22 Mar 2024

Le “Erbe ribelli” di Aurelia ci insegnano a riconnetterci alla natura e a riscoprire noi stessi

Aurelia, innamorata delle "erbe ribelli" della sua terra, ha scelto di condividere con gli altri conoscenze e passione riguardo al mondo vegetale, attraverso corsi e passeggiate naturalistiche. Tutto ha avuto inizio quando, sentendo il bisogno di approfondire il legame con il suo territorio, ha collaborato alla creazione di un documentario sull'antica storia di Benevento, entrando così a contatto con le leggende riguardanti le più antiche conoscitrici di erbe: le streghe. Così Aurelia ha scelto di tornare a casa e di impiegare le sue energie per promuovere un legame più profondo e armonioso con la natura e con sé stessi.

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Benevento, Campania - Quante volte al giorno ci fermiamo a osservare le piante che crescono intorno a noi e quanto spesso ci chiediamo qual è il loro nome o il loro sapore? Nella frenesia della vita moderna, il “verde” ha finito per essere uno sfondo indefinito, sicuramente piacevole, ma estraneo alla maggior parte di noi. In questo ci viene in aiuto Aurelia, che con il suo progetto “Erbe ribelli” ha scelto di condividere con chiunque abbia voglia o curiosità la sua passione per le erbe spontanee, offrendo un’opportunità unica di riconnettersi alla natura. Con le sue passeggiate naturalistiche ci porta a scoprire il fascino nascosto delle piante selvatiche e a ri-trovare l’armonia innata tra noi e l’ambiente che ci circonda.

ALLE ORIGINI DELLE ERBE RIBELLI, ERBE MAGICHE BENEVENTANE

Ma come ha avuto inizio tutto? Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Aurelia, che ci ha raccontato la storia di come ha finito per innamorarsi delle “erbe ribelli” del beneventano. «Nel 2013 ho iniziato a sentire il desiderio di riscoprire il territorio sannita da cui provengo. A partire da questa spinta, aiutai una mia amica a girare un documentario che ripercorreva l’antica storia di Benevento, ricca di leggende che avevano come protagoniste le più antiche conoscitrici di erbe spontanee: le streghe beneventane, le “Janare”».

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“Unguento unguento, mandami al noce di Benevento, supra acqua et supra vento et supra omne mal tempo”. Pare fosse questa la formula magica pronunciata dalle streghe mentre cospargevano il loro corpo dell’unguento che avrebbe loro permesso di spiccare il volo per recarsi ai Sabba, rituali magici che si tenevano intorno a un secolare albero di noce.

Il forte legame tra natura e magia, il fascino che esercitava su di lei la storia millenaria del suo territorio e le leggende antichissime con cui si intrecciava, hanno fatto scattare qualcosa in Aurelia. A mano a mano che andava avanti con le sue ricerche, sentiva sempre più forte la frattura tra ciò che desiderava e il suo quotidiano. «All’epoca vivevo a Prato e frequentavo un master nel settore tessile innovativo, sperimentando tinture naturali, ma comunque in una realtà aziendale che, avevo modo di vedere con i miei occhi, era profondamente inquinante».

LA CREAZIONE DI UNA NUOVA COMUNITÀ

«Nel frattempo avevo iniziato frequentare ecovillaggi e a entrare in contatto con persone che avevano scelto di vivere in natura». Aurelia lo descrive come “un colpo di fortuna”. «Ho incontrato tantissima gente che mi ha trasmesso le sue conoscenze e che fa tutt’ora parte della mia vita, come insegnanti e come amici, e con cui stiamo costituendo una vera e propria comunità». Aurelia è riuscita a entrare in una rete virtuosa di scambio, di crescita e di formazione.

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«La prima che ho avuto la fortuna di conoscere e che mi ha insegnato tantissimo nel riconoscere le erbe è stata Daniela Verbena. Da quel momento in poi ho conosciuto sempre più persone e da ognuna di loro ho imparato qualcosa. Adesso, so a chi rivolgermi per qualsiasi informazione di cui abbia bisogno. Se mi sto interrogando sulle proprietà di una pianta chiedo a Pierluigi Campidoglio e se devo fare un riconoscimento chiamo Roberto Vetromile».

E così, Aurelia, spinta da questa nuova passione, ha scelto di lasciare la città e di trasferirsi a Vitulano, un paesino ai piedi del monte Taburno, dove tutto è più a portata “umana” e dove è libera di uscire a raccogliere erbe spontanee senza dover percorrere troppi chilometri. «Ho deciso di mettere le mie energie al servizio delle Erbe Ribelli e della mia terra e di condividere la mia conoscenza del mondo naturale. Quello che voglio fare con “Erbe Ribelli” è dare a tutti la possibilità di scoprire quello che ho scoperto anch’io e che mi ha cambiato la vita».

PASSEGGIARE, SCOPRIRE, CRESCERE

La terra che le ha dato i natali è anche la stessa che le ha restituito la vita, riconnettendo Aurelia a quello che realmente desiderava. «Praticare le erbe non significa solo riconoscerle, raccoglierle, trasformarle e mangiarle. Erbe ribelli propone un modo di lavorare su sé stessi, o almeno è quello che sto cercando di fare, prima di tutto su di me».

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Infatti conoscere a fondo il mondo vegetale significa mettere in discussione molte cose che davamo per scontate. «Succede soprattutto quando le persone scoprono che le piante possono vedere e sentire. Questa informazione fa nascere spesso scetticismi, perché il nostro corpo è diverso dal loro e facciamo fatica a capire come sia possibile “vedere” senza avere degli occhi. Ma basta andare un po’ più a fondo per capire che, se noi siamo limitati ai nostri cinque sensi, le piante ne possiedono molti di più, perché devono rilevare una vasta gamma di parametri per adattarsi alle condizioni ambientali, proprio perché, a differenza nostra, non possono spostarsi se le condizioni intorno sono sfavorevoli».

Le piante non solo sono in grado solo di vedere e sentire, ma addirittura di muoversi. «Per capire bene cosa vuol dire consiglio di leggere i saggi di Stefano Mancuso, da cui io stessa ho imparato tantissimo. Poiché siamo molto più veloci delle piante, il loro movimento è di solito impercettibile per noi, ma succede che le piante abbiano degli scatti, dei movimenti passivi più evidenti. Quando mi è capitato di fare corsi con ragazzi più giovani, che di solito non sono molto interessati a osservare piante e fiorellini, sono rimasti entusiasti. Anche questo è soddisfacente: meravigliare i più giovani e far loro aprire gli occhi su quello che hanno sotto i piedi».

La nostra società dovrebbe prendere esempio dalle ecosfere, insiemi di specie diverse in cui ogni singola pianta è sostenuta e difesa da quelle che la circondano

LA NATURA COME MODELLO SOCIALE

Imparare a dare un nome a ogni singola piantina significa imparare a conoscere sé stessi attraverso il territorio, ma è soprattutto un’occasione meravigliosa per stare insieme e creare legami duraturi. «Durante gli incontri con “Erbe ribelli” creiamo un cerchio, una rete sociale come quella delle piante, un sistema che si ascolta e si consiglia a vicenda. Poi cerchiamo di individuare le piante commestibili che si trovano intorno a noi e impariamo a distinguerle da quelle tossiche».

Riscopre il legame con la propria terra è qualcosa che fa bene a tutti noi. «Nasciamo in città, per cui non siamo abituati a sentire una connessione con la terra, ma in realtà, come specie umana, siamo nati raccoglitori, e questo si è conservato nel nostro DNA. Anche se all’inizio può sembrare impossibile differenziare, per esempio, una malva da un geranio, una volta che si entra in contatto con questo mondo si cerca di saperne sempre di più. La cosa bella delle piante è anche questa: c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire».

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Osservare il mondo vegetale significa avere la possibilità di imparare un nuovo modo di stare insieme. «La nostra società dovrebbe prendere esempio, secondo me, dalle ecosfere, insiemi di specie diverse in cui ogni singola pianta è sostenuta e difesa da quelle che la circondano. Anche un tronco morto viene sorretto dagli alberi vicini. Abbiamo tanto da imparare dalla natura, da applicare in quella società che è la stessa che ci spinge di nuovo verso la natura, perché ci fa sentire stretti. Almeno così è stato per me: desideravo vivere in mezzo al verde, svegliarmi la mattina e vedere la montagna. Desideravo un angolo da cui partire per costruire un nuovo modo di essere comunità».

Con “Erbe Ribelli” Aurelia ha portato le sue conoscenze in giro per la Campania, ma quello che più le preme è creare connessioni all’interno del suo territorio. «Sto preparando una giornata con il Forum Giovani di Vitulano e sono emozionata perché sarà il primo incontro che terrò nel paese in cui vivo». Quello che Aurelia vuole trasmettere non sono solo nozioni botaniche, ma l’idea che prendersi cura del proprio territorio vuol dire prendersi cura di sé e di tutte le persone che lo abitano. «Io sono stata fortunata e vorrei che tutti riuscissero a trovare il tempo da dedicare alle cose che contano davvero nella vita. Scoprendo il mondo naturale ho imparato ad andare piano e ad applicare questo sapere a ogni cosa che faccio», ha concluso.

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