8 Mag 2024

Polo petrolchimico, il sogno dell’industria tra inquinamento e tumori

Sebbene non sia possibile accertare una correlazione precisa tra inquinamento e tumori, già negli anni ‘80 nella zona del quadrilatero della morte di Siracusa la percentuale di morti per cancro era quasi il doppio della media nazionale. Un dato allarmante riguarda anche la percentuale di bambini malformati nel territorio. Grazie anche al Comitato Stop Veleni, da circa dieci anni si presidia il territorio per contribuire a una nuova rinascita.

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Siracusa - Continua il nostro viaggio attraverso gli stabilimenti del polo petrolchimico a ridosso delle abitazioni, tra gli scheletri di impianti dismessi, discariche e recinzioni nei territori compresi tra Augusta e Siracusa, il cosiddetto quadrilatero della morte, lungo la costa più inquinata della Sicilia. Qui convivono rifiuti industriali di ogni genere, dal mercurio al piombo, dagli idrocarburi all’arsenico, dal benzene al biossido di zolfo e diossine. Fabio Lo Verso nel libro Il mare colore veleno riporta la testimonianza di Mario Sprovieri, ricercatore del CNR, sulle ingenti quantità di metilmercurio sversate nella rada di Augusta.

«Non sono le quantità che contano, ma la forma chimica, premesso che quella del metilmercurio è la più tossica di tutte. Contano anche le condizioni dell’ambiente e la dinamica oceanografica delle acque in cui è stato sversato il metallo. La rada di Augusta rappresenta un’iniezione costante di contaminanti per tutto il bacino Mediterraneo che, con le correnti e la dinamica oceanografica, ridistribuisce questi inquinanti anche lontano dalla sorgente», spiega il ricercatore. 

Petrolchimico siracusa
Il polo petrolchimico si estende su circa 30 km di costa
COME SIAMO MESSI A CONSAPEVOLEZZA NELL’AREA DEL POLO PETROLCHIMICO?

La popolazione che vive questi territori ne è cosciente? «Lo stato di coscienza va di pari passo con la possibilità di poter cambiare la propria vita. Quando ci sono di mezzo i soldi, la vita dell’essere umano non ha valore e in quel territorio ne girano troppi. Io per anni mi sono occupato di analizzare le emissioni gassose, del campionamento dell’amianto, della sicurezza: era tutto falsato, lo facevamo sotto gli occhi di tutti».

«Mi assumevo la responsabilità con la mia firma da consulente esterno. Lo stesso valeva per i rifiuti speciali, solo una piccolissima parte veniva smaltita, il resto andava sugli scogli. La gravità di quello che facevo l’ho percepita solo quando in famiglia si sono succeduti nell’arco di un anno tre casi di tumori. Oggi mi auguro che le cose siano migliorate», mi racconta una fonte che per anni ha prestato servizio all’interno del polo petrolchimico.

L’INQUINAMENTO DEL POLO PETROLCHIMICO HA DEGLI EFFETTI?

Nel gennaio 1983 Miki Gambino e Claudio Fava, ne “E la città partorì i mostri”, scrivevano che «[…] ad Augusta nel 1950 i morti per cancro furono l’8% sul totale dei decessi; nel 1980 la percentuale era arrivata al 29,9% cioè quasi il doppio della media nazionale, che è del 16%.[…] su cento malati di tumore, settanta sono di sesso maschile, quasi sempre operai nelle fabbriche della zona industriale».

acqua rossa
Nell’area intorno al polo petrolchimico è possibile notare episodi di moria di pesci

Tornando ai giorni nostri, Anselmo Madeddu, direttore del Registro dei Tumori della Provincia di Siracusa, sempre nel libro di Lo Verso, spiega che «se con un colpo di bacchetta magica cancellassimo tutte le industrie, cosa che beninteso sarebbe oggi inutile oltre che insensata, avremmo le stesse incidenze tumorali, poiché stiamo osservando i risultati delle esposizioni non di adesso, epoca in cui i controlli sono più importanti di ieri, ma di trenta o quaranta anni fa». Secondo Madeddu il vero problema è smaltire ciò che di nocivo si è sedimentato nel suolo e nelle acque nei quarant’anni passati.

Nel 2019 il Quinto Rapporto Sentieri, lo Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità – un sistema di sorveglianza epidemiologica che dal 2007 analizza il rischio per la salute della popolazione residente in prossimità dei SIN, tenendo conto della mortalità, dell’incidenza tumorale, dei ricoveri ospedalieri, delle anomalie congenite e della salute dei bambini, adolescenti e giovani adulti – evidenziava per il periodo compreso tra il 2006 e il 2013, una valutazione dei tumori alla prostata, ai testicoli, al colon retto, alla vescica, ai polmoni e al fegato in “eccesso”.

Il tumore alla mammella è apparso anche negli uomini. In generale si notava un’incidenza complessiva di tumori maligni in aumento, ad eccezione di quelli alla pelle. Il  Sesto Rapporto Sentieri pubblicato nel 2023 per gli anni che vanno dal 2013 al 2018 conferma la tendenza in eccesso dei tumori e punta l’attenzione sul timore di anomalie congenite dei genitali fra i piccoli nati nel territorio e le ospedalizzazioni per tumori ai testicoli, suggerendo degli approfondimenti. 

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Una delle denunce del Comitato Stop Veleni
E A PROPOSITO DI BAMBINI…

Agli inizi degli anni ‘80, il dottor Giacinto Franco, pediatra ed ex primario dell’ospedale Muscatello di Augusta, denunciò la presenza di una percentuale alta di bambini malformati nel territorio. Fin quando fu in vita, il “suo” ospedale era il centro di controllo delle nascite di bambini malformati. Dopo la sua morte la competenza è passata all’ospedale di Lentini. Già quarant’anni fa dunque si registrava un’impennata di malformazioni congenite, con un picco del 5,6% raggiunto nel 2002, il doppio della media nazionale.

All’epoca diversi articoli della stampa nazionale avevano attenzionato quanto accadeva ad Augusta dando voce anche allo sfogo delle famiglie distrutte, pronte a puntare il dito contro le industrie che, al contrario, hanno sempre negato la propria responsabilità. Nella ricostruzione di Lo Verso si legge che nel 2006 la Syndial, ex EniChem, decise di distribuire undici milioni di euro fra cento uno famiglie senza che nessun tribunale avesse emesso una sentenza di risarcimento.

Tra gli accertamenti giudiziari, la perizia di Eugenio Bonomo, medico legale di Priolo, accertava la correlazione tra dimetilmercurio, un composto neurotossico composto dall’EniChem, e le malformazioni del tubo neurale dei neonati. La società decise di non contestare le perizie e catalogare i soldi versati alle famiglie come “ristoro”.

La rada di Augusta rappresenta un’iniezione costante di contaminanti per tutto il bacino Mediterraneo

È ancora impossibile percorrere a ritroso lo sviluppo di un tumore e risalire a un’unica causa, ad eccezione dell’asbestosi, malattia dovuta all’inalazione diretta di fibre di amianto. Fabio Cilella, epidemiologo del CNR, e Paolo Colombo, ricercatore presso l’Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica del CNR, sono autori di uno studio che permetterà di seguire la traccia dei contaminanti dallo stato iniziale dello sviluppo fetale fino all’adolescenza e all’età adulta, proprio per indicare il rapporto di causalità. Grazie alla placenta sarà possibile registrare il momento in cui una sostanza tossica fa il suo ingresso nell’organismo e il luogo dove è avvenuta la contaminazione. 

IL COMITATO STOP VELENI, UN PRESIDIO SUL TERRITORIO 

Se oggi, nei territori del polo industriale, si parla di inquinamento e morti lo si deve soprattutto a Don Palmiro. Grazie a lui le poche voci coraggiose si sono riunite nel Comitato Stop Veleni. «Se non informi la popolazione è difficile entrare in contatto con questi dati, ci deve essere anche una predisposizione, una sensibilità verso l’ambiente», commenta Cinzia Di Modica, una delle attiviste più esposte.

comitato stop veleni
Sono soprattutto donne a partecipare alle manifestazioni del Comitato Stop Veleni

«Abbiamo dieci anni di attivismo, i progressi sono lenti e di scarsa entità, ci vuole tempo. Facciamo parte della Rete dei Comitati Territoriali Siciliani, della Rete delle Mamme da Nord a Sud, del Comitato No Rigassificatori e Depositi di Gnl. Abbiamo bloccato il trasferimento del polverino di Taranto, uno scarto siderurgico dell’Ilva, che veniva stoccato in una discarica vicino Melilli senza autorizzazione». Cinzia racconta pure che grazie a una serie di iniziative con manifestazioni itineranti tra i vari comuni del polo industriale, è scattata un’indagine della procura di Siracusa, tra il 2017/2018, che ha portato al sequestro dei maggiori impianti dell’area e ha imposto delle prescrizioni da attuare entro un anno.

«La protesta è stata ascoltata solo dalla Procura, le Istituzioni non prendono posizioni nette dalla parte dei cittadini. I nostri interlocutori sono loro, non le aziende del petrolchimico. Erano adeguamenti tecnologici come copertura delle vasche. Lamentavamo disturbi olfattivi. Oggi la situazione è migliorata, anche se restano i fetori. Grazie al contatto con Arpa Sicilia e il CNR abbiamo partecipato al progetto Nose, che permette di raccogliere in tempo reale e in forma del tutto anonima le segnalazioni delle molestie olfattive», continua Cinzia.

Nel Comitato Stop Veleni sono per lo più le donne a esporsi, le mamme, forse per un senso di protezione verso le generazioni future, anche se coscienti di non poter avere risposte immediate, e non perché meno soggette al ricatto occupazionale come è più semplice ipotizzare. Ci credono e ci sperano tanto, lo dimostrano l’esposizione e i grandi sacrifici. «Con le modifiche nel febbraio 2022 degli articoli 9 e 41 della Costituzione con cui si sancisce che anche l’ambiente è da tutelare al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana ho cominciato ad avere un po’ di speranza».

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In dieci anni di attivismo, il Comitato Stop Veleni è entrato a far parte anche della Rete dei Comitati Territoriali Siciliani

«Anche la legge del 2015 sugli ecoreati è stata per me determinante, mi ha permesso di prendere posizione sul tema ambiente. A metà mese dovrebbe pronunciarsi la Corte Costituzionale sul Decreto Salva Isab e IAS che sorpassa la norma costituzionale. Sono molto fiduciosa nonostante il Giudice Palmieri, che aveva sollevato il quesito di incostituzionalità, è stato da pochi giorni trasferito», commenta Giusy Nanè, avvocata e attivista del Comitato Stop Veleni.

«Abbiamo fatto tanto, medici, avvocati e genetisti da più parti d’Italia ci scrivono perché vogliono unirsi a noi. La nostra voce è servita a incoraggiare qualche operatore della giustizia a rigare dritto, ma non basta. Qui si sta male come ieri. Si parla da tanti anni di bonifiche, ma bisogna riempire questi fondi di denaro, compierle e vigilare. Solo così possiamo contribuire a una vera risoluzione del problema», conclude Giusy Nanè.

Tutto il grande sogno dell’industria siciliana finisce lì, in quelle cento, duecento ciminiere metalliche che sprigionano fuochi velenosi, notte e giorno. Il territorio che cominciava a morire, il mare di piombo senza più pesci, gli esseri umani che cominciavano a morire cinque o sei anni prima di quanto il destino e la costituzione fisica potesse loro consentire. Tutto il resto fu velleitarismo, spreco di intelligenza, dilapidazione di migliaia di miliardi e di speranze.

Giuseppe Fava

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