18 Mag 2023

Cartoni animati: sapete che la disabilità ha sempre fatto parte della nostra narrazione?

Scritto da: Elena Rasia

Da Nemo a Capitan Uncino, da Dory a Clara, nelle storie dei cartoni animati che fanno parte della cultura popolare la disabilità si incontra molto più spesso di quanto non crediamo. E proprio queste pellicole possono fornire una chiave di lettura leggera e coinvolgente per parlare di disabilità andando oltre i preconcetti e l'approccio pietistico con cui questo tema viene trattato oggi.

Salva nei preferiti

Come si può raccontare la disabilità a un bambino o una bambina? Spesso mi è capitato, e tuttora mi succede, di imbattermi in tanti piccoli occhietti curiosi che osservano la mia quattro ruote come se fosse un’astronave, un qualcosa che non riescono bene a definire ma da cui sono estremamente attratti. Si fermano, la squadrano e incominciano a parlare facendo un sacco di domande a me o alla persona adulta che in quel momento si trova lì insieme a loro, spesso i genitori: “Mamma, che cos’è quella? Perché lei è così?”.

Domande spontanee e genuine che rimangono spesso e volentieri senza una vera e propria risposta, ma che regalano – purtroppo – l’occasione per far cambiare prontamente il discorso, sviando così questi piccoli grandi adulti del futuro, vogliosi di trovare una risposta da dare ai loro tanti perché, in un’altra direzione. Secondo voi, perché è così tanto imbarazzante – a tratti addirittura pauroso – riuscire a far capire a un bambino che cos’è una carrozzina o riuscire a spiegargli che esistono anche delle persone con disabilità al mondo?

Se ci pensate bene, molti di loro ne hanno già sentito parlare e non si sono posti in un atteggiamento di chiusura rispetto a qualcosa di differente da ciò che quotidianamente vivono e che già conoscono. Dove? Nei cartoni animati! Oggi è proprio di quest’interessantissimo aspetto che voglio parlarvi: di come un qualcosa che fa parte della storia culturale del paese e di ognuno di noi possa diventare un punto di partenza per una narrazione sulla disabilità che non allarmi ma che includa e riesca a raccontare le mille diversità che popolano il nostro pianeta e quanto tutto questo sia una magia peculiare di ogni essere vivente perché nessuno, al di là della disabilità, è uguale a nessun altro.

capitan uncino

La voglia di raccontarvi come poter parlare di disabilità ai più piccoli partendo dai cartoni animati e dai personaggi che li popolano è nata un po’ per caso quando qualche sera fa stavo guardando insieme a degli amici Le avventure di Peter Pan, un classico Disney del 1953 che più o meno tutti noi conosciamo. In quel momento mi sono illuminata! Avete mai pensato che uno dei personaggi principali della storia ha una disabilità?

Io per prima l’ho realizzato solo l’altro giorno. Ebbene sì, Capitan Uncino non ha una mano ed è raro che si faccia caso a questa sua caratteristica come un qualcosa che lo “svaluta”. Essendo uno dei personaggi principali, anzi, è decisamente un aspetto che lo caratterizza. Ragionando su questo credo proprio che, anche al di là dello schermo, dovremmo tenere a mente quest’ approccio nei confronti di tutto ciò che non è uguale a noi perché ci aiuterebbe concretamente verso la realizzazione di un mondo sempre più inclusivo a partire dal pensiero.

La disabilità c’è e ti caratterizza, ma è l’ambiente circostante che ha il potere di fartela percepire più o meno ostacolante. Ad esempio, pensate se al mondo non fossero mai esistite le scale, ma solamente le rampe. Non ci sarebbero meno barriere architettoniche? Sì, perché culturalmente le scale non sarebbero conosciute e le rampe sarebbero l’unica alternativa per tutti che, in questo modo, si muoverebbero più agevolmente. O ancora, pensate se le carrozzine fossero un mezzo per spostarsi come può esserlo una bicicletta o un monopattino: la prospettiva nei confronti di questi mezzi di trasporto non sarebbe totalmente diversa?

Nei film d’animazione è un po’ questo ciò che accade, perché nelle storie la disabilità è parte integrante della narrazione e non un qualcosa che deve rimanere in disparte – il fatto che spesso e volentieri sia stata associata a personaggi cattivi è un’altra storia. Capitan Uncino ce lo ricordiamo proprio perché, come ci suggerisce il nome, ha un uncino al posto della mano – e se ne prende cura con tanti pezzi di ricambio – mentre Trilli, la piccola fatina amica di Peter Pan, ce la ricordiamo perché pur non parlando si esprime attraverso un tintinnante scampanellio che viene compreso solamente da chi ha familiarità con il linguaggio delle fate.

Ma proseguiamo con altri esempi: facendo un salto in avanti di parecchi anni vi porto nei fondali marini di un altro film d’animazione, Alla ricerca di Nemo, dove proprio il protagonista principale ha una disabilità: vi ricordate della sua piccola pinna atrofica? Ma c’è anche Dory, la pesciolina smemorata. Gli esempi che potrei portare alla vostra attenzione sono tantissimi, anche al di fuori del mondo Disney, come ad esempio il personaggio di Clara in Heidi, che fu il primo cartone animato in cui vidi un oggetto – la carrozzina – che apparteneva anche alla mia quotidianità e questo mi face sentire in un qualche modo fin da subito rappresentata.

La disabilità c’è e ti caratterizza, ma è l’ambiente circostante che ha il potere di fartela percepire più o meno ostacolante

Questa mia riflessione ha la finalità di puntare i riflettori sul fatto che la disabilità in realtà ha sempre fatto parte della nostra narrazione ed è solamente il modo in cui la si racconta e la si fa percepire anche a chi non la vive in prima persona che ha il potere di fare la differenza ed è proprio facendo tesoro di ciò che quando un bambino mi incontra e mi fa mille domande sul perché non cammino una tra le mie risposte vincenti è questa: “Sono come Nemo, le mie gambe sono un po’ come la sua pinna più piccola”

Sì perché di Nemo, Capitan Uncino, Dory e Clara è pieno il mondo e per rendercene conto, a volte, serve tornare bambini per un momento. E allora non c’è più bisogno di molte spiegazioni perché ciò che esiste viene semplicemente accolto e questa è una grande magia. Una magia a portata di tutti che possiamo fare nella nostra quotidianità.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo
HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

Sport paralimpici: a che punto siamo in Italia? Ne parliamo con Efrem Morelli
Sport paralimpici: a che punto siamo in Italia? Ne parliamo con Efrem Morelli

Disability Film Festival: parlare di disabilità oltre gli stereotipi pietistici o eroici
Disability Film Festival: parlare di disabilità oltre gli stereotipi pietistici o eroici

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Scurati e gli altri. C’è un problema di censura in Rai? – #919

|

No border books, un kit di benvenuto per i piccoli migranti che approdano a Lampedusa

|

Intelligenza artificiale in azienda: ci sostituirà o ci renderà il lavoro più facile?

|

HandiCREA e il sogno di Graziella Anesi di un turismo accessibile e inclusivo

|

Lo strano caso di RWM Italia, tra business delle armi e la “cancellazione” di due fiumi

|

Arte e ricerca al femminile: a Cagliari un stanza tutta per loro, artiste del nostro tempo

|

MAG4, la mutua autogestione piemontese, si schiera contro il mercato delle armi

|

Percorsi Spericolati, continua la formazione per sviluppare progetti innovativi per le aree interne

string(9) "nazionale"