17 Giu 2022

Il racconto di un “abitante” delle Foreste Casentinesi: attiviamoci per contrastare i cambiamenti climatici

Dalle nevicate sempre meno abbondanti alle falde acquifere che si esauriscono, sono tanti i campanelli d'allarme che il Parco delle Foreste Casentinesi sta mandando. A cogliere questi segnali è un ex carrozziere che da anni vive all'interno del parco, dove gestisce un rifugio, e che ha raccontato la sua testimonianza ai ragazzi e alle ragazze di The Climate Route APS.

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La terza e ultima (per ora) spedizione italiana di The Climate Route ha avuto come meta il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: un’area di circa 36.000 ettari che si estende lungo la dorsale appenninica tosco-romagnola.

La mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici passano anche attraverso la corretta gestione delle aree protette e la tutela delle loro nicchie biologiche e dei delicati equilibri che vi si nascondono. L’essere umano è in grado di conviverci? Le storie che l’associazione ha ascoltato tra gli alberi del parco ci dicono che sì, con la giusta dose di amore e rispetto possiamo ancora farlo.

CONSERVARE LA NATURA

Nell’aprile del 2021, qualche mese prima della visita dei volontari e delle volontarie di The Climate Route, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è stato inserito nella Green List della IUCN – cioè l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. «La Green List – spiega il direttore del Parco Alessandro Bottacci – è un riconoscimento che viene dato a quelle aree protette che riescono a conciliare in modo particolarmente efficace diversi fattori come la conservazione della natura, le attività economiche e la vita sociali delle popolazioni che vivono dentro e fuori l’area».

All’interno del parco infatti, è possibile avere accesso a innumerevoli e diversificati servizi, da quelli prettamente turistici a quelli ecosistemici – offertici cioè dalla natura stessa. Dalla canoa alle biciclette elettriche al censimento del cervo insieme a tecnici ed esperti ai laboratori didattici, la relazione pratica e tangibile tra essere umano e natura è il rapporto scelto dal parco.

RIVOLUZIONE DELLA TERRA

Nel Parco delle Foreste Casentinesi c’è chi ha deciso di rendere la propria relazione con la natura un vero e proprio stile di vita. Mauro Armici, dopo aver vissuto per molto tempo a Bergamo e lavorato come carrozziere, ha deciso di andare ad abitare nella foresta – o meglio, ad abitare la foresta. Oggi proprietario del Rifugio del Lupo, ha raccontato alle telecamere di The Climate Route la sua scelta radicale, la sua cosiddetta rivoluzione della terra.

«Conoscendo la mia persona, l’unico atto rivoluzionario non violento era scegliere di essere il più autosufficiente possibile, non sprecare e riciclare tutto ciò che normalmente le persone gettano via», ricorda Mauro parlando con Andrea, volontario e socio fondatore dell’associazione.

Tutti possiamo attuare un cambiamento, c’è solo bisogno di capire che lo facciamo per aiutare il futuro

Le Foreste Casentinesi ormai sono la sua casa. Una casa che ha deciso di aprire a chiunque voglia scoprire questo piccolo angolo di mondo. «Non bisogna essere ipocriti, l’economia serve per sopravvivere perché non lo si può fare [è difficile farlo, n.d.A.] solo con l’autosufficienza e il riciclo. Quindi abbiamo pensato al turismo, a quello ecosostenibile. Condividere il proprio posto è un modo, così come lo è il vostro, per dimostrare che uno stile di vita diverso è possibile».

CAMBIAMENTI CLIMATICI DEL PARCO

Il Parco delle Foreste Casentinesi è caratterizzato da una natura ancora molto selvaggia, poco antropizzata: «Qui ci sono faggete secolari e castagni che hanno anche 400 o 500 anni. In questo parco l’uomo non si è mai permesso di tagliare queste piante e questo è importante».

Nonostante ciò, il cambiamento climatico è presente e Mauro lo ha toccato con le proprie mani. «Quando sono venuto nel Parco e ho iniziato a lavorare con la natura e a vivere secondo i suoi tempi ho capito che qualcosa stava cambiando già vent’anni fa. Le nevicate invernali qui, a 1000 m.s.l.m., si sono ridotte a mezzo metro, 70 centimetri massimo; magari ne arrivano varie, ma non esistono più gli inverni di una volta. Molti paesini negli ultimi sette anni sono rimasti senza acqua: falde che sono state utilizzate per cento o duecento anni cominciano a esser secche».

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PROBLEMI E SOLUZIONI

The Climate Route APS è un’associazione che da ormai due anni cerca non solo di documentare gli impatti del cambiamento climatico, ma soprattutto di cercare soluzioni, storie di persone comuni che possano diventare esemplari. Come quella di Mauro.

C’è una direzione verso la quale tendere? Secondo l’associazione sì e la risposta di quest’uomo che vive nella foresta, con la foresta e per la foresta ne è la conferma: «Tutti possiamo attuare un cambiamento, c’è solo bisogno di capire che lo facciamo per aiutare il futuro».

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