20 Mag 2024

Le erbacce di Napoli, un gruppo di giovani che prova a costruire nuove relazioni tra specie differenti

Le erbacce non godono sicuramente di una buona fama e il fatto che l’erba cattiva non muoia mai non è mai andato giù a noi esseri umani, da sempre convinti di poter plasmare il mondo a nostro piacimento. Ma un gruppo di giovani spinti dal desiderio di costruire nuovi tipi di relazioni – non solo tra persone della stessa specie, ma anche tra specie differenti – ha scelto di provare a dare un nuovo valore a ciò che di solito viene considerato “erbaccia”. Nascono così diverse iniziative che hanno l’obiettivo di riflettere insieme su tematiche che riguardano l’ecologia in tutte le sue accezioni e di creare uno spazio libero di condivisione di idee e di saperi.

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Campania - Le erbacce, caparbie e resistenti, crescono in luoghi poco adatti alla vita: ai margini delle strade, tra minuscole aperture nel cemento, sui binari dei treni o tra le tegole dei tetti. Per questo, il dispregiativo è stato rivendicato con orgoglio da un gruppo di giovani uniti dal desiderio di provare a costruire «un nuovo ecosistema relazionale», come mi ha raccontato un’erbaccia di nome Luca. «L’obiettivo di erbacce è quello di creare uno spazio di condivisione e di riflessione dove interrogarsi insieme sul modo in cui impostiamo le relazioni con altri esseri viventi, che siano umani o “più che umani”».

LA STORIA DI ERBACCE

Tutto ha avuto inizio con qualche birra e un gruppo di amici di diversi ambiti di provenienza, che avevano iniziato a condividere la necessità di approfondire e di comunicare le relazioni interspecie, desiderando essere agenti di una forma di cambiamento. «L’idea, da cui nasce anche il nome, era quella di iniziare a dare importanza a tutte quelle cose che di solito sono ai margini, proprio come le erbacce, che crescono in spazi che sfuggono al controllo antropico».

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Luca, psicologo tra gli architetti, agronomi, urbanisti, paesaggisti e forestali è entrato a far parte di erbacce qualche tempo dopo. «Mi avevano invitato a prendere una birra insieme a loro e mentre li sentivo discutere ho pensato che fosse un’occasione da non perdere per mettere insieme prospettive diverse». Questo perché nella bolla che abitualmente tendiamo a creare intorno ai nostri legami non ci rendiamo conto di quante possibilità rischiamo di lasciare fuori. «Ci sono persone che considerano altre persone “erbacce”. Il gruppo erbacce invece vorrebbe rimescolare queste dinamiche sociali e riflettere sui modi in cui è possibile una coesistenza tra forme di vita diverse o tra gruppi sociali diversi», mi ha spiegato Luca.

TRA CINEFORUM E CLUB DEL LIBRO, ERBACCE PROPONE NUOVE FORME DI CONDIVISIONE

A unire persone, pensieri e riflessioni è proprio una serie di iniziative organizzate da erbacce con lo scopo di diffondere cultura e informazione, ma soprattutto di creare momenti di condivisione con gli altri. Entanglement è il nome scelto per il cineforum che si tiene al Cineclub Teatro Materdei, un termine preso in prestito dalla fisica quantistica per mettere in evidenza le interrelazioni che vi sono tra tutti gli esseri viventi, tra l’ambiente e le forme di vita che lo abitano.

Vogliamo dare importanza a tutte quelle cose che di solito sono ai margini, proprio come le erbacce, che crescono in spazi non-vitali

«La scelta dei film è basata su tematiche ecologiche in senso ampio, che si potrebbero definire “ecosofiche”, perché esplorano l’ambiente da diversi punti di vista. Alla fine della proiezione c’è sempre un momento di scambio tra gli spettatori, che sono tutti liberi di dare la propria interpretazione e di condividere il proprio punto di vista in un confronto alla pari», spiega Luca.

Read Your Weeds invece è il Club del libro di Erbacce. I partecipanti propongono delle letture e ne condividono con gli altri spunti e riflessioni, ma non solo. «Durante questi incontri cerchiamo di trovare nuovi modi per esprimerci. Ad esempio, durante l’ultimo appuntamento abbiamo srotolato un cartellone e utilizzato dei ritagli di riviste per creare qualcosa di grafico con cui mostrare agli altri le nostre sensazioni senza per forza mediarle tramite il verbale», ha raccontato ancora Luca.

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Per il primo incontro, Read Your Weeds di Erbacce si è appoggiato alla libreria Tamu, nella volontà anche allacciare rapporti con la rete di librerie indipendenti di Napoli. «Per i prossimi appuntamenti stiamo pensando di incontrarci all’aperto, un po’ perché vorremmo non chiuderci dentro una stanza e un po’ perché ci piacerebbe incuriosire e coinvolgere anche eventuali passanti».

Il titolo scelto per il prossimo incontro, di cui però non è ancora stata stabilita la data, è “Materia Vibrante” di Jane Bennet. «L’autrice invita a rivalutare ciò che comunemente consideriamo “cose” e a riflettere su come trattiamo le risorse naturali che ci circondano: spesso le sfruttiamo e le maltrattiamo perché le percepiamo semplicemente come cose inanimate. Tuttavia, se iniziassimo a considerarle “materia vibrante” e capace di produrre cambiamenti, potremmo modificare radicalmente il nostro modo di relazionarci a esse e di utilizzarle».

GROUNDCOVER, UN NUOVO MODO DI ATTRAVERSARE LA CITTÀ

L’ultimissimo progetto organizzato da erbacce si chiama Groundcover e il primo appuntamento c’è stato appena lo scorso 12 maggio. «Si tratta di passeggiate di gruppo attraverso percorsi che si potrebbero definire “insoliti” all’interno della città di Napoli, che permettano di esplorare lo spazio urbano, ma anche quello relazionale, perché al di là di tutto, l’obiettivo principale è quello di trascorrere del tempo insieme». La prima passeggiata è stata guidata da Roberto Vetromile di Discovering Wild Plants e da Aurelia Palmieri di Erbe Ribelli, due esperti nel riconoscimento di erbe spontanee che ci hanno guidato nell’esplorazione della natura lungo il cammino», ha continuato Luca.

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Prendersi il tempo per osservare la natura che cresce anche negli spazi urbani, dove nessuno se ne prende cura, e che se non intralciata prospera rigogliosa, offre l’opportunità di riflettere sulla potenza e sulla meraviglia di tutto ciò che ha vita. Queste passeggiate sono inoltre un’occasione per guardare Napoli da prospettive nuove e percorrere strade diverse da quelle solitamente proposte a turisti e visitatori. «Abbiamo osservato le piante senza però sradicarle dal terreno e ci siamo presi del tempo per disegnarle. Alla fine della passeggiata, abbiamo mangiato insieme al Parco Viviani, la nostra meta finale», ha concluso Luca.

Insomma, se le erbacce riescono a farsi strada nel cemento, forse anche noi possiamo riuscire a trovare il modo di vivere in armonia con le altre forme di vita, riconsiderando ciò che abbiamo imparato a giudicare superfluo, inessenziale, talvolta persino dannoso. Valorizzare la vita in tutte le sue forme, riconsiderare il nostro rapporto con la natura, con gli altri esseri viventi, persino con noi stessi, può forse aiutarci a trovare nuovi modi di vivere in pace su questo mondo.

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