Un milione di europei scrivono la storia per gli animali negli allevamenti
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Nel settembre dell’anno scorso Compassion in World Farming (CIWF) ha unito le proprie forze a quelle di 170 altre organizzazioni di protezione animale, ambientale e dei consumatori di tutta Europa per lanciare l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) #EndTheCageAge, con lo scopo di porre fine all’uso delle gabbie per gli animali negli allevamenti nella UE.
Il 30 maggio è stato raggiunto il traguardo storico di un milione di firme. Le 20 associazioni italiane dichiarano: “Quella di oggi è una pietra miliare per la protezione degli animali negli allevamenti Siamo profondamente orgogliosi di questo traguardo, che è una vittoria di tutta la coalizione”.
Le associazioni aggiungono: “La lotta per porre fine all’uso delle gabbie non è finita. Dobbiamo continuare a raccogliere firme per fare sì che il parlamento europeo capisca che sono tanti, tantissimi i cittadini europei che vogliono che tutti gli animali siano liberi di muoversi e non passino una vita di sofferenza dietro alle sbarre di una squallida gabbia”.
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Negli ultimi otto mesi, la campagna End the Cage Age ha organizzato eventi di promozione in tutta Italia e in Europa, ottenendo copertura mediatica internazionale. Recentemente è stata anche lanciata la piattaforma del Cage Fighter, uno strumento unico che consente a tutti i cittadini di aprire un profilo e raccogliere firme digitali.
Le associazioni italiane che hanno aderito alla coalizione sono: Animal Law, Animal aid, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, Amici della Terra, Il Fatto Alimentare, Terra Nuova, Slow Food, Confconsumatori, Lega per l’abolizione della caccia, Jane Goodall Institute, Terra! Onlus, Animalisti Italiani, ENPA, LAV, Partito animalista, LEIDAA, OIPA, LUMEN.
Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia e membro del comitato di cittadini europei che ha lanciato la petizione, ha dichiarato: “La giornata di oggi è storica: un milione di cittadini europei ha detto forte e chiaro NO alla sofferenza degli animali in gabbia. E’ importante però che non ci fermiamo qui e continuiamo a raccogliere firme fino a settembre, quando l’anno di raccolta firme terminerà, per garantire alla campagna un successo senza precedenti”.
Sono oltre 300 milioni gli animali (scrofe, galline, conigli, anatre, quaglie e vitelli) che ogni anno in Europa vivono tutta o parte della loro vita in gabbia, senza potersi muovere liberamente. L’ICE #EndtheCageAge porterà un cambiamento epocale nel sistema alimentare e agricolo, dando l’opportunità di migliorare la vita a centinaia di milioni di animali ogni anno. Conclude Pisapia: “Di tutti i sistemi usati nell’allevamento intensivo, la gabbia è uno dei peggiori. Il suo livello di crudeltà è altissimo. È giunto il momento di evolverci e lasciarci alle spalle la pratica primitiva e barbara di tenere gli animali dietro le sbarre – una vita passata in una gabbia non è vita”.
Note
1. La Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age è sostenuta da un network di oltre 170 organizzazioni non governative, non solo di protezione animale ma anche ambientaliste e di tutela dei consumatori. E’ la prima volta nella storia che un così grande numero di organizzazioni europee si è unito per gli animali allevati a fini alimentari. La ICE è stata iniziata da Compassion in World Farming, la maggiore organizzazione internazionale per la protezione ed il benessere degli animali negli allevamenti. Per maggiori informazioni, visitare www.endthecageage.eu.
2. La petizione dell’ICE durerà fino a settembre 2019, che segnerà un anno dal lancio. Durante l’anno di campagna deve essere raccolto un minimo di un milione di firme convalidate di cittadini dell’UE.
3. La Commissione europea raccomanda la raccolta di almeno 1,2 milioni di firme di sostegno per passare la soglia di 1 milione di firme valide. Questo a causa della possibilità di una certa percentuale di firme ritenute non valide, pertanto l’ICE End the Cage Age, che ha raggiunto oggi il milione, continuerà a raccogliere le firme. Sulla base di ICE precedenti si stima che vi potrebbe essere il 20% di dati non validi. Questo dipenderà da molte variabili tra cui duplicati, numeri di documenti errati, data di nascita, stato di residenza e grafia illeggibile (su petizioni cartacee).
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