20 Apr 2023

A Genova apre il MAIIIM, il centro per le arti del terzo millennio

Scritto da: Valentina D'Amora

In questi giorni ha aperto le porte un nuovo spazio culturale con gli occhi puntati sul porto di Genova. Si chiama MAIIIM e organizza incontri, mostre temporanee e laboratori per portare per mano i visitatori in un mondo parallelo, dove l’arte e il digitale sono protagonisti. Ci siamo stati per esplorarlo di persona.

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Genova - «Vieni in metro e scendi a Dinegro», mi suggeriscono. Effettivamente la mia destinazione si trova proprio dietro la fermata della metropolitana. È mattina, il sole primaverile scalda già viso e avambracci scoperti. Scendo e controllo l’indirizzo: piazza Dinegro 6. Pur non abitando così distante, da qui ci sono sempre passata solo di sfuggita, il più delle volte con un mezzo pubblico, mai a piedi. Continuo a camminare guardandomi attorno, straniera nel mio stesso municipio, e finalmente trovo il cartello MAIIIM – Media Art III Millennium.

Mi viene incontro Federico Bonelli, il co-curatore della rassegna di lancio di questo spazio – che andrà avanti sino al 22 aprile – e mi accompagna a visitare questo nuovo centro culturale. Mi aggiro in queste stanze così ariose e piene di luce e cerco di ricordarmi – ma lo faccio ad alta voce – cosa ci fosse prima.

«La scuola superiore Byron!», mi dicono Federico e Virginia Monteverde, ideatrice e direttrice del MAIIIM, quasi in sincrono. Chiudo gli occhi e mi sembra quasi di vedere questi gruppi di adolescenti che chissà quante volte si distraevano guardando fuori dalla finestra, restando incantati dal panorama del porto, dal viavai delle navi, dal passaggio dei treni, dal traffico sulla sopraelevata.

IL MAIIIM E LA SCELTA DELLA LOCATION

«Questa fino a poco tempo fa era un po’ una terra di nessuno, non c’era nemmeno il CIV», mi spiega subito Virginia. E parliamo proprio di questo, del fatto che la scelta stessa della sede di questo nuovo polo culturale faccia già parlare di sé. «È un progetto importante che abbiamo voluto portare proprio qui, perché la riqualificazione urbana fa bene a tutta la città».

E così, dove prima c’erano aule scolastiche – su alcune porte si leggono ancora 4^L, 5^A, 3^B, quei numeri e quelle lettere che, abbinati insieme, ti fanno fare un tuffo nel passato –, adesso ci sono sedie, installazioni, proiezioni, workshop, presentazioni. «La federazione Stella Maris, proprietaria dello spazio, è stata il nostro primo sponsor – precisa Monteverde – agevolandoci in questi tre anni di lavoro per l’avviamento del progetto». E, come mi spiegano entrambi, ci sono tante realtà culturali che proprio in questi giorni si stanno affacciando a questo centro, chiedono, si informano, fanno capolino.

Una finestra sull’arte che guarda il territorio, ma si proietta verso il mondo. In ballo infatti c’è l’idea di organizzare delle residenze artistiche proprio qui, tra le mura del MAIIIM. «Ogni artista verrà ospitato in un piccolo appartamento collegato allo spazio che stiamo ristrutturando e chi vorrà potrà venire qui per seguire il suo lavoro “in diretta”. Ci teniamo a proporre all’artista ospite una rete locale, con dei collegamenti in loco alle realtà culturali della città a cui presentare il progetto in evoluzione».

Questo è un centro che vuole fare arte come flusso, in stile nordeuropeo

UN NUOVO MODO DI FARE ARTE

«Questo è un centro che vuole fare arte come flusso, in stile nordeuropeo», sottolinea Federico. E il programma della rassegna di questi giorni è un assaggio delle tante cose che si faranno qui, in primis creare una rete con altri centri simili, complementari, di tutta Europa.

Ora Federico mi accompagna in una sala dove viene proiettata l’opera di un artista di Amsterdam, un progetto di realtà immersiva che combina foto d’epoca e suoni in movimento. Sembra di entrare in punta di piedi nelle storie di altri, nella loro intimità, tra le pareti delle loro case. Usando la tecnica del restauro, Leo Erken e Frieda Gustavs fanno tornare a galla una memoria comune focalizzata sui diritti delle donne e sulla prima ondata di femminismo durante la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. «Il bello è che tutti gli artisti che stanno arrivando mettono insieme le tecnologie che stanno a loro volta sperimentando nella loro ricerca artistica», evidenzia il co-curatore.

Oggi al MAIIIM ci sarà un workshop di Paolo Bonelli, fisico dell’atmosfera che si occupa da anni di ricerche climatologiche, autore di CoScienza Ambientale. Nel suo laboratorio la voce della natura si trasforma in dato “sensibile” attraverso un insieme di strumenti auto-costruibili, messi in rete e mantenuti attivi come metodo di attivismo digitale, che possono farci sentire la voce della Terra e aiutarci a capire i suoi argomenti.

«Questi piccoli sensori faranno quindi parlare l’ambiente, che in realtà comunica già con noi in tante lingue diverse. Ora è giunto il momento di impararle», enfatizza Federico, mentre mi accompagna sulla terrazza. Davanti a noi treni, yacht, navi da crociera, metropolitana, camion, auto. Da qui si vede tutto, dalla Lanterna sino ai forti: «Qui c’è un’enorme quantità di dati visivi da osservare, oltre al fatto che questo è proprio il nostro punto di contatto con il Mediterraneo. Per un artista questa visuale è un ottimo punto di osservazione», sottolinea, tornando a parlare del workshop.

foto epoca

Nell’appuntamento di oggi e domani, aperto a tutti, verranno coinvolti tutti gli artisti e gli “smanettoni” presenti per costruire insieme i sensori che serviranno a raccogliere dati ambientali da tradurre in modo efficace, ma allo stesso tempo poetico e proprio del nostro tempo. E ovviamente comprensibili a tutti. I sensori di Paolo Bonelli – di polveri fini, di acidità, di frana pluviometri e molti altri – sono tutti costruibili con pochi euro, il tutto in modalità open source, per l’ambiente, per l’aria, per l’acqua. Perché misurare è un diritto di tutti e ci avvicina di più alla natura.

L’intento è quello di far nascere il primo nucleo di una rete civica di osservazione ambientale e installare due rilevatori di particelle, per capire in tempo reale come ci sta parlando il porto. «Vogliamo che questi dati siano in mano a tutta la cittadinanza», conclude. Questo è il programma degli incontri, a prenotazione obbligatoria, di oggi e dei prossimi giorni:

20 APRILE

ore 10 workshop a cura di Paolo Bonelli. Coscienza Ambientale parte I

ore 18 talk – Ennio Bianco. La narrazione audio-visuale nell’epoca della AI art

Proiezione “La Maschera del Tempo” di Mattia Casalegno e Maurizio Martuscello. Produzione Fondazione Giorgio Cini

21 APRILE

ore 10 workshop a cura di Paolo Bonelli. Coscienza Ambientale parte II

ore 18 workshop. Esposizione dei lavori

22 APRILE

ore 11 open day Il network digitale in Liguria

ore 19 finissage Questo spazio è già pieno

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