19 Mar 2019

Roma sfratta il coworking per mamme con spazio per i bimbi

Progetto virtuoso e innovativo di welfare urbano, il coworking con spazio baby “L'Alveare” nato cinque anni fa nel quartiere romano di Centocelle è ora costretto a chiudere perché l'amministrazione chiede indietro i locali. La triste fine di una bellissima esperienza non solo per mamme e bimbi ma per tutta la comunità che si era ritrovata in questo spazio rigenerato e valorizzato dal basso.

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Roma, Lazio - Nato cinque anni fa nel quartiere romano di Centocelle, il primo coworking con spazio baby, pensato per andare incontro alle esigenze delle famiglie e divenuto un punto di riferimento per centinaia di persone, deve ora chiudere perché l’amministrazione chiede indietro i locali.

 

Il coworking nacque per volontà dell’allora assessorato alle Periferie che concesse gli spazi all’associazione di volontariato Città delle mamme. Il primo contratto di affidamento stipulato è rimasto valido per 18 mesi, poi c’è stata una proroga del municipio e ora la “cacciata”.

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L’Alveare, questo il nome del luogo pensato per il lavoro condiviso delle mamme e per il gioco dei bimbi, nacque nel 2014 per fornire una soluzione al problema della conciliazione di lavoro e famiglia e per coniugare in uno stesso luogo la comodità del coworking e l’utilità di un servizio educativo per bimbe e bimbi dai 4 mesi ai 3 anni. Lo spazio, inoltre, era stato pensato per consentire ai genitori, alle mamme in particolare, di rientrare al lavoro gradualmente dopo l’arrivo di un bebè, in un ambiente accogliente e adeguato alle nuove esigenze.

 

Come ci ha raccontato Serena Baldari quando abbiamo visitato L’Alveare, “una giornata standard all’Alveare accoglie le mamme con i loro figli intorno alle 10, i bambini vengono affidati all’educatrice dello spazio baby e verso le 12 si mangia tutti insieme. Ovviamente il co-working è aperto a tutti e lo spazio baby è solo un’opportunità in più che si offre a chi ne ha bisogno. Il luogo è stata anche un’occasione di incontro tra professionalità diverse”.

 

Non solo. Progetto innovativo di welfare urbano, L’Alveare ha anche reso possibile la rigenerazione degli spazi pubblici che inutilizzati e in stato di abbandono, si sono trasformati in un luogo curato, attivo e vissuto dal quartiere. “Al momento della presa in carico dei locali, sono state sostenute tutte le spese economiche necessarie al ripristino degli spazi, che avevano subito furti e danni, essendo rimasti incustoditi per circa tre anni, e alla messa a norma degli impianti. In seguito tutte le spese relative a manutenzione e utenze sono state regolarmente pagate”, si legge in una nota.

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“Nel corso di questi quasi cinque anni – si legge ancora – L’Alveare è dunque stato un luogo di riferimento per centinaia di persone, fornendo una soluzione al problema della conciliazione famiglia-lavoro, offrendo un luogo di lavoro a lavoratrici e lavoratori atipici, ospitando attività di formazione e ricreative, organizzando workshop e seminari dedicati al mondo del lavoro e della comunicazione, ospitando tre progetti completamente gratuiti per l’utenza, finanziati attraverso bandi regionali.

 

È stato un punto di incontro per genitori, famiglie e persone del quartiere, ha lavorato in rete con altre associazioni del territorio, ha stretto partenariati con le principali università capitoline, ha collaborato con altri coworking romani e nazionali, è stato case study per decine di ricerche universitarie, è stato costantemente attenzionato da media, stampa e tv nazionali e estere”.

 

“Alla luce di tutto questo, ci sembra che la scelta avvenuta a fine gennaio di imporre la chiusura de L’Alveare e mettere bruscamente fine ai servizi in corso, a fronte di una concessione ritenuta non più valida, dando più importanza alle procedure, e non alla sostanza, sia una soluzione che non tiene conto del valore e del peso del progetto. E ignora le immediate conseguenze, ossia il danno recato a chi all’interno dell’Alveare lavora e trova, quotidianamente, una risposta alle proprie esigenze, grazie a un servizio innovativo che non ha eguali nell’intero territorio cittadino”.

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La bellissima esperienza de L’Alveare si concluderà, purtroppo, domenica 31 marzo, con un incontro per fare un bilancio di questi cinque anni e salutare le persone che hanno seguito il progetto fino a questo momento.

 

“La notizia della chiusura de L’Alveare è una notizia molto triste – commenta su Facebook Giorgia, amica e frequentatrice del coworking – Roma ha un grandissimo bisogno di spazi come questo, uno spazio di lavoro, di aggregazione, di conciliazione, di cultura e di socialità, che un’Amministrazione giusta e illuminata dovrebbe valorizzare e supportare, di certo non chiudere per questioni puramente burocratiche come invece ha scelto di fare”. Sembra assurdo, eppure…

 

 

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