18 Mag 2023

Parlare Pace, dieci anni di Montessori e comunicazione nonviolenta a scuola – Dove eravamo rimasti #14

Nell'anno in cui è stato celebrato il suo decennale torniamo a trovare l'associazione Parlare Pace, che dal 2013 propone percorsi educativi fondati su pilastri come la pedagogia montessoriana e la comunicazione nonviolenta. Il progetto nasce dal basso e coinvolge insegnanti e genitori in un percorso condiviso che, pur fra alcune difficoltà, sta crescendo a livello numerico e qualitativo.

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Lucca, Toscana - Abbiamo incontrato l’Associazione Parlare Pace nel 2018 a Bargecchia, in provincia di Lucca. Da allora tante cose sono successe. Tante novità, nuovi iscritti, due anni di pandemia, ma soprattutto il decimo compleanno dalla nascita di questo progetto di vita voluto da Paola Francesconi e Gianni Musetti, coppia impegnata nel sociale e molto vicina alla pedagogia di Maria Montessori e alla comunicazione nonviolenta di Marshall Rosenberg, che si è trasformato in un progetto collettivo e di comunità.

Un connubio originale per portare nelle aule un approccio educativo diverso fondato sulla libertà e la comunicazione nonviolenta, realizzare spazi educativi per permettere a un numero crescente di bambini anche considerati “difficili” di affacciarsi a realtà che tengano conto dei diversi tempi e bisogni di ciascuno.

Ma anche il desiderio di essere parte creatrice nella società di un aiuto reale, pratico, affinché la personalità umana possa conquistare la propria indipendenza e contribuire allo sviluppo di relazioni basate sul rispetto reciproco delle differenze. Finalità ambiziose che oggi, a distanza di diversi anni, sembrano essere comprese da un numero sempre maggiore di famiglie. Abbiamo chiacchierato con Paola Francesconi, ideatrice del progetto, per conoscere le novità dell’Associazione Parlare Pace e fare un bilancio di questi dieci anni.

parlare pace 1
Paola, cosa è cambiato dal 2013 a oggi?

Ad aprile del 2013 nasce Scuola in fattoria, percorso di scuola parentale per bambine e bambini dai 3 agli 11 anni. La mia idea era fermarsi a 12 iscritti, oggi sono 67. Non si chiama più Scuola in fattoria, ma Scuola in libertà. Un’evoluzione che non avrei mai immaginato e che ha coinvolto moltissime delle famiglie che sono parte integrante del progetto. Vedere questa grande condivisione mi riempie di fiducia e speranza. C’è un cuore che pulsa, qualcosa che cresce, una lingua comune che viene parlata e che porta alla pace autentica, che non significa assenza di conflitto. Sapere che questo linguaggio fa parte dei modi di fare ed essere di più famiglie è per me motivo di grande gioia.

Qual è stato secondo te il motivo di un così grande “successo”?

Tante cose, ma la stima e l’amicizia di Don Damiano, insieme alla collaborazione dei genitori soci, sono state provvidenziali. Ogni genitore fa la propria parte. Paola, ad esempio, si occupa di comunicazione, alcuni genitori che hanno un pastificio donano la pasta, altri ancora si occupano della partecipazione a eventi, fiere e sagre. Ognuno con la propria disponibilità e con le proprie competenze. 

È sempre tutto filato liscio?

No. Le difficoltà e le incomprensioni da parte di alcuni soci nel corso di questi dieci anni non sono mancate, così come le difficoltà economiche ancora in corso. C’è chi ha iscritto i propri figli pensando di trasformare la scuola in un proprio progetto. Alcuni genitori non hanno ben chiaro cosa significhi stare dietro le quinte. Altri hanno il desiderio di portare novità senza avere i piedi radicati per terra. Non hanno idea della progettualità che c’è dietro, delle difficoltà.

parlare pace 2

“Scuola in libertà” esiste con un percorso e una sua natura ben definita. Non vuol dire che non siamo aperti alle novità, ma le guardiamo con tanta attenzione proprio perché sappiamo bene cosa rischiamo di perdere. C’è bisogno di tempo per conoscere il progetto, c’è bisogno di esserci, accogliere, ascoltare, non avere un’idea predefinita. Siamo tutti velocizzati, non ci diamo più il tempo necessario per vivere, per conoscere le situazioni, non abbiamo la pazienza. 

Serve forse “educare” anche i genitori?

Io dico sempre che il nostro progetto non è per tutti i genitori, ma per tutti i bambini. È fatto su misura per bambini e ragazzi. Per i genitori è differente, loro hanno già avuto il loro percorso. A tal proposito proponiamo dei percorsi di accompagnamento ai genitori, creiamo degli incontri che chiamano “pillole montessori” per introdurli a momenti di condivisione, di dubbi, di incertezze e di confronto.

In questi dieci anni chi è stata/o per te determinante nella costruzione dell’intero progetto?

Tante persone, ma Prisca Melucco ha significato molto. È la nostra insegnante montessoriana, è stata collega e allieva di una delle ultime allieve di Maria Montessori. Ha fondato una scuola a Roma ed è stata la nostra insegnante che da subito ci ha accolto come allieve. Dieci anni fa non era scontato cominciare una formazione montessoriana come mamme che non erano ancora insegnanti. 

Secondo Maria Montessori la scuola secondaria non è solo un settore dell’istruzione e dell’insegnamento, ma il centro nel quale si deve ricercare la chiave da offrire all’umanità

Avere lei come punto di riferimento è stata per la nostra associazione un motivo di crescita. Tutti i nostri dipendenti – insieme a me ci sono anche Sonia, Caterina, Ylenia, Anahi, Gianni, Benedetta, Cassandra, più un tirocinante e insegnanti per specialità come spagnolo, musica e movimento – hanno avuto la possibilità di formarsi con me, ma soprattutto con lei, e questo fa la differenza. È come parlare uno stesso linguaggio. 

In questi dieci anni sono tante le attività che avete messo in piedi. Oltre alla scuola, quali sono i progetti che portate avanti nel territorio?

Sin dall’inizio ho sperimentato e messo in pratica la mia formazione universitaria come mediatrice per la pace. Sono sempre stata convinta della validità e dell’efficacia dell’approccio di Maria Montessori unito alla pratica del linguaggio “giraffa”, un altro modo per identificare la CNV, per la crescita di una personalità armonica e libera. Per questo siamo andati oltre il percorso di istruzione parentale con cui siamo partiti all’origine di tutto. Oltre ai tre percorsi educativi “casa dei bambini” (3-6 anni), Primaria (6-11 anni) e Secondaria (scuola media inferiore), abbiamo progetti di integrazione tra bambini e anziani, tra bambini e diversamente abili.

Proponiamo incontri di formazione e consulenza sulla teoria e la pratica della pedagogia Montessori per genitori, formatori e insegnanti. Ancora workshop e seminari di accompagnamento all’apertura di scuole parentali in provincia e regione rivolti a chi ama uno stile educativo che proietta il bambino al centro e tende allo sviluppo della sua libertà. E poi incontri per genitori per esplorare nuovi modelli educativi, laboratori di ispirazione montessoriana, biodanza e rassegna cinematografica per adulti, famiglie, bambini e ragazzi. Non mancano eventi e momenti di festa per aggregare famiglie e offrire divertimento a bambini e bambine. 

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Sei soddisfatta?

Maria Montessori diceva: «Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del bambino». I nostri bambini e ragazzi sono felici di venire a scuola. La nostra associazione ha una forte matrice cattolica, non facciamo catechismo, ma educhiamo a percepire la parte spirituale dentro di noi e all’universalità. Gioia e spiritualità, cosa volere di più?

Quali sono i progetti per il prossimo futuro?

Mi piace sognare in grande. Da qui a dieci anni immagino un incremento di progetti legati all’educazione, ma soprattutto l’inizio di un nuovo percorso per le scuole superiori. Secondo Maria Montessori la scuola secondaria non è solo un settore dell’istruzione e dell’insegnamento, ma il centro nel quale si deve ricercare la chiave da offrire all’umanità.

Il futuro di una società dipende da come si affronta la questione adolescenziale, quel momento in cui ci si costruisce il proprio ruolo sociale. Solo dando ascolto alle esigenze che affiorano in questa fase delicata di trasformazione fisica e psicologica possiamo davvero contribuire a migliorare le condizioni di vita degli adolescenti per migliorare la società. Noi ci crediamo, ci impegniamo e ci impegneremo per continuare a farlo!

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