1 Lug 2021

Michael Tira, il sex positive e l’educazione alle relazioni – Amore Che Cambia #13

Scritto da: Daniel Tarozzi

Abbiamo incontrato il dottor Michael Tira, che ci ha parlato di "non monogamie etiche", poliamore, coccoleria, sex positive e riscoperta dell'ascolto di se stessi e dell'altro in una rinnovata educazione alle relazioni, alle emozioni e ai sentimenti. Il tutto all'interno del nostro viaggio nell'amore (e nel sesso) che cambia, naturalmente.

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Padova, Veneto - Viviamo in un’epoca strana rispetto al tema dell’amore, delle relazioni, della sessualità. Sono venute meno le granitiche certezze del passato, lotte per i diritti e l’emancipazione hanno caratterizzato gli ultimi decenni, nuove culture si stanno mescolando con le nostre e noi ci muoviamo spiazzati in un mondo privo di riferimenti, cercando di comprendere, capire, discernere.

Eppure sarebbe tutto così semplice: quella data pratica, emozione, relazione o sentimento è basata sul consenso? Nuoce a una delle parti coinvolte al di là dell’ovvio rischio della sofferenza emotiva che qualunque relazione sentimentale, sessuale o affettiva può ingenerare? No? Bene, allora non solo è ammissibile, ma diventa spunto di riflessione, confronto, approfondimento. Parliamone!

E invece no. Invece viviamo ancora in un mondo “a scatole”, a “cerchi chiusi”, per cui si può vivere un’intera vita senza interagire e confrontarsi con uomini o donne omosessuali; un’intera vita convinti che l’unico modo di vivere le relazioni sia il proprio; un’intera vita chiusi nel cerchio dei propri simili, magari più aperti e trasgressivi, ma comunque omologati in un certo quadro di riferimento. Quel che stiamo apprendendo dal nostro Viaggio nell’amore (e nel sesso) che cambia è che ci sono davvero tantissime sfumature e tantissimi modi di vivere questi mondi e che ogni intervista ci lascia arricchiti, espansi e pieni di nuove domande.

michael tira sex positive

Un incontro determinante in questo senso è stato quello con il dottor Michael Davis Tira, che ci riceve nella sede dell’associazione Arcigay Tralaltro di Padova. Michael – tra le altre cose – ha un dottorato di ricerca in psicologia cognitiva e promuove attivamente la cultura sex positive e i diritti LGBTQIA+ attraverso workshop e seminari sia in Italia che nel resto d’Europa. Da molti anni inoltre, affronta il tema delle sensualità umane con un approccio sia teorico che esperienziale. Organizza eventi di coccole a Padova e gestisce progetti sul consenso tra Copenhagen e Barcellona.

Con lui abbiamo parlato di tantissimi argomenti. La sua competenza professionale, la sua cultura e il suo storico come attivista lo hanno reso davvero “una fonte attendibile” e particolarmente preparata e stimolante. Vi invitiamo quindi a guardare i due video contenuti in questo articolo e – se volete approfondire – ad ascoltare l’audio integrale dell’intervista.

Tra l’altro, questa intervista viene pubblicata casualmente proprio nei giorni in cui è tornato in voga il dibattito sul DDL Zan che tanto sembra dividere il nostro Paese. Ovviamente non è nostro compito entrare nel merito delle singole fazioni politiche, ma mi resta la sensazione forte che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di affrontare temi così delicati e impattanti sulla vita di milioni di persone in modo davvero aperto e arricchente. Sarebbe così bello se prima di farci un’idea provassimo ad ascoltare davvero il parere dell’altra parte… Ma torniamo a noi e andiamo a scoprire cosa ci ha raccontato il dottor Tira attraverso le sue parole.

Michael, ci racconti un po’ la tua storia?

Sono venuto a Padova un bel po’ di anni fa a studiare psicologia; nel corso degli anni mi sono avvicinato alle tematiche LGBTQIA+ e attraverso l’attivismo in questo campo mi sono accorto della impreparazione dei professionisti della salute mentale in queste tematiche. Mi sono avvicinato al mondo delle “non monogamie etiche”, trovando persone che mi hanno fatto percepire come fosse possibile vivere relazioni con più persone senza ingenerare dolore.

Ecco, partiamo quindi “a bomba” e parliamo di “non monogamie etiche” e di poliamore.

Avere delle relazioni del genere è molto bello. Nel concetto di “non monogamia etica” rientrano tutti gli stili relazionali in cui si vive una relazione sentimentale e/o sessuale non esclusiva con la consapevolezza e il consenso delle persone coinvolte e quindi liberi da pressioni e informati. Il poliamore è solo una delle forme in cui può esprimersi una “non monogamia etica”. In una coppia aperta, ad esempio, c’è una condivisione delle informazioni e un’attenzione al consenso, ma questo modello non coincide necessariamente con una relazione poliamorosa. In molti casi chi vive una coppia aperta si concentra semplicemente sul “io e te abbiamo una relazione stabile a lungo termine, ma possiamo fare sesso con altri, con qualche tipo di accordo”. Il poliamore tende a concentrarsi di più sugli aspetti relazionali e nella maggior parte dei casi non prevede una coppia fissa di base. Ovviamente, tutte queste auto-definizioni sfumano perché le persone le usano in maniera differente, quindi non è che ci sia una verità assoluta. Dentro la “non monogamia etica” rientra anche lo scambismo.

Tu ritieni che ci sia un modello più giusto di un altro?

No. Non vedo una supremazia tra monogamia e “non monogamia”. Spesso in relazioni aperte o poliamorose ci sono persone un po’ più consapevoli, ma non perché il modello di per sé sia migliore. Semplicemente, vivendo una relazione di questo tipo si è costretti a mettersi in discussione, ad aprirsi al confronto. Detto questo, io sarei molto molto felice se in generale si facesse un po’ di educazione all’affettività, alla gestione delle proprie emozioni, alle relazioni.

Ecco parliamone. Educazione alle relazioni, alle emozioni: qualcosa di ancora oggi totalmente assente!

Esatto. Puntualmente non facciamo educazione alle relazioni. Eppure sarebbe così importante. Si potrebbe parlare alle persone invitandole ad ascoltarsi e a comunicare. Potremmo dire loro: “Ok, quando vuoi stare con qualcun altro potresti domandarti cosa cerchi in quella relazione, cosa ti manca, confrontandoti poi con il tuo partner e chiarendovi a vicenda”. Quali sono le aspettative, quali i desideri insoddisfatti? Questo andrebbe fatto come esercizio costante in qualunque forma di relazione. Con una ricerca costante di reciproco ascolto che porti a venirsi incontro nei propri desideri.

Vivendo una sessualità libera e consapevole ci si può liberare di concetti e dinamiche come quelle della gelosia e del possesso?

La gelosia è un sentimento umano e come tale va benissimo percepirla. Un’altra cosa è agirla. La gelosia, infatti, può essere utile per indagare se stessi, un ottimo materiale su cui lavorare. Il problema sta nell’esaltazione culturale della gelosia, che spesso ci porta a confondere quest’ultima con l’attaccamento. Penso che affermare che una persona che non dimostra gelosia non tenga al partner sia una cavolata. Io ho sempre cercato di evitare il tradimento. Quest’ultimo si attiva quando vengo meno a un patto implicito o esplicito con un partner. In una “non monogamia etica”, se ho relazioni sessuali con altri partner, nella condivisione e nel rispetto degli accordi, non sto tradendo.
In passato ero un monogamo seriale: interrompevo relazioni felici perché volevo esplorare nuove esperienze, ma non volevo tradire. Poi mi sono accorto che era possibile essere felici vivendo una realtà “non monogama”.

Andiamo avanti. Parlaci della cultura sex-positive.

La cultura sex positive si pone in contrapposizione rispetto alla cultura attuale che tende a stigmatizzare e a sfruttare il sesso. È un po’ l’evoluzione dei movimenti di liberazione sessuale. Sex Positive significa spingere per una corretta educazione sessuale e una sensibilizzazione verso comportamenti sessuali che magari per la massa sono poco conosciuti, ma che in realtà sono molto più diffusi di quanto si pensi. Oggi lo “stigma” che percepiamo nell’affrontare determinate tematiche è ancora determinante nell’impedire una corretta consapevolezza del proprio corpo e delle proprie possibilità. Persino con il proprio medico si tende a evitare domande sui propri genitali o sulla propria vita sessuale. E così, un ragazzo o una ragazza finiscono con il rivolgersi a internet o a qualsiasi altra fonte di informazione più o meno qualificata.

Lo stesso discorso si può applicare agli aspetti psicologici. Si tende a mettere tutto nello stesso calderone mentre sarebbe fondamentale distinguere tra pensiero e azione. Noi tendiamo a reprimere le prime alla stregua delle seconde. Ma ascoltare e assecondare le proprie fantasie nel privato può portarci a crescere e interrogarci, anziché negare e reprimere. I nostri pensieri possono andare in posti veramente vari, ma questo non ha alcun tipo di conseguenza finché rimane un pensiero. Una volta recuperato un rapporto sincero con noi stessi, capiremo naturalmente quali fantasie possono essere messe in pratica con soddisfazione della persona o delle persone coinvolte e quali no. La cultura sex positive affronta un po’ tutte queste tematiche all’interno sia di piccoli gruppi che nella società, cercando di generare un cambiamento in questa direzione.

Tra le tue tante attività a un certo punto hai aperto una coccoleria. Ce ne parli?

È nata come un workshop teorico e pratico sul consenso. Volevo creare un ambiente in cui le persone fossero a loro agio e potessero riflettere davvero su cosa fosse il consenso realizzando anche un po’ di pratica. Ci si fanno le coccole in modo da esperire piacere fisico non sessuale. Coccole per ore, grattini, massaggi e altro… nessuno è obbligato a fare niente che non voglia. Esperienze come queste sono importanti perché in questo momento storico abbiamo eliminato il contatto fisico dalla nostra vita quotidiana. In particolare gli uomini, fin dall’adolescenza non hanno più contatti fisici piacevoli fuori dalla sessualità. Nella cultura vigente il contatto fisico con le amiche è accettato, ma due amici che si fanno i grattini non sono ben visti. Eppure le varie ricerche dimostrano che il contatto fisico ha dei correlati forti sulla salute e a lungo termine migliora la qualità della vita e il tessuto sociale. Il nostro obiettivo era questo: svincolare il contatto fisico piacevole da quello sessuale. Impariamo a vivere entrambi in modo consapevole!

Nell’intervista con Michael Tira abbiamo affrontato molti altri temi. I passaggi più importanti sono riportati nei due video inseriti in questo articolo. Lunedì prossimo, comunque, uscirà un secondo articolo di approfondimento tratto da questa conversazione, incentrato sulla storia e le motivazioni che hanno portato alla nascita del gay-pride e non solo.

Potete ascoltare l’intervista integrale al Dottor Michael Tira qui.

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