4 Nov 2022

Malacatù, l’ambiente educativo in collina dove i bambini crescono imparando dall’esperienza

Scritto da: Lorena Di Maria

"Desideriamo un ambiente educativo in cui ogni bambino possa esprimere se stesso". Da questo sogno nasce Malacatù, un progetto di supporto all’istruzione parentale che sorge sulla collina di Torino e che con gioia sta accompagnando bambini e bambine nella loro crescita. Qui essi possono sviluppare i propri talenti, apprendere con curiosità e imparare dall’esperienza in natura.

Salva nei preferiti

Torino - Oggi è una giornata nuvolosa e fuori dalla città l’autunno è più vivo che mai. Specialmente nella collina torinese, dove i profumi delle foglie umide e del terriccio bagnato di prima mattina risvegliano i sensi. Vicino all’abitato di Baldissero Torinese e non molto lontano da boschi e campi coltivati si trova un luogo speciale: uno spazio fatto di colori e gioia dove, anche nelle giornate più nuvolose, brilla sempre il sole.

Se ti capita di imbattertici di certo lo riconoscerai grazie alle voci di bambini e bambine che giocano a rincorrersi nel giardino. Avvicinandoti alla porta di ingresso non potrai non notare una fila di scarpette che, una accanto all’altra, ti invitano ad entrare. E se vorrai, potrai riporre accanto le tue, per immergerti in un mondo tutto da scoprire.

Parliamo del mondo di Malacatù, un progetto di pedagogia attiva nato per creare un ambiente educativo a misura di ogni bambino e bambina, senza esclusione alcuna. Fin dalla sua nascita, la missione è accompagnare i più piccoli nella loro crescita, in maniera integrale: insieme a maestri e maestre (facilitatori di apprendimenti) educatori ed educatrici, i bambini possono esprimersi senza giudizio, apprendere immergendosi nella natura e imparare che il valore di ognuno o ognuna vale molto più di un semplice voto.

Malacatu9

Parliamo con Carola, che di Malacatù è una delle fondatrici e che oggi lavora come educatrice. «Il nostro progetto è nato un po’ per gioco circa cinque anni fa: con alcuni amici ci siamo trovati a immaginare la scuola che avremmo voluto per i nostri figli, che all’epoca erano ancora alla materna».

«Confrontandoci, sembrava che dal punto di vista educativo nessuna realtà rispondesse realmente ai nostri desideri». E allora, dopo diverse ricerche, un giorno la domanda diventò spontanea: “Se non c’è una scuola che incontra le nostre esigenze, perché non la creiamo noi?”».

LIBERO, DINAMICO E ATTIVO: UN PROGETTO PER LA CRESCITA DEI BAMBINI

Detto fatto. Da quel momento Carola, Marco, Beatriz e Davide hanno iniziato a sognare in grande, a progettare, a organizzare momenti di incontro e a sognare ancora, alla ricerca di una scuola per i loro figli e per i figli di tanti altri genitori. Con il tempo sono arrivate anche Charlotte, Chiara e Caterina: insieme sono un’equipe pedagogica multidisciplinare e portatrice di competenze diversificate.

«Molte persone ci chiedevano: “Ma voi che idea di scuola avete?”. Di certo una scuola all’insegna della pluralità educativa, che spesso nel panorama scolastico tradizionale manca, una scuola dove i bambini e le bambine possono imparare dall’esperienza, dove hanno un programma personalizzato perché ognuno è diverso da un altro. Una scuola dove diventare consapevoli dei propri talenti e dei propri limiti».

Dopo tre o quattro anni di progettazione, formazione specifica e visite ad altre realtà che avevano intrapreso strade alternative rispetto alla didattica statale, il progetto era pronto per partire. Peccato però che sia arrivato il Covid a mischiare le carte in tavola. «A quel punto ci siamo detti “ok, non inizieremo mai!”. Poi invece nell’estate del 2020 abbiamo fatto un primo tentativo e a settembre siamo partiti insieme a 11 bambini della fascia primaria e sei bambini della fascia della media-infanzia». All’epoca forse Carola, Marco, Beatriz e Davide non ci avrebbero mai scommesso, eppure grazie al loro impegno oggi il progetto è cresciuto e conta ben 40 bambini e bambine tra i 3 e gli 11 anni.

Malacatu1
DALL’EDUCAZIONE MONTESSORIANA A QUELLA LIBERTARIA E IN NATURA

Malacatù è un progetto innanzitutto libero: intende creare un ambiente educativo dove il bambino possa imparare a conoscersi e ad accettarsi senza giudizio. È dinamico perché non prende spunto da uno specifico modello educativo: si ispira alla scuola attiva di Freinet, al metodo Montessori, all’educazione libertaria e a quella in natura. «Le ispirazioni pedagogiche e didattiche sono tantissime e noi ne scegliamo diverse proprio perché i bambini sono tutti diversi. In pratica non ci siamo inventati niente: abbiamo messo insieme tanti insegnamenti e li abbiamo integrati per sviluppare un progetto che sostenesse il pieno sviluppo di ogni individuo».

A Malacatù ogni bambino e ogni bambina ha un piano personalizzato in base ai propri metodi di apprendimento, nel rispetto delle indicazioni ministeriali: «alcuni bambini hanno più bisogno di muoversi, altri di stare fermi; alcuni imparano con l’osservazione e altri con la manipolazione. Per noi non c’è un modo giusto e uno sbagliato di apprendere».

Se non c’è una scuola che incontra le nostre esigenze, perché non la creiamo noi?

Un altro aspetto importante che ci spiega Carola è la capacità di lavorare in un contesto in cui si possano sviluppare emozioni piacevoli, senza l’ansia della valutazione. «Ci interessa che i bambini si autovalutino e comprendano il loro processi di apprendimento; che siano consapevoli di cosa stanno imparando, di dove stanno andando, che facciano delle scelte dando a queste scelte un senso. Ci è sempre sembrato poco efficace che un processo di apprendimento si esaurisca dando un voto e infatti noi abbiamo scelto di non utilizzarli, sostituendoli con molta osservazione e autovalutazione ben strutturata».

Malacatu2
DALL’EDUCAZIONE DIFFUSA ALL’OUTDOOR EDUCATION

Gli spazi di Malacatù sono pieni di vita e colore: così imparare diventa ancora più divertente grazie alla biblioteca che colleziona libri di ogni materia, all’area dedicata alle ricerche di storia e geografia, alle proposte manipolative per far apprendere in modo diverso. C’è poi la stanza dell’arte dove sviluppare l’espressività lavorando argilla, scoprendo la pittura e praticando l’arteterapia.

L’area relax invece è dedicata alla gestione dei conflitti: sul muro è appeso un cartellone che illustra le varie espressioni del viso per aiutare i bambini a esprimersi perché, ci viene spiegato, non tutti hanno un alfabeto emotivo adeguato. In questo modo viene dato spazio a una comunicazione empatica e consapevole perché a Malacatù uno dei valori più grandi è l’accompagnamento emotivo continuo e diffuso.

Una delle “aule” che i bambini preferiscono, è di certo quella all’aperto: «Noi facciamo tanta educazione diffusa e in natura, dove succede tantissimo quello che si chiama “apprendimento incidentale”». Così perdersi per le vie del paese insegna il significato di “parallelo” e “perpendicolare”, oppure di “pari” e “dispari”. «In fondo, se impari dall’esperienza, poi le cose te le ricordi».

In particolare, il gruppo dei piccolini di Malacatù, i chiquitos (dal 3 ai 6 anni), passa moltissimo tempo in natura: dopo un momento iniziale di libera scelta in un ambiente preparato e un cerchio di condivisione, escono quotidianamente, anche in caso di pioggia (con un buon equipaggiamento) e molto spesso passano intere giornate all’aperto sperimentando un’immersione nella natura selvatica che ha benefici enormi a livello psicofisico, è una meravigliosa palestra di autonomia e di conoscenza di sé stessi e dei propri limiti e punti di forza.

Malacatu progetto

Malacatù oggi propone una pedagogia alternativa a quella tradizionale, una pedagogia “dolce”, che sta cercando di applicare una rivoluzione gentile verso un nuovo paradigma educativo. «La scuola statale a volte non sembra essere realmente pubblica, nel senso di “scuola per tutti”, perché alcuni bambini imparano in modo diverso rispetto al metodo frontale e uniforme che viene proposto in alcune scuole, anche a causa del ridotto numero di insegnanti per tanti bambini».

«Noi abbiamo la velleità di essere un progetto pubblico nel senso che, nonostante ci sia una quota di partecipazione – che vorremmo un giorno estinguere grazie ai progetti di autofinanziamento – rispetta i tempi e le capacità di tutti. Curiamo molto la relazione con la scuola statale, ad esempio organizzando scambi e confronti con le due scuole in cui alla fine dell’anno svolgiamo i colloqui di accertamento delle competenze. Il nostro sogno collettivo è che si apra la strada verso una maggiore pluralità educativa in ogni contesto, statale o meno, e che si collabori costantemente dandoci la possibilità di contaminarci per rendere la scuola sempre più a misura di bambino e bambina».

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Cosa pensano (e provano) gli e le adolescenti?
Cosa pensano (e provano) gli e le adolescenti?

Genitorialità consapevole, il racconto di Alessia: “Abbiamo ascoltato l’istinto”
Genitorialità consapevole, il racconto di Alessia: “Abbiamo ascoltato l’istinto”

Il Ludobus di Progetto Uomo porta il gioco ad adulti e ragazzi della comunità
Il Ludobus di Progetto Uomo porta il gioco ad adulti e ragazzi della comunità

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

C’è speranza per Assange? Cosa dice la sentenza e cosa succede adesso – #893

|

Santa Maria La Palma, quando nel vino batte un cuore sardo – Io Faccio Così #401

|

Zappa Social, la storia di una comunità che ha trasformato una discarica abusiva in un’oasi verde

|

Salute e autosufficienza, i corsi all’insegna della consapevolezza e dell’equilibrio

|

Giornata nazionale delle disabilità intellettive: ecco perché è urgente parlarne

|

A Caltanissetta la ciclofficina sociale che promuove mobilità lenta e cicloturismo responsabile

|

Mourning circle, il cerchio delle lacrime: fare uscire il dolore può guarire

|

Chiusa Grande e i vini biologici concepiti con “vinosophia”

string(8) "piemonte"