16 Mar 2023

Rossonove: la rigenerazione urbana ligure e il nuovo immaginario passano attraverso l’arte

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Nel savonese un progetto di residenze di artisti ha da poco aperto le sue porte. L'obiettivo? Lavorare sull'immaginario collettivo insieme ad artisti internazionali e la comunità, partendo da luoghi abbandonati da anni, per comprendere come potrebbero essere trasformati e le esigenze della comunità. Con la sua ideatrice Cristina Vignone vi raccontiamo qui di cosa si tratta.

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Savona - Girando per le città sono tanti i luoghi abbandonati, chiusi, che anno dopo anno sono destinati ad essere sempre più fatiscenti. Spesso ciò si contrappone però ad una sempre più sentita necessità di avere spazi dove condividere, creare comunità, confrontarsi e conoscere persone con interessi simili che vivono nella nostra stessa città. Da questo ossimoro nasce Rossonove, un’associazione senza scopo di lucro con sede ad Alassio (SV) che organizza e gestisce residenze artistiche.

Attraverso il motto “consumo di suolo zero”, Rossonove vuole porre attenzione sugli spazi e sugli edifici attualmente in stato di abbandono, riflettendo insieme alla comunità e agli artisti su quale nuova forma, destinazione e finalità potrebbero questi, avere per rispondere alle esigenze reali degli abitanti del luogo.

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Primo piano di Cristina Vignone
UN’ARCHITETTA A CONSUMO DI SUOLO ZERO

Le residenze ospitano artisti provenienti da diversi paesi europei e non solo, e l’obiettivo è quello di poter contribuire a dare nuovi spunti per riuscire ad immaginare questi luoghi abbandonati in modo diverso. Ma sappiamo che i luoghi spesso rappresentano anche chi li vive, pertanto nel lavorare sull’immaginario esterno, si lavora parallelamente su esigenze e difficoltà interne.

Rossone ha aperto le sue porte al primo artista selezionato, Eugenio Buson in arte U.N.O., che ha lavorato sull’ex cinema di Loano. Per comprendere meglio le finalità e modalità di queste nuove residenze, di come sono nate e come si svilupperanno ho intervistato la sua ideatrice Cristina Vignone, che oltre a organizzarle, sta accogliendo gli artisti in casa sua, e finanziando il progetto.

«Ricordo – mi confida Cristina – che durante un’intervista di giugno del 2020, alla domanda su come mi vedessi a distanza di qualche anno, avevo raccontato della mia idea di ospitare residenze di artisti qui a da me: vivo da sola e da che mi sono trasferita a vivere qui, ho pensato essere molto grande questa casa solo per me. Inoltre, essendo in centro storico, ho tutti i servizi ad un passo e davanti a me il mare, che permette di immergersi in una dimensione di apertura, grazie a questo orizzonte blu che circonda casa».

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Cristina Vignone e l’artista U.N.O.

«Avendo quindi a cuore il territorio che vivo e occupandomi da anni di rigenerazione urbana, vivo ogni giorno la violenza che è stata fatta a partire dagli anni ‘60 in poi in Liguria, attraverso una speculazione edilizia selvaggia. Fin dai tempi universitari e anche successivamente la mia sensibilità sul tema del consumo di suolo era già forte: pur avendo studiato architettura, mi sono sempre dedicata al restauro e al recupero dei monumenti antichi e di edifici già esistenti».

Con orgoglio Cristina si definisce infatti “un’architetta che non ha mai consumato suolo”, non avendo mai collaborato a cantieri di nuove abitazioni nel suo passato, preferendo prendersi cura di ciò che era già esistente piuttosto che mettere alla prova il suo ego, mostrandolo con progetti di edilizia consumistica. Mi sottolinea anche di come sia riuscita a concretizzare il suo sogno di realizzare queste residenze artistiche che lavorino sui temi a lei tanto cari, grazie a Federico Bonelli di Trasformatorio e Eleonora De Vecchi, amica e con cui condivide diversi progetti.

L’artista ha una sensibilità diversa da tutti gli altri, quindi per provare ad esplorare un nuovo immaginario collegato a orecchio, occhi e cuore credo sia fondamentale il loro contributo

L’ARTE COME STRUMENTO DI UN NUOVO IMMAGINARIO

«La sensazione che ho avuto in questo periodo è che molti degli abitanti che vivono in questa parte di Liguria si siano rassegnati a non avere luoghi di aggregazione e condivisione, pertanto non li cerchino neanche più. Manca la capacità di immaginare altro, di sognare in grande e realizzare ciò che non esiste ancora. Personalmente leggo tutto ciò come frutto di 50 anni di televisione, pubblicità che hanno prodotto questo tipo di società. Nelle grandi città è vero che sono sopravvissuti i teatri, i luoghi occupati e quelli di aggregazione in generale, ma bisogna anche dire che il numero di persone è ben diverso dalle cittadine liguri, dove non solo siamo meno, ma anche l’età media è molto alta».

Le residenze di Rossonove nascono senza una struttura fissa, che si costruisce strada facendo, a seconda di ciò che emergerà, proprio per lasciare la massima libertà di espressione e di pensiero a chi ci lavora e collabora: «io ho lanciato la chiamata agli artisti ponendo i temi che più mi stanno a cuore, ovvero il consumo di suolo zero e la cura di chi ci vive. Ho idee su spazi che più di altri mi stanno a cuore, ma per ora le tengo per me per evitare di condizionare».

U.N.O. E L’EX CINEMA ABBANDONATO DI LOANO

Come anticipato la prima residenza appena terminata ha visto come doppi protagonisti l’artista torinese U.N.O. e lo spazio abbandonato da decenni, dove si trovava l’ex cinema loanese. Di questo luogo una volta molto frequentato, rimane solo la sala di ingresso, l’insegna ormai decadente e lo spazio per le locandine. L’artista ha lavorato per tre settimane qui, confrontandosi con i passanti attraverso diverse modalità, come cartelloni, dirette audio, video e la sua stessa presenza.

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«Credo che il cinema – mi spiega l’artista U.N.O. – rappresenti la materializzazione dei nostri sogni e dei nostri incubi, e l’essere privati di ciò ha come conseguenza che viene a mancare anche una rappresentazione di se stessi. Ho iniziato con l’appendere due cartelloni con sopra l’invito a lasciare i propri messaggi e sono stati davvero tanti, di cui molti anche con una visione molto simile alla mia». Il lavoro è proseguito registrando conversazioni con i passanti in diverse strade che costeggiano questo luogo non luogo protagonista della ricerca.

Le riflessioni hanno spaziato su diversi temi, ma quanto è emerso è davvero un ottimo punto di partenza, che darà spazio a future nuove consapevolezze: «La Liguria più di altri luoghi ha subito una edificazione e progettazione degli spazi urbani esclusivamente in funzione del turismo: l’erosione del suolo è dilagante, tutto deve produrre un reddito e le conseguenze di ciò sono visibili. Credo che ciò che però davvero manca è la consapevolezza che manchi qualcosa».

Se volete seguire il lavoro delle prossime residenze e rimanere aggiornati, potete seguire Rossonove sui canali social, video, audio e sul sito.

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