26 Gen 2023

Dalla carriera militare a mastrobirraio e agricoltore: ecco la storia di Samuele Scola

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Oggi vi raccontiamo la storia di un ragazzo cresciuto nell'entroterra savonese, in Val Pennavaire, che dopo dieci anni passati nelle forze speciali dell'esercito si è trovato ad affrontare una crisi interiore, e a decide quindi di cambiare vita. Ma come? Partendo dalle sue passioni: natura, agricoltura e birra. Samuele così decide di creare un'azienda agricola prima e un agribirrificio a km0 successivamente proprio nel luogo in cui è cresciuto.

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Savona - Bionda, fresca e con schiuma: amo la birra, e il piacere che provo nel berla, che parte dal primo sguardo rivolto al boccale che ho davanti e si amplifica attraverso il gusto una volta sorseggiata. Non vi sono stagioni che prediligo per gustarmela, né una tipologia. E da anni, grazie anche a un apprendista mastro birraio in famiglia, amo esplorare e conoscerne di nuove e artigianali.

Vorrei dirvi che il piacere è assicurato, ma come ben saprete non è così. Recentemente però mi è capitato di bere una birra prodotta a km0 nella valle in cui vivo, la Val Pennavaire, che porta il nome di una famiglia qui molto conosciuta, grazie a un’attività di ristorazione e accoglienza di alta qualità. E così sono andata a conoscere il volto nascosto dietro l’etichetta della bottiglia.

VI PRESENTO SAMUELE

Trentacinque anni e già un paio di cambi vita alle spalle: Samuele Scola è un ragazzo di origine ligure, cresciuto a Castelbianco (SV), che dopo aver trascorso dieci anni nelle forze speciali dell’esercito italiano e aver vissuto una crisi di valori e identità, oggi è un imprenditore agricolo e soprattutto un produttore (e bevitore) di un’ottima birra a km0.

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Dall’età poco definibile e una folta barba che ne caratterizza il volto, Samuele mi apre le porte del suo vissuto: sogni nel cassetto ancora da realizzare e possibili nuovi cambi vita nei prossimi anni, seduto a un tavolo del ristorante di famiglia mi racconta la sua storia, con naturalezza, sincerità e poche sovrastrutture narrative.

Nato a Finale Ligure e cresciuto a Castelbianco, fin da piccolo nutre un amore e un attaccamento importanti per il luogo che lo circonda, nonostante la vicinanza con il contesto mondano di riviera: «Amavo da bambino e anche da adolescente vivere qui: tra boschi e torrenti la vita selvatica, in bici prima e motorino dopo,, mi dava un senso di libertà impagabile».

Dopo l’istituto agrario, un po’ per caso, si iscrive al servizio di volontari in ferma prefissata di un anno (VFP 1). Dopo il primo step di addestramento e il successivo giuramento viene assegnato a Belluno come Alpino Paracadutista Ranger. Essendo parte del suo reggimento impegnato all’estero, si apre per lui la possibilità di fare soccorso come sciatore in diverse località per un paio di anni.

Credo che nella mia, come nelle altre, vi sia un filo invisibile che collega le nostre esperienze apparentemente slegate tra loro

Conosce poi attraverso un amico e collega una selezione per forze speciali non convenzionali che si stava aprendo e decide di parteciparvi senza aspettative. Passa le selezioni e dopo una formazione di due anni entra a far parte del 4° reggimento alpini paracadutisti Ranger, lavorando principalmente all’estero e occupandosi di missioni di antiterrorismo, scorte ad alto rischio, raccolta di informazioni e molto altro.

«Ho lavorato dieci anni cercando di mantenere attiva la testa e non farmi inglobare in un’identità non mia. Ogni volta che tornavo a casa la mia mente accantonava ciò che avevo vissuto e visto, per consentirmi di svolgere una vita “normale”. Essendo giovane mi ponevo poche domande, la mia coscienza era coperta da un velo: poche domande e molto senso del dovere».

DAL DISAGIO AL CAMBIAMENTO

Dopo dieci anni a contatto con la sofferenza però Samuele entra in crisi: «Depressione – mi spiega lui –, non riuscivo più a mettermi una divisa addosso e a guardarmi. Il lavoro mi stava logorando e una mattina mi sono svegliato e facevo fatica a respirare». La sindrome da Stress Post Traumatico era ancora poco conosciuta, in particolare nell’ambito militare. La depressione non nominabile in determinati ambiti. Samuele chiede quindi aiuto all’esterno e inizia un percorso che lo porta a congedarsi dall’esercito.

E da qui inizia la seconda vita di Samuele: riinizia da ciò che amava, ovvero la natura, i terreni e Castelbianco. «Stavo male. Avevo paura di non riuscire a uscirne e così ho iniziato a cambiare tasselli della mia vita». Avvia così un’azienda agricola con la quale produce ortaggi e olio su terreni recuperati e in parallelo inizia a informarsi per comprendere come produrre birra. Nasce così Naturalmente Scola nel 2017.

DALLA RICERCA ALLA REALIZZAZIONE

Alcuni dei terreni di proprietà sono inutilizzabili per coltivare ortaggi, perchè per diversi mesi non sono quasi esposti al sole. Dopo aver studiato e ricercato anche tramite progetti europei simili al suo, Samuele scopre che il luppolo ha necessità di sole in estate, ma anche di un lungo inverno e di stare sotto i 10°. Grazie all’assegnazione di un finanziamento del piano di sviluppo rurale, inizia così a seminarne diversi tipi: un centinaio di piante di luppolo di due varianti americane, una ceca e una tedesca.

La ricetta della birra Belgian Ale Scola, ad oggi più conosciuta e diffusa, nasce così. Con dedizione e amore, Samuele avvia una produzione sempre maggiore per poterla proporre sia a privati che a bar e ristoranti. A collaborare per supportarlo in tutto ciò che concerne la parte amministrativa ed economica, l’amico di sempre Stefano Montani.

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La birra viene presentata e dopo poche settimane arriva il Covid: inizialmente sconfortati, i due soci decidono di supportare per ciò che possono la situazione sanitaria, annunciando che il ricavato del mese che avrebbero avuto dalla vendita delle loro birre sarebbe stato destinato all’ospedale di Albenga. «C’è stata l’esplosione di ordini. Non ce lo aspettavamo ovviamente. E hanno continuato ad aumentare anche nei mesi successivi». Una piacevole sorpresa, che ha dato conferma che fosse la strada giusta da seguire.

IL FUTURO

Samuele mi confida che hanno un sogno nel cassetto: creare una birreria in zona in cui far degustare le birre che produce. È alla ricerca di fondi e sta stilando un piano economico per capirne la fattibilità. Nel frattempo la sperimentazione di nuove ricette continua, come quelle di birre destinate principalmente alla ristorazione (come l’IGA con vino Pigato appena presentata) o quella senza glutine per non escludere nessuno e molte altre che sono arrivate e che arriveranno. Il cambiamento prende spesso direzioni e forme diverse per arrivare: nel caso di Samuele ha assunto la forma di una bottiglia di birra che ha preso il suo nome.

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