21 Giu 2023

Angelo D’auria: “La disabilità è un bagliore di luce nel buio relazionale dei giorni d’oggi”

A Caltanissetta quasi trent’anni fa Angelo D’auria, psicologo e formatore, ha creato un’associazione che sin da subito si è specializzata nell’accoglienza di ragazzi con disabilità. Vita Nova, ancora oggi attiva, è un percorso che è cresciuto nel tempo e che si sviluppa tra una fattoria sociale e attività legate allo sport.

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Caltanissetta - Il suo impegno nel sociale risale a circa ventisette anni fa quando, ancora studente di psicologia e insieme ad altri amici, diede vita all’associazione Vita Nova, ancora oggi attiva. L’obiettivo? Intervenire a favore di tutte le fasce di emarginazione sociale, diffondere principi morali di rispetto umano e di diritti civili e organizzare iniziative tendenti a diffondere una migliore conoscenza dei problemi legati all’emarginazione sociale in tutte le sue evidenze umane. 

Angelo D’auria, psicologo, formatore con incarichi presso pubbliche amministrazioni per il distretto socio sanitario, non sapeva ancora quale sarebbe stata l’evoluzione di questo percorso appena intrapreso. Per caso l’associazione cominciò a essere frequentata soprattutto da ragazzi con disabilità definendo così quello che sarebbero state il tratto distintivo di questa nuova realtà che si andava costituendo.

«Il caso si è sposato con ciò che probabilmente avevo dentro e che andava solo scoperchiato, oggi per me vivere nel mondo della disabilità è la mia quotidianità. Ognuno di noi ha dei limiti, tutto sta nel modo in cui ci approcciamo ai limiti altrui e a quelli nostri di cui spesso non siamo consapevoli. È un percorso che si è alimentato anno dopo anno. Il contatto con la disabilità mi ha dato la possibilità di formarmi e arricchirmi, comprendere la vera verità. Non c’è alcun libro, alcuna scuola o intuizione cervellotica di docenti esperti che possa essere comparata a questo tipo di esperienza», racconta Angelo.

angelo dauria

Negli anni il centro socio educativo si è trasformato anche in una fattoria autogestita da una decina di ragazzi disabili. Nel 2003 il Comune di Caltanissetta ha messo a disposizione una ex scuola rurale che piano piano è stata implementata da Angelo e dai ragazzi, ancora giovani, con un numero maggiore di animali. Il tempo e le disabilità mentale però non vanno molto d’accordo. Più si va avanti con l’età e meno sono le potenzialità che i ragazzi riescono a mettere in campo.

La memoria e altri funzionamenti vengono a deteriorarsi più velocemente che in altri casi, così da tre cavalli e molti altri animali sparsi nella fattoria, oggi si contano solo galline e qualche altro piccolo animale. Molti dei ragazzi che sono arrivati al centro all’inizio non sono più andati via e da allora vivono le vicissitudini personali e del centro. Ogni mattina continuano a venire in fattoria e a dedicarsi alle loro attività che da dopo il Covid – e anche per mancanza di finanziamenti – sono un po’ più limitate rispetto al passato

La relazione con loro è vera e ti riporta al senso più vero della vita. Ti rallentano e ti riportano con i piedi per terra

«Con noi tutti i ragazzi e le ragazze hanno fatto tante esperienze lavorative, alcuni di loro sono arrivati che avevano vent’anni e oggi ne hanno 50. Dal 2009  l’amministrazione comunale non ci dà più nessun sostegno economico; da allora abbiamo messo in moto una macchina di autosostentamento tramite occasioni di ristorazione, feste all’interno del centro che hanno impegnato parecchio i ragazzi nella preparazione e nella gestione degli eventi. Dopo qualche anno non sono più riuscito a far coincidere tutti i miei impegni e abbiamo ridotto di molto le attività, abbattendo i costi per essere sostenibili con quello che riusciamo. Insieme a me, una volontaria ogni giorno mi aiuta a gestire la fattoria», continua Angelo. 

Da quasi trent’anni vive il mondo della disabilità anche nello sport, tra incarichi regionali e nazionali, anche come allenatore della nazionale di calcio a 5 con ragazzi con sindrome di down. Con loro Angelo ha partecipato anche a tornei in Brasile e in Turchia. All’interno dell’associazione, oltre al calcio, i ragazzi hanno la possibilità di partecipare ad altre attività sportive nell’ambito del tennis tavolo, bocce e dell’atletica. «Solo vivendo personalmente certi momenti si può comprendere la gioia della partecipazione, la capacità di sapere reagire a una sconfitta senza fare drammi. Questo è lo sport vero, non quello della televisione fatto di doping e sotterfugi per vincere a tutti i costi. Qui la vittoria è un’altra», commenta Angelo.  

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A Caltanissetta i ragazzi con ritardo mentale o sindrome di down che hanno tra i 30 e i 40 anni sono tutti passati dal centro di Angelo, qualcuno si è fermato, qualcun altro ha trovato il suo spazio in altre associazioni locali che hanno un’offerta diversa. Il centro Vita Nova ha deciso di restare una “piccola bottega”, come la definisce Angelo. 

La sua esperienza permette di mettere a nudo i limiti della nostra società. La frenesia di questi tempi, il dover fare per forza qualcosa, il consumismo ci portano a non apprezzare la bellezza di certi momenti, sguardi, piccole e semplici azioni che ai nostri occhi “limitati” sembrano non avere importanza. Angelo non ha dubbi. È da Michele, Tonino, Matteo e tutti i ragazzi che ha incontrato in questi anni che ha imparato di più. La loro compagnia arricchisce, sono i migliori maestri e permettono di comprendere quanto sia importante la semplicità. 

«La relazione con loro è vera e ti riporta al senso più vero della vita. Ti rallentano e ti riportano con i piedi per terra. Non dimenticherò mai quando, appena entrati in albergo in Turchia dove c’erano circa 200 ragazzi down provenienti da tutta Europa, non avevi alcun bisogno di presentarti con il nome. Bastava guardarsi negli occhi, abbracciarsi senza bisogno di parlare. Sono il corpo, gli sguardi e i sorrisi a manifestarsi. Consiglierei a tutti di vivere una settimana ogni due mesi a contatto con questi ragazzi, cambierebbero molte cose. Nuove priorità e nuove prospettive si rivelerebbero ai vostri occhi. Sono bagliori di luce nel buio relazionale dei giorni d’oggi», conclude Angelo.

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