19 Ott 2022

Presente e futuro della Cina in scena al Congresso del PCC – #602

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Domenica 16 ottobre è iniziato il XX Congresso del PCC, un congresso particolarmente importante sia perché è quello in cui il leader Xi Jinping romperà il tabù dei due mandati, sia per il ruolo sempre più centrale che ha il paese sullo scenario internazionale. Vediamo come sta andando. Intanto non trova pace la nuova maggioranza italiana, e mentre escono i primi nomi dei papabili ministri del governo Meloni, Berlusconi finisce nell’occhio del ciclone per un audio rubato in cui dice di aver riallacciato i rapporti con Putin. Infine parliamo del grande sciopero dei lavoratori delle raffinerie, in Francia.

XX CONGRESSO DEL PCC, CAPIAMOLO MEGLIO

Ieri lo abbiamo accennato, oggi approfondiamo. Domenica è iniziato il ventesimo congresso del Partito comunista cinese. Quindi cerchiamo di capire come funziona, a cosa serve e anche che cosa è stato detto in questi primi due giorni. 

Torniamo sull’articolo di due giorni fa di Gabriele Battaglia che mi pare un ottimo punto di partenza. Immaginatevi la struttura del PCC come un enorme albero che è innervato in tutta società cinese, e le cui cariche si sovrappongono a quelle dello stato. Per intenderci, Stato e Partito Comunista non sono la stessa cosa, formalmente, nel senso che ci sono delle cariche e dei ruoli interni al partito e poi ci sono cariche e ruoli dello stato, come avviene anche qua da noi. Solo che essendo nei fatti in Cina il partito comunista l’unico partito, le due strutture, di partito e stato, tendono a sovrapporsi e coincidere. 

Così Xi Jinping è sia Segretario generale del PCC che Presidente della RPC. Li Keqiang è sia il numero due del partito che il primo ministro, e giù a scendere.

Il congresso del partito comunista è il momento in cui avvengono i cambi nei vertici del partito, e di conseguenza nei vertici dello stato. Questo almeno in teoria, ma lo vediamo fra poco.

Scrive Battaglia che il PCC “oggi ha circa 97 milioni di iscritti”. Che sono all’incirca il 6% della popolazione, sono tanti. Considerate che il Pd che in Italia è il partito di gran lunga con più iscritto, ha circa 400mila iscritti, ovvero lo 0,7% della popolazione. Di questi 97milioni, partecipano al congresso duemilatrecento delegati provenienti da tutto il paese. Da qui sono tutte cerchie concentriche con sempre meno persone e sempre più potere, che si fomano elezione dopo elezione.

Queste 2300 persone “eleggeranno” il nuovo comitato centrale composto da circa duecento membri effettivi e centosettanta supplenti, cioè senza diritto di voto. Una volta costituito, il nuovo comitato centrale eleggerà il Politburo (composto da 25 membri), il comitato permanente del Politburo (7 membri attualmente, erano 9 nel periodo 2002-2012) e infine il segretario del Partito, cioè la carica suprema. 

Ora, come già dicevamo nei giorni scorsi, tradizione vorrebbe che nei congressi che cadono negli anni pari ci sia un ricambio nella leadership. Così Xi Jinping che si è insediato nel diciottesimo congresso del 2012, secondo le vecchie regole, avrebbe dovuto passare la mano proprio ora a vantaggio di una nuova generazione di leader. Tuttavia una modifica del 2018 allo statuto del Partito ha sancito che il segretario generale può rimanere in carica oltre i due mandati di dieci anni complessivi. 

Fra l’altro Xi Jinping ha 69 anni, di solito il limite anagrafico per gli incarichi di vertice è stabilito a 68, ma per lui questo non vale. L’unica certezza che si ha in questi giorni è infatti che resterà in carica per almeno un altro mandato, il terzo. 

Ma diamo un’occhiata a quanto successo fin qui. A parte l’apertura, davvero impressionante, con 2300 persone (quasi tutti uomini) che battono le mani all’unisono, cadenzando l’ingresso in scena di Xi Jinping, domenica c’è stato il discorso inaugurale di Xi, un discorso di oltre un’ora e mezza filata, in cui ha evidenziato tutti i successi degli ultimi anni e toccato alcuni punti cardine che caratterizzeranno i prossimi. 

I punti più interessanti:

– Ha detto che la politica 0 Covid è stata un successo (nonostante le forti critiche che ha sollevato) perché ha privilegiato vita umana e protetto la salute della popolazione

– Ha ricordato che il Paese ha raddoppiato il volume della sua economia nell’ultimo decennio, e che quindi un piccolo rallentamento dovuto al Covid non è un gran problema. 

– Ha ricordato che l’obiettivo della Cina è la sua ascesa a potenza mondiale intendendo soprattutto una potenza economica. Si tratta di un obiettivo che ha una data precisa, il 2049, a 100 anni dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, quando – secondo il piano di XI – dovrà essersi compiuta questa trasformazione della Cina in superpotenza. 

– ha detto che in futuro non c’è da aspettarsi i livelli di crescita economica del passato, perché la crescita sarà più qualitativa che quantitativa (quindi tecnologica, sostenibile e inclusiva). E per inclusiva intende l’idea di trasformare tutti in ceto medio.

– Ha ricordato che nel 2020 la Cina ha sconfitto la povertà, se non sbaglio aveva Di maio ministro ai tempi. 

– Infine ha menzionato l’accresciuta potenza militare del paese e la questione Taiwan, dicendo che cercherà unificazione pacifica, ma se ci sarà bisogno userà la forza.

Dopo il discorso d’apertura, l’altra notizia principale è che, se la testa del partito resta ben salda, sembra probabile che ci sarà un bel rimescolamento ai piani immediatamente inferiori. Secondo il South China Morning Post, quattro membri su sette del Comitato Permanente del Politburo potrebbero cambiare, così come circa metà del Comitato Centrale, attualmente di 376 membri. 

L’AUDIO DI BERLUSCONI SU PUTIN

Intanto continua a succedere di tutto in questi giorni di formazione del governo. Berlusconi e Meloni non hanno fatto in tempo a fare pace (in un incontro che in molti hanno letto come una resa incondizionata dell’ex Cavaliere) che una nuova bufera si abbatte sul futuro esecutivo, e in particolare proprio sulla figura di Silvio Berlusconi.

L’agenzia stampa Lapresse ha fatto trapelare un audio esclusivo in cui il leader di FI dice, testualmente, “Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto, Putin per il mio compleanno mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce e sono stato dichiarato da lui il primo dei suoi cinque veri amici”

Ora, a parte che vi sfido a non essere percorsi da un brivido lungo la schiena all’idea di Putin e Berlusconi che si scambiano lettere dolcissime e Putin che lo mette al primo posto nella sua top 5 dei migliori amici (roba che già alle medie eri sfigato), ma comunque è una roba piuttosto grossa.

Berlusconi e FI hanno minimizzato dicendo che l’audio è vecchio e risalirebbe al 2008, ma sembra abbastanza implausibile. Di sicuro questa cosa potrebbe avere effetti sul nascente governo, ma non so ancora dirvi quali.

Intanto iniziano a trapelare le prime liste un po’ più concrete con l’elenco dei ministri. Non le vediamo oggi, ma ce ne occuperemo ovviamente nei prossimi giorni. Vi anticipo solo che c’è un’ipotesi abbastanza concreta di Salvini alle infrastrutture, il che vorrebbe dire un suo ruolo sia sugli sbarchi (anche se minore rispetto agli Interni) sia su Ponte sullo stretto, nucleare e così via. E giusto ieri Salvini ha dichiarato: “c’è tanto lavoro da creare, dovremmo sconfiggere i no, quello che non vuole il Ponte, quello che non vuole il gas, i rigassificatori, serve il nucleare“. Bene così.

SCIOPERO RAFFINERIE IN FRANCIA

Intanto mi avete segnalato su Instagram una notizia che mi era passata inosservata, ovvero lo sciopero delle raffinerie in Francia. Notizia di cui quasi nessun giornale sta parlando, ma che è molto rilevante. E allora, cercando, ho trovato un articolo del Post di ieri che descrive quello che sta succedendo. In pratica c’è un enorme sciopero dei lavoratori della maggior parte delle raffinerie di petrolio del paese, che va avanti ormai da quasi tre settimane. 

Domenica in tutta la Francia più o meno il 30 per cento dei benzinai aveva finito almeno un tipo di carburante, secondo quel che ha detto la prima ministra Elisabeth Borne. In tutto il paese ci sono da giorni lunghe code fuori dai benzinai, a cui diversi automobilisti arrivano spingendo a mano le proprie macchine senza carburante, e c’è chi si mette in coda dalle prime ore del giorno per essere sicuro di poter andare a lavoro. Borne ha rivolto un appello ai dipendenti delle raffinerie affinché tornino a lavorare e ha detto che nel corso di questa settimana la situazione dovrebbe migliorare, perché arriverà carburante d’importazione e alcune raffinerie sono tornate a funzionare.

Ma a cosa sono dovuti questi scioperi? I lavoratori delle raffinerie chiedono aumenti salariali per compensare gli effetti negativi dell’inflazione. Soprattutto, chiedono che questi aumenti siano approvati tramite una ridistribuzione dei profitti delle compagnie. Al momento non sono attive quattro delle sette raffinerie della Francia, quelle di proprietà di TotalEnergies.

Sono invece tornate in funzione le due di Esso-ExxonMobil, dopo che la società ha concordato con i sindacati più moderati un aumento del salario del 6,5 per cento per il 2023. L’unica raffineria che non ha mai smesso di funzionare è quella del gruppo Petroineos. Venerdì Esso-ExxonMobil ha fatto sapere che le sue raffinerie dovrebbero tornare a pieno regime entro due o tre settimane. Il principale sindacato di sinistra francese, la Confédération générale du travail (CGT), non ha invece accettato la proposta di un aumento dei salari del 7 per cento da parte di TotalEnergies: chiede il 10 per cento e ha detto che continuerà gli scioperi.  

Il governo francese inizialmente non era intervenuto nella vicenda e sperava che le trattative tra le aziende e i sindacati andassero a buon fine. Il peggioramento della situazione ha costretto il governo a prendere contromisure, e la scorsa settimana era infine arrivato a ordinare una precettazione, cioè un obbligo di non scioperare, per i lavoratori delle raffinerie (il mancato rispetto della precettazione prevede sanzioni pecuniarie e disciplinari). La CGT aveva definito questa misura “illegale” e l’aveva indicata come una minaccia al diritto di sciopero in Francia.

Insomma, come potrete immaginare è una roba grossa, e lo è ancor di più in un momento come questo. Quello che non sono riuscito a capire, e che mi piacerebbe approfondire, è se nelle richieste dei lavoratori ci sia anche qualcosa legato al futuro oltre che al presente. La domanda è: come si occuperà nel prossimo futuro lo stato francese (in questo caso, ma vale anche per noi) quando fra pochi anni le raffinerie dovranno inevitabilmente chiudere, di queste migliaia di lavoratori? È una domanda aperta, alla quale al momento no nho una risposta, ma vorrei provare a indagare.

FONTI E ARTICOLI

#Cina
RSI – Telegiornale
SCMP – Exclusive | Bigger-than-expected changes loom as Xi Jinping shapes China’s top leadership at 20th Communist Party congress

#Berlusconi-Putin
il Fatto Quotidiano – Berlusconi rivela: “Con Putin scambio di regali e lettere, rapporti riallacciati”. Fi smentisce. Rampelli (FdI): “Con Mosca solco incolmabile”

#gas
il Post – Il piano della Commissione europea per tenere sotto controllo il mercato del gas

#pfas
il Fatto Quotidiano – Pfas, dalla Francia alla Germania: 12 milioni di persone vivono in aree a rischio. Il manifesto ambientalista per vietare in Europa tutti i prodotti entro il 2030

#Francia #sciopero
il Post – In Francia sono sempre più gravi i disagi per lo sciopero dei lavoratori delle raffinerie

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