18 Mar 2024

Elezioni in Russia, Putin domina, ma quanto valgono i risultati? – #897

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Putin ha dichiarato una vittoria con numeri senza precedenti, dando inizio al suo quinto mandato come Presidente della federazione russa, il terzo consecutivo. Tuttavia sia i media indipendenti russi che quelli occidentali stanno parlando di elezioni non democratiche e di clima oppressivo. Quindi come dobbiamo leggere questi risultati? Cosa succede adesso? E che ruolo hanno avuto le proteste organizzate da Yulia Navalnaya, vedova di Navalny? Cerchiamo di capirci qualcosa.

Vladimir Putin è stato eletto Presidente della federazione russa per la quinta volta, la terza consecutiva, con la bellezza dell’87% dei voti, e non solo, con un’affluenza molto molto alta, del 74,22%, persino superiore di quella del 2018 che era del 67,5%.

Sono numeri da record, come sottolinea un articolo del Guardian a firma di Pjotr Sauer ed Andrew Roth secondo cui l’affluenza è stata la più alta della storia, e in generale è il miglior risultato di sempre per Putin. Forse troppo alto, perché numeri del genere sono risultati che solitamente si vedono solo nelle regioni più dispotiche della Russia, come la Cecenia. Ma ci arriviamo.

Vediamo intanto i primi commenti a questi risultati. Da tutto il mondo politico occidentale sono arrivate perlopiù denunce legate alla scarsa validità di queste elezioni. Il governo degli Stati Uniti ha parlato di un voto “chiaramente né libero né equo”. Il Ministero degli Esteri tedesco ha parlato in un post su X di “pseudo-elezione in #Russia” che non “è né libera né equa e il risultato non sorprenderà nessuno”. 

Putin dal canto suo ha ignorato le critiche occidentali alle elezioni, dicendo ai suoi sostenitori che era “previsto”. “Cosa volevate, che ci applaudissero? Sono in conflitto armato con noi… il loro obiettivo è contenere il nostro sviluppo. Ovviamente sono pronti a dire qualsiasi cosa,” ha detto.

La guerra è stata al centro del suo discorso di vittoria, affermando che i suoi compiti principali come presidente in questo nuovo mandato saranno la guerra in Ucraina e il rafforzamento della “capacità di difesa e l’esercito”.

Interrogato sulla possibilità di un conflitto diretto con la NATO, ha detto: “Penso che tutto sia possibile nel mondo moderno… tutti capiscono che sarebbe un passo verso una terza guerra mondiale su larga scala. Non penso che a qualcuno interessi ciò.”

Ha anche risposto per la prima volta alla morte di Alexei Navalny, sostenendo di aver dato l’approvazione per scambiare il critico del Cremlino con prigionieri russi in occidente poco prima della sua morte. “Purtroppo, è successo quello che è successo,” ha detto. “Ho accettato a una condizione: lo scambiamo, e lui non torna. Ma questa è la vita.”

Queste sono gli estratti principali del suo discorso che si è tenuto a notte fonda. Ora, la domanda è: come li dobbiamo leggere? Putin gode davvero di questa incredibile popolarità nel suo paese oppure è solo frutto della propaganda e della repressione governativa?

Vi premetto che non ho una risposta, né in un senso né in un altro, ma posso condividervi alcune informazioni. Diciamo che ci sono alcuni fattori che potrebbero aver “alterato” i risultati.

Il primo è che non c’era una competizione vera e propria. Putin ha avuto la vita molto facile dopo che le autorità hanno escluso due candidati che avevano espresso la loro opposizione alla guerra in Ucraina. E gli tre candidati che correvano alle elezioni non mettevano direttamente in discussione l’autorità di Putin e la loro partecipazione, secondo i media occidentali, aveva lo scopo di aggiungere un’aria di legittimità alla corsa.

Inoltre molti giornali riportano una grossa pressione sugli elettori da parte del governo russo. Putin ha vissuto queste elezioni anche come un referendum pubblico sulla sua conduzione della guerra, e quindi doveva mostrare al mondo che ha l’appoggio totale e incondizionato della sua nazione. Secondo Stanislav Andreychuk, co-presidente del watchdog elettorale indipendente Golos, la pressione sugli elettori da parte delle forze dell’ordine ha raggiunto livelli assurdi. Ha detto: “È la prima volta nella mia vita che vedo tali assurdità e osservo le elezioni da 20 anni,”, riferendosi alle azioni della polizia che, secondo lui, stava controllando le schede elettorali prima che fossero inserite nelle urne.

Sempre secondo quanto riportato dal Guardian, il governo russo avrebbe lanciato una campagna senza precedenti per mobilitare gli elettori mirata ai lavoratori statali e speso più di 1 miliardo di sterline in una campagna propagandistica, secondo documenti trapelati condivisi con il Guardian.

Insomma, c’è stato sicuramente un impegno del governo affinché le cose andassero esattamente così. Ma forse c’è anche un altro fattore che può aver influito, più difficile da quantificare al momento.

Dovete sapere che, prima di morire improvvisamente in prigione, Alexei Navalny aveva lanciato l’iniziativa chiamata “mezzogiorno contro Putin”. Che consiste nel presentarsi in massa alle urne a mezzogiorno, creando lunghe file e poi annullare il voto, facendo uno scarabocchio, o scrivendo proprio il nome di Navalny, o votando uno degli altri candidati.

Torno a leggere sull’articolo del Guardian: “Di fronte alla prevedibile vittoria di Putin, l’opposizione russa in difficoltà ha cercato di organizzare una propria dimostrazione di forza. Lunghe code si sono formate in diversi seggi elettorali a Mosca e in altre città russe in risposta all’appello della vedova del più prominente oppositore del presidente, Alexei Navalny, di recarsi alle urne a mezzogiorno di domenica. Yulia Navalnaya (che è la vedova di Navalny ed è considerata attualmente un po’ la leader dell’opposizione), ha esortato i suoi sostenitori a comparire in massa in una dimostrazione simbolica di forza, etichettata come “mezzogiorno contro Putin”.

Resoconti dal campo suggeriscono che code improvvise si siano formate in numerosi seggi elettorali nelle grandi città russe non appena l’orologio ha segnato mezzogiorno.

Mediazona, un outlet russo indipendente, ha riportato che in un seggio elettorale nel nord-est di Mosca, “Alle 11:55 non c’era alcuna fila. Alle 12:01 c’era già una fila di circa 80 persone”.

Fontanka, un outlet con base a San Pietroburgo, ha pubblicato filmati di una lunga fila che si formava in un seggio elettorale su Nevsky Prospekt, la principale via nel centro della seconda città più grande della Russia. 

Lunghe code si sono formate anche a mezzogiorno in luoghi popolari tra gli emigrati russi come Berlino, Yerevan in Armenia, a Londra e nell’isola tailandese di Phuket. Si stima che centinaia di migliaia di russi abbiano lasciato il loro paese dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina più di due anni fa. E così via.

Quindi mi domando: il fatto che tante persone siano andate a votare, e quindi figurino nel calcolo dell’affluenza, anche se lo hanno fatto per boicottare Putin facendo annullare il voto, può aver un po’ drogato i risultati? Ovviamente il governo russo non ha reso pubblici al momento i dati sulle schede annullate, non c’è stato un conteggio indipendente di quanti tra i 114 milioni di elettori russi si siano presentati a mezzogiorno per mostrare opposizione a Putin, e molti seggi elettorali non hanno riportato un aumento del flusso di votanti. Però ecco, teniamo presente che anche questo fattore potrebbe aver giocato un ruolo nel risultato.

Ad ogni modo, già il fatto che quelle code esistessero in alcune stazioni è stato visto da molti come una rara dimostrazione di dissenso in un momento di repressione senza precedenti nel paese. 

Tutto ciò nonostante i pubblici ministeri russi avessero minacciato venerdì qualsiasi elettore che partecipasse all’azione “mezzogiorno contro Putin” con cinque anni di prigione. L’ex presidente russo Dmitry Medvedev aveva addirittura detto che i responsabili avrebbero potuto affrontare condanne per tradimento di 20 anni. E in parte alle parole sono seguiti i fatti: nella città meridionale di Kazan, la polizia ha detenuto più di 20 elettori che avevano aderito alla protesta, secondo il monitor indipendente dei diritti OVD-Info. Arresti sono stati segnalati anche a Mosca e San Pietroburgo.

Al tempo stesso , come segnala ad esempio Marco Imarisio sul Corriere, l’atmosfera che si respirava ai seggi anche durante questa manifestazione improvvisata, era piuttosto mesta, più un arrivederci a Navalny che l’inizio di una qualche forma di protesta strutturata nel paese.

Quindi, tornando alla domanda iniziale: Putin gode di questo enorme sostegno che emerge dai numeri? Probabilmente no, non così tanto ampio, ma è davvero difficile capire quanto abbiano inciso i fattori elencati sopra. In che percentuale. È l’1%? È il 10%? È il 20? Spero che nei prossimi giorni sapremo qualcosa in più soprattutto sulle schede nulle, ma non ne sono sicuro.

Comunque, fatto sta che Putin, a meno di grosse sorprese, resterà in sella almeno fino al 2030. E forse fino al 2036, praticamente a vita. Grazie infatti ai cambiamenti costituzionali che ha orchestrato nel 2020, Putin è idoneo a condurre altri due mandati di sei anni ciascuno. Se rimarrà presidente fino al 2036, il suo mandato supererà anche quello di Joseph Stalin, che ha governato l’Unione Sovietica per 29 anni, rendendo Putin il leader più longevo del paese dall’epoca dell’impero russo.

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