19 Apr 2021

Tribal Italia: portiamo etica e sostenibilità nel mondo degli integratori

Anche in un settore di nicchia ed estremamente tecnico come quello dell'integrazione sportiva si può diffondere il cambiamento. Non solo introducendo prodotti naturali in un ambito dominato dalla chimica, ma anche lavorando sull'eticità e sulla responsabilità d'impresa. Sono queste le due sfide principali che si è posta la neonata Tribal Italia.

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Una piccola rivoluzione in un settore che sinora non è stato minimamente toccato dal cambiamento, da quella svolta etica ed ecologica che fortunatamente si sta diffondendo con una spinta incoraggiante in ogni ambito della nostra vita. Tribal Italia si occupa di integratori ed è una giovane startup italiana, branca nostrana di Tribal UK, azienda già affermata che negli ultimi tempi ha provato a portare un po’ di innovazione nel mondo dell’integrazione sportiva.

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«Tribal Italia venderà una linea di prodotti sviluppata e attualmente venduta nel Regno Unito», ci spiega Fabrizio Speranza, cofondatore del progetto. Il team fondatore è composto da due cugini e due cugine: Fabrizio, che è responsabile dell’innovazione digitale; Vittorio, che si occupa di ricerca e sviluppo; Sara, responsabile amministrativa e fiscale ed Edvige, che segue la logistica. «Tribal UK è una startup inglese con alcune caratteristiche interessanti – prosegue Fabrizio –: i prodotti sono biologici, a base di materie prime naturali, in particolare il frutto di baobab, proveniente da circuiti certificati equo-solidali».

I prodotti per l’integrazione sportiva infatti, specialmente quelli dedicati alle discipline ad alta intensità come corsa, paddle, tennis, alpinismo e altri, sono costituiti da prodotti chimici di sintesi che hanno pochissimo a che fare con naturalità ed eticità. «La nostra sfida – racconta Sara – è essere diversi e staccarci da un mondo che fa degli integratori chimici e dei super zuccheri la propria forza».

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Il team fondatore di Tribal Italia

Già questo è un passo avanti importante, ma non è certamente il solo. Tribal Italia ha deciso infatti di entrare nel mondo dell’impresa etica aderendo alla rete B-Corp. Secondo Edvige, questa scelta evidenzia «una linea di continuità, anche strategica, rispetto agli obiettivi aziendali. Crediamo che sia necessario portare un forte cambiamento all’interno del nostro mercato, che vogliamo allargare anche a chi non è un atleta professionista. Ci piace portare innovazione sostenibile a tutti i livelli».

Cerchiamo una conferma toccando un tema molto delicato, ovvero quello degli approvvigionamenti della materia prima: «L’importatore di baobab a cui ci rivolgiamo ha costruito un rapporto molto duraturo e stretto con i fornitori, che va al di là delle certificazioni. I coltivatori si trovano in Benin e il nostro importatore li conosce da tempo, poiché prima era fotografo e lavorava in Africa».

La filiera del baobab innesca inoltre un circolo virtuoso che ha diverse ricadute positive, dalla diffusione di una cultura dell’alimentazione più sana allo sviluppo delle comunità rurali in Africa. Il “superfood” infatti è frutto di questa pianta e più se ne sviluppa l’uso più alberi saranno piantati. Il baobab ha un valore ecologico enorme, poiché costituisce una riserva d’acqua ingente e garantisce ottime prestazioni in termini di assorbimento di Co2. «Noi ovviamente non tagliamo le piante – spiega Sara – anzi, ne favoriamo la piantumazione con l’obiettivo di crea una filiera con un’impronta ecologica è positiva.

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È interessante sottolineare come la “scelta etica” sia partita dalla startup italiana, che ha contagiato positivamente la casa madre britannica: «Tribal Italia è nata già come B-corp – racconta Vittorio, che è anche socio e responsabile ricerca e sviluppo della società inglese – e Tribal UK ha avviato il processo per diventarlo grazie a noi. La vogliamo contaminare positivamente, puntando ancora di più sulla vocazione al cambiamento e all’innovazione sostenibile».

Anche in questo periodo di sosta forzata provocato dal covid e dalla brexit, il team italiano non è rimasto con le mani in mano: «Vogliamo proporre un prodotto naturale in un mondo dominato dalla chimica attraverso una campagna di digital marketing totalmente virtuale e poco inquinante». Ma si lavora anche su altri fronti: «Ci stiamo adoperando per acquisire la certificazione no-doping, ovvero attenerci a un capitolato relativo alle sostanze vietate dalle federazioni sportive dimostrando con una serie di ispezioni che tutti i prodotti sono conformi».

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Ma l’innovazione forse più significativa riguarda il packaging, un altro aspetto che rende il mondo degli integratori altamente insostenibile: «La nostra confezione, diversamente da quella degli altri marchi, ha un tappo a vite che consente di richiuderla e di smaltirla correttamente rendendola riciclabile, mentre le altre sono “a strappo” e studiate per essere buttate subito. Tuttavia vogliamo andare oltre creando una confezione compostabile». Questa sfida è molto complessa per via della elevata quantità di acqua che il prodotto contiene e che deteriorerebbe in fretta il materiale compostabile, ma Tribal Italia ha già identificato alcuni possibili partner per lo sviluppo di questo tipo di confezione.

Per portare avanti queste due importanti innovazioni – l’acquisizione della certificazione antidoping e lo studio di un packaging compostabile – il team di Tribal Italia ha lanciato un crowdfunding sulla piattaforma Kickstarter: «Abbiamo chiesto aiuto alla gente – conclude Vittorio – perché puntiamo molto su questi due progetti, che a nostro avviso hanno un elevato impatto sociale, poiché possono generare un cambio culturale nel mondo dell’alimentazione sportiva, spingendo il pubblico e le altre aziende del settore a seguire il nostro esempio».

Articolo pubbliredazionale

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