25 Nov 2022

Gli studenti portano in scena la “loro” Roma per imparare a diventarne cittadini consapevoli

Scritto da: Cecilia Moreschi

Cosa succede se un gruppo di giovani studenti entra in connessione profonda con la città in cui vive, con il suo passato e i suoi abitanti, raccontandone le storie attraverso il linguaggio teatrale? È questo il primo articolo di una serie, curata dalla teatroterapista Cecilia Moreschi, che approfondirà il rapporto fra educazione, cittadinanza attiva e teatro.

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Roma, Lazio - Nel 2003 ho avuto la possibilità di assistere allo spettacolo di Paolo Rossi Il signor Rossi e la Costituzione, in cui l’eclettico attore portava in scena nientemeno che la costituzione italiana, con l’intento di renderla fruibile al maggior numero possibile di persone. Erano gli anni di Berlusconi Presidente del Consiglio e vari attori teatrali utilizzavano la propria arte come strumento sociale di contrasto e satira del potere.

La visione di quello spettacolo spalancò enormi possibilità nel mio lavoro con il teatro ragazzi. Sono nate da lì le performance sulla pace, sui diritti umani, sulla diversità e l’ecologia che ho realizzato negli anni successivi, partendo sempre dal presupposto che il teatro possa rivelarsi una magnifica occasione di crescita, riflessione e speranza per l’età evolutiva e che non è mai troppo presto per affrontare temi importanti.

Nel 2018 stavo lavorando con gli studenti e la studentesse tre classi quinte della scuola primaria insieme alla mia collega A. Sartori nella città di Roma. Conoscevamo tutti i ragazzi già dalla seconda, avevamo fatto fino a quel momento un bellissimo percorso, ricco di momenti di condivisione, superamento della timidezza, ascolto, anche grazie alle loro eccezionali docenti. Questo sarebbe stato il nostro ultimo anno insieme, desideravamo quindi far fare loro un’esperienza speciale.

Fin dai primi incontri ci trovammo a dialogare in merito al passaggio tra scuola primaria e secondaria di primo grado. Pensavamo: “Tra pochi mesi i ragazzi dovranno prepararsi lo zaino tutte le sere, avranno numerosi professori, andranno e usciranno da scuola da soli… in poche parole, inizieranno a diventare grandi”. Non solo, inizieranno a diventare cittadini. Non avranno più la mamma pronta a gettare nel cassonetto la carta della pizza o a riprenderli se fanno troppo chiasso. Se prenderanno il bus, sceglieranno se timbrare il biglietto o cedere il posto a una persona anziana. Avranno le chiavi di casa, sarà loro responsabilità avvertire se si fermano a pranzo da un amico e così via.

Man mano che il dialogo procedeva, i nostri allievi iniziarono a rendersi conto di stare a un passo dalla conquista di una serie di autonomie che potevano metterli in grado di compiere molteplici azioni per migliorare l’ambiente oppure peggiorarlo. Inoltre, tutto ciò non stava accadendo in una città qualsiasi: tutti abitano a Roma e proprio della Capitale avrebbero dovuto sviluppare una cura speciale.

Fu inevitabile a questo punto cominciare a lavorare su cosa significa agire per il bene di Roma, fare per la nostra città qualcosa di straordinario. Esortai i ragazzi delle tre classi a partecipare a una sorta di “caccia al tesoro” che avrebbe dovuto condurli a scoprire personaggi storici e non, anche loro familiari o amici, che per la Capitale avevano speso la propria vita. Fu un’esperienza straordinaria. I ragazzi si entusiasmarono all’idea e cominciarono una ricerca approfondita e puntuale. Tanti scoprirono che i loro stessi genitori o nonni facevano cose eccezionali per i nostri concittadini e furono enormemente fieri di portare tali esperienze nella drammaturgia.

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I tre spettacoli presero poi spontaneamente strade diverse. La classe VA parlò di quella che avremmo poi chiamato “la Roma sociale”: partendo dalla storia del pizzaiolo Donato che tutti i giorni sfamava i poveri del suo quartiere, proseguimmo con la nascita della Caritas a opera di don Luigi Di Liegro e ci concentrammo su tutte quelle associazioni di volontariato e non che ogni giorno operano per i bambini rom, la disabilità, la pulizia delle strade, i migranti. L’idea iniziale fu che i quattro protagonisti, bulletti di seconda media, invece di essere sospesi vengono portati da un loro professore un po’ speciale in giro per Roma a conoscere le realtà solidali e a partecipare alle loro attività.

La classe VD si concentrò invece sulla bellezza, sulla “Roma artistica”, ripercorrendo le storie dei più grandi artisti nostrani, da Michelangelo a Raffaello, da Leonardo al Bernini e Borromini, senza dimenticare i sonetti di Trilussa e la nascita di Cinecittà, Anna Magnani e Rossellini con il capolavoro Roma città aperta, Alberto Sordi, Mina, Gigi Proietti, Vittorio Gassman e Antonello Venditti, ponendo l’accento su quanto di sociale ciascuno ha fatto nella propria vita. Un gruppo di turisti americani che si trova a dialogare con una guida davanti al Colosseo dà il via a tutto il viaggio.

Ciascuno di noi, ogni giorno, può fare qualcosa di straordinario per il bene della nostra città e di chi vi abita

In ultimo la VE scelse di parlare della nascita della Costituzione, tramite una classe che fa una gita al Senato e alla quale varie persone raccontano grandi gesti fatti per la “Roma storico-politica”. Da Muzio Scevola a Cicerone, dall’imperatore Ottaviano Augusto e l’imperatrice Livia a Costantino, la storia si dipana lungo i secoli fino ad arrivare a Ciceruacchio e l’unità d’Italia. Vediamo poi Mussolini e il suo incontro con Maria Montessori, i tentativi di cattura di Rita Levi Montalcini, i bombardamenti, la fame e la miseria e finalmente De Gasperi e la fiammella iniziale della Costituzione, mentre il bisnonno di un allievo salva una famiglia da un incendio.

I tre spettacoli furono davvero appassionanti, quasi più nel corso della realizzazione che nella messinscena vera e propria. I giovani attori non persero mai motivazione, concentrazione, si aiutarono sempre l’un l’altro, ogni classe venne a vedere gli spettacoli delle altre. Vidi sempre più i ragazzi cresciuti, cambiati. Con negli occhi la consapevolezza che ciascuno di noi, ogni giorno, può fare qualcosa di straordinario per il bene della nostra città e di chi vi abita. La responsabilità ma anche l’orgoglio di poter fare la differenza. Anche a questo servono il teatro e l’arte in generale. A renderci persone migliori.

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