6 Dic 2023

Tempi di Fraternità: lotte di base e dialogo interreligioso in cinquant’anni di pubblicazioni

Scritto da: Laura Tussi

Fondata nel 1971 dal frate cappuccino Elio Taretto, Tempi di Fraternità è una storica rivista piemontese che da cinque decadi si occupa di dialogo, accoglienza, inclusione e giustizia sociale. In compagnia di Danilo Minisini, cerchiamo di capire come si sono evoluti sia l'attività della rivista sia gli eventi, le tematiche e le persone di cui si parla fra le sue pagine.

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Torino - Un luogo di accoglienza, punto di riferimento, una realtà molteplice di incontri e confronti, dialoghi, rapporti e progetti. Ad animarlo, persone che credono nella laicità e nella parità tra donne e uomini, tra simili e diversi, tra liberi e schiavi, alla luce delle fedi e religioni di ogni tempo e ogni spazio, intese come dialogo costante di ricerca interiore, relazionale, esistenziale, con la capacità di relativizzare le verità, oltre le ortodossie e le appartenenze, oltre i vincoli dogmatici e le pretese salvifiche e identitarie di tutte le chiese. Tutto questo è Tempi di Fraternità, una rivista ormai storica nel mondo del dialogo, dell’inclusione, della nonviolenza e del pacifismo.

Tempi di Fraternità propone tematiche sociali e culturali, in lotte civili di verità, giustizia e libertà, sul fronte dell’accoglienza solidale, del dibattito politico, contro ogni discriminazione, per la tutela dei diritti degli altri, degli oppressi, dei più deboli, degli emarginati, dei diversi, di tutti gli ultimi della terra, di cui tutti siamo parte nell’attualità del presente, nella prospettiva del futuro e nella memoria del passato, dove noi, donne e uomini, siamo in continua ricerca e in costante confronto comunitario. Ne parliamo meglio con Danilo Minisini, attivista e membro della redazione, attualmente diretta da Angela Lano.

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Danilo, quando è nata Tempi di Fraternità e chi ha lanciato questo progetto?

La rivista Tempi di Fraternità è nata oltre cinquant’anni fa grazie a Elio Taretto, un frate cappuccino impegnato in molte attività di stampo sociale, tra cui la vicinanza alle ragazze che si prostituivano sulla strada. Elio, una persona che ha fatto della strada la sua vita, ha scelto, insieme a un gruppo di amiche e amici, di far nascere Tempi di Fraternità da una rivista che si chiamava Sentiero Francescano e che era legata alla struttura istituzionale della chiesa. In questo modo, in piena libertà, potevano essere trattati temi di carattere sociale, religioso, politico, senza dover rendere conto a padrini e padroni. 

Quali sono le sfide più difficile che avete affrontato sinora?

Una libertà, la nostra, che ci ha accompagnato in tutti questi lunghi anni. Attraversando momenti difficili, di scoramento, di grande fatica. La scomparsa improvvisa di Elio nel 1993 ci ha portati a un passo dalla chiusura. Seppure frastornati e addolorati abbiamo provato a continuare questa avventura, grazie anche al sostegno e alla vicinanza di molte persone. 

Siamo nati tanti anni fa. In quegli anni, i mitici anni ’70,  si parlava di gruppi di base, che lavoravano nel vissuto delle periferie

Una libertà, la nostra, che a volte, ci non ci ha messo al riparo da critiche, critiche legittime ma spesso ingenerose. Addirittura abbiamo avuto una denuncia per diffamazione da parte della diocesi di Acqui Terme a cui è seguito un processo nel quale siamo stati assolti, con la motivazione – vivaddio! – che la critica, anche serrata, non è reato.

Cos’è cambiato da quell’epoca e quali sono gli obiettivi che si pone oggi Tempi di Fraternità?

Siamo nati tanti anni fa. In quegli anni, i mitici anni ’70,  si parlava di gruppi di base, che lavoravano nel vissuto delle periferie, con pochi mezzi, lontani, ma che dialogavano con le strutture sia religiose che politiche mantenendo libertà di parola e di azione. Le comunità cristiane di base, i comitati spontanei di quartiere e molte altre realtà innervavano la società. E Tempi di Fraternità nel suo piccolo ha cercato di dare voce a queste esperienze e di sostenerle.

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Oggi molte cose sono cambiate. La crisi delle religioni e della politica, lo strapotere del neoliberismo che ci ha portati a disuguaglianze inaccettabili, le guerre e l’ostilità verso il diverso sono il nostro pane quotidiano. Ma noi, molti di noi ormai avanti con l’età ma ancora impegnati nei mille rivoli della solidarietà, cerchiamo di continuare il cammino.

Perché la vicinanza a chi è emarginato, il cercare di vivere il vangelo nonostante le mille contraddizioni presenti nella nostra vita e il raccontare questo sulle nostre ventiquattro pagine che compongono la rivista che ogni mese viene stampata e distribuita o venduta tramite il sito, ci sembra ancora importante e forse anche  utile.

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