31 Gen 2023

Melania, Angelo e la loro Agrirape, per il recupero delle eccellenze autoctone delle colline ennesi

A Leonforte, i fratelli Angelo e Melania Manna hanno raccolto la passione e l'insegnamenti del nonno e del padre per portare avanti l'azienda agricola Agrirape e il laboratorio di conserve. Fiori all'occhiello della produzione sono le pesche tardive e i legumi, come la fava larga Igp e la lenticchia nera salvata dalla scomparsa. E la voglia di sperimentare si è spinta fino a provare a riportare la coltivazione del riso in Sicilia.

Salva nei preferiti

Enna - Custodire, tramandare, recuperare e valorizzare coltivazioni autoctone siciliane o ancor meglio dell’ennese. E poi proporle come conserve e prodotti ricercati da consumatori e chef stellati. È questo, molto in breve, il sunto dell’attività dell’azienda Agrirape che, nel cuore della Sicilia, a Leonforte, ha fatto della coltivazione e trasformazione delle eccellenze autoctone il suo punto di forza.

La passione ha spinto Melania e Angelo Manna, terza generazione dell’azienda, a non vanificare l’impegno e il sacrificio dei loro predecessori, ma a metterlo a frutto e rafforzarlo mantenendo saldi l’artigianalità e il rispetto per la terra. L’azienda agricola Agrirape infatti, come raccontano i due fratelli «continua oggi nella sua opera di riscoperta e promozione dei prodotti più tipici e pieni di storia della terra ennese, salvaguardando la biodiversità e valorizzando quelli che vengono conosciuti nel mondo come “gioielli delle colline ennesi”».

«La nostra famiglia – raccontano – coltiva la terra da generazioni e noi abbiamo deciso di continuare con la tradizione. Sappiamo anche quanto sia apprezzato il nostro lavoro soprattutto da chi comprende la fatica che sta dietro alla produzione artigianale e dietro a processi lunghi e faticosi, come ad esempio quello permette alla nostra pesca tardiva di essere protetta dai parassiti grazie a un sacchetto di carta o come la raccolta manuale dei nostri legumi il nostro lavoro sia molto apprezzato». Una cura che Angelo e Melania portano avanti assecondando la natura e da qualche anno anche “conservandola” dentro vasi di vetro, rispettando il carattere di ogni frutto.

Angelo e Melania Manna, i fratelli a capo di Agrirape
Angelo e Melania Manna, i fratelli a capo di Agrirape

L’azienda Agrirape infatti da più di dieci anni nel suo laboratorio di Nissoria produce conserve e marmellate con i frutti della propria azienda o di pochi e selezionati coltivatori. «La nostra soddisfazione più grande – dicono – è ottenere prodotti di qualità e gusto grazie alla cura, al rispetto e alla selezione accurata della materia prima. L’artigianalità dei nostri prodotti è visibile nelle etichette che comprendono un numero ridotto di ingredienti naturali».

DALLE PESCHE TARDIVE ALLE LENTICCHIE NERE, LE ECCELLENZE DI LEONFORTE

Fiore all’occhiello del settore conserviero dell’azienda è sicuramente la pesca di Leonforte ovvero una pesca “tardiva” autoctona dalle incredibili qualità organolettiche, conosciuta anche per la particolare pratica dell’insacchettamento dei singoli frutti, ancora sull’albero, a partire dalla seconda metà di giugno. Il frutto infatti viene naturalmente protetto dentro il suo sacchetto di carta pergamenata che lo accompagna fino alla completa maturazione e permette di evitare prodotti antiparassitari assicurando la produzione di frutti buoni, naturali e sani.

Nell’ambito della tutela della tradizione, dei sapori contadini e delle tutela della biodiversità da parte di Agrirape spicca anche la produzione dei legumi. «Verso la fine degli anni ’90 – racconta Angelo – mio padre ha deciso di dedicarsi alla riscoperta e coltivazione di legumi tipici locali. D’altra parte, un tempo era così che si coltivava in Sicilia garantendo la rotazione tra grano e legumi, proprio perché mentre i cereali stressavano e “depauperavano” il terreno della sostanze nutritive i legumi lo arricchivano nuovamente».

Per portare la fava larga di Leonforte sulle tavole servono operazioni lunghe, ingegnose, faticose e affascinanti che però evitano l’uso di diserbanti

E infatti Giuseppe Manna ha cominciato a occuparsi della coltivazione della fava larga di Leonforte. Il legume viene coltivato nel territorio di Leonforte, Assoro, Nissoria ed Enna e gran parte delle operazioni inerenti alla sua coltivazione vengono ancora svolte manualmente attraverso metodi che derivano direttamente dagli antichi egizi e romani. Per portare la fava larga di Leonforte sulle tavole servono operazioni lunghe, ingegnose, faticose e affascinanti che però evitano l’uso di diserbanti e garantiscono prodotti davvero naturali e artigianali.

E proprio nell’ambito dei legumi, o meglio della tutela e reintroduzioni delle tipicità, vent’anni fa Angelo e il suo gruppo hanno intrapreso un’altra importante attività. Nonostante le sue caratteristiche nutrizionali infatti, la lenticchia nera tipica della zona era stata abbandonata e via via sostituita con varietà commerciali meccanizzabili e dalle rese superiori. Giuseppe Manna, intorno al 2000, riuscì a trovare un signore che nel suo campo ne coltivava qualche piantina per uso casalingo e si fece dare qualche seme.

«Da quei primi 800 grammi di semi piantati da mio padre – racconta Angelo –, man mano la produzione è aumentata coinvolgendo altri agricoltori, tanto che oggi nel territorio dell’ennese si contano circa 5 ettari coltivati a lenticchia nera che è diventata presidio slowfood nonché prodotto identitario della cittadina ennese proprio come le pesche nel sacchetto e le fave larghe».

agrirape lavorazione manuale
LA SPERIMENTAZIONE DELLA COLTIVAZIONE DEL RISO

Agrirape è stata anche artefice di un progetto innovativo di reintroduzione della coltivazione del riso in Sicilia. Angelo Manna infatti, oltre a essere a capo dell’azienda con la sorella, è un agronomo che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere a frutto i suoi studi nella sperimentazione. Per questo, circa dieci ani fa ha deciso di provare a coltivare il riso. «In realtà – dice – l’idea è partita da papà. Guardavamo la televisione e abbiamo sentito uno chef siciliano parlare dei suoi piatti e del riso che doveva importare perché non ne esisteva di locale. Ho pensato che dovevo provarci e così abbiamo cominciato a coltivare riso in una porzione del nostro terreno».

«Abbiamo sfruttato appieno le caratteristiche del meraviglioso comprensorio dove un tempo il riso si coltivava. Purtroppo però, anche se è stata un’esperienza entusiasmante abbiamo dovuto rinunciare perché per piccole quantità di riso l’investimento in macchinari e manodopera è davvero eccessivo. Tra l’altro, nel frattempo abbiamo sempre più implementato il settore conserviero dell’azienda che oggi è diventato il fulcro della nostra attività».

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Come va l’agricoltura in Sardegna? Ecco una fotografia scattata da chi lavora “sul campo”
Come va l’agricoltura in Sardegna? Ecco una fotografia scattata da chi lavora “sul campo”

Terra Masta diffonde nel napoletano l’agricoltura naturale e sinergica
Terra Masta diffonde nel napoletano l’agricoltura naturale e sinergica

Crisi agricola e proteste degli agricoltori: qual è la verità? – A tu per tu + #14
Crisi agricola e proteste degli agricoltori: qual è la verità? – A tu per tu + #14

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Come trasformare gli allevamenti in fattorie vegane, l’esperienza svizzera – #917

|

Val Pennavaire in rete: la nuova e inaspettata zuppa di sasso

|

Gaetano, terapista forestale dei Monti Lattari: “La foresta mi ha guarito”

|

Cuscini Bio, la moda etica e quel giocattolo dentro a una fornitura tessile

|

Animal Talk Italia: parlare con gli animali è possibile – Io Faccio Così #402

|

Lezioni ecologiche nelle scuole italiane, fra antropocene ed ecologia profonda

|

Alberi monumentali, in Sicilia sono 311 i tesori vegetali da tutelare

|

Sanità e diritto alla cura: cronache da un’Ogliastra che vuole vivere, non sopravvivere

string(7) "sicilia"