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Con quella faccia un po’ così di chi non è del tutto consapevole di ciò che lo attende si sono imbarcati due settimane fa in una piccola grande impresa. Hanno scalato montagne e attraversato valli, hanno dormito in spiaggia e su pavimenti freddi, hanno imprecato in salita e si sono abbattuti per le forature. Hanno preso la pioggia, tanta pioggia per arrivare a fine tappa infreddoliti e stanchi.
Eppure, giorno dopo giorno, tappa dopo tappa, a suon di cinquanta chilometri al dì, i cicloattivisti del Bike Tour sono giunti da Lecce fino a Palermo. Un’impresa non da poco, se si tiene conto che a compierla non sono stati ciclisti allenati o atleti, ma ragazze e ragazzi normali (riferito solo all’ambito sportivo ovviamente) guidati da una missione speciale: raccontare che un altro mondo è possibile al di fuori della religione della crescita economica fine a se stessa, del paradigma della competizione a tutti i costi e del consumismo sfrenato. Un orizzonte comune in cui iscrivere ogni istanza di cambiamento dal basso, un orizzonte, appunto,di decrescita.
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Noi li abbiamo seguiti col camper, sentendoci un po’ in colpa quando li vedevamo arrancare in salita o imbracarsi in impermeabili umidi e fangosi, cercando di dare una mano quando possibile e documentando le tappe e gli incontri quotidiani.
È stato bello, la sera, ritrovarsi a mangiare tutti assieme; chiacchierare davanti ad un bicchiere di vino, passando con disinvoltura dai massimi sistemi ai problemi quotidiani, discutendo sul percorso del giorno successivo o commentando le caratteristiche del vino che stavamo bevendo.
Il ruolo del giornalista, di chi osserva e racconta, è strano: stai sempre in bilico fra vivere e osservare un’esperienza, come un pendolo. Un attimo ci sei dentro, nel chiasso della vita, l’attimo dopo stai fuori a tentare di documentarla.
Voglio ringraziare davvero di cuore tutti i ragazzi e le ragazze, gli uomini e le donne che hanno partecipato e organizzato questa bellissima esperienza, per lo spirito con cui l’hanno affrontata e la capacità di fare cose incredibili riuscendo a non prendersi troppo sul serio. La decrescita era l’orizzonte verso cui pedalavano, a cinquanta chilometri al giorno. E quello, come ogni orizzonte, ogni giorno si allontanava di altrettanto, come l’arcobaleno. Ma poco importa: l’orizzonte è fatto per non essere mai del tutto raggiunto, ma non per questo è meno importante nel darci una direzione e una meta.
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