Donne pioniere in agricoltura: un premio per non dimenticare Agitu
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Trentino Alto Adige - Le mani di Agitu – ricorda chi l’ha conosciuta – non stavano mai ferme. Erano come una propaggine delle sue idee e di quella determinazione che l’ha portata lontano. Colta, caparbia e infaticabile, Agitu aveva fatto dell’impegno sociale e della salvaguardia del territorio il suo monito. Vittima di persecuzioni politiche e violenze militari, si era dedicata per anni alle lotte contro il land grabbing al fianco degli agricoltori e dei popoli indigeni del Corno d’Africa. Non amava parlare del suo passato, ma quell’attivismo continuava a riflettersi nel suo lavoro di ogni giorno.
C’ERA UNA VOLTA LA CAPRA FELICE
Giunta in Italia come rifugiata politica nel 2010, Agitu aveva iniziato la sua nuova vita da imprenditrice agricola, prima in Val di Gresta, poi nella Val dei Mocheni, dedicandosi all’allevamento all’aperto di una razza di capra autoctona e in via di estinzione. La sua azienda agricola biologica, La Capra Felice, rappresentava il suo riscatto personale e il suo impegno quotidiano nel diffondere un modello sostenibile di agricoltura e allevamento.
Testarda e a tratti visionaria, Agitu guardava con fierezza al futuro e con rispetto alle tradizioni di quella valle che era diventata casa sua. I suoi formaggi, riconosciuti presidio slow food, erano un fiore all’occhiello per il territorio e la prova del valore delle piccole filiere spesso oppresse dalla grande distribuzione. “Era il mio sogno nel cassetto quello della bottega dei produttori nel centro città”, si legge in un suo post su Facebook poco prima dell’inaugurazione del suo negozio a Trento, dove vendeva i suoi formaggi, gli ortaggi e la linea di prodotti per la cura della persona realizzati dal latte delle sue capre felici.

PREMIO PER DONNE PIONIERE IN AGRICOLTURA
Quella di Agitu è una storia di violenza, coraggio e rivincita, ma con un finale ingiusto. Per conservare il suo ricordo e provare in un certo senso a riscrivere la fine di questa storia, un gruppo di amici e conoscenti dell’imprenditrice ha deciso di istituire un premio annuale dedicato alle donne pioniere di un’agricoltura sostenibile e rigenerativa in Trentino Alto-Adige.
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Il premio, promosso dall’Associazione Medici altoatesini per il Mondo, sposa gli ideali che animavano il lavoro di Agitu: la scelta di dedicarsi a un’agricoltura rigenerativa, la sostenibilità ambientale e sociale, la tutela del territorio, l’emancipazione delle donne e la valorizzazione delle aree rurali. Il premio è destinato a sole donne, senza alcun limite di età, che si occupino di agricoltura biologica e rigenerativa in Trentino Alto Adige.
I tuoi sogni, Agitu, non verranno calpestati, né dimenticati. Nonostante tutto
«Immaginiamo che la vincitrice del premio sia una donna imprenditrice, con un ruolo centrale e non accessorio come spesso capita in molte aziende agricole – chiarisce Alessandra Piccoli, ricercatrice della Libera Università di Bolzano e membro della giuria –, esattamente come lo è stata Agitu».
Non da ultimo, verrà valorizzato l’impegno sul territorio a intessere relazioni tra realtà virtuose: «Nel bando si parla di multifunzionalità – prosegue Alessandra Piccoli – perché per Agitu l’agricoltura non era soltanto un mezzo di sostentamento, ma uno dei possibili modi in cui declinare il suo impegno sociale. Ricordo che partecipava sempre con grande interesse e proattività ai tavoli di lavoro dell’economia solidale trentina: aveva sempre nuove idee da portare avanti».

L’EREDITÀ DI AGITU
Nel medio o lungo termine, l’obiettivo del premio è creare una rete di realtà virtuose che faccia rivivere l’impegno e il lavoro di Agitu e magari dia seguito ai suoi progetti rimasti incompiuti, come quello della Casa Felice. «Agitu voleva ristrutturare una vecchia scuola abbandonata a Fassilongo e adibirla ad agriturismo sociale e centro culturale e di formazione. Riusciva a cogliere il valore e la bellezza in quello che gli altri non prendevano neppure in considerazione. Era la sua più grande dote. Mai nessuno avrebbe investito in quel vecchio edificio, lei invece ci aveva visto del potenziale», racconta la portavoce dell’iniziativa.
Oggi della Capra Felice resta soprattutto il ricordo degli amici e degli abitanti della valle. Le capre di Agitu sono state adottate poco alla volta dagli allevatori dei dintorni e il suo sorriso è rimasto impresso negli occhi di chi l’aveva conosciuta o anche solo incrociata. Il suo impegno militante e la dedizione al lavoro rimarranno per sempre come un prezioso insegnamento. I tuoi sogni, Agitu, non verranno calpestati, né dimenticati. Nonostante tutto.
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