29 Giu 2017

Io faccio così #174 – Roma: orti urbani per combattere il degrado e creare socialità

Scritto da: Paolo Cignini

Orti Urbani Tre Fontane, Io Sono e Il Viandante sono tre associazioni impegnate in una grande opera di recupero ambientale e sociale di un'area degradata di Roma. Attraverso decine di orti urbani, progetti didattici e di inclusione sociale, momenti di incontro e socialità, questo gruppo di cittadini sta ridisegnando il volto del quartiere.

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“La prima idea del progetto era la Città delle Arti e dei Mestieri, grazie all’incontro con le associazioni abbiamo poi scoperto che la nostra ricchezza è maggiore della nostra immaginazione. Noi riusciamo ad avere dei sogni che, moltiplicandosi, diventano immaginario comune e poi realizzazioni”. Dalle parole di Marcello Cornacchia, vice-presidente dell’Associazione Orti Urbani Tre Fontane, che incontreremo di nuovo tra poco, partiamo nel viaggio per raccontarvi la storia di questa settimana.

L’ Associazione Orti Urbani Tre Fontane nasce nel gennaio del 2013, su iniziativa di un gruppo di amici abitanti nel quartiere Montagnola dell’VIII Municipio di Roma, con l’intento di recuperare questa parte del territorio da un uso indebito dovuto principalmente a scarichi di materiali edili. Una discarica abusiva molto grande: nel municipio si contavano almeno 3000 metri ricoperti di materiale edile abbandonato e intorno, in un’area complessiva che misura circa 20000 metri quadrati, il degrado era quasi totale.

“Il tutto ha avuto inizia con la richiesta al municipio di un permesso per fare una bonifica, anche con l’ausilio di mezzi pesanti”, ci racconta Alberto Modesti, Presidente dell’Associazione Orti Urbani Tre Fontane. “Negli anni ottanta, quando è stata edificata tutta una parte del quartiere, qui doveva sorgere un parco come opera di compensazione delle ditte edili che avevano realizzato le costruzioni. Questo non è mai stato realizzato e lo spazio è rimasto abbandonato per tanto tempo, con gli effetti nefasti di degrado già accennati. Era una situazione complessissima a livello burocratico, anche in relazione al Catasto, dunque era molto complicato darla a noi in adozione come associazione. Dopo un po di tempo, il Municipio è riuscito a farci avere una concessione prima annuale, ora biennale”.

In questo luogo, grazie al lavoro dei trecento soci e dei membri del quartiere, che con appuntamenti settimanali hanno ripulito tre tonnellate e mezzo di rifiuti da tutta l’area, si è arrivati in un primo momento alla costruzione sessanta orti, per poi aggiungerne recentemente altri quaranta, che vengono assegnati in appezzamenti di quaranta metri quadrati ciascuno. All’interno è stato costruito un orto didattico, un apiario, un semenzaio sperimentale e un lombricaio.

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“Gli orti urbani sono lo strumento che ci ha fatto scoprire la partecipazione attiva nel senso più profondo del termine”, approfondisce Marcello Cornacchia. “I nostri ortisti hanno aderito con l’idea di conquistarsi i propri quaranta metri quadrati per coltivare il proprio cibo, ma poi hanno scoperto che lo spazio è qualcosa di più o perlomeno noi cerchiamo di arricchirlo di contenuti: gli orti urbani, oltre a essere una sottolineatura di quelle che sono le difficoltà economiche di alcune famiglie, in un senso più profondo sono un mezzo per fare comunicazione ecologica, soprattutto verso le nuove generazioni. I risultati, grazie anche alla fondamentale collaborazione con alcune associazioni e realtà del territorio, sono ottimi”.

Terra di Mezzo: una comunità educante

Parlando con Marcello e Alberto emerge spesso questa visione, che parte dagli orti urbani come strumento per costruire una vera e propria comunità educante, con la condizione imprescindibile che rimanga un posto pubblico. Per capire come si possa concretizzare ciò, dobbiamo approfondire il discorso delle collaborazioni con cui abbiamo iniziato il nostro viaggio.

Per fare questo, ci avvaliamo di Sara Iannucci e Maura Barva, rispettivamente Presidente e Vice-presidente dell’Associazione di Promozione Sociale Io Sono, l’esempio più lampante della ricchezza aggiunta delle collaborazioni dell’Associazione Orti Urbani Tre Fontane con le realtà del territorio. “L’Associazione Io Sono è un’associazione di promozione sociale che si occupa dell’ambito educativo all’interno degli orti urbani Tre Fontane”, ci spiega Sara Iannucci.

“Siamo nati circa due anni fa e abbiamo deciso sin da subito di collaborare all’interno degli orti urbani Tre Fontane. Abbiamo iniziato presentando dei percorsi educativi per i bambini, ci occupiamo principalmente di educazione all’aperto e delle nuove forme di pedagogia. Partendo da questo, oltre a sperimentare le richieste del territorio per quanto riguarda i paradigmi educativi, abbiamo deciso di iniziare con dei laboratori per poi provare a sviluppare, in collaborazione all’Associazione Orti Urbani Tre Fontane, un progetto molto più grande chiamato Terra di Mezzo“.

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Chiamiamo Terra di Mezzo l’appezzamento che accomuna due orti, uno più recente e l’altro meno, e allo stesso tempo i due quartieri isolati di Montagnola e Roma Settanta. Un punto di incontro in tutti i sensi, dato che l’idea è costruirvi una comunità educante che partirà dai bambini fino ad arrivare agli anziani. “All’interno sono previste incontri tra tutte le tipologie di persone, vorremmo che partendo dalla creazione di un asilo che si ispira all’Asilo nel Bosco si arrivi a una vera e propria scuola di formazione sia per quanto riguarda l’educazione ambientale e gli orti urbani che per la pedagogia e la psicologia”.

“Quello che noi vorremmo è che questo centro diventi un punto di riferimento per tutta la comunità e il quartiere, che venga vissuto anche elaborando in prima persona delle proposte”, ci spiega Maura Barva. “Per questo ci piace chiamarlo villaggio educante: è una risposta ai bisogni di questo territorio e alle esigenze delle famiglie che lo vivono”. Per rendere realizzabile questo desiderio, l’Associazione Io Sono ha stretto delle convenzioni con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre e il dipartimento di Psicologia Sociale e il Centro di Ricerca per i Minori dell’Università La Sapienza, che andranno a monitorare il progetto e a fare formazione con i ragazzi delle Università.

“Il progetto della Terra di Mezzo è un progetto fondamentale per noi, che siamo qui non solo per costruire degli orti ma anche per tentare delle ipotesi di vita alternative, cosa che implica una partecipazione individuale complessiva su quella che è la vita del quartiere”, ci racconta infine Marcello Cornacchia. “Immaginiamo questa piazza anche come spazio ludico, che cerchi di riacquisire quella che è l’espressione artistico-musicale del quartiere; stiamo cercando di scorporare il progetto generale in piccole porzioni per rendere praticabile il nostro sogno, dato che in sé è un progetto molto grande” .

Le altre collaborazioni e l’obiettivo

Ma non c’è solo la collaborazione con l’Associazione Io Sono da parte degli Orti Urbani Tre Fontane: un’altra delle collaborazioni interessanti è quella con l’Associazione Il Viandante, con il quale si è avviato un rapporto triennale fondato sulla pena alternativa, grazie al quale persone detenute collaborano alla realizzazione degli orti urbani. Il percorso ha dato vita a risultati molto positivi, come ci spiega Alberto Modesti: “Alcuni ex detenuti venuti da noi tramite l’Associazione Il Viandante, finita la pena alternativa sono tornati come soci e ora hanno l’orto qui da noi, portando così a compimento un percorso di reinserimento sociale”.

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“Collaboriamo anche con altre due associazioni che si occupano di disagio psichico”, racconta Marcello Cornacchia. “Usano l’orto come terapia alternativa e questo permette a persone che normalmente appartengono a strati sociali emarginati di entrare in contatto; grazie agli orti urbani, vivono questa connessione che può anche essere conflittuale o meno, ma che perlomeno emerge. La bellezza è esattamente questo: l’incontro tra le diverse intenzioni, che poi diventano disegno comune”.

“A noi piacerebbe molto che tutte le persone che desiderano un futuro migliore ci usassero come esempio”, conclude Marcello. “Immaginiamo dei percorsi che partendo da questo nostro esempio possano diventare la fonte di ispirazione per prendersi cura del giardino in casa, per costruire dei condomini multiculturali, forzando anche i limiti assurdi imposti da un sistema burocratico soffocante che sta uccidendo i sogni di molte persone”.

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