16 Feb 2016

Percorsi per lo sviluppo locale sostenibile.

Scritto da: Daniela Bartolini

Insieme per creare una nuova economia che non snaturi il territorio e salvaguardi il sistema valoriale del territorio. Un modello di economia solidale che metta insieme economia, cultura, formazione e dimensione sociale. Riflessioni dall'incontro di sabato su “Sviluppo locale ed economie solidali: percorsi ed intrecci possibili”.

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La comunità si crea quando lavora insieme per l’ottenimento di obiettivi condivisi. Artigiani, produttori, insegnanti, amministratori, rappresentanti dell’associazionismo locale, cittadini, hanno provato sabato a tracciare insieme delle linee di sviluppo sostenibile condivise, a capire come e se possano nel tempo diventare operative, generare economia e progetti realizzabili.

Un confronto che ha messo in evidenza la necessità di creare sempre più rete e anche le fragilità del sistema: i nodi della rete già esistente sono persone impegnate su più fronti, molti gruppi attivi non “crescono” da tempo, la sensazione che il Casentino “non passi” nelle giovani generazioni, la mancanza di un coordinamento a livello istituzionale.

L’incontro sulle economie solidali promosso dall’Università di Firenze – Dipartimento di scienza della formazione e psicologia, è frutto di un percorso pluriennale: quasi quattro anni fa l’università ha infatti scelto il Casentino per un progetto di ricerca per individuare gli aspetti territoriali distintivi di quest’area e comprendere su cosa puntare per un suo sviluppo sostenibile.
Un progetto di più tappe partito con un’analisi che ha fatto emergere quanto il territorio sia ricco ed interessante, sopratutto per i molti progetti legati all’identità territoriale. Questa prima fase ha fornito una sorta di “fotografia” del Casentino, gettando le basi per comprendere su cosa si potesse investire di già esistente. Nella seconda fase l’equipe dell’Università ha proseguito lo studio attraverso una “ricerca/intervento” per approfondire attraverso il confronto con gli interlocutori locali quanto individuato precedentemente. In particolare la “ricerca/intervento” ha permesso di mettere a fuoco due temi particolarmente sentiti da chi vive e agisce in Casentino: il passaggio intergenerazionale di saperi e competenze, come queste possano cioè essere tramandate e passate alle nuove generazioni, anche attraverso percorsi di formazione, e come questi saperi possano diventare spendibili ed innescare processi per il futuro; l’interesse a mantenere la dimensione dei valori. Per le realtà coinvolte nella ricerca è importante trovare delle linee di sviluppo anche economico di questi saperi ma uno sviluppo che sia sostenibile, di rete, partecipato. Provare dunque ad innovarsi, ad attrarre nuove persone ed economie senza però snaturare il territorio e salvaguardando il sistema di valori.
Da qui ‘idea di indagare e orientarsi verso un modello di economia solidale che mettesse insieme economia, cultura, formazione e dimensione sociale.

L’incontro di sabato, dedicato ai percorsi e ai possibili intrecci per lo sviluppo locale, come ha sottolineato Andrea Rossi, responsabile dell’Ecomuseo del Casentino, partner della ricerca, è stata quindi un’opportunità di riflessione interna tra tanti soggetti attivi nel territorio che nella loro diversità, condividono molto. Un confronto importante per trovare coesione su una filosofia di sviluppo per il Casentino slegata da un progetto già pronto o da un canale di finanziamento già individuato, arricchito dallo sguardo esterno dei ricercatori dell’Università di Firenze.
La sfida messa sul tavolo dell’incontro è stata come uscire dalla autoreferenzialità rispetto al patrimonio. Individuare insieme una strada da percorrere per disegnare un futuro ricco e sostenibile significa partire da ciò che c’è e sono molti gli esempi di realtà che vanno in questa direzione e che erano presenti all’incontro: dal Biodistretto del Casentino</b> che ha già in sé i principi e il coinvolgimento propri di un distretto di economia solidale, al Mercatale di Corezzo che è un’importante sperimentazione di progettazione condivisa, al Gas Casentino, esperienza decennale di acquisto solidale, fino all’Ecomuseo stesso in cui concetti come “dono” e “reciprocità” sono ben presenti.

C’è probabilmente, in generale, bisogno di riprogettare una catena di distribuzione commerciale locale, radicata nel territorio, di nuovi dispositivi di mercato appropriati all’economia solidale, ma anche di una pianificazione politica per lo sviluppo territoriale e di nuove architetture di sostegno politico.
E’ arrivato il momento per questi attori del cambiamento di dare organicità alla molteplicità di azioni messe in atto, di rafforzare un mondo valorialmente molto forte nella condivisione interna ma debole rispetto all’incidenza nei luoghi dove si prendono scelte e decisioni per il futuro (come i tavoli regionali di concertazione PSR, come citato da Deborah Lucchetti).

Quello che è chiaro è che questa forza può venire solo dallo stare insieme. La vera sfida è proprio mantenere la dimensione valoriale e farne un¹idea di impresa territoriale che dia lavoro e generi sviluppo mantenendo l¹identità territoriale, difendendo la dimensione etica (economica e sociale), ma in grado di dare risposte ai giovani.
Per provare a fare tutto questo c’è bisogno non solo di unità ma anche di strumenti che rendano visibile come tutte queste reti solidali già presenti incidano nel territorio, di misurare e pesare le loro attività, singolarmente e collettivamente, come flusso economico sul territorio. Da qui può nascere e diventare forte anche a livello istituzionale, un’idea di impresa territoriale (DES o altro ma che comunque tenga fortemente conto della responsabilità ambientale e sociale di impresa). Una rete d’impresa di cui vanno ben definiti i soggetti e che coinvolga oltre le reti, singoli coltivatori, giovani imprese agricole, cooperative sociali, scuola, artigiani, agriturismi, che si dia un’organizzazione e modalità organizzative adeguate, che definisca azioni concrete e realizzabili: rete di vendita permanente (logistica, prezzi, inclusione, ..), piano di comunicazione etc. per divenire un interlocutore a livello politico dimostrando di pesare
perché porta idee e può generare sviluppo e coesione sociale
.

L’incontro di sabato ha messo in moto molte energie ed intenzioni, un confronto lungo ricco di spunti anche grazie alla presenza di Debora Lucchetti e di Francesco Dainelli, ricercatore del Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa. Come andare avanti? Sicuramente i prossimi passi sono ancora da definire e coordinare, certo è che necessiterà di un lavoro importante da parte di tutti i soggetti coinvolti. In questo processo l’Università potrà essere forse un sostegno a livello formativo e nella realizzazione di un progetto con cui dialogare anche con le amministrazioni locali e regionali, anche nell’ottica di un finanziamento specifico.

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