà ce ne sono molte di più ma queste 13 sono – credo – quelle considerate più gravi – e esamina l’incidenza di queste patologie, che sono neurologiche, sanguigne e cardiache dopo la somministrazione dei vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca, confrontandola con l’incidenza attesa di queste condizioni nella popolazione pre-pandemica.

I risultati dello studio hanno confermato i collegamenti tra i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) e gli effetti collaterali rari come la miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e la pericardite (infiammazione del sacco sottile che avvolge il cuore). In particolare per la miocardite le ricorrenze sono state alte soprattutto dopo la seconda dose di vaccini a mRna, dove hanno superato di ben 6 volte quelle attese in una popolazione standard. Significa che se mediamente c’è, che so, un caso di miocardite ogni 1000 abitanti, dico una cifra a caso, nella popolazione post vaccino questi casi sono stati 6 ogni 1000 abitanti. Mentre per la pericardite è stata trovata una ricorrenza di quasi 7 volte superiore a quella standard dopo la 3a dose di AstraZeneca. 

Oltre a questi due eventi, che sono stati quelli numericamente più frequenti, è stata confermata la sindrome di Guillain-Barré (una condizione in cui il sistema immunitario attacca i nervi) e la trombosi venosa cerebrale sinusale (un tipo di coagulo di sangue nel cervello) come effetti collaterali, molto più rari, collegati al vaccino AstraZeneca.

Sono stati poi scoperti due nuovi effetti collaterali molto rari: l’encefalomielite disseminata acuta – un’infiammazione e gonfiore nel cervello e nel midollo spinale – e la mielite ransversa, o infiammazione del midollo spinale, un altro tipo di infiammazione del midollo spinale, entrambi collegati al vaccino AstraZeneca.

I tassi di rischio sono estremamente bassi, con 0,78 casi di encefalomielite disseminata acuta e 1,82 casi di mielite trasversa ogni milione di dosi. Quindi ricorrenze minime, ma comunque superiori a quelle attese in una popolazione standard.

Dall’altro lato lo studio comunque evidenzia anche che tutte queste complicazioni sono più frequenti nelle infezioni di covid rispetto a quanto non lo siano nelle persone vaccinate. Cioè: sono tutte complicanze rare sia del Covid che dei vaccini, ed è più probabile incorrere in queste patologie come complicanza del covid che come effetto collaterale da vaccino. 

Ora, angolo-riflessione. So che il tema dei vaccini è un tema estremamente caldo e che fa incazzare un po’ tutti, ma vorrei provare a condividere qualche riflessione. Tutti gli studi mostrano che i vaccini Covid hanno più benefici che rischi, pur con differenze notevoli a seconda delle fasce di età. Diciamo che se questa cosa è molto evidente in età avanzata, diventa meno netta via via che ci si sposta su fasce di popolazione più giovani.

Ora la parola chiave qui, secondo me è: in media. E io credo che il problema principale stia lì. Cioé: se questa cosa vale sui grandi numeri, non per forza vale per il singolo. Non è detto che la persona che ha un effetto collaterale grave o che tira le cuoia per via del vaccino, per quanto siano casi rarissimi, sarebbe morta se avesse contratto il covid. 

E un conto è se sono io che scelgo di vaccinarmi, in cui io mi assumo il rischio dell’operazione così come avviene ogni volta che assumo un farmaco, un conto è se me lo impone una legge. In quel caso che succede? Come dovrebbe comportarsi lo Stato?

Ecco, qui secondo me si genera un cortocircuito in cui lo Stato da un lato ha interesse a far vaccinare tutti per prevenire spese sanitarie delle ospedalizzazioni ecc, quindi spinge su quel pedale lì. Dall’altro però, se ammettesse che ci sono reazioni avverse gravi o persino letali dovrebbe farsi carico, a rigor di logica, assieme alle case produttrici, dei costi di questi effetti. Perché se io ti obbligo a vaccinarti, poi se qualcosa va storto ne sono io il responsabile. E se obbligo a vaccinarsi milioni di persone, allora anche se la percentuale è piccola, il numero di occorrenze è alto. E visto che i singoli risarcimenti sarebbero alti, gli stati non vogliono pagare, le aziende non vogliono pagare e quindi la strategia diventa, negare, minimizzare. 

E quindi, ecco, ipotesi mia, da questo cortocircuito viene, probabilmente, la reticenza ad ammettere, sia da parte delle aziende che da parte degli Stati, gli effetti avversi dei vaccini. Solo che questa reticenza a sua volta alimenta teorie del complotto e diffidenze spesso anche sovradimensionate, che a loro volta spingono i governi ad essere ancora più oscuri nel rendere pubblici i dati, in un meccanismo a catena che si autoalimenta. Ora, io non so dire quale sia la soluzione a questo meccanismo, di certo so che una politica fatta di reticenze e ammissioni tardive non porta niente di buono.

E a testimoniarlo, mi pare, c’è anche un lungo reportage del NYT dal titolo “Migliaia sostengono di essere stati danneggiati dal vaccino Covid. Qualcuno li ascolta?”. L’articolo racconta tante storie personali di soggetti che a detta loro hanno subito effetti collaterali gravi del vaccino. Sono storie che arrivano dagli usa ma mi pare che il senso dell’articolo sia facilmente estendibile a molti altri luoghi, compreso il nostro paese. Tutte queste storie sono unite da un filo rosso: tutte queste persone si sentono completamente ignorate dalle istituzioni. E non si tratta solo di una sensazione.

Come spiega l’articolo, a firma della giornalista Apoorva Mandavilli, “sono state presentate al governo federale Usa oltre 13.000 richieste di risarcimento per lesioni da vaccino, ma con scarsi risultati. Solo il 19% è stato esaminato. Solo 47 di queste sono state ritenute idonee all’indennizzo e solo 12 sono state pagate, per una media di circa 3.600 dollari”.

Come afferma una immunologa di Yale nell’articolo “Almeno il long Covid è stata in qualche modo riconosciuto. Invece le persone che dicono di avere lesioni post-vaccinazione sono completamente ignorate, liquidate e messe in cattiva luce”.

L’articolo porta anche alcuni esempi virtuosi di come poteva essere gestita la cosa. Ad esempio a Hong Kong, il governo ha analizzato le cartelle cliniche centralizzate dei pazienti dopo la vaccinazione e ha pagato le persone per farsi avanti presentando i problemi. La strategia ha identificato “molti casi lievi che altri Paesi non avrebbero altrimenti rilevato” e questo a sua volta ha permesso di progredire con la ricerca per migliorare la sicurezza dei vaccini stessi.

Comunque, in generale c’è un tema, grosso, di persone danneggiate da vaccini che subiscono una sorta di violenza secondaria. Dopo il danno, subiscono anche una sorta di violenza psicologica nell’essere trattati come matti, non ascoltati, relegati ai margini. E questa cosa è un problema. Sia per quelle persone, ovviamente, che più in generale per la nostra società, per gli effetti che crea.

Vabbé, ditemi che ne pensate di tutta questa vicenda, se vi va.

Non so se vi ricordate ma a Milano c’è stato un Open Forum sul clima. L’Open forum è uno strumento usato nel processwork per far comunicare in maniera profonda persone con idee diverse su temi caldi. Nel caso del clima, si partiva da quattro “porte” quattro punti di accesso al tema: una visione della scienza, delle emozioni (ansia), dello scetticismo climatico e dell’attivismo. Se siete curiosi di sapere come è andata ve ne parlo oggi su ICC.

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