24 Ott 2022

Un commento sul nuovo governo Meloni – #605

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È nato il governo Meloni, il primo della storia del nostro paese presieduto da una donna. Eppure, questo fatto non ha ricevuto poi molta attenzione. Diamo uno sguardo anche alle caratteristiche della squadra dei ministri, il cambio di nome di alcuni dicasteri che mostra un chiaro indirizzo politico, con focus particolare sul Ministro dell’ambiente. Infine, qualche breve aggiornamento sulla situazione in Ucraina.

C’è voluto piuttosto poco questa volta: dopo un giorno e mezzo di consultazioni avevamo già un nuovo governo. Giorgia Meloni e i 24 ministri hanno giurato nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, poi ieri c’è stato il tradizionale passaggio di consegne con il vecchio governo (la cosiddetta cerimonia della campanella), quindi nuovo governo è entrato in carica.

Qui saltiamo la parte in cui leggiamo i nomi di tutti i ministri perché sono 24, e in più siamo a lunedì, i nomi li avrete già sentiti un centinaio di volte, molti di questi non saprete chi siano e non è che sentirli ripetere una volta in più vi chiarirà le idee. Così come saltiamo tutta la parte di colore, che ha riempito le pagine dei giornali, su come erano vestiti i ministri e le ministre, su cosa hanno fatto, da chi erano accompagnati e così via. Quindi passiamo subito a una serie di riflessioni, che come sempre prendono spunto da alcuni articoli pubblicati in questi giorni dai giornali. 

LA PRIMA PREMIER DONNA

Partiamo dalla leader, Giorgia Meloni. E partiamo da una serie di articoli “che mancano”. Mi pare che non ci sia praticamente nessuna enfasi, nei media, su un fatto importantissimo, ovvero che dopo 161 anni e 60 primi ministri (76 e 30 se consideriamo solo la storia Repubblicana) abbiamo la prima premier donna della storia del nostro paese. 

Il motivo per cui questo aspetto sta passando un po’ in sordina credo sia dovuto principalmente ad un fatto: quella per i diritti delle donne è una battaglia che tradizionalmente fa parte della cultura di sinistra, i movimenti che portano avanti le lotte per la parità dei diritti sono movimenti di sinistra, il femminismo è di sinistra. 

Di conseguenza è la stampa di sinistra quella che in altre circostanze avrebbe calcato la mano su questo avvenimento. Solo che la prima premier donna è una donna di destra, molto di destra, poco o niente femminista, che addirittura ha scelto di essere chiamata primo ministro, al maschile, in tutte le comunivcazioni ufficiali. E chi si sente di sinistra (in primis la stampa) vive questo fatto con enorme frustrazione, oltre che con una legittima preoccupazione legata al tema stesso dei diritti. La stampa di destra invece non da al fatto che Meloni sia donna un valore particolare. E quindi in definitiva questo cambiamento storico, questa rottura di un enorme tabù italiano, passa in secondo piano.

Solo che credo che comunque questa cosa abbia un valore. Un valore importante. Qualche giorno fa Daniel Tarozzi, il nostro direttore responsabile, mi diceva giustamente che una bambina che nasce oggi sa che può diventare premier del paese. Fino a ieri, no. 

Ora, può anche darsi che il governo guidato dalla prima donna premier farà le peggiori politiche per le donne, è possibile e le premesse – ad esempio in tema di aborto – ci sono pure. Ma questo non toglie nulla al fatto in sé. Il punto non è che le donne devono avere il diritto di ricoprire ruoli di potere solo se (o perché) sono meglio degli uomini. Il punto è che devono avere quel diritto, punto. E anche il diritto di fare schifo, nel caso, come tanti omologhi maschi, ed essere contestate per il loro operato politico. Ma non in quanto donne, in quanto politiche.

Quindi penso che questo fatto meriterebbe un po’ più di attenzione e celebrazione. Poi, dal minuto dopo, tutto il diritto di contestare Meloni per mille altre cose. 

UN PO’ DI NUMERI SUI NUOVI MINISTRI 

Passiamo a vedere un po’ di dati sui nuovi ministri. Per cominciare potremmo dire “nuovi” per modo di dire. Come nota il Fatto Quotidiano infatti, “in undici facevano già parte dell’ultimo esecutivo guidato da Berlusconi”, 11 anni fa. Meloni stessa, così come Fitto, Bernini e Calderoli, erano già allora ministri. Altri 7 facevano i sottosegretari.

Questo fatto ci conduce alla seconda considerazione, che riguarda l’età media, che è inevitabilmente piuttosto alta. Scrive Alessandro Sala sul Corriere della Sera che se “Con i suoi 45 anni Giorgia Meloni è sul podio nella graduatoria dei presidenti del Consiglio più giovani (al terzo posto dopo Matteo Renzi e Giovanni Goria)” d’altro canto “l’età media dei ministri è tendenzialmente alta: ci sono 12 over 60, 10 over 50 e solo 3 quarantenni”.

Sempre l’articolo di Sala analizza altri aspetti interessante. “Nell’esecutivo il numero di ministre si è leggermente ridotto, passando dalle 7 su 23 del governo Draghi alle attuali 6 su 24, peraltro con ruoli leggermente inferiori (Meloni a parte). C’è uno sbilanciamento verso il Nord, con ben 15 i ministri provenienti da regioni settentrionali, 4 dal centro (esclusa Meloni, e tutti dal Lazio), e 6 dal Sud. 

Solo 5 su 24 sono dei tecnici, tema a cui il Post dedica un articolo, in cui scrive: “La lista dei ministri annunciata venerdì pomeriggio al Quirinale conferma che il governo di Giorgia Meloni sarà quasi esclusivamente politico, con una quantità piuttosto limitata di “tecnici”, che comunque hanno stretti rapporti con la nuova presidente del Consiglio o hanno manifestato negli anni vicinanza a Fratelli d’Italia.”

IL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA CAMBIA NOME

Un altro aspetto notato da diversi giornali è il fatto che diversi Ministeri abbiano cambiato nome e che già dal nome si denoti una direzione politica ben definita. 

Partiamo da quello che qui ci interessa più di tutti ovvero il nuovo Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica che sostituisce quello della transizione ecologica. Che funzioni avrà questo ministero? Pare, ma devo capirlo ancora bene, perché i giornali non sono chiari su questo e forse non lo è stato nemmeno il neonato governo, che si tratti di un mero cambiamento di nome, mentre le funzioni restano le stesse. 

Ma comunque, anche solo il nome è una dichiarazione d’intenti. Si perde ogni riferimento alla trasformazione in chiave ecologica e si inserisce la formula “sicurezza energetica”, che fra le righe significa già che l’importante è essere sicuri di avere energia a sufficienza, poco importa come la si produce. 

Poi se dagli aspetti semantici ci spostiamo a quelli programmatici la situazione peggiora ulteriormente. Innanzitutto il ruolo è stato affidato a Gilberto Pichetto Fratin, di Forza Italia, che sembra esserci finito un po’ per caso, per via della faida interna alla maggioranza e del veto messo dalla capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli a un altro forzista, Roberto Pella, che sarebbe stato la prima scelta di Meloni. 

Fratin era già viceministro per lo Sviluppo economico nel Governo Draghi, incarico durante il quale aveva annunciato maggiori incentivi per le auto. Scrive di lui Massimo Franchi sul manifesto: “Al Mise si è distinto per aver elargito soldi alle imprese senza senso” e “Di ambiente non sa niente”.

Vanessa Ricciardi su Domani ci ricapitola invece quale sarà, almeno stando al programma della destra, la direzione del suo operato, in un articolo di cui vi leggo un estratto un po’ più lungo del solito perché contiene tutti i punti centrali che ci servono per un analisi.

“La sua coalizione ha promesso il piano per l’ “autosufficienza energetica” a forza di fonti fossili e energie rinnovabili dal sicuro impatto ambientale. Il programma condiviso del centrodestra ha messo nero su bianco queste prospettive che saranno seguite dal forzista Gilberto Pichetto Fratin, che passa dalle promesse di incentivi per le auto del ministero dello Sviluppo dove è stato viceministro del governo Draghi, a seguire i due settori che definiranno il futuro climatico del paese.

Da una parte infatti la coalizione ha deciso che rispetterà gli impegni europei di riduzione delle emissioni, ma dall’altra ha promesso che saranno cambiati. L’interesse per le fonti fossili è evidente. La stessa Giorgia Meloni, nella sua intervista a Fox News, aveva detto che per contrastare la dipendenza dalla Russia all’Italia sarebbero servite nuove estrazioni di metano italiano: «Bisogna diversificare le risorse e recuperare una produzione autonoma che è stata bloccata dall’ideologia ambientalista».

Nel programma, questo si è tradotto in «pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti».

Nei punti rientrano anche l’aumento della produzione dell’energia rinnovabile. Per quanto riguarda il partito del nuovo ministro, Forza Italia propone un’alleanza con il mondo agricolo per l’installazione impianti fotovoltaici ed eolici. Forza Italia sostiene da sempre la controversa energia da biomasse come si legge nel dettaglio del suo programma. Nello stesso che pone il sì senza condizioni agli inceneritori: “termovalorizzatori e impianti a biomassa per il recupero dei rifiuti indifferenziati e degli scarti agricoli e forestali a fini energetici”. Su questo tutto il centrodestra è d’accordo.

Nel programma di coalizione segue una generica «promozione dell’efficientamento energetico» e il «sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo». Nelle intenzioni, c’è infine il ricorso alla produzione di energia nucleare attraverso «la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti».

Se si intravedono le “misure fossili”, si brancola nel buio sulla tutela dell’ambiente. Si legge di un «piano straordinario per la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne», accompagnato all’ «efficientamento delle reti idriche». La salvaguardia della biodiversità, per il centrodestra significa istituzione di nuove riserve naturali.  Non manca il «rimboschimento e piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale». Il milione di alberi propagandato da Silvio Berlusconi, una misura che somiglia ai piani ambientali dell’Eni.

Insomma dall’articolo traspare un giudizio molto critico della giornalista sul futuro delle politiche ambientali del nostro paese, e devo ammettere che le premesse per arrivare persino a rimpiangere Cingolani ci sono. 

Ah, a proposito di Cingolani, io mi ero preparato tutto un discorso di commiato per quello che è stato una presenza fissa qui su Io Non Mi Rassegno, lui, il Ministro che aveva inteso la Transizione nel verso sbagliato. E poi scopro, grazie a un articolo sul Fatto Quotidiano segnalatomi da Daniel Tarozzi, che l’ex Ministro è uscito dalla porta e rientrato dalla finestra. Cingolani infatti sarà  advisor per l’energia per Palazzo Chigi (una sorta di consulente in pratica). Resterà lì, peraltro gratuitamente, a dispensare consigli sul piano per l’inverno. Non so perché – o forse sì – ma il fatto che resti a lavorare gratuitamente non mi rassicura per niente. 

Va bene, fatta questa dovuta e ampia parentesi sul ministro dell’ambiente e sul redivivo Cingolani, vediamo quali sono gli altri Ministeri dal nome nuovo e modificato che stanno facendo discutere. Sono otto in tutto i dicasteri che cambiano nome, ma sono tre quelli che denotano un chiaro indirizzo politico. 

Il Ministero delle Pari opportunità e famiglia che diventa Ministero della Famiglia, natalità e pari opportunità, con l’inserimento di natalità che mostra l’intenzione del governo di porre rimedio al proble ma apparente della denatalità, che osservato da un altro punto di vista è in realtà una delle cose più positive che il sistema sta producendo negli ultimi anni. Se vi state chiedendo in quale mondo questa cosa sarebbe una cosa positiva, la risposta è in un mondo sovrappopolato da homo sapiens (e se volete approfondire vi linko una puntata speciale dedicata proprio a questo argomento).

Il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali diventa Ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare, una mossa il cui significato è abbastanza ambiguo. Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde nonché storica voce dei verdi, nota in un articolo del manifesto che il termine sovranità alimentare è culturalmente associato alla lotta degli agricoltori della via Campesina. Con sovranità alimentare i campesinos rivendicano “”il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo”, focalizzandosi, soprattutto, sulla necessità che “i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi siano in mano a chi produce gli alimenti”. 

Ora, questa definizione suona molto distante dalla cultura del presente governo, e ho il sospetto che la sovranità alimentare ha più a che fare con il sovranismo, se va bene con una produzione del cibo all’interno dei confini nazionali, se va male con robe tipo non metteremo mai l’ananas sulla pizza.

Infine il Ministero dell’Istruzione diventa Ministero dell’Istruzione e del merito, con evidente riferimento al concetto di meritocrazia. Concetto a mio avviso molto scivoloso, su lquale vi invito a legger eun bell’articolo di due anni fa scritto da Vittorio Pelligra sul Sole 24 Ore dal titolo “Quando una distopia diventa un’utopia: il mito della “meritocrazia” che produce il suo opposto”. Lo trovate al solito posto.

GLI USA SCHIERANO L’ESERCITO IN ROMANIA

Va bene, chiudiamo il capitolo nuovo governo, di cui ovviamente continueremo a parlare e facciamo un rapido passaggio sulla guerra in Ucraina, per segnalare solo una notizia che mi sembra degna di nota, anche qui più per come viene raccontata dai media che per la notizia in sé. 

Leggo da varie parti che: “La 101esima divisione aerotrasportata Usa è stata dispiegata in Europa per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. I 4.700 soldati della divisione sono in Romania, a pochi chilometri dall’Ucraina”. A rendere nota la notizia, più o meno con queste stesse parole, è l’emittente tv americana Cbs, da cui poi viene ripresa dai media di mezzo mondo.

Ma approfondendo un po’, come fa Lorenzo Vita sul Giornale, si scopre che “Le truppe della divisione Usa sono arrivate in Romania già a giugno. E come aveva riportato anche la Us Army, non si è trattato di un aumento delle forze statunitensi in Europa perché le forze della divisione aviotrasportata prendevano il posto dei soldati della 82a divisione aviotrasportata “e della 3a squadra di combattimento della brigata di fanteria dell’82a divisione aviotrasportata”. Ma il messaggio politico era rappresentato soprattutto dal fatto che le unità di questa fondamentale divisione delle forze Usa erano sbarcate per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale in Europa”.   

In pratica, la notizia è vecchia, e in più il riferimento alla seconda guerra mondiale è del tutto fuori contesto. Ma leggere la notizia così, come viene riportata, ci fa pensare immediatamente che ci stiamo avvicinando a una nuova guerra mondiale. 

Oltre all’atteggiamento colpevole di molti giornali italiani di riportare notizie così senza un minimo di approfondimento, mi sono chiesto, qual è lo scopo della Cbs di riportare una notizia vecchia adesso, sottolinenado un aspetto marginale ma che vuole ovviamente suscitare agitazione? Immagino che anche questo faccia parte di una strategia di deterrenza verso la Russia, al pari di come la Russia agita lo spauracchio del nucleare e della guerra diretta. Il messaggio è: noi siamo qui, a presidiare i confini Nato, e siamo pronti a intervenire. E non è escluso che questo non sia una risposta diretta alla dichiarazione di Lavrov di giovedì che diceva che si stava avvicinando un conflitto diretto con la Nato. 

Sempre a proposito di Ucraina vi segnalo l’articolo molto interessante che abbiamo pubblicato venerdì su ICC scritto da Lodovico Bevilacqua su un territorio praticamente sconosciuto e di cui nessuno parla ma che gioca un ruolo non indifferente nello scacchiere russo-occidentale: l’Abcasia.

Va bene, ci sarebbero tante cose da commentare assieme, dalla fine del congresso del PCC, alla crisi di governo in Inghilterra, a tanto altro. Ma ne parliamo domani.

Prima di chiudere però giusto due parole su una novità di questa settimana. Se siete iscritti alla newsletter di INMR avrete ricevuto una mail un po’ particolare, in cui si annunciava la partenza ufficiale, proprio questa settimana di INMR+! Forse avrete visto la puntata zero, quella sulla Cina con Gabriele Battaglia. Comunque si tratta di un long format da 1,30h, in compagnia di uno o più ospiti, in cui svisceriamo un tema di attualità. Ecco giovedì esce la prima puntata, uno speciale sul Brasile alla vigilia delle elezioni più importanti del secolo. 

E poi ogni mese ne uscirà una nuova, a Novembre sulla Cop27 in compagnia di Sergio Ferraris, a dicembre sull’Iran e così via. È un contenuto solo per abbonati, quindi se ancora non siete abbonati a ICC correte a farlo. Se vi abbonate adesso pagate solo 50€ invece di 70. Che per i contenuti che offriamo, sono pochi (perché ci sono un sacco di altre cose interessanti oltre a INMR+). Considerate che 50€ sono 13 centesimi al giorno, ovvero quei bronzini che pregate vi finiscano nell’intercapedine fra il banco e la cassa del bar quando andate a pagare il caffè. Vabbé, io ve l’ho detto, poi fate voi.

Se vi volete abbonare trovate un tasto giallo in homepage di Italia che Cambia.

FONTI E ARTICOLI

#premier donna
la Repubblica – Giorgia Meloni, la prima premier: una donna sola al comando

#ministri
Il Sole 24 Ore – Nasce il governo Meloni: ecco chi sono tutti i ministri
il Post – I “tecnici” del governo Meloni
il Corriere della Sera – Il governo Meloni in numeri: più Nord che Sud, più 60enni che 40enni. E 11 ex del Berlusconi IV
Il Fatto Quotidiano – Meloni, un governo con pochi volti nuovi: in undici facevano già parte dell’ultimo esecutivo guidato da Berlusconi
il Post – I nuovi nomi dei ministeri della destra

#Ministro ambiente
Domani – Scompare la Transizione ecologica: il programma del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica
il manifesto – Gilberto Pichetto Fratin, ministro Ambiente e Sicurezza energetica
il Fatto Quotidiano – Il governo cambia, Cingolani no: “Sarò advisor di Palazzo Chigi per le questioni energetiche. Ruolo concordato tra Draghi e Meloni”

#meritocrazia
Il Sole 24 ore – Quando una distopia diventa un’utopia: il mito della “meritocrazia” che produce il suo opposto

#Ucraina
il Giornale.it – Forze Usa si addestrano in Romania. La 101esima divisione “pronta a combattere”
Italia che Cambia – Che ruolo gioca l’Abcasia, la piccola “incompiuta” dello scacchiere russo-occidentale?

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