28 Mar 2019

Amici della Lana: il villaggio operaio che guarda al futuro

Scritto da: Paolo Cignini

Miagliano è un piccolo comune in provincia di Biella ed è la sede dell’Associazione Amici della Lana, che dal 2014 si impegna a diffondere ad adulti, ragazzi e bambini tutto ciò che riguarda la lana e la sua lavorazione. Incontriamo Manuela Tamietti e Maria Laura Delpiano che ci raccontano la nascita e le attività di Amici della Lana, con particolare attenzione alla didattica posta dal gruppo. Senza mai dimenticare la sede dell’associazione e la storia del villaggio operaio, un esempio di modello di futuro nel passato.

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Biella - “Miagliano, la fabbrica riapre”. Ci colpisce una scritta, all’interno dell’ex cotonificio Poma prima ed ex lanificio Botto poi (dal nome delle rispettive famiglie proprietarie), nell’edificio chiuso dal 1993.

E’ la prima vera notte invernale qui in Piemonte, fa molto freddo e siamo venuti a scoprire le attività e i progetti dell’associazione Amici della Lana; ci accolgono Manuela Tamietti, operatrice culturale e direttrice artistica e Maria Laura Delpiano, archeologa e guida turistica, entrambe facenti parte di Amici della Lana e appassionatissime conoscitrici del mondo della lana e della storia di questo territorio.

Miagliano è un piccolissimo paese in provincia di Biella, siamo nella bellissima Valle Cervo, nei dintorni scorre l’omonimo torrente Cervo e l’acqua è il “vero filo che unisce passato, presente e futuro” ci racconta Manuela Tamietti “perché l’acqua è stata l’elemento che ha permesso lo sviluppo della lana a Biella, poichè in questa zona è particolarmente pura. E’ l’elemento che unisce, in un contesto dove tutto è cambiato.”

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Tutto è cambiato proprio perché nell’ex cotonificio Poma, poi ex lanificio Botto, la lana non viene più prodotta, ma lo stabile è stato valorizzato per cercare di ridare dignità e un futuro a questo materiale. Ora l’edificio è la sede del consorzio “Biella the Wool Company” e dell’Associazione Amici della Lana, di cui vi parliamo oggi.

Amici della Lana, nata nel 2014, è un gruppo eterogeneo di circa quaranta persone: guide turistiche, archeologi, fotografi, operatori culturali, direttori artistici e molto altro, accomunati dalla medesima passione per la lana.
Tramite l’arte, la fotografia e lo spettacolo teatrale, Amici della Lana cerca di diffondere la cultura e le caratteristiche di questo materiale, sperimentando forme di comunicazione rivolte soprattutto alle nuove generazioni.

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Tipologie di lana e di lavorati (sono molte più di quanto immaginiamo), caratteristiche del materiale, consapevolezza su cosa indossiamo e i diversi utilizzi della lana oltre l’abbigliamento sono i temi principali che l’associazione cerca di diffondere, grazie a diverse esposizioni e visite didattiche a tema.

“In questi anni abbiamo elaborato un’attività didattica insieme a Marco Chiarato della Cooperativa Ideazione, sviluppando una modalità per poter comunicare alle scuole l’importanza della lana” ci racconta Manuela Tamietti “ed il rapporto è bilaterale, nel senso che spesso andiamo noi nelle scuole del territorio per sviluppare dei progetti ad hoc e nel contempo le scuole vengono qui a visitare l’ex cotonificio-lanificio, a scoprire iniziative come quella di ‘Fuori dal Gregge’, la nostra esposizione permanente che aiuta i ragazzi e gli adulti a conoscere le diverse tipologie di pecore e di lane esistenti”.

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Oltre alle diverse varietà di lavorati, si cerca di proiettare la lana nel futuro, spiegandone le caratteristiche che la rendono un materiale unico: “in questi ultimi anni” ci spiega Manuela, “dopo un rifiuto generale di tutto ciò che era legato al mondo della lana, sta crescendo un forte interesse per questo materiale.
Il rifiuto è motivato dal profondo affetto che le persone del luogo hanno per questa fabbrica: gran parte dei nonni e dei familiari delle persone che vivono qui hanno lavorato in questo luogo, tutte e tutti hanno un ricordo affettivo intenso. La chiusura della fabbrica, nel 1993, ha causato una ferita emotiva profonda, difficile da rimarginare.”

“La buona notizia però è che la lana ha delle caratteristiche che la rendono un materiale unico e sostenibile” ci spiega Maria Laura Delpiano.
“Innanzitutto spieghiamo ai visitatori che non è affatto usata solamente nell’abbigliamento. Mentre con la plastica stiamo seriamente rischiando di finire soffocati, la lana è una fibra nobile che può essere utilizzata molte volte per tantissimi usi differenti, anche grazie sia alla sua ottima tenuta rispetto all’acqua che alla sua maggiore capacità di resistenza al fuoco rispetto alle fibre sintetiche. Partendo da questo, riusciamo a spiegare perché è usata anche per l’isolamento termico e acustico di alcuni edifici, e che oltretutto la lana utilizzata per questo tipo di attività veniva considerata materiale di scarto fino a pochi anni fa”.

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Gran parte delle attività di Amici della Lana si svolgono all’interno dell’ex cotonificio-lanificio, in un contesto come quello di Miagliano e del villaggio operaio che è parte protagonista del racconto in questione: come ci racconta Maria Laura “già alla fine del 1800 la famiglia Poma aveva pensato di creare un villaggio operaio nei dintorni della fabbrica, una serie di abitazioni dover poter ospitare le famiglie piemontesi che si trasferivano a lavorare nel cotonificio.

Era un villaggio con delle caratteristiche profondamente innovatrici per l’epoca, tanto da stupirci ancora oggi: infatti i Poma avevano pensato di costruire un asilo nido al suo interno, per aiutare le donne lavoratrici nei turni lavorativi e che avevano così la possibilità di lavorare e accudire i figli, soprattutto nella fase di allattamento. Si tratta di un servizio che, a tutt’oggi, la maggior parte delle aziende non forniscono alle proprie dipendenti: qui già prima del 1900 le lavoratrici potevano conciliare dignitosamente vita lavorativa e familiare”.

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Un continuo viaggio tra passato, presente e futuro, dove il tempo, in relazione all’esperienza umana, dimostra la sua non linearità. “Ora i nostri obiettivi futuri si concentrano tutti sulla possibilità di continuare a diffondere le nostre attività, soprattutto quelle di natura artistica che hanno avvicinato di nuovo gli abitanti di questa valle a questo luogo” conclude Manuela.

“Il mio più grande desiderio è che tutto ciò che abbiamo realizzato in questo luogo non sia vano, che la memoria resti viva non per semplice gioco di ricordi, ma per continuare a vedere e progettare un futuro differente”.

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