4 Gen 2022

Coalizione CambiamoAgricoltura: la politica agricola italiana distrugge natura e biodiversità

Scritto da: Redazione

L'impatto ecologico dell'agricoltura italiana è troppo elevato e le misure allo studio in questi giorni da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sembrano non tenerne conto. Ecco l'appello che le associazioni facenti parte della Coalizione CambiamoAgricoltura rivolgono al ministro Patuanelli.

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Nell’ultima bozza del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 inviata dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) alle Regioni è assente l’eco-schema dedicato alle aree naturali per la tutela della biodiversità e le infrastrutture verdi per la conservazione del paesaggio e i nuovi cinque eco-schemi proposti prevedono impegni che ignorano le necessarie ricadute positive sulla Natura all’interno delle aziende agricole.

Per la Coalizione CambiamoAgricoltura questa sarebbe una pessima decisione, che ignora i dati forniti dall’ISPRA nel suo ultimo rapporto sulla transizione ecologica nel nostro Paese che confermano l’agricoltura come prima causa della perdita della biodiversità naturale e che mina uno dei nove obiettivi della PAC “salvaguardare il paesaggio e la biodiversità”, nonché l’obiettivo del 10% di aree naturali per la conservazione della biodiversità entro il 2030 all’interno delle aziende agricole indicato dalla Strategia UE Biodiverstà 2030.

Le Associazioni della Coalizione CambiamoAgricoltura evidenziano che “gli importanti passi in avanti sul biologico, annunciati dopo l’incontro del Ministro Patuanelli con le Associazioni dell’agricoltura biologica, vengono sviliti dalla cancellazione dell’eco-schema dedicato alle aree per la tutela della biodiversità e agli elementi naturali del paesaggio“.

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“Si tratta di una proposta contro la Natura e il Paesaggio che rende evidente la mancanza di consapevolezza nel MIPAAF dello stretto legame tra i sistemi naturali ed i sistemi agroalimentari, ignorando l’ampia documentazione scientifica che dimostra la relazione tra la biodiversità naturale e la resilienza degli agroecosistemi, nonostante la stessa Corte dei Conti europea abbia rilevato nel rapporto del maggio 2020 l’incapacità della PAC di porre un freno alla perdita di biodiversità negli ambienti agricoli”.

Nel documento inviato la settimana scorsa dal MIPAAF alle Regioni gli iniziali 7 eco-schemi vengono ridotti a 5 con la scomparsa dell’eco-schema sull’agricoltura biologica (compensata però dalla previsione del trasferimento di 1 miliardo di euro dal primo al secondo pilastro nel periodo 2023-2027) e la cancellazione dell’eco-schema per il pagamento del mantenimento delle infrastrutture verdi per la tutela della biodiversità e del paesaggio, sostituito da un eco-schema per gli impollinatori che prevede impegni inadeguati e parziali e con una percentuale di budget estremamente ridotta (solo il 5%).

Anche la presenza di divieto di diserbo chimico negli impegni, seppur lodevole, non basta a compensare questa grave lacuna. Inadeguato anche l’eco-schema dedicato alla zootecnia, dove gli impegni per la riduzione dell’uso degli antibiotici non sono né chiari né sufficienti e dove non sono indicati il numero massimo di capi ad ettaro, gli impegni per la conservazione della qualità dei prati-pascoli e la salvaguardia di flora e fauna.

I nuovi eco-schemi proposti rispondono essenzialmente alla logica della compensazione della riduzione dei contributi alle grandi aziende agricole determinata dalla riforma dei titoli storici e della convergenza interna, mettendo in secondo piano gli impegni efficaci per la tutela dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici.

Un approccio che trova conferma nell’ipotesi della distribuzione delle risorse del primo pilastro per gli eco-schemi, con 360 milioni di euro, corrispondenti al 41% del budget, per l’eco-schema dedicato alla zootecnia e 102 milioni di euro, pari al 12% del budget, per il nuovo eco-schema dedicato agli olivi, i due settori che subiscono la maggiore riduzione dei pagamenti diretti per effetto della convergenza interna e riforma dei titoli storici (che l’Italia attua comunque nella modalità più blanda).

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Per la Coalizione CambiamoAgricoltura, la proposta del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 del Ministro Stefano Patuanelli non solo mette all’ultimo posto l’importante obiettivo della tutela del paesaggio e della biodiversità, ma utilizza la maggior parte delle risorse (il 53%) destinate agli impegni per l’ambiente e il clima essenzialmente per attenuare uno dei pochi effetti positivi della riforma della PAC che dovrebbe garantire una distribuzione più equa delle risorse pubbliche destinate all’agricoltura.

La Coalizione CambiamoAgricoltura sottolinea infine che le informazioni sul Piano Strategico Nazionale arrivano al partenariato sociale in modo parziale, frammentato e non ufficiale. Ad oggi non si hanno informazioni sulla programmazione del secondo pilastro e non si conoscono gli interventi previsti nello Sviluppo Rurale per fermare il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e la conservazione del paesaggio rurale.

Le Associazioni della Coalizione CambiamoAgricoltura inviano un appello al Ministro Patuanelli: “Siamo ancora in tempo per correggere il grave errore della cancellazione dell’eco-schema dedicato alla Natura e al Paesaggio. Un Piano Strategico Nazionale contro Natura sarebbe insostenibile per il Paese con la maggiore biodiversità in Europa e inaccettabile per chiunque abbia a cuore l’ambiente e il nostro comune futuro”.

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