17 Feb 2014

Ostia: sinergie efficaci, a scuola di collettività

Scritto da: Sabina Bello

Creare la propria identità come parte consapevole di un tutto. Collocare se stessi e relazionarsi con l’Italia di oggi ed […]

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8433727226_29cc29399f_hCreare la propria identità come parte consapevole di un tutto. Collocare se stessi e relazionarsi con l’Italia di oggi ed entrare in relazione diretta con questo preciso momento storico.
Splende il sole in questa domenica di metà febbraio all’Istituto Comprensivo Amendola-Guttuso, Ostia, zona Idroscalo. Una giornata come questa mi fa apprezzare profondamente il luogo dove sto vivendo, non da molto. Luogo del centro, aria di mare, il mio pensiero non può evitare di mandare un grazie, in giornate così, a questo pezzo di mondo chiamato Italia.
L’edificio in cui ci troviamo ha grandi finestre ed una grande aula magna. Questo invito alla luce ad entrare mi sembra quasi un messaggio, un segno positivo a dispetto dell’aria un po’ trasandata in cui il quartiere sembra esser stato confinato, come quando si esce di corsa, lasciando tutto in disordine.

Un quartiere così mi fa tenerezza. Passando c’è una parte di me che pensa, non ci vorrebbe così tanto in fondo. Un po’ di cura, raccogliere qualche cartaccia qui e là, sistemare un’aiuola, imbiancare un pezzo di muro. Come un bambino che sia stato fino a tardi fuori a sporcarsi di fango, da guardarlo con dolcezza, vedo i suoi occhi gioiosi, in fondo un po’ di acqua e sapone sono sufficienti a far riemergere il suo viso.
Oggi alla presentazione “La scuola nella scuola” si incontrano un insieme di persone da un alto livello qualitativo e umano. La preside Lucia Carletti, Danilo Casertano  per l’associazione Manes, Pierluigi Paoletti per lo SCEC, Eugenio Riccardi genitore della Community School, Andrea Degl’ Innocenti per l’Italia che Cambia, Giovanni Zannola del X municipio, oltre alle numerose persone presenti nel pubblico degne di stima con cui è stato interessante confrontarsi nei momenti di arrivo e saluto.
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La preside parla con una consapevolezza profonda del proprio territorio, dell’abbandono, delle difficoltà delle famiglie “che non sanno più come fare” con i loro ragazzi e il risultato doloroso che si traduce in una scuola sempre più vuota.
Si sta sviluppando la maturità di un “fare insieme”. Per questo come istituzione questa preside ha mostrato l’abilità di andare oltre un semplice amministrare, un rassegnarsi alla dequalificazione della scuola mostrandosi aperta a nuovi strumenti, nuove possibilità per invertire la rotta, ottimizzare gli spazi disponibili e cercare di dare una nuova possibilità al suo quartiere di valorizzarsi, aprendo le porte a chi condivide la sua premura e trabocca di voglia di fare e creare qualcosa di bello per bambini e ragazzi. Questo è sicuramente un esempio virtuoso e al di là del valore della singola esperienza è una via che si apre a chi ha a cuore la rivalutazione dei propri territori.
Ogni intervento meriterebbe di venir riportato per intero, mi auguro quindi che un incontro di tale portata possa ripetersi a breve, perché nella sua gratuità è un dono per ogni partecipante, che sia questo partecipe all’ambito educativo o che lo travalichi.
Quello su cui vorrei condurre l’attenzione è proprio sul valore dell’incontro e sull’importanza di quelle che trovo sinergie efficaci. Riconosco a ciò che vedo, queste persone riunite, un grande significato, perché leggo il percorso, la forza e la fragilità che hanno guidato il processo per arrivare qui. Osservo il lento lavorio dell’intessersi dei legami. L’Italia stessa non è che il frutto di un lunghissimo intessersi fra realtà differenti ed è questo ciò che dobbiamo continuare a fare, ci viene meglio. Rivitalizzare le cellule di sana socialità.
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Non mi fido che di ciò che lentamente cresce, di chi ha sperimentato e ben conosciuto i propri errori. Maturare è un risultato che coinvolge numerosi ingredienti, fra cui il tempo. È per questo che tutti noi qui in questo giorno siamo migliori di ieri. Quello che avviene nei giorni, negli anni, nelle decadi intere, non avviene invano. Modifichiamo le nostre scelte oggi, grazie a ciò che ieri abbiamo vissuto e sperimentato.
Questo è il punto in cui sento che ci troviamo, anche come popolo. Ce ne accorgiamo o forse no, ma assieme al nostro bel paese stiamo compiendo un viaggio, con gioie e dolori che ci sta portando ad essere migliori di ieri, perché più competenti.
Trovo importante provare riconoscenza verso tutto ciò che viene prima di questo giorno, verso i grandi ideali e le grandi idee, i temerari tentativi e i clamorosi fallimenti, nonché verso le piccole fondamentali vittorie che hanno caratterizzato le generazioni che ci hanno preceduto e le esperienze di chi già da molto si impegna alla ricerca di possibilità di miglioramento.
Tutto questo è stato necessario per arrivare a mettere a punto un nuovo linguaggio concreto, per individuare gli strumenti dell’azione, ma anche per riuscire a discernere quali visioni portavano a strade senza uscita e quali contenevano sementi sane. Quello che è stato fatto fin qui è un lavoro enorme, caratterizzante e senza il quale era impossibile muovere nuovi passi.
 
Mettendo a servizio le nostre singole capacità, permettiamo al senso comunitario di nascere. Questa giornata preziosa ha permesso di metter questo in tavola. Persone di vari ambiti (educativo, economico, divulgativo) che sono riuscite grazie ai loro interrogativi profondi a conoscere intimamente le caratteristiche, le problematiche e i punti di forza dei loro ambiti specifici. Questo le ha portate a domande comuni e all’inizio di una nuova ricerca. Questa nuova ricerca è il percorso che stiamo iniziando, il compenetrarsi di queste competenze e tipologie (pubblico, privato, statale, imprenditoriale) per muoversi insieme su una nuova mappa. Sinergie efficaci.
L’invito che ognuno ha posto a se stesso è quello di assumersi una responsabilità e impegnarsi a portarla in fondo, a prescindere dalle contingenze, dalle difficoltà, dai problemi economici e dai possibili ostacoli che anche compongono il percorso. Invece di alimentare il grande disfattismo, eco di tutti i disfattisti interiori che ognuno di noi tiene dentro, possiamo dare voce a nuove gemme, frutto delle creatività singole e collettive, che nella lentezza hanno maturato.
Cogliere tutti i piccoli frammenti di bellezza che incontro per farne un quadro e restituirlo alla mia terra, affinché possa renderle onore, perché di bellezza questa terra ne è piena. L’entusiasmo è un fuoco che anima ognuno, ma non una fugace fiammata, bensì una fonte di calore che si sprigiona e cresce, man mano che andiamo avanti. Certo, non si può campare totalmente di entusiasmo, ma averlo può fare una differenza sostanziale.
Sabina Bello

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