26 Giu 2023

Arakè, la comunità agricola che porta la campagna in città

Scritto da: Susanna Piccin

A poche centinaia di metri dal centro di Padova sta nascendo una nuova CSA, una comunità che supporta l'agricoltura. Si chiama Arakè e già da diversi anni come azienda agricola svolge numerose funzioni ad alto impatto positivo, come rifornire numerose famiglie di prodotti locali e naturali, diffondere la cultura contadina e proteggere il territorio e i suoi abitanti dalla cementificazione.

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Padova, Veneto - Quando arrivo ad Arakè, Matteo sta preparando le cassette di verdura che sono state ordinate per quel giorno e che di lì a poco le persone avrebbero ritirato. Ho la fortuna di riuscire a prendere gli ultimi pomodorini rimasti e metterli nella mia cassetta, che ho prenotato un paio di giorni prima tramite un form condiviso sul gruppo whatsapp. 

Zucchine, patate, cavolo cappuccio, lattuga, fagiolini… Di lattuga però non ce n’è abbastanza per Fiorella. «Mi accompagni in campo a prenderne un po’?», dice. E così questa intervista si fa itinerante. Matteo mi racconta di Arakè – Contenitore agricolo facendomelo attraversare. Non tutti i 6 ettari, chiaro, ma i campi e le serre più vicini, in cui crescono rigogliosi i vari ortaggi, un po’ sfiancati, come noi, dal gran caldo ormai arrivato.

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Foto Luca Gallo – Banca Etica

Nel frattempo si unisce anche Fiorino, un simpatico ed energico proprietario di cassetta che Matteo mi assicura essere un gran cuoco. Fiorino infatti chiede subito di avere dei fiori di zucca da fare fritti e Matteo lo invita ad andare a raccoglierseli in serra. Da un loro breve scambio io, piccola ignorante ragazza di città, imparo intanto che quelli da raccogliere sono i fiori maschi, che non portano alla fruttificazione. Ora che so che esistono fiori maschi e femmine e che quelli maschi non danno frutti, rileggo a ritroso una serie di stereotipi di genere… Dovrò approfondire, ma adesso non è il caso. 

Continuo a seguire Matteo che mi racconta: «Questi campi fino al 2016 sono stati coltivati a monocultura – soia, mais, soia, mais… – alimentata con concimi e antiparassitari di sintesi chimica, inquinanti e impattanti. Una volta tagliata l’erba, rimaneva solo una distesa di terra brulla. Negli anni abbiamo fatto un gran lavoro. Vedi questi 500 metri di siepi? Sono frutto del crowdfunding “Pianta una siepe” che abbiamo fatto nel 2017 e a cui hanno partecipato circa 300 persone. Lì invece ci sono le aiuole per ortaggi per cui nel 2021 con un’altra iniziativa chiamata “Passata per il Parco Agricolo Basso Isonzo”, grazie a cui abbiamo ottenuto il prefinanziamento per la passata di pomodoro da parte di quasi 500 cittadini padovani». 

«Però aspetta… dov’è Fiorino? Sotto quelle serre ci sono mille gradi, è troppo tempo che è lì sotto», si chiede Matteo. Fiorino sta bene, si è già spostato su altri campi. Lo chiamiamo e lui si avvicina placido e chiede a Matteo della rucola. Lui gli spiega che ce n’è tantissima ma è tutta ormai “passata”, non è vendibile. «Se a te non dispiace io la prendo lo stesso. Ci si fa un pesto che tu non hai idea. Dammene un bel po’, che adesso vado a casa e me la cucino tutta e poi ti porto un vasetto». Altra cosa imparata, piccola cittadina. Segno anche questo sugli appunti del mio quaderno, intanto torniamo verso la sede dell’azienda agricola.

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L’edificio è stato ristrutturato da poco, di un rosso scuro e con lunghe vetrate. Durante le mattine viene popolato da piccoli bimbi di massimo 3 anni che seguono il percorso educativo proposto da Arakè e scorrazzano tra i campi imparando dalla natura. Di sicuro quei bimbi sono più agricoli di me, benché vivano in città. Sì perché qui siamo a meno di un chilometro dal cuore della città di Padova, in un quartiere prevalentemente abitato da famiglie benestanti, che fa gola a molti perché in una posizione stupenda. Tanto vicino al centro da poterci andare a piedi, prossimo alle tangenziali, con scuole, servizi, parchi. Insomma, un quartiere che a molti piacerebbe asfaltare per poterci costruire bellissime case private. 

Non per niente, l’ultima iniziativa di Arakè si chiama “Save the zolla!”, perché nasce proprio per salvare 6 ettari di terreni agricoli in una città in coda alle classifiche nazionali per consumo di suolo e qualità dell’aria. «È un progetto che può essere propositivo e impattante solo assieme a una comunità che ne capisce l’importanza. Vogliamo costruire un modello in cui agricoltori e cittadini si prendano cura assieme del territorio e della biodiversità, sostenendo l’economia locale, intessendo relazioni, valorizzando gli spazi verdi sopravvissuti a decenni di sviluppo urbanistico, aggressivo, scomposto e ormai fuori da ogni logica. Stiamo cercando di far nascere una CSA – Comunità che Supporta l’Agricoltura e cominciamo a vedere i primi risultati. Siamo fiduciosi». 

Ora è arrivato anche Paolo, che ritrovo dopo molti anni e che, con competenza e preparazione, mi racconta anche degli incontri facilitati che stanno organizzando per arrivare come gruppo alla creazione della CSA. Nell’ultimo, tenutosi pochi giorni prima, si è prodotto il cartellone che vedete in foto, facendo emergere temi importanti. «È stato interessante per esempio veder emergere la figura del coltivatore come di uno specialista di riferimento e di fiducia, al pari del medico o del meccanico. Una partecipante ha detto: «Voglio avere un contadino di riferimento, perché sarebbe l’unico professionista che vedrei volentieri più di una volta l’anno!».

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Foto Luca Gallo – Banca Etica

Iniziano ad arrivare sempre più persone per il ritiro della cassetta, Fiorino ha pagato e si porta via il suo carico, i fornelli lo aspettano. Ma non prima di aver proposto un acquisto collettivo di vino da un’azienda di sua conoscenza delle zone alluvionate in Emilia Romagna – che si concluderà con oltre 130 bottiglie prenotate per oltre 1000euro di sostegno.

Mi è impossibile raccontarvi tutte le iniziative organizzate da Arakè in questi anni – anche solo nell’ultimo –, ma c’è un’immagine che voglio regalarvi, fra le tante cose che mi ha raccontato Matteo. Nel marzo 2018 hanno lanciato la chiamata collettiva “Nasce un bosco” che proponeva durante i fine settimana di mettere a terra dei fuscelli, futuri alberi. Quel marzo fu particolarmente piovoso e tre incontri saltarono. Nell’ultimo però il sole spuntò e tutto il lavoro si concentrò in soli due giorni. La sorpresa e la gioia furono grandi quando si presentarono circa mille persone e si misero a dimora circa 500 piante. 

 Stiamo cercando di far nascere una CSA – Comunità che Supporta l’Agricoltura e cominciamo a vedere i primi risultati. Siamo fiduciosi

Saluto Matteo e Paolo, li lascio lavorare e torno a casa con la cassetta di verdura caricata sulla cargo bike. Casa mia è dietro l’angolo, quindi aspetto che le temperature calino, poi mi cambio e vado a correre. Passo per quegli stessi campi, che sono sempre aperti e hanno un cartello che invita a beneficiarne. Passo per la prima volta per quello che ormai è diventato davvero un boschetto, vedo le arnie, il lavandeto, il grano gentilrosso, i fiori. Riconosco tutto, perché ora ne conosco la storia. Mi sento già un po’ più agricola di questa mattina.

Ringrazio per il coraggio e la fatica delle persone che hanno preservato e costruito tutto questo. E penso che a volte quando qualcuno ha la forza di sognare e immaginare non dico il mondo, ma almeno il quartiere in cui vive come un luogo diverso da quello che vede, le persone giuste arrivano e le cose cambiano

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