24 Gen 2023

Coltivatori di Emozioni e la rete di giovani agricoltori che hanno inseguito i loro sogni

Scritto da: Davide Artusi

Lavoro, sostenibilità, cura dell’ambiente, salvaguardia dei prodotti agroalimentari Made in Italy e, soprattutto, un maggiore focus sui giovani agricoltori, sono questi i propositi della social farming Coltivatori di Emozioni per questo 2023.

Salva nei preferiti

Coltivatori di Emozioni, la rete nata per la tutela della biodiversità e la salvaguardia dei piccoli borghi, vede crescere sempre più la propria community, fatta soprattutto di giovani agricoltori. Molti di loro hanno scelto di lasciare un seppur gratificante lavoro di ufficio per riappropriarsi della propria vita, abbandonando le comodità delle grandi città per investire tempo e denaro in aziende agricole sparse nei piccoli paesi di cui l’Italia è ricca da Nord a Sud.

I progetti agricoli di questi giovani, che hanno trovato nell’agricoltura uno sbocco lavorativo stimolante, sono sostenuti da Coltivatoriattraverso il canale B2B – ovvero con target di vendita professionale, di solito un’azienda – e B2C – che si rivolge invece al consumatore finale. Coltivatori di Emozioni infatti promuove e comunica i prodotti e i progetti agricoli della rete, aumentando come conseguenza il volume di vendite delle piccole aziende agricole.

Abbiamo selezionato tre esempi di giovani agricoltori che hanno deciso di cambiare vita e dedicarsi al mondo dell’agricoltura, sostenuti anche da Coltivatori di Emozioni. Tre storie che ci vogliono mostrare e dimostrare come la dedizione verso una realtà lavorativa poco di moda in questo periodo storico può portare comunque i suoi frutti.

Coltivatori di Emozioni

Il primo racconto è quello di Anna Paola, che a Pettorano sul Gizio coltiva il mugnolo, un vegetale che probabilmente ha avuto origine per ibridizzazione fra il cavolo e la rapa e che è strettamente legato alla coltura e alla cultura del paese. La scelta di Anna Paola di aprire un’azienda agricola è nata dalla sua volontà di qualificare e portare sulle tavole degli italiani il mugnolo che, essendo un prodotto di nicchia, viene particolarmente apprezzato dai negozi attenti alla territorialità e alla tradizione. Gustando il mugnolo si può assaporare tutta l’arte culinaria legata alla pastorizia, dove i piatti erano poveri ma genuini. Un bel viaggio indietro nel tempo.

Chiara e Flavio invece sono due giovani originari di Carmagnola nel torinese che, dopo una vacanza nel 2017 a Crissolo, in provincia di Cuneo, decidono di dare una svolta alla loro vita trasferendosi a Ostana, borgo di appena 50 abitanti a 1250 metri di quota, che confina con Crissolo. «A Ostana non c’era un panificio da quarant’anni, poi siamo arrivati noi», sono le parole di Chiara e Flavio che, nel corso di questi anni, si sono ben integrati con la piccola comunità locale. È il 7 aprile 2019 quando i due giovani inaugurano il nuovo panificio di Ostana, ai piedi del Monviso: Quel Po di Pan.

«Tutto è iniziato per caso – ci racconta Chiara – in quell’estate del 2017. Sapevamo entrambi di volerci trasferire in montagna; per di più io, fin da bambina, sentivo che da grande mi sarei dedicata alla pastorizia. Qui giornalmente sforniamo varie tipologie di pane, pizze, focacce, grissini fatti a mano uno a uno, torte e una grande varietà di biscotti come frollini al miele, alla nocciola, alla lavanda e soprattutto le nostre Castagnole, ovvero frollini al cioccolato e castagne».

Coltivatori di Emozioni 2

Infine vi presentiamo Giuseppe e Antonio Avigliano, due fratelli che, insieme al padre Faustino, hanno deciso di investire sul proprio territorio, dando vita a una piccola azienda, Brigante Lucano. Si tratta di una realtà giovane che già nel nome dichiara il forte legame con il territorio in cui è nata, ovvero Vaglio Basilicata, Comune della provincia di Potenza, sull’Appennino Lucano, a mille metri di quota. Una di quelle zone appartenenti a quell’entroterra del Sud da dove molti giovani se ne stanno andando.

Giuseppe e Antonio sono due fratelli che hanno scelto di cambiare vita per rimanere nella propria terra d’origine e recuperare un’antica tradizione agricola che rischiava di estinguersi. Questa decisione ha portato però a sacrifici: Antonio ha rinunciato al suo lavoro di restaurant manager in giro per l’Italia, mentre Giuseppe divide la sua vita fra la Basilicata e l’Australia, dove lavora nelle miniere a cielo aperto per mettere da parte i soldi e affrontare tutte le spese che riguardano l’azienda.

«Nel 2008 – racconta Giuseppe – la crisi economica ha messo in difficoltà l’impresa creata da mio nonno, così decisi di cambiare aria e partire per l’Australia. Inizialmente dovevo rimanervi solo per un anno, ma poi ho iniziato la lavorare, ho conosciuto la mia compagna e sono rimasto. Il desiderio di tornare in Italia è stato sempre vivo, a mancare era un progetto lavorativo serio. Insieme a mio fratello Antonio abbiamo così deciso di investire sui terreni di famiglia e di recuperare l’allevamento di un’antica razza che rischiava di estinguersi: il maialino Nero Lucano».

«Nel 2015 – continua Giuseppe – è nata la nostra azienda, Brigante Lucano, che oggi conta 150 capi di bestiame. Abbiamo realizzato la prima produzione nel 2017 e ora la nostra linea comprende vari prodotti: salame, capocollo, diversi tipi di soppressata, culatello, prosciutto, lucanica dolce o piccante e, soprattutto, il Pezzente Lucano, una salsiccia più grassa fatta con le parti meno nobili come lingua, rene, cuore, fegato, polmone e aglio».

Coltivatori di Emozioni 3

Chiara, Flavio, Anna, Giuseppe e Antonio, cinque giovani che non vogliono inseguire le mode del momento, ma che remano contro una società sempre più votata alla velocità e al denaro. Purtroppo i borghi si stanno lentamente sempre più spopolando, i giovani amanti del mondo agricolo si sentono scoraggiati e poco sostenuti, preferiscono abbandonare una passione per un lavoro più sicuro in città. Sono temi sempre attuali in questo periodo storico.

È bene sottolineare anche che ognuno di noi è responsabile della tutela e della salvaguardia della biodiversità italiana e un primo passo può essere semplicemente acquistare prodotti di realtà contadine come queste. La social-farming di Coltivatori di Emozioni si dimostra dunque una valida opportunità per quelle piccole aziende agricole che stanno cercando di svilupparsi. I giovani agricoltori possono contare su un partner dinamico e innovativo che promuove le produzioni agricole della rete, crea sinergie sui territori e alleanze commerciali per sostenere i progetti delle singole aziende.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Come va l’agricoltura in Sardegna? Ecco una fotografia scattata da chi lavora “sul campo”
Come va l’agricoltura in Sardegna? Ecco una fotografia scattata da chi lavora “sul campo”

Terra Masta diffonde nel napoletano l’agricoltura naturale e sinergica
Terra Masta diffonde nel napoletano l’agricoltura naturale e sinergica

Crisi agricola e proteste degli agricoltori: qual è la verità? – A tu per tu + #14
Crisi agricola e proteste degli agricoltori: qual è la verità? – A tu per tu + #14

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Come trasformare gli allevamenti in fattorie vegane, l’esperienza svizzera – #917

|

Val Pennavaire in rete: la nuova e inaspettata zuppa di sasso

|

Gaetano, terapista forestale dei Monti Lattari: “La foresta mi ha guarito”

|

Cuscini Bio, la moda etica e quel giocattolo dentro a una fornitura tessile

|

Animal Talk Italia: parlare con gli animali è possibile – Io Faccio Così #402

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

string(9) "nazionale"