29 Giu 2023

Il nuovo ddl sulla sicurezza stradale e un governo “reattivo” – #755

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Il governo ha presentato un nuovo ddl sulla sicurezza stradale, che modifica il codice della strada. Cosa prevede? E cosa ci dice sul modus operandi di questo governo? Parliamo anche del nuovo direttore di Banca D’Italia, dei biglietti gratis per le donne, in alcune regioni indiane, per incentivare il lavoro femminile, e degli scontri in Francia dopo l’uccisione di un diciassettenne da parte della polizia.

Lo avrete sentito dire, anche per via delle uscite di qualche ministro (in genere quando si dice qualche ministro è sempre Salvini), ma il governo ha proposto di cambiare il Codice della Strada, o meglio di apportare una serie di modifiche per renderlo più rigido nel punire alcune trasgressioni.

In pratica martedì sera, alla fine del Consiglio dei ministri, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha presentato in conferenza stampa i contenuti di un disegno di legge sulla sicurezza stradale. Essendo un disegno di legge, il testo dovrà passare dal parlamento ed essere approvato articolo per articolo da ognuna delle due camere, e quindi molto probabilmente verrà modificato prima dell’approvazione definitiva, che in ogni caso potrebbe arrivare tra qualche mese.

Comunque, vediamo meglio in cosa consiste questo ddl seguendo un articolo del Post. “Il disegno di legge riguarda in particolare la guida dopo l’assunzione di alcol o di droghe illegali: prevede ad esempio un aumento delle sanzioni previste per chi guida dopo aver bevuto una certa quantità di bevande alcoliche e stabilisce che chiunque abbia assunto sostanze stupefacenti e guidi stia commettendo un reato, anche nel caso in cui non si trovi in uno stato di «alterazione psico-fisica».

Per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza, il disegno di legge prevede che a una persona condannata per aver guidato con un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi per litro e non superiore a 1,5 sia poi vietato del tutto guidare dopo l’assunzione di alcol, a prescindere dalla quantità; sia prescritto di sottoporsi a una visita medica per ottenere la revisione della patente; e venga punito con sanzioni aumentate di un terzo nel caso in cui sia trovato nuovamente a guidare sotto l’influenza di alcol.

Il disegno di legge introduce anche l’uso del cosiddetto “alcolock”, un dispositivo che impedisce l’avvio del motore dei veicoli su cui è installato se rileva un tasso alcolemico superiore allo zero nel conducente.

Il disegno di legge dice anche che la polizia stradale potrà fare immediatamente dei prelievi di saliva alle persone che ritiene stiano guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, pratica obbligatoria in caso di incidente. Nel caso in cui i test preliminari fatti sul momento siano positivi, la polizia stradale potrà inoltre impedire alla persona fermata di continuare a guidare, ritirando la patente e disponendo il fermo del veicolo senza aspettare esami di laboratorio: sempre in questo caso la patente potrà essere sospesa dal prefetto fino a quando la persona fermata non si sarà sottoposta a una visita medica.

Infine ci sono misure che riguardano biciclette e monopattini elettrici, dispositivi anti-abbandono per i bambini con meno di tre anni cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori. In conferenza stampa Salvini ha detto che sarà obbligatorio l’uso del casco e la sottoscrizione di un’assicurazione per usare i monopattini elettrici. Ha anche parlato di un inasprimento delle sanzioni, con sospensione della patente, per chi viene trovato a usare il cellulare alla guida e in altri casi di infrazioni, e ha detto che il governo spera che il disegno di legge venga approvato entro l’autunno.

La sua dichiarazione più celebre, con cui ha riassunto il senso del provvedimento e che sta facendo il giro dei giornali è “Se ti stronchi di canne, ti impasticchi in discoteca o sniffi a tempo perso e ti metti al volante, lucido sì o lucido no ti ritiro la patente e tu fino a tre anni la patente non la vedi più”. Sempre con stile. 

Vabbé a parte ciò, ultimo elemento secondo me significativo, questo ddl arriva a pochi giorni dall’incidente di Casal palocco, quello in cui dei ragazzi giovani, nello specifico un gruppo di Youtuber, alla guida di una Lamborghini, hanno travolto un’altra macchina, uccidendo un bambino di 5 anni.

E secondo me questo fatto è l’elemento che più ci da la cifra del modus operandi di questo governo, un modus operandi molto reattivo. In questo senso possiamo dire molto tranquillamente che si tratta di un governo reazionario, nel senso che è in continua reazione al contesto.

Il decreto immigrazione è arrivato dopo la tragedia in mare di Cutro, il ddl sul femminicidio dopo i due casi del mese scorso, adesso il ddl sulla sicurezza stradale. Ho la sensazione che il governo si faccia dettare, in maniera molto consapevole e strategica anche, l’agenda dai fatti di attualità. Che è un modo molto furbo di fare politica ai tempi dei social e dei trending topics, un modo per cavalcare sempre la cresta dell’onda, ma anche poco lungimirante, almeno in alcuni casi.

Perché alcuni drammi, tragedie o fatti sono dei sintomi di qualcosa di più profondo e ci danno lo spunto per intervenire (sicuramente lo sono il tema del femminicidio, e anche quello dell’immigrazione), ma altri fatti sono solo fatti. E anche quando gli eventi sono un sintomo, in genere il momento della crisi, quando gli animi sono caldi, come mi ricordava giorni fa Melania Bigi di Tara Facilitazione, non è il momento giusto per fare grossi cambiamenti o prendere decisioni strategiche. 

In tutto ciò, comunque, l’unico caso in cui non si è applicato lo stesso metro di giudizio è la tragedia in Romagna. Il governo non ha fatto in quel caso nessun provvedimento speciale per fermare la crisi climatica, inasprendo le pene per le aziende inquinanti, o prevedendo una ricostruzione in ottica di adattamento climatico. Forse perché in quel caso la notizia sono i ragazzi e le ragazze di Ultima Generazione che imbrattano i monumenti.

Altra novità di martedì è che abbiano un nuovo governatore della Banca D’Italia. Che è il ruolo massimo, più elevato, all’interno della massima istituzione finanziaria italiana. 

Si chiama Fabio Panetta, ha 64 anni e un articolo sul Sole 24 Ore lo descrive così: “già Direttore generale della Banca d’Italia e Presidente dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, dal 1º gennaio 2020 è membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea. Nonché esponente di maggior peso, col governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (che a novembre completerà il suo secondo mandato di 6 anni e dunque non può essere rieletto), del fronte dei consiglieri che invocano più prudenza e gradualità, dopo una corsa ripida dei tassi d’interesse.

«La nostra stretta va calibrata con prudenza», perché «sta già avendo un forte impatto sulle condizioni finanziarie e perché vogliamo evitare volatilità finanziaria indesiderata» ha detto Fabio Panetta, alla conferenza The Ecb and its Watchers XXIII lo scorso marzo. E ha aggiunto: «La politica monetaria deve restare pienamente adattabile agli sviluppi data l’incertezza prevalente, i lassi di tempo con cui opera e il rischio di improvvise tensioni finanziarie», sottolineando come questo richieda «un approccio dipendente dai dati, che non pregiudica future decisioni di policy e che riflette i rischi».

Il suo nuovo incarico partirà dal 1° novembre 2023, successivamente al termine naturale del mandato del Governatore Ignazio Visco, previsto per il prossimo 31 ottobre. Con l’implicito endorsement del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che è chiamato a nominare il successore Ignazio Visco. Di lui si era parlato lo scorso anno quando sembrava che la premier Giorgia Meloni avesse deciso di puntare su di lui per la guida del Mef.

Ora, non so molto di Panetta, onestamente. Dalle sue prime dichiarazioni traspare una certa prudenza. Di certo il suo ruolo, cioè il ruolo di governatore della banca d’Italia, è un ruolo abbastanza centrale in questo momento. Perché è un ruolo anche politico. È vero che da quando c’è la BCE le decisioni e il dominio di Bankitalia si è molto ristretto, ma comunque regolare i flussi di denaro ha un impatto sull’accesso al credito, sull’inflazione, sulla vita delle aziende e delle persone. Non è una roba da poco.

Spostiamoci in India, dove c’è una novità interessante e che mi ha colto di sorpresa. Ne parla Costanza Giannelli su La Svolta:

“Per molte donne, l’idea di prendere un autobus è una cosa semplice. Si esce di casa, si fa il biglietto e si sale a bordo. Non per tutte, però, è così facile. Non lo è per le donne indiane, a esempio, che hanno prima bisogno del permesso del proprio marito o del proprio padre per farlo e, una volta ricevuto, hanno bisogno di soldi per il biglietto. Soldi che nella maggior parte dei casi non hanno.

Per questo l’iniziativa del Governo dello Stato del Karnataka, che dall’11 giugno offre corse in autobus gratuite per donne e persone transgender, è stata accolta non solo con entusiasmo, ma con vera e propria gioia, con “un’ondata di donne sorridenti che assediano gli autobus”. Il “biglietto per la libertà”, come lo ha ribattezzato il Guardian, permetterà infatti di salire su un autobus in qualsiasi momento, qualsiasi numero di volte in qualsiasi parte dello Stato.

Nei primi 9 giorni dopo l’introduzione, più di 40 milioni di donne sono salite a bordo, con il sorriso sulle labbra e un profondo senso di gratitudine. Come quella di Ningavva Akka, la donna anziana ritratta nella foto simbolo di questa piccola-grande rivoluzione, immortalata mentre, indossando un logoro sari a Dharwad, nel distretto di Belagavi, ha iniziato a salire i gradini, ha chinato la testa, lasciando che quasi toccasse i gradini: “Prima dovevo chiedere il permesso e il denaro alla mia famiglia per viaggiare. Ora non devo dipendere da loro”.

La politica è pensata per incoraggiare la presenza femminile nella forza lavoro, che al momento è molto bassa: secondo la Banca mondiale le donne sono il 23% dei lavoratori indiani, rispetto al 32% del Bangladesh, al 34,5% dello Sri Lanka e al 52,6% della media globale. Tra le cause c’è anche il costo del trasporto pubblico: molte donne sono scoraggiate dal lavorare, magari lontano da casa, perché questo significherebbe sottrarre risorse al loro già modesto salario.

Soprattutto, però, questo è legato alla cultura patriarcale indiana, che vede nel controllo (e nella negazione) del denaro un modo per controllare il movimento delle donne. Per questo motivo, già diverse realtà indiane hanno introdotto misure per rendere gratuiti i trasporti pubblici: non solo la città di New Delhi, ma anche interi stati come il Tamil Nadu, che in cui però i viaggi gratuiti sono limitati alle brevi distanze.

Altra cosa che mi ha lasciato stupito è che “Finora, le donne pagavano sensibilmente più degli uomini per i trasporti, non per una legge specifica in questo caso ma per delle abitudini di utilizzo dei mezzi che vengono penalizzate. Non solo: in India (come ovunque) il trasporto pubblico è progettato pensando ai pendolari maschi, ed è quindi poco frequente nelle ore non di punta, quando le donne effettuano la maggior parte dei viaggi.

Tutto questo scenario è destinato a cambiare profondamente, perlomeno nelle zone dove è stata avviata questa sperimentazione. Ovvio che si tratta di scelte di governi locali, ma quando una certa usanza, un certo costume, supera un punto critico, è difficile tenerle confinate.

L’altro aspetto che mi sento di commentare è che mi sembra una cosa interessante anche dal punto di vista demografico. Sappiamo che diverse variabili collegate all’aumento demografico hanno a che fare con l’istruzione e l’occupazione femminile. Paesi in cui le donne hanno maggio accesso al mercato del lavoro sono spesso paesi dove le donne restano in cinta un po’ più avanti con gli anni e quindi complessivamente si fanno meno figli. Dato che l’India ha di recente superato la Cina come paese più popoloso al mondo, direi che questa politica potrebbe avere anche come ricaduta positiva una diminuzione della natalità.

Ne approfitto per dirvi una cosa molto importante. Ovvero che di India abbiamo parlato nella puntata di INMR+ di aprile, in una puntata dal Titolo capire l’India contemporanea. Il contenuto è solo per abbonati, ma vi svelo un piccolo segreto, però mi raccomando tenetevelo per voi eh.

In pratica, se compilate il sondaggio che stiamo somministrando per migliorare i nostri servizi, avrete un mese gratis di abbonamento a Italia che Cambia. E in un mese gratis vi ascoltate tutte le puntate di INMR+, ad esempio quella sulla Cina, sull’India, sulla Turchia, sui curdi, su Assange, sulle Cop e chi più ne ha più ne metta. E non solo vi potete ascoltare anche tutte le puntate fighissime di A tu per tu, il podcast condotto dal nostro direttore Daniel Tarozzi. Ad esempio c’è l’ultima puntata sul tema del bioregionalismo, oppure un’altra molto bella sul tema del lavoro nella società contemporanea, o ancora sul tema del suolo e di come proteggerlo. 

Come faccio a compilare il questionario, dirai tu? Bella domanda. Allora se stai guardando il video su YT, lo trovi in sovrimpressione in alto a destra, oppure in descrizione, se invece stai ascoltando la puntata su una piattaforma di podcast, lo trovi nella descrizione della puntata, infine se sei sulla pagina rassegna stampa di ICC, lo trovi sotto fonti e articoli, in alto, sotto l’hashtag #sondaggio oppure qui.

In Francia invece negli ultimi giorni la situazione si è molto scaldata e ci sono stati scontri fra polizia e manifestanti dopo l’uccisione di un diciassettenne da parte della polizia. 

Il fatto è che, torno sul Post, “Martedì mattina a Nanterre, quartiere popolare del nord-est di Parigi, un ragazzo di 17 anni, Naël M., è stato ucciso da un poliziotto che gli ha sparato a distanza ravvicinata. Naël M. stava guidando un’auto sulla quale si trovavano altre due persone. Inizialmente la polizia aveva detto che il veicolo stava andando verso due agenti in motocicletta con l’intenzione di investirli. Ma un video di 50 secondi circolato sui social e verificato da diversi giornali francesi mostra che uno dei due poliziotti si era affacciato al finestrino dell’auto (una Mercedes AMG gialla) dal lato del conducente e aveva cominciato a discutere animatamente con lui, puntando la pistola a pochi centimetri da lui.

Il poliziotto avrebbe poi sparato a Naël M. all’altezza del cuore, appena il diciassettenne aveva provato a ripartire. L’auto poi si è schiantata contro un palo. Naël M. è morto pochi minuti dopo, nonostante alcuni tentativi di rianimazione, mentre le altre due persone a bordo dell’auto non sono state ferite. Inizialmente la procura di Nanterre aveva aperto un’inchiesta, affidata alla stazione di polizia di Nanterre, per “rifiuto di ottemperare” e “tentato omicidio volontario nei confronti di persona avente pubblica autorità” da parte del minorenne. Nelle ore successive l’Ispettorato Generale della Polizia di Stato ha detto di avere aperto un’inchiesta per omicidio colposo contro l’agente che ha sparato, e ora l’agente si trova in custodia.

Come potete immaginare, “L’uccisione di Naël M. e il modo in cui è stata gestita dalla polizia ha provocato reazioni molto forti nella comunità di Nanterre e in alcuni quartieri vicini. Martedì ci sono stati diversi scontri tra gli abitanti e le forze dell’ordine. I manifestanti hanno dato fuoco ai binari della RER A (il treno che collega il centro di Parigi con le periferie) tra Nanterre e Reuil-Malmaison, ma anche a diverse auto, bidoni della spazzatura e pensiline degli autobus. Sono state erette piccole barricate e qualcuno ha fatto scoppiare dei fuochi d’artificio vicino alla prefettura. La polizia ha cercato di disperdere piccoli gruppi di manifestanti con gas lacrimogeni. 31 persone sono state arrestate. Il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha fatto sapere che per prevenire ulteriori violenze in serata a Nanterre e nei dintorni saranno schierati circa 2mila poliziotti”.

La morte di Naël M. ha portato anche a una più ampia discussione sulla violenza della polizia francese. Il leader di sinistra Jean-Luc Mélenchon ha scritto su Twitter che «la pena di morte non esiste più in Francia. Nessun agente di polizia ha il diritto di uccidere se non per legittima difesa». Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che negli ultimi anni è stato tra i massimi promotori di una controversa legge che tra le altre cose ha rinforzato i poteri della polizia municipale, ha definito il video «estremamente scioccante».

Soltanto nel 2022 in Francia la polizia ha ucciso 13 persone durante dei controlli stradali. Quest’anno è il secondo caso di questo tipo. Devo dire che il tema della violenza della polizia è un tema ricorrente negli ultimi mesi, e da un po’ mi frulla in testa l’idea che dovrebbe esserci un training specifico per chi lavora sempre a contatto con l’emergenza, che insegni ad esempio agli agenti a reagire in maniera ferma ma tutelante della sicurezza di loro stessi e delle persone che stanno fermando. Insomma, credo che se diamo una pistola a una persona e il compito di salvaguardare la legge, dobbiamo anche fare in modo che questa persona abbia tutti gli strumenti psicologici per prendere decisioni corrette sotto stress e non mettersi a sparare a caso. Immagino che questo in qualche forma venga fatto, ma forse è un aspetto su cui insistere un po’ di più.

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