12 Gen 2022

“Se dicessimo la verità” potremmo sconfiggere la ‘ndrangheta

Scritto da: Elisa Elia

Dobbiamo raccontarla, conoscerla, analizzarla, a volte toccarla con mano. Solo così possiamo sconfiggerla. "Se dicessimo la verità” è un documentario di Giulia Minoli ed Emanuela Giordano che intende parlare della ‘ndrangheta e dei suoi sviluppi, ma anche di chi decide di opporvisi spezzando il silenzio e, quindi, il suo potere.

Salva nei preferiti

È un lungo viaggio quello che compiono Giulia Minoli ed Emanuela Giordano nel loro ultimo documentario “Se dicessimo la verità: percorrono la Calabria e i suoi paesini, principalmente quelli della Locride, per poi risalire verso il Centro Italia e arrivare fino in Nord Europa, in particolare Amsterdam, Vienna e Londra, e poi tornare a sud, a Malta.

Viaggiano anche indietro nel tempo, perché per parlare di ‘ndrangheta è necessario ritornare alle sue radici, capire come è nata per comprendere come si è sviluppata. Ma, soprattutto, viaggiano fra le persone che l’hanno incontrata e hanno deciso di denunciarla. Una costellazione che non tutti riescono a rintracciare, ma che esiste.

Chi sono queste persone? Imprenditori, magistrati, parenti di vittime di mafia. C’è il magistrato Gratteri, procuratore presso il tribunale di Catanzaro, che racconta dell’evoluzione e ramificazione della ‘ndrangheta dagli anni 70 ad oggi; c’è Gaetano Saffioti, imprenditore calabrese che ha deciso di denunciare perché fortemente convinto che “la ‘ndrangheta esiste perché noi la facciamo esistere”.

Così come c’è l’esperienza virtuosa delle cooperative Goèl e di Vincenzo Linarello, che abbattono la mafia lavorando sul territorio. E ancora più a sud, a Bovalino – la “capitale dei sequestri” –, c’è Deborah Cartisano, figlia di Lollò Cartisano, fotografo che fu sequestrato e ucciso nel ‘93 perché ribellatosi al pizzo.

Accanto a loro, un ruolo importante in “Se dicessimo la verità” lo rivestono i giornalisti: anche loro sono fra coloro che studiano, seguono le tracce e denunciano, assolvendo un compito fondamentale per la cittadinanza. Sono proprio loro a svelare le ramificazioni ormai internazionali della ‘ndrangheta, in Germania, così come in Danimarca e in Olanda. Come spiega Gratteri, “la ‘ndrangheta all’inizio non è stata presa sul serio perché considerata rozza; oggi si è espansa in tutto il mondo e la Germania, ad esempio, è il secondo posto per presenza di ‘ndrangheta dopo l’Italia”.

Uno degli obiettivi del documentario è infatti «raccontare anche lo sviluppo internazionale della ‘ndrangheta, presente in tutto il continente: purtroppo non si ha la percezione di tutto questo e per questo cerchiamo di raccontarlo con un linguaggio rivolto a tutti, in particolare ai giovani», come dichiarato da Giulia Minoli, co-autrice della pellicola, intervistata dalla Rai in occasione della Festa del Cinema di Roma a ottobre scorso.

Un posto particolare è occupato da Malta e dalla vicenda di Daphne Caruana Galizia, giornalista uccisa nel 2017 e impegnata in diverse inchieste sulla corruzione del Governo. Il suo posto oggi però non è rimasto vuoto perché un suo collaboratore, che le autrici del documentario intervistano, ha deciso di continuare il lavoro di inchiesta giornalistica per far venire a galla la verità.

A incontrare queste persone, concretamente, sono attori e attrici che da anni lavorano in campo teatrale e che sono anche formatori a contatto con i giovani: si sono calati con consapevolezza nella realtà che stavano raccontando, portando un confronto sul tema anche in altri luoghi, soprattutto le scuole. Non è un caso che questo documentario nasca dopo dieci anni di lavoro in campo teatrale con il “Palcoscenico della Legalità”, ideato dall’associazione Crisi come Opportunità di cui Giulia Minoli è presidente.

“Se dicessimo la verità”, uscito nel 2021 e prodotto da JMovie e Rai Cinema in associazione con Lux Vide, è dunque il risultato di un lavoro lungo, di ricerca e di racconto. Sono le storie che possono spiegare al grande pubblico – in particolare ai giovani – perché la ‘ndrangheta è così potente. Ma anche come sconfiggerla.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Claudio Fava porta a teatro Paolo Borsellino e “La grande menzogna” dell’attentato
Claudio Fava porta a teatro Paolo Borsellino e “La grande menzogna” dell’attentato

Viaggio nel carcere sardo tra innocenti in cella per 30 anni e diritti sospesi
Viaggio nel carcere sardo tra innocenti in cella per 30 anni e diritti sospesi

Beni confiscati fermi e silenzio delle istituzioni. Il caso del Laboratorio Radici

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

C’è speranza per Assange? Cosa dice la sentenza e cosa succede adesso – #893

|

Santa Maria La Palma, quando nel vino batte un cuore sardo – Io Faccio Così #401

|

Zappa Social, la storia di una comunità che ha trasformato una discarica abusiva in un’oasi verde

|

Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

|

Giornata nazionale delle disabilità intellettive: ecco perché è urgente parlarne

|

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

|

Mourning circle, il cerchio delle lacrime: fare uscire il dolore può guarire

|

Chiusa Grande e i vini biologici concepiti con “vinosophia”

string(9) "nazionale"